Un paio di giornaliste della rivista economica Barron's che ieri, fortunate loro, erano presenti alla conferenza stampa della FED, hanno scommesso su quante volte Powell, durante il suo discorso, avrebbe utilizzato il termine "dipende dai dati! ". E' un modo per preavvisare gli astanti che sarebbe stato inutile fare troppe domande sulle future mosse della banca centrale americana in quanto queste ultime..."dipenderanno (futuro) dai dati!" A quanto pare, durante lo speech, di questa espressione Powell ne ha fatto un vero e proprio abuso e dopo essere arrivate almeno a 12, le due giornaliste hanno iniziato a perdere il filo della conta... Più attendista di così non poteva essere e per un bel pezzo della sua conferenza Jerome è stato fedele al canovaccio che si era portato con sè. Poi ad un certo punto ha dovuto ammettere, considerato quanto sta accadendo nel suo Paese, che non può completamente escludere che in effetti i tassi potrebbero subire un taglio prima del previsto... A questo punto il mercato è entrato in fibrillazione.
Come abbiamo visto in un precedente post, il lasso di tempo che intercorre tra l'ultimo aumento e il primo taglio ai tassi, è generalmente di 6 mesi e se così fosse, considerato che quello di mercoledì di 25 basis points aveva tutta l'aria di essere l'ultimo ritocco rialzista, non possiamo aspettarci una riduzione prima della fine dell'anno in corso. L'obiettivo di una inflazione al 2% (più probabile che alla fine sarà qualche cosa vicino al 3%) è ancora lontano e alcuni dati non aiutano. In effetti gli ADP pubblicati mercoledì (attesi 150k; effettivi 296k) dimostrano come il mercato del lavoro sia ancora bello vivace. I nuovi disoccupati sono saliti ma in misura nettamente minore (da 230k a 242k per fine aprile) ed il colpo di grazia è arrivato venerdì pomeriggio con il tasso di disoccupazione e gli NFP:
In aprile sono stati creati 253k nuovi posti di lavoro non agricoli (precedente rivisto: 165k; atteso 185k) un numero che non sarà di certo piaciuto a Powell e che complica maledettamente il suo compito; cigliegina sulla torta: la disoccupazione ad aprile è scesa al 3.4% (attesa 3.6%; precedente: 3.5%). Insomma ci sono troppe persone che lavorano e, paradossalmente, non va bene in quanto è come versare benzina sull'inflazione.
Inoltre l'ISM dei servizi, pubblicato mercoledì, conferma che gli americani hanno una gran voglia di godersi un po' la vita e non lesinano sui viaggi, sui soggiorni in albergo e non disdegnano le cene nei ristoranti. Insomma ci sarebbero dei buoni e validi motivi per non abbassare troppo velocemente la guardia per quanto riguarda la lotta alla crescita esagerata dei prezzi.
Ma all'orizzonte c'è un problema che non va sottovalutato, anche se Powell ha fatto di tutto per sottolineare quanto sia resiliente il settore bancario americano. Sulla tenuta contabile di diverse banche regionali qualche dubbio gli investitori ce l'hanno:
Oramai sono già 4 gli istituti che in poco tempo hanno alzato bandiera bianca e non siamo sicurissimi che non ve ne siano della altre che a breve saranno costrette a chiedere aiuto. Il fenomeno va seguito da molto vicino e soprattutto non va banalizzato... chi ha vissuto il fallimento della Lehmann si ricorda bene cosa è successo dopo. Non siamo a quei livelli ma restiamo vigili.
Stiamo inoltre cercando di capire se l'oro, a 2039$ e anche più, sta tentando di dirci qualche cosa... non pensiamo che siano solo le banche centrali dei BRIC che lo stanno comprando.
Ma c'è dell'altro. E' da diverse settimane che l'analisi delle variabili macro economiche ci suggerisce che l'economia americana difficilmente riuscirà a sfuggire ad una recessione. Detto ciò non ci sorprende più di tanto osservare quanto il mercato sia convinto che un taglio ci sarà anche prima dei 6 mesi. Insomma, ritiene che Powell non può restare indifferente ad un eventuale rallentamento che sarebbe da molti punti di vista più pericoloso e dannoso dell'inflazione stessa.
Il taglio sembra essere scontato anche dai titoli del Tesoro americano che da qualche settimana segnalano rendimenti al ribasso. Da ieri questo movimento sembra essere in accelerazione anche se con i dati degli NFP di oggi potrebbe momentaneamente subire un rallentamento. Comunque ignorare il movimento ribassista potrebbe essere un errore e qualche obbligazione in dollari la compriamo soprattutto dove abbiamo, per motivi di diversificazione, sempre un po' di dollari nei depositi.
Se fino alla scorsa settimana il clima era quello tipico della calma piatta in assenza di vento, da qualche giorno il mercato sembra essere un po' meno tranquillo e il vix, che ieri è tornato sopra il 20, lo sta a testimoniare. Siamo ancora a livelli di volatilità bassa ma basta un niente per farla schizzare in zona 30.
