domenica 21 maggio 2023

Sell in may? Pare non sia il caso

 Da qualche settimana ci stiamo chiedendo il motivo di questa calma apparente che sta caratterizzando i mercati azionari ed inevitabilmente ci è venuto alla mente il buon vecchio detto "sell in may and go away". E' una espressione che circola da sempre nelle piazze finanziarie di mezzo mondo ed invita l'investitore a disfarsi delle proprie azioni durante il mese di maggio e, in attesa di tempi migliori, ad occuparsi d'altro... go away è senz'altro un invito a prendersi per lo meno una bella vacanza.  Sembra una butade da almanacco finanziario ed in effetti, come vedremo alla fine del nostro intervento, un po' lo è e quindi, tranquilli, non è un invito che prendiamo troppo sul serio...

Ciò non toglie che quest'anno, in contomitanza con il mese di maggio, gli investitori si sono presi una bella pausa di riflessione. Non hanno venduto (pochi o quasi nessuno l'ha fatto) ma sono rimasti alla finestra ad osservare e qualcuno, a giudicare dai volumi,  in vacanza ci è andato veramente... poi venerdì, ma il motivo ci sfugge, son tornati a comprare con maggior decisione.



A ben guardare la vacanza se la sono presa soprattutto gli europei... I volumi in America sono in effetti piuttosto nella norma con una leggera tendenza alla salita verso la fine della settimana. Ancora una volta il livello dei 4200 punti dello S&P500 non sembra facile da superare: ci siamo riusciti un attimo lo scorso venerdì ma verso la chiusura siamo tornati leggermente sotto la resistenza a causa di una momentanea pausa di riflessione tra Biden e i Repubblicani a proposito del plafone del debito pubblico seguita da una dichiarazione della Jellen dove afferma che purtroppo le difficoltà del sistema bancario americano non sono finite e molti istituti dovranno pensare seriamente a fondersi con altri se vorranno sopravvivere. Ciò non toglie che la voglia di superare quota 4200 è intatta e con un po' di perseveranza e qualche buona notizia la prossima settimana potrebbe essere la volta buona...


Nel frattempo la precisione del modello di Ned Davis sta diventando sempre più piacevolmente sorprendente e se continua ad aver ragione abbiamo davanti a noi ancora diverse settimane prima di assistere allo spostamento laterale dello S&P500 che a partire da metà luglio ci dovrebbe accompagnare fino alla fine dell'anno. Se così fosse, ci mettiamo una firma. Vedremo nelle prossime settimane, tanto per cercare di passare un'estate tranquilla, se sarà il caso di alleggerire verso la fine di giugno.



Il Nasdaq, che da settimane cercava d'issarsi sopra i 12'500 punti, ce l'ha fatta malgrado i rendimenti sul dollaro stanno virando, come vedremo dopo, nuovamente verso l'alto. Next stop per questo indice: 13'000 punti ma attenzione, siamo in zona di ipercomprato (cerchio rosso); qualche presa di profitto è sempre in agguato. Siamo comunque in presenza di un comparto che si nutre delle enorme aspettative che girano attorno all'intelligenza artificiale: in merito non abbiano ancora le idee molto in chiaro e quindi per il momento preferiamo rivolgere la nostra attenzione alle società tecnologiche mature e che grazie a questo nuovo tipo di tecnologia (definirla intelligenza ci pare ancora un pochino presto) riusciranno ad aumentare ulteriormente i già grassi profitti. Puntare solo sulle startup che si occupano di sviluppare l'intelligenza artificiale ci sembra un po' avventato ed il rischio è quello di far la fine, come all'inizio del nuovo millennio, di centinaia se non migliaia di nascenti dot com che sono poi sparite nel nulla...



