Due parole due sui risultati del 2022. Se siete degli affezionati lettori di Appunti Finanziari sapete già come le cose sono andate. Infatti verrebbe voglia di dimenticare l'anno appena passato e pensare subitissimo al 2023. Basta un'occhiata, anche distratta, alle tabelle pubblicate qui sotto per rendersi conto che era quasi impossibile nel 2022 sfuggire a dei risultati per nulla soddisfacenti e che non hanno accontentato né gli addetti ai lavori né tanto meno i clienti.
Ecco i numeri del 2022: ve li lasciamo leggere (per i deboli di vista, cliccate sulle tabelle...)
Che dire? Le statistiche ci informano che è stato uno dei peggiori anni da un secolo a questa parte... Hanno fatto peggio, come ci dimostra la tabella di Charlie Bilello, solo il 1931 e il 1937 ma erano altri tempi.
Ridotto all'osso possiamo dire che in Europa le gestioni con un 30% di azioni ed un 70% di reddito fisso, valuta di riferimento euro o franco, hanno perso tra il 9% ed il 13% ed in alcuni casi anche di più. Probabilmente nel 2022 l'unica cosa giusta da fare era soprattutto vendere: tanto il comparto azionario e, a maggior ragione considerata l'evoluzione rialzista dei tassi, quello obbligazionario che ha fatto vedere i sorci verdi a tutti i gestori. Noi abbiamo venduto, ma si doveva avere il coraggio di andare oltre...
Fermiamoci qui. Lungi da noi il voler minimizzare le insoddisfacenti performances del 2022 ma non ci piace piangere sul latte versato. Preferiamo concentrarci sul 2023 cercando di evitare il più possibile gli errori strategici.
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Non è facile, come vedremo fra poco, parlare di previsioni in ambito finanziario ma putroppo non ne possiamo fare proprio a meno. Una direzione ai nostri portafogli la dobbiamo dare e non possiamo di certo farlo a casaccio.
Quando parliamo di previsione economica, come ci segnala la Treccani, siamo confrontati con un esercizio di "anticipazione dell‘andamento del mercato di eventi futuri (...) nel tentativo di ridurre, per quanto possibile, le future incertezze". Interessante questa definizione, in quanto ci mette sull'attenti che anticipare è un esercizio rischioso e sovente si deve procedere per tentativi che solo il calcolo probabilistico ci aiuta in un qualche modo a gestire. Insomma di certezze non ve ne sono...
Fare previsioni è molto complesso e questo vale non solo per i neofiti, sa va sans dire, ma anche per chi mastica finanza tutti i giorni. Dimostrazione: un nostro carissimo amico, durante i brindisi di fine anno, propone ad una cerchia di amici, che a vario titolo si muovono professionalmente nel mondo delle finanza, di prevedere quali saranno per l'anno che verrà le quotazioni di borse, cambi, tassi, metalli e quant’altro. Il risultato finale per le previsioni del 2022 è interessante:
Senza scordarci che si tratta pur sempre di un gioco, si possono comunque trarre alcune indicazioni generali che spiegano piuttosto efficacemente perché l‘appena trascorso 2022 è stato finanziariamente uno dei peggiori degli ultimi 100 anni.
- S&P500: dopo un 2021 al fulmicotone ci si aspettava un anno di consolidamento, ma consolidare non significa perdere decine di punti percentuali. Solo un partecipante si aspettava uno S&P500 a 2500 punti, ma francamente ci è sembrato un pronostico troppo negativo anche per il più acerrimo dei pessimisti. La realtà è stata comunque un boccone amaro da ingoiare soprattutto perché nessuno (tranne uno) se l'aspettava. Ma già che stiamo parlando del S&P500 qualcuno che ci ha visto giusto quasi fino alla fine l'abbiamo conosciuto:

- Il Brent è sempre un terno al lotto anche se stiamo parlando di una commodity tra le più seguite: tra il 20$ di minimo e il 120$ di massimo ci sono mille altre sfumature. In fatto di previsione qui c'è stata molta dispersione... Come sempre!
- Oro: tutto sommato la previsione è stata piuttosto veritiera. Con una inflazione galoppante e con le banche centrali di mezzo mondo che stanno comprando oro a tonnellate (soprattutto quelle che stanno cercando di staccarsi dalla dominanza del dollaro) il metallo giallo poteva essere anche maggiormente prezzato. Ha comunque subito la concorrenza dei rendimenti americani, che si aggirano attorno al 4-4.5%, e alla relativa forza del dollaro (con il quale spesso è negativamente correlato).
