domenica 22 gennaio 2023

Aumento dei tassi? si ma con giudizio

E' stata una settimana interlocutoria ed anche un po' noiosa se dobbiamo dire tutta la verità... Abbiamo assistito, come vedremo più avanti,  ad alcuni giorni di prese di profitto che a nostro giudizio sono più che salutari dopo un inizio d'anno, soprattutto in Europa, al fulmicotone.

Una cosa sta comunque attirando la nostra attenzione: con una certa (sospetta) insistenza sia la FED che la BCE ad ogni piè sospinto ci ricordano che sono pronte ad aumentare in modo sostanzioso i tassi di interesse al fine di combattere la rediviva inflazione,  ma temiamo che abbiamo parzialmente le mani legate e non possano spingere sull'acceleratore quanto vorrebbero. Ricordiamoci che se proprio ce ne fosse bisogno, potrebbero aumentare i tassi in qualsiasi momento (BNS insegna...) ma non lo fanno (anche per non spaventare i mercati) e si attengono al calendario prestabilito (che pubblichiamo per info alla fine del nostro intervento).

Basta dare un'occhiata all'evoluzione del debito pubblico americano per rendersi conto della situazione  e pure in Europa in questo ambito non si scherza, anzi! 


A parte la non trascurabile notizia che potenzialmente gli USA potrebbero essere costretti a dichiararsi falliti (tranquilli non succederà...) i debiti accumulati durante il periodo pandemico sono di tale portata da sconsigliare un eccessivo costo del denaro: le conseguenze sarebbero probabilmente ben peggiori dei danni provocati da un'inflazione persistente ed appiccicosa che comunque sta manifestando una certa tendenza allo sgonfiamento.


Infatti gli investitori continuano a non credere che il terminal rate della FED andrà sopra il 5%. Lo stesso dicasi per i tassi della BCE. Entrambe le banche centrali alzeranno ancora i tassi ma ad un ritmo che non corrisponde alla loro attuale dialettica. Di certo avremo il quarto di punto per il primo di febbraio in America e poi vedremo se il 2 di febbraio la Lagarde avrà il coraggio di aumentare oltre il mezzo punto atteso il costo del denaro europeo (saremmo molto sorpresi...).

 

Da giorni anche i Treasury ed in generale tutto il mondo del reddito fisso,  continuano a dirci che non credono all'ipotesi di tassi superiori al 5% e si sta comprando obbligazioni in modo deciso come indicano i rendimenti che sono tendenzialmente al ribasso da inizio gennaio. È probabile che tutti i segnali che stanno arrivando dall'economia (i licenziamenti sono appena iniziati...) stiano creando la convinzione che presto la FED dovrà fare i conti più con una recessione che con l'inflazione che comunque è già in calo da diversi mesi. Vedremo a metà febbraio se il CPI americano confermerà questa visione.

Se vi ricordate bene, la scorsa settimana abbiamo sottolineato come la fiducia dei consumatori americani sia entrata in una fase ascendente pur rimanendo lontani dai valori pre-pandemici: gli americani saranno anche diventati più fiduciosi ma nel frattempo consumano molto meno delle attese ed i retail sales dello scorso mercoledì  ci dicono che a) sono preoccupati per l'arrivo di una recessione oppure b) hanno rimandato gli acquisti convinti che i prezzi scenderanno ancora e compreranno nei prossimi mesi quel che gli serve (ma anche gli sfizi) più a buon mercato. Ad ogni buon conto, sapendo che l'80% del PIL americano è fatto dai consumi, quel -1.1% non è di buon auspicio.


Un discorso analogo vale per l'Europa, che a maggior ragione non può permettersi un aumento eccessivo del costo del denaro che metterebbe in ginocchio metà del continente. Con questo non vogliamo dire che i tassi hanno smesso di salire, ma di certo non crediamo a tutto ciò che dice la Lagarde. Negli ultimi due mesi anche in Europa siamo confrontati con una curva dei tassi inversa (cerchio verde)  e sappiamo bene quali sono le conseguenze di una simile configurazione... Siamo certi che anche la BCE ne sia al corrente.... Nel frattempo pure dalle nostre parti si comprano obbligazioni come non si faceva da tempo.