L'Eurostoxx50 ha vissuto venerdì una giornata decisamente positiva ed ha visto pure il ritorno degli investitori dopo un paio di settimane dove i volumi erano costantemente al ribasso: non stiamo parlando di un ritorno in massa ma comunque è stato sufficiente per spingere l'indice in prossimità della resistenza dei 4'400 punti e lì si è fermato. E' un livello che sta diventando sempre più significativo ed il suo superamento (che deve essere assolutamente confermato appunto dai volumi) può dare continuità al movimento rialzista avviatosi nel mese di settembre dello scorso anno. Vedremo la prossima settimana se ci saranno degli storni e prima di comprare aspettiamo la rottura della resistenza.


Anche lo SMI sta consolidando le sue posizioni e gli 11'600 punti sono la nuova soglia da superare prima di vedere ripartire il trend rialzista avviatosi nel mese di marzo. Venerdì i volumi sono tornati a crescere ed è fondamentale che questa tendenza perduri anche la prossima settimana altrimenti sospettiamo che continuermo a spostarci lateralmente. Ci scusiamo per non aver visto che l'RSI è illeggibile ma siamo sempre in zona ipercomprato... Prudenza.



In generale le performances dei principali mercati azionari sono soddisfacenti, con un'Europa (EMEA) che per una volta sta battendo quelli americani: lo SMI potrebbe fare di più ma avremmo bisogno di un settore farmaceutico più pimpante anche se piano piano il suo trend sta migliorando. Fanalini di coda sono l'Hang Seng e il CSI 300 schiacciati dall'attuale debolezza del ciclo economico cinese.

Cosa potrebbe rovinare la festa? A brevissimo possiamo solo pensare al dibattito, che nei prossimi giorni diventerà sempre più intenso,  e che riguarda il tetto al debito pubblico americano. Vi ricordiamo che potenzialmente gli Stati Uniti sono ad un passo dal fallimento ma è una storia che abbiamo già visto ed ha un finale più che scontato. Comunuque prima di ottenere l'autorizzazione per un ulteriore rialzo, che sopraggiungerà in zona Cesarini, il dibattito tra Biden e i Repubblicani diventerà caldissimo e saranno necessarie diverse concessioni prima di arrivare a mettere un punto su questa vicenda. Se ricordiamo bene,  nel 2013 i Repubblicani ottennero cospicue riduzioni fiscali  e se rammentiamo altrettanto bene i mercati, malgrado lo scontato happy ending,  erano comunque entrati in fibrillazione...


...ma per il momento non ci sembra che gli investitori siano preoccupati più di tanto,  come sta ad indicare il VIX sempre più vicino ai livelli mediani pre-pandemici (linea verde). Se è tranquillo il VIX per il momento lo siamo anche noi. (Se qualcuno vuole chiarisi le idee sull'indice di volatilità VIX, abbiamo trovato un video di un paio di minuti (in inglese ma più che comprensibile) che vi invitiamo a visionare: clicca qui)

Abbiamo gettato un'occhiata anche all'equity put-call ratio che con uno 0.56 è molto rassicurante (dobbiamo essere preoccupati quanto questo indicatore supera l'1; è neutro attorno allo 0.65: sotto questo valore significa che gli investitori sono rilassati e si stanno assicurando meno del solito contro gli imprevisti).

Vedremo nei prossimi giorni se questa calma è quella che precede una tempesta...


Se il comparto azionario ci sta dando delle soddisfazioni, non possiamo dire di essere particolarmente compiaciuti della performance obbligazionaria che risulta essere prigioniera dell'inflazione e di quanto si sta facendo per combatterla.



Putroppo i rendimenti dei Treasury americani stanno tornando a salire e temiamo che continueranno a farlo anche durante la prossima settimana quando il dibattito sul debito pubblico americano entrerà nella sua fase calda. Sicuramente a qualcuno verrà in mente di vendere ancora un po' di quel debito che potenzialmente rischia di non esser più ripagato...