- In mezzo a tanta dispersione salta all‘occhio la previsione riguardante il Treasury a 10 anni: a dicembre 2021 la resa del decennale si fissava attorno al punto e quaranta. Molto interessante notare che praticamente tutti i soggetti hanno correttamente ravvisato il movimento al rialzo dei tassi (che quindi era atteso) ma fa specie che nessuno ha previsto che durante l‘anno i rendimenti sarebbero triplicati (4.24% sul decennale il 24.10.22) per poi chiudere con un comunque inatteso 3.74%. Da questo errore di valutazione è derivato il grosso danno che le obbligazioni hanno fatto nel 2022.
- Se l‘America piange per i danni nei portafogli obbligazionari, l‘Europa non è da meno: forse un pelino meglio ma solo perché la BCE per il momento non può permettersi di affrontare l‘inflazione alzando i tassi come vorrebbe. L‘inflazione, appunto, quella che mancava da 40 anni si è improvvisamente risvegliata. E' fuor di dubbio che questa è stata di gran lunga la sorpresa più grande e quella che ha generato perdite enormi in un comparto, quello obbligazionario, dove di norma un investitore prudente non pensa sia possibile avere delle minus valenze che tranquillamente hanno raggiunto livelli quantificabili tra il -12% ed il -18% a dipendenza della durata e della qualità della parte obbligazionaria in deposito.
- Euro/Usd: Considerato che tutti hanno intravisto un aumento dei tassi americani, coerentemente hanno correttamente giudicato il dollaro al rialzo. In effetti la valuta americana si è apprezzata durante una buona parte dell'anno fino a raggiungere i 0.9689 cts per poi iniziare ad indebolirsi partendo dalla metà di settembre. Francamente abbiamo cercato la ratio di questo movimento di indebolimento ma senza giungere a spiegazioni convincenti se non alludendo ad una anticipazione di un periodo recessivo che potrebbe indurre la FED ad un ammorbidimento nella lotta all'inflazione. Insomma, è tutto un giocare d'anticipo.
- Bitcoin: le previsioni dei Nostri sono da bolla speculativa… Quando ti ritrovi con un bitcoin che quota 48'310$ e azzardi previsioni che dai 120'000$ passano ai 150'000$ e arrivano ai 250'000$ non possiamo che essere in presenza di una classica bolla speculativa che presto o tardi ti scoppia veramente tra le mani e fa danni… Senza troppi sforzi ci viene in mente la bolla dei bulbi di tulipano nell'Olanda del Seicento, quella degli Happy Fish della Swatch ad inizio anni 90 e non da ultimo la bolla delle Dot Com di fine anni 90: soprattutto quest'ultima, quando esplose, si fece sentire... Quella delle crypto currencies è di sicuro una bolla ed è implosa nel 2022; probabilmente qualcuno si è anche fatto male ed anche parecchio. Noi non guardiamo con diffidenza le cripto, anzi... Così come l'industria tecnologica americana si è brillantemente ripresa dopo il suo scoppio (non era ancora matura abbastanza) è probabile che succederà la stessa cosa con il bitcoin o simili in quanto la blockchain è una tecnologia che è qui per restare. Probabilmente il settore ha bisogno di qualche regola che la trasformi in un asset maggiormente stabile, altrimenti temiamo che resterà solo ed unicamente uno strumento per speculatori con le spalle molto larghe.
Veloce commento: per le azioni non sembra essere un anno di quelli che ci ricorderemo; il franco svizzero, questa volta con il supporto della banca nazionale, è destinato a rafforzarsi; i tassi americani non arriveranno al 5% come nelle intenzioni della FED e quelli tedeschi tenderanno a restare stabili se non addirittura a scendere (JP Morgan si è veramente sbilanciata); per il petrolio abbiamo le solite previsioni in disperisione; oro: parecchio al ribasso (ma con le banche centrali che comperano non siamo sicuri...).
La guerra tra Russi ed Ucraini la possiamo considerare una sorta di cigno nero: era totalmente inattesa ed infatti non è stata intercettata per tempo da nessun algoritmo. Da marzo in poi ha contribuito ad accentuare il malessere dei mercati che già erano indeboliti da due anni di Covid ed ha mandato al creatore tutte le previsioni per il 2022. Abbiamo poi visto come l'anno finanziariamente è finito ed una buona fetta delle responsabilità le possiamo senza dubbio addebitare a questo evento.
Doveva essere una guerra lampo: tre giorni, a quanto pare, sarebbero bastati alla truppe di Putin per sottomettere Kiev. Le cose sono andate diversamente ed ora a quasi un anno dall'inizio del conflitto non se ne vede la fine. Però tutte le guerre hanno un inizio, poi evolvono e quasi sempre hanno una data di scadenza. Aspettiamo questa data con ansia, non è detto che sarà nel 2023, ma se dovesse essere c'é molto da recuperare nelle borse di mezzo mondo e la reazione dei mercati pensiamo sarà più che positiva.