Per il momento lo S&P500 non ci fa impazzire, siamo andati a vedere un piccolo supporto appena sopra i 4000 punti e non ci aspettiamo nulla di particolare nei prossimi giorni. La stagione degli utili è in fase avanzata e le sorprese che potrebbero arrivare dai bilanci trimestrali sono sempre più rarefatte e obbligano gli investitori ad orientare l'attenzione sugli aspetti macro economici che sappiamo non essere molto incoraggianti. Per il momento non ci vien voglia di comprare nulla: se l'attuale piccolo supporto (linea tratteggiata) non viene confermato nei prossimi giorni temiamo che andremo a fare una visita alla media mobile dei 200 giorni (linea blu) e forse giù di lì qualche cosa si potrebbe anche acquistare. Se comunque nei prossimi giorni prevarrà la tesi di un taglio anticipato ai tassi diremmo che è quel fattore che ci mancava per vedere l'indice tentare di evolvere in direzione dei 4200 punti: sopra questo livello torneremo ad essere compratori.
E' probabile che lo S&P500 abbia anticipato l'algoritmo di Ned Devis di una decina di giorni e quindi sta compiendo la correzione che era prevista per la metà di questo mese. E' importante che questo alleggerimento non duri più di un paio di settimane altrimenti non sarà facile compiere il movimento rialzista che dovrebbe arrivare al suo culmine tra la metà e la fine di luglio.
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Ieri è pure stato il turno della BCE che al termine della sua riunione ha comunicato un rialzo dei tassi di un quarto di punto. Martedì scorso sono stati pubblicati alcuni dati riguardanti l'inflazione europea che è tornata leggermente a salire. Nulla di eclatante: quella francese è passata dal 6.9% al 7% , l'italiana dall'8% ce la siamo ritrovata all'8.8%, mentre quella europea passa dal 6.9% al 7%. E' comunque da diversi mesi che non assistevamo ad un aumento del rincaro e non saremmo stati sorpresi se la Lagarde, come suggerito da alcuni falchi in seno alla BCE, avesse optato per un altro aumento di mezzo punto. Si riserverà di farlo, se i dati lo richiederanno, alla prossima riunione prevista per il 15 di giugno. Rispetto al suo omologo americano la Lagarde non ha molte altre alternative ad un ulteriore rialzo e l'ha fatto capire piuttosto chiaramente. E' altrettanto consapevole che altri aumenti dei tassi metteranno sotto pressione i possessori di ipoteche e prestiti vari ma un po' (troppo) candidamente si è affrettata a sottolineare che se le ipoteche salgono non è per colpa sua...francamente su questo avremmo qualche cosa da dire ma siamo dei signori...
Quello che possiamo osservare è che anche il mercato del reddito fisso europoeo si sta distanziando un pochino dalle parole della Lagarde:
Anche i rendimenti del Bund tedesco a due anni (linea rossa) e quello a dieci (linea nera) stanno ripiegando da qualche settimana e non sembrano affatto spaventati dalla risolutezza della Lagarde.
Ciò nonostante l'Eurostoxx50 non riesce a forare i 4400 punti; forse l'incontro con la media mobile a 50 giorni (linea viola) può dargli una spintarella verso l'alto ma ci vorrebbero ben altri impulsi che non sappiamo bene da dove possono arrivare.
Il nostro indice ha ancora un po' di strada da recuperare e bisogna ammettere che ce la sta mettendo tutta per non lasciarsi trascinare verso il basso. Ci sembra di aver individuato un piccolo triangolo (in verde) che se forato al rialzo potrebbe dare una modesta spinta rialzista che lo porterebbe sopra gli 11'500 punti. Potrebbe essere quel che ci vuole per andare oltre ma anche in questo caso i numeri trimestrali sono quasi tutti pubblicati e non vediamo, se non per motivi tecnici, da dove possono arrivare altri stimoli per gli acquisti.
A dir la verità uno stimolo, come ci ha fatto osservare il nostro cambista, potrebbe arrivare dalla BNS che seguendo l'esempio delle altre banche centrali non si dovrebbe più sentire in obbligo di aumentare i tassi svizzeri a livelli che a noi sembravano non necessari. Infatti, ancora fino a qualche giorno fa, il mercato era convinto che Jordan volesse aumentare i tassi di almeno altri tre quarti di punto. Oggi siamo confrontati con una anticipazione che non va oltre lo 0.25%. Se così fosse sarebbe un bell'aiuto per lo SMI.
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Per gli amanti del genere, domani segnaliamo l'incoronazione di Carlo III. Non crediamo che avrà un influsso particolare sulla sterlina ma è pur sempre un rito che non si vede tutti i giorni. Se comunque avete di melgio da fare non saremo certo noi a trattenervi.
Buon week end!
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