"Frankfurt, we have a problem!" Chissà dov’era la Lagarde quando a metà della settimana è stata raggiunta della notizia che la Germania è in recessione tecnica ( due trimestri consecutivi di crescita economica negativa). Ora chi avrà il coraggio di dire al più convinto dei falchi, quel Klaas Knot che tra le altre cose è presidente della Banca Centrale Olandese e del Financial Stability Board, che non si potranno alzare i tassi ad oltranza e soprattutto non potranno restare alti troppo a lungo? Infatti ad essere in recessione tecnica non sono le solite economie della periferia a sud dell'Europa, quelle che vengono sempre rimproverate di avere un buon potenziale, che non si impegnano come dovrebbero per realizzarlo ma che attualmente, bisogna ammetterlo, non se la stanno cavando male! Qui stiamo parlando della prima della classe e della sua industria trainante, quella dell’auto, che per troppo tempo ha cincischiato attorno ai veicoli elettrici ed ora è in ritardo nei confronti della concorrenza internazionale. Pare che anche il commercio con la Cina, a sua volta parzialmente in crisi, non sta facendo faville ed i Tedeschi, a fare affari con la prima econonomia asiatica, ci contano molto, forse troppo.
Comunque sia, uno studio della Commissione europea (immagine tratta dal CdT del 22.05.23) prevede che in Europa saremo presto confrontati "solo" con un rallentamento e non una vera e propria recessione ed in teroria già il prossimo anno la crescita dovrebbe segnare un miglioramento. Ciò non toglie che quest'anno vedere la Germania praticamente marciare sul posto fa un certo effetto e se fino a qualche giorno fa davamo per scontato che i tassi sarebbero saliti fino a quando non ci fosse un chiaro segnale di inversione della pressione inflazionistica, dobbiamo forse rivedere i nostri piani ed ammettere che un paio di aumenti dello 0.25%, già scontati dal mercato, potrebbero bastare, altrimenti si rischia d'imballare eccessivamemente il motore della crescita europea e magari di spedirla in recessione anche prima di quando ci entrerà l'America. Vedremo il 15 di giugno cosa ci dirà la BCE.
Comunque anche le cose al di là dell'Atlantico non sono semplicissime ma qualche spiraglio di ottimismo lo possiamo intravvedere.
Lo scontro sul debt ceiling tra Democratici e Repubblicani sembra essere in dirittura d'arrivo. Il D-Day, quello del possibile Default dell'economia americana, è stato spostato dalla Jellen al 5 giugno: sospirione di sollievo! Lunedì gli americani potranno godersi il Memorial Day in santa pace e nel frattempo ci sono ancora alcuni giorni per limare il compromesso che i due Partiti hanno raggiunto. Pare che sia un accordo di principio che non accontenterà tutti ma saranno comunque in molti a beneficiarne: Biden ha ottenuto due anni di aumento del tetto dell'indebitamento in cambio di alcuni tagli ai programmi federali. Mercoledì 31.5 si dovrebbe andare al voto e, come da copione, si metterà anche per questa volta la parola fine ad una vicenda che, per quanto abbia un finale più che scontato, non piace ai mercati.
Archiviato il problema del debito pubblico possiamo tornare a concentrarci sul rincaro americano. Quello sì che è un problema! Il PCE pubblicato venerdì è lì a dimostrarcelo: gli americani continuano imperterriti a consumare. La crescita di questo indice era attesa al 4.3% (precedente: 4.2%) ma è in effetti al 4.4%. Eravamo convinti che la FED fosse pronta a rinunciare, almeno momentaneamente, ad un ulteriore aumento dei tassi dello 0.25% ma non ne siamo più così sicuri. Nemmeno il mercato lo è, considerato che stima al 71% la probabilità che il 14 di giugno i tassi saliranno di un quarto di punto...
... e nel frattempo i rendimenti sul dollaro continuano a salire ed il 2 anni (in nero nel grafico) sta puntando nuovamente al 5%.
La scorsa settimana avevamo segnalato che la direzione di questo indice puntava ai 13'000 punti e ci è arrivato anche prima del previsto aiutato dai risultati strepitosi di Nvidia e appunto da tutta la fantasia che si è scatenata attorno all'intelligenza artificiale. Siamo ovviamente sempre in presenza di una situazione di ipercomprato ed immaginare dove può ora spingersi questo indice non è facile. Più probabile che si assista ad una presa di profitti prima di tentare il superamento dei 13'000 oltre i quali non intrevvediamo grossi impedimenti fino ai 13'500 punti. Ma ripetiamo, non tutti i titoli di questo indice stanno salendo, putroppo... e non da ultimo i rendimenti che continuano a rafforzarsi presto o tardi si faranno sentire. E' noto che il Nasdaq non ama le alte rese.
Anche lo S&P500 ha approfittato del clima positivo creatosi dopo la pubblicazione dei numeri di Nvidia che ha spinto l'indice nuovamente verso quota 4200 e lì si è fermato confermando la tenacità di questa resistenza. Lunedì la borsa americana è chiusa, martedì in attesa del voto (scontato) sul debt ceiling non si prendono rischi. Mercoledi finalmente si vota, il risultato è scontato, e se è vero il detto che bisogna vendere sulle buone notizie (sell on good news) potremmo anche assistere a qualche presa di profitto. Nel frattempo la settimana è diventata corta e non molto succederà ancora.
In apertura del nostro intervento abbiamo parlato delle difficoltà della Germania che si sono riverberate anche sul suo indice principale, quel DAX che comunque da inizio anno ha fatto bene (+14.8%) ma che ovviamente non poteva restare impassibile davanti alla notiza di una recessione tecnica: la reazione c'è stata (cerchio nero). A 16'300 punti c'è comunque una resistenza non facile d superare. Per il momento la media mobile a 50 giorni sembra voler fare da supporto... vediamo domani se ci sarà un rimbalzo ma per il momento il potenziale ci sembra limitato.
Lo SMI ha avuto una settimana incolore e le prese di profitto hanno per lo meno avuto il pregio di riportare l'oscillatore RSI in zona neutra. Volumi sempre piuttosto inconsistenti e la performance settimanale è stata salvata venerdi in prossimità della chiusura. Vedremo se riuscirà ad issarsi nuovamente verso quota 11'600 ma, con la chiusura di domani e la probabile poca vivacità dei mercati americani fino a mercoledì, non succederà nulla... speriamo nella Roche che sembra esser sulla giusta via della ripresa (ma che fatica!)
...è altrettanto chiara la tendenza dell'euro contro chf come confermato anche dalle medie mobili: non siamo molto lontani dal supporto sito a 0.9683, valore sotto il quale iniziamo a preoccuparci seriamente e se serve saremo anche pronti ad un alleggerimento.... vogliamo però prima avere la conferma che non ci sarà un rimbalzo suggerito anche da un RSI in ipervenduto.
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