Ovviamente non possiamo escludere completamente che il conflitto possa prendere delle pieghe diverse, come ad esempio estendersi ad altre nazioni confinanti, ma riteniamo che non sono molte le Nazioni che hanno voglia di menar le mani e quindi vogliamo dare a questo scenario una bassa probabilità che diventi realtà. Dovesse succedere, allora vuol dire che saremo nuovamente nei guai!
- Verificare l'abbandono effettivo della strategia "zero covid"
- Non escludiamo che in Cina ci possa essere una strage che passerà sottotono (c'è chi ipotizza almeno 1.5 mio di morti ma non lo sapremo mai) ma potrebbe indurre le autorità a fare un passo indietro e riattivare i lockdown.
- Vedremo se la domanda cinese di materie prime ed energetiche riprenderà a pieno regime e quali conseguenze vi saranno sui prezzi: questo potrebbe essere un problema anche per la nostra inflazione
- La bolla immobiliare, in parte ridottasi, è pur sempre di dimensioni considerevoli. Quando siamo in presenza di una bolla abbiamo visto cosa può succedere...
- Tenderemmo ad escludere, anche se probabilmente è in cima alla to do list di Xi Jinping, una invasione di Taiwan. Diciamo che per stare tranquilli ci piacerebbe poter dire che lo escludiamo categoricamente. Ma non possiamo.
- Saremo confrontati con una delle recessioni più attese degli ultimi decenni. Non sarà una sorpresa e sappiamo quanto i mercati odino le sorprese soprattutto se sono negative.
- Il P/E dello S&P500 è già da tempo sotto i livelli post bolla tecnologica. Insomma, certe valutazioni stravaganti si sono sgonfiate e i piedi sono quasi per terra.
- L'impatto sugli utili societari dovuti all'aumento dei tassi è oramai più che scontato, in questo ambito si può solo che migliorare.
- La FED difficilmente taglierà i tassi per il 2023 ma probabilmente sarà costretta a farlo nel 2024. Inoltre siamo dell'idea che altrettanto difficilmente vedremo un terminal rate americano superare il 5%. Questo ovviamente dipenderà molto dall'evoluzione dell'inflazione.
I costi delle materie prime si stanno sgonfiando e proprio qualche giorno fa hanno rotto al ribasso il supporto che le teneva a galla dal mese di giugno. Vedremo se il risveglio della Cina sarà così importante da rispedirle al rialzo.
I costi dell'energia sono in costante declino. L'inverno, almeno quello europeo, è mite e anche in questo caso vedremo se la ripresa dell'attività Cinese avrà qualche impatto soprattutto sul prezzo del petrolio.
Anche i costi di trasporto via mare hanno subito un notevole ridimensionamento. Nell'immagine il grafico del Baltic Dry Index.
- L'offerta di posti di lavoro. E' pure in atto un fenomeno che non è facile da comprendere: i lavoratori stanno continuando a licenziarsi in massa. Evidentemente non devono avere molte difficoltà a trovarne uno nuovo. Alla FED questo non piace.
- Disoccupazione: sempre ai minimi storici... altra grana per Powell
- Nuove richieste di disoccupazione: stabile anche se leggermente al rialzo ma la FED ne vorrebbe vedere di più.
- Paghe orarie. Il grande spauracchio della FED. In costante rialzo ma per la prima volta venerdi 6 gennaio questa voce ha subito un rallentamento.
- Aziende che licenziano. Probabimente stanno anticipando la recessione e questo fenomeno nei prossimi mesi potrebbe effettivamente accentuare la disoccupazione.
- Qualità dei posti di lavoro (purtroppo bassa e si è spesso costretti ad avere anche un secondo o terzo lavoro per arrivare alla fine del mese... anche in America non è tutto oro...
Sulla nostra borsa ci vogliamo comunque sbilanciare: crediamo di aver individuato una figura tecnica rialzista, quella che i tecnici chiamano una configurazione spalla-testa-spalla rovesciata. Se e ripetiamo se, si dovesse riuscire a perforare la resistenza indicata dalla freccia blu e pure la linea rossa orizzontale (il cosiddetto "collo") stimiano che il nostro indice avrà un potenziale al rialzo nei prossimi mesi che potrebbe portarlo a ridosso dei 12'500 punti. Non diamolo per scontato ma potrebbe essere la bella sorpresa di questo 2023... (Roche permettendo...)
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