Concedeteci un termine un po' fuori dalle righe per definire la settimana finanziaria appena terminata: barbosa...
Non fraintendeteci, la finanza non è un parco giochi dove ci si deve divertire a tutti i costi, ma in questi giorni in effetti è successo poco o nulla. E pensare che siamo in piena stagione degli utili (soprattutto negli USA) e ci dovrebbe essere, come è ragionevole credere, un pochino più di volatilità... Invece guardate dov'è finito il VIX:
...calma piatta tendente al ribasso... Ma forse è meglio così.
A dir la verità, non è che non sia successo proprio nulla: qualche dato macro è stato pubblicato e sono molte le società che durante questa settimana hanno reso noto i bilanci del primo trimestre; quel che manca è la reazione dei mercati che fino ad ora è stata blanda fatta eccezione, come vedremo dopo, per la borsa svizzera che sta giocando i tempi di recupero.
Per il momento quello che possiamo osservare è che i numeri pubblicati sono in gran parte aderenti alle aspettative se non addirittura superiori ma dobbiamo comunque considerare che questi risultati si inseriscono in un trend generale, almeno per quello che concerne le società dello S&P500, che da almeno tre trimestri è palesemente al ribasso:
Forse siamo un po' distratti e non ce ne siamo accorti, ma rispetto alle stagioni precedenti, ci sembra che di forecasts e di outlooks si parla poco, quasi a confermare che a tal proposito le idee non sono per nulla chiare o se lo sono non si ha troppa voglia di parlarne. Potremmo considerare questa mancanza di visibilità per il futuro un altro tassello che si inserisce nel quadro di un imminente rallentamento economico che stiamo oramai disegnando da qualche settimana. In un simile contesto, pronosticare una continuazione del trend ribassista degli utili futuri, non si sbaglia di molto.
Infatti giovedì 20 aprile abbiamo avuto un paio di altre conferme di quanto si stia degradando lo scenario economico americano, scenario confermato anche dal Beige Book del 19.4 che ha sottolineato come il settore industriale sia tendenzialmente calante in tutto il Paese.
Partiamo dall'indice manifatturiero della FED di Filadelfia per il mese di aprile:
Questa inchiesta mensile, che coinvolge 250 imprese del distretto della FED di Filadelfia, è un ottimo indicatore che anticipa di norma l'ISM nazionale che verrà pubblicato il 1° maggio e si prospetta essere in contrazione per il 5° mese di fila. Nella zona di Filadelfia le cose si presentano anche peggio del previsto: -31.3% (atteso: -19.2) e non è un bel segnale.
Anche l'US Leading Economic Indicators (LEI) del mese di marzo non si presenta al massimo della sua forma:
E' un indice che abbiamo già visto e che condensa una decina di indicatori economici (in blu nel grafico): era atteso a -0.7% ma la realtà di marzo è peggio del previsto: -1.2%; le conseguenze per il PIL americano sono piuttosto facili da intuire... (in grigio nel grafico).
Ne deduciamo che negli USA la domanda di beni è sempre più debole. Rimane ad un certo livello quella per i servizi ma anche qui potrebbe essere una questione di tempo prima di assistere ad una flessione. Come si è arrivati in questa situazione forse ce lo può spiegare il grafico seguente:
E' un grafico a voi noto. Abbiamo incrociato la percentuale del risparmio personale dei cittadini americani (ultimo dato disponibile Febbraio 2023; in nero nel grafico) con il debito totale delle carte di credito (ultimo dato disponibile Q4 2022; in rosso nel grafico) e se ne deduce che negli USA si riesce a risparmiare sempre meno e si fa un uso massiccio delle carte di credito. E' ovvio che questo genere di situazione non può durare in eterno ed incide in modo evidente sulla propensione al consumo degli americani. Fra parentesi se fossimo l'American Express, che in questo momento starà facendo utili a palate, inizieremmo ad essere un po' preoccupati... infatti ci risulta stanno già accantonando parecchi soldi per far fronte alle future perdite sui crediti.
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Nel nostro blog parliamo volentieri della situazione economica americana, ce ne rendiamo conto, ma è difficile farne a meno considerato il fatto che quello che succede nel ciclo economico americano presto o tardi avrà un impatto anche sulla nostra economia... per il momento è così; in futuro forse dovremo prendere in considerazione altri cicli e non possiamo fare a meno di pensare a quello Cinese. Vedremo.
Per quanto concerne l'Europa abbiamo selezionato due eventi: il PPI tedesco e le parole della Lagarde.
Anche in Germania i prezzi alla produzione tedeschi sono in netto calo e questa è una buona notizia per la nostra inflazione che infatti ci sembra di vedere in calo un po' ovunque nel nostro continente, fatto salvo per quella inglese che rimane ostinatamente sopra il 10% ma non sembra importare a nessuno. Diciamo che siamo sulla buona strada e ci aspettiamo un ulteriore miglioramento dei dati inflattivi per i pressimi mesi.