Riproponiamo il Bloomberg US Corporate Total Return Value dove appare chiaro che nei giorni scorsi circa la metà della performance da inizio anno è andata momentaneamente persa: stiamo parlando del 2.5% e non è poco.  Per completezza d'informazione vi rammentiamo che un Total Return o Rendimento Totale comprende gli interessi, le plusvalenze, i dividendi e le distribuzioni realizzati in un determinato periodo di tempo ed è quindi un valido indicatore di performance;  nel caso specifico stiamo parlando dell'universo delle obbligazioni societarie in dollari americani (che è quello che finisce di norma nei nostri depositi oltre ai Treasury).



Lo stesso discorso vale per il Bloomberg EuroAgg Total Return Index  in euro dove la situazione non è migliore di quella in dollari, anzi, è pure peggio: il guadagno da inizio anno è dell'1.35% ed il trend non ci sembra dei migliori. In effetti abbiamo già sottolineato che la politica monetaria della BCE rimarrà ancora per un po' restrittiva ed in effetti il comportamento delle obbligazioni è coerente. 



Il dollaro, come avevamo previsto la scorsa settimana,  sta continuando a rafforzarsi: contro euro è in prossimità di un supporto (linea nera) non pariticolarmente significativo ma sufficiente per vederlo rimbalzare; se invece viene sfondato possiamo attenderci a breve un dollaro attorno all'1.06 soprattutto se i rendimenti continueranno a salire.



Anche contro chf il trend rialzista (canale tratteggiato) sta continuando: una prima media mobile (50 giorni in viola) è stata forata verso l'alto ed ora punta a fare lo stesso con quella a 100 giorni. Non siano ancora nell'ipercomprato e di spazio per salire ne abbiamo. In sostanza la perdita che il dollaro aveva accumulato da inizio anno contro franco è stata dimezzata. Bene così.

***

Prima di terminare ci siamo voluti togliere una curiosità: "sell in may and go away" ha una precisa valenza statistica oppure è solo un modo di dire? Si da inoltre per acquisito che una volta venduto e andati chissà dove, viene comunemente indicato il mese di novembre come il momento migliore per rientrare nel mercato. Per la nostra piccola verifica abbiamo preso il valore dello S&P500 ad inizio maggio ed ad inizio novembre: se il "sell in may and go away" è veritiero, a novembre noi dovremmo poter ricomprare l'indice ad un valore inferiore  rispetto a quello ottenuto dalla vendita dello stesso al primo maggio:


La nostra verifica è statisticamente poco siginificativa e ne siamo consapevoli ma non abbiamo l'intenzione di scrivere un trattato di finanza applicata. E' comunque significativo che dal 2000 al 2022, 8 volte su 23 osservazioni (35%) possiamo dire che vendere a maggio e ricomprare a novembre sarebbe stata una mossa corretta.  Significa pure che quasi i due terzi del nostro campione ha dato un esito negativo e ce n'è abbastanza per considerare il sell in may and go away una simpatica rima piuttosto che un'indicazione operativa da seguire con scrupolo.  Se consideriamo poi gli anni 2001, 2002 e 2008, dove le minus valenze sono di un certo peso, le stesse si sono materializzate durante i mesi di settembre ed ottobre che francamente a noi paiono più pericolosi del mite mese di maggio. 

Ma forse l'osservazione da fare è un'altra: nel maggio del 2000 avevamo lo S&P500 a 1468 punti e ce lo siamo ritrovati nel novembre 2022 a 3856 e a maggio del 2023 a 4191 punti ovverosia 2723 punti in più! Il che corrisponde ad una performance del 185% (7.70% annualizzato) e questo malgrado la tradegia delle Torri Gemelle del 2001, il fallimento della Lehmann del 2008 e la pandemia del 2020... a dimostrazione che nel lungo termine la borsa, malgrado i mal di pancia che ci provoca, è sempre un bel posto dove investire un po' dei nostri risparmi (non tutti ovviamente... :-) ).

Buona domenica!


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