Prima di passare agli indici azionari, diamo un'occhiatina ai costi dell'energia e delle materie prime che vanno sempre tenuti sott'occhio:


Il trend del costo delle materie prime è sempre discendente ma da inizio gennaio abbiamo ravvisato una leggera tendenza alla crescita che le ha portate in prossimità della resistenza: è probabile che questo sia l'impatto della riapertura della Cina che proprio oggi festeggia il capodanno e per 16 giorni faranno festa... Se è la Cina che fa muovere il prezzo delle commodities lo sapremo presto.


Discorso analogo per i costi dell'energia: il trend è chiaramente al ribasso ma da inizio anno vi è stato un  rincaro che va tenuto sott'occhio, soprattutto per quel che riguarda l'inflazione europea che in gran parte è condizionata dai costi dell'energia (...non vorremmo esser costretti a dire che la Lagarde ha ragione...).

Mercati azionari:



Che dire? Europa batte America 2 a 0 palla al centro. Chi l'avrebbe mai detto, ma questa è la realtà. Dopo anni che si andava ripetendo che le borse europee erano a buon mercato ma non importava nulla a nessuno, nel 2023 qualche cosa si sta muovendo, addirittura troppo, e se dopo 3 settimane ci troviamo con delle performances tra il 7% e l'8% non preoccupiamoci più di tanto se nei prossimi giorni assisteremo a qualche presa di beneficio: non si può sempre salire a razzo, è decisamente poco salutare.

Anche la borsa Cinese non scherza  a dimostrazione che il cambio di paradigma nei confronti del Covid sta convincendo molti investitori a ritornare su questo mercato...



Bisogna ammettere che lo S&P500 ce la sta mettendo tutta per uscire dal baer market e per un soffio venerdì non ci riesce: è in prossimità della linea di resistenza (in blu) e sta pure per forare dal basso verso l'alto la media mobile dei 200 giorni che da mesi funge pure lei da resistenza. I volumi sono in aumento ed è pure questo un buon segnale: vedremo nella settimana entrante se questo movimento continua e se sarà il caso, una volta rotta la resistenza, un paio di fiches sul mercato made in USA bisognerà piazzarle.



Non bisogna essere a tutti costi degli analisti tecnici per comprendere che la verticalità del movimento dell'Eurostoxx50 è eccessiva ma francamente, pur non lasciandoci completamente tranquilli, ce la stiamo godendo. I 4200 punti sono la prossima resistenza superata la quale segnaliamo il successivo obiettivo a 4400. L'RSI ovviamente è in zona di ipercomprato e, come detto, non preoccupiamoci troppo se verremo in contatto con qualche presa di profitto. Saremo invece meno serreni quando incominceremo a vedere i volumi, per il momento molto buoni e stanno sorreggendo degnamente il movimento rialzista, scendere con una certa decisione... Attualmente non sembra il caso.



La borsa Svizzera sta faticando un po' di più (sempre a causa di Roche...) di quelle europee ma non ci lasciamo deprimere. Anzi!  Pensiamo che sia in corso un classico pull back (freccia verde punteggiata), che potrebbe portare il nostro indice a correggere in prossimità del supporto (linea blu) per poi rimbalzare e tentare di raggiungere i 12'500 punti. 

Il pull back è una reazione di ritorno del mercato verso la linea blu che una volta superata (punto blu) da resistenza  è diventata supporto. Vediamo il pull back, che si produce sovente dopo il superamento di una resistenza, come una conferma della validità del movimento di rottura. In parole povere non preoccupiamoci se vediamo tornare l'indice verso la linea blu in quanto è piuttosto probabile che una volta raggiunto il supporto, il movimento rialzista riparta in direzione del suo target (12'500).



Continua la corsa all'oro stimolata dalla debolezza del dollaro e dai rendimenti al ribasso. Abbiamo letto che Iran e Russia (uno dei paesi più attivi nella compera del metallo giallo) sono pronti ad emettere una stablecoin garantita dai depositi di oro delle rispettive banche centrali. Un altro modo per sganciarsi dalla dipendenza della valuta americana e che da un senso compiuto alla corsa all'oro di questi due paesi.



Nice to know: alleghiamo tabella riunioni delle principali banche centrali. Buona domenica!



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