A non essere soddisfatta dell'avanzamento lavori in corso è la Lagarde che in un intervento al Politecnico di Parigi conferma l'aumento dei tassi europei di 25 punti base (verosimilmente il 4 maggio prossimo) e mette ancora le mani avanti anticipando che non si fermerà qui: in effetti il mercato si aspetta un altro 0.25% al 15 di giugno. Ciò significa che ancora per un bel pezzo non sentiremo parlare di taglio ai tassi... A tal proposito ci è passato sotto il naso un grafico che ci fornisce un'informazione interessante:
Lo studio prende in considerazione quanto tempo trascorre tra la fine dei rialzi dei tassi (in questo caso della FED) e l'inizio di una discesa degli stessi (il famoso pivot): mediamente passano 6 mesi ma la storia recente (dal 97 ad oggi) ci mette sull'attenti che potrebbero volercene un qualcuno in più... ovviamente molto dipenderà da quanto velocemente l'inflazione, che è la responsabile numero uno dei movimenti dei tassi, si approssima all'obiettivo fissato dalle banche centrali (che per il momento rimante un po' per tutte il 2%). Se ne deduce che per quest'anno di abbassamento dei tassi guida non se ne parla.
Siamo andati a vedere come il settore obbligazionario sta reagendo in questi mesi:
E' normale che se la Lagarde continua a ribadire la necessità di ulteriori aumenti dei tassi, prima o poi anche i mercati le credono e la performance del settore obbligazionario in euro non è brillantissima: da inizio anno siamo in positivo dello 0.8% e se consideriamo la quantità importante di obbligazioni in euro che abbiamo nei nostri depositi la cosa non ci fa molto piacere. Per il momento dobbiamo prendere atto della situazione e per comprare altre obbligazioni in euro siamo sempre in tempo. Non c'è fretta.
Migliore è la situazione del settore obbligazionario in dollari (+3.78% ytd) che sconta già una possibile diminuzione di 75 bps ad un anno. Il 3 di maggio probabilmente la FED alzerà i tassi per l'ultima volta (questa è anche la nostra aspettativa) e poi vedremo se effettivamente passeranno almeno 6 mesi prima che Powell avrà voglia di allentare il costo del denaro.
I mercati azionari questa settimana sono stati piuttoso avari di soddisfazioni: i tre americani hanno chiuso in leggera perdita mentre gli europei si sono accontentati di aggiungere un mezzo punto percentuale circa. Per una volta brilla la Svizzera con lo Smi che chiude i 5 giorni di contrattazione al rialzo dell'1%.
Lo S&P500 fa fatica ad andare oltre l'attuale livello: il doppio massimo (lunette nere) non ci piace e l'uscita temporanea dal trend di breve periodo (cerchio rosso) suona un po' come un piccolo allarme... abbiamo lasciato, più che altro per scaramanzia, la freccia nera che punta verso l'alto ma siamo a dir la verità poco convinti. Vediamo la prossima settimana se qualche evento riuscirà a farci cambiare idea.
L'algoritmo di Ned Davis prevede per le prime settimane di maggio ancora degli aumenti prima di predersi una pausa di riflessione di una decina di giorni... sarebbe bello.
Anche il Nasdaq sembra avere qualche problema ad evolvere oltre i 12'000 punti... il doppio massimo (lunette nere) ci sembra evidente e potrebbe essere forriero anche in questo caso di una correzione. Siamo nelle mani dei dati societari che verranno pubblicati nelle prossime settimane...
La Svizzera per una volta si è comportata da prima della classe e sta addirittura cercando di evolvere sopra quota 11'460... è in netto ipercomprato e non sarà facile. Se vi sono delle coperture diremmo di tenerle aperte. Molto ovviamente dipenderà da cosa vogliono fare i soliti 3 titoli e per loro la prossima settimana sarà determinante in quanto pubblicano i dati del primo trimestre:
Novartis li espone il 25.4 e saranno determinanti al fine di ottenere una spinta che le potrebbe permettere di superare l'attuale resistenza (linea rossa). Difficile fare previsioni: lasciamoci sorprendere dai dati. Dividendo di 3.20 chf già pagato il 9 marzo.
Nestlé staccherà il dividendo di 2.95 chf il 24.4 e il giorno dopo sveleranno quanto hanno guadagnato nel primo trimestre. Il titolo si trova in prossimità della resistenza dinamica e non siamo certi che riuscirà a superarla. Iniziamo a prendere il dividendo...
Il 26.4 sarà il turno di Roche e siamo molto curiosi di vedere come sono evoluti gli utili del primo trimestre. Il titolo non ha goduto della spinta degli analisti che si sono accaniti contro la società soprattutto dopo il fallimento della fase 3 del farmaco dedicato alla problematica dell'alzheimer... Vedremo inoltre su quali altri settori stanno facendo sviluppo e speriamo di avere chiarezza sull'intera pipeline di prodotti per gli anni a venire. Dividendo di 8.20 chf già pagato il 16.3.
Buona domenica!
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