domenica 25 giugno 2023

25-50-50-650 (!)

 25-50-50-650 (!) sono i basis points che la Banca Nazionale Svizzera, quella Inglese, quella Norvegese e per finire quella Turca hanno aggiunto questa settimana ai loro tassi guida, abbastanza da farci capire che la lotta all'inflazione sta continuando senza tentennamenti; purtroppo pare non sia finita qui ed altri ritocchi al rialzo sono da mettere in conto nei mesi a venire. 

Anche in America, malgrado la pausa di riflessione che si sono concessi i governatori della FED, le parole di Powell alla Camera e al Senato non lasciano dubbi e a luglio (26.7) aspettiamoci un altro rialzo dello 0.25% che verrà rimpolpato da una mossa simile anche per il mese di settembre (20.9).  Insomma, chi si aspettava un allentamento della lotta all'inflazione sarà rimasto deluso e probabilmente, numeri alla mano, farà anche fatica a farsene una ragione soprattutto quando gettiamo il nostro sguardo sulle componenti,  tutte al ribasso, che di questo rincaro sono (o sono state) le dirette responsabili.

Siamo andati a verificare:


Sull'Economist ci siamo imbattuti in questo grafico che dimostra come i colli di bottiglia, che tanti problemi hanno causato durante il 2021 e 2022,  sono definitivamente alle nostre spalle...



Il Baltic Dry conferma che anche i noli marittimi sono tornati a valori più decenti... Hanno fatto la stessa fine pure gli oneri per i noleggi dei containers...



I costi energetici continuano a mostrare, per il momento, un rassicurante trend discendente e rimangono con una certa costanza sotto i prezzi antecedenti il conflitto russo-ucraino (punto rosso). Malgrado la domanda di petrolio non cenna a calare - si calcola che nel 2023 raggiungeremo delle punte mai viste di 102/103 milioni di barili al giorno (ma non stiamo facendo di tutto per usarne meno?!?) - le fonti di approvvigionamento extra Opec si stanno organizzando e sono già in grado di soddisfare i bisogni con almeno 2.2 mio di barili quotidiani rendendo sterili i recenti tagli operati dall'Opec alla quale non dispiacerebbe rivedere il prezzo attorno a quota 100$ (siamo a 69). 

Purtroppo non bisogna abbassare la guardia in quanto i futures ci stanno segnalando che, per quanto riguarda i prezzi dell'energia in generale, in prossimità dell'autunno-inverno prossimi  sono previsti aumenti fino al 30% ma, come abbiamo ben imparato durante lo scorso inverno, capire se i rincari anticipati dai derivati saranno effettivi sarà molto più un lavoro da meteorologo che non da economista.



Guardando da vicino i prezzi delle materie prime ci vengono spontanei un paio di osservazioni:

  • Le materie prime sono un buon indicatore anticipatore dello stato di salute di una economia: un'alta domanda ci suggerisce che il sistema produttivo sta girando a pieno regime; al contrario una costante riduzione dei prezzi potrebbe essere un valido indizio che si sta entrando in una fase di rallentamento che spesso è l'anticamera della recessione. Non abbiamo mai nascosto che tra i nostri scenari, quello che comporta un periodo di breve recessione, è senz'altro tra quelli che privilegiamo.
  • Non va comunque trascurato che,  confrontati con un'alta inflazione, molti investitori, oltre che a comprare oro,  hanno cercato di difendere il potere di acquisto del loro denaro investendo in materie prime con risultati più che apprezzabili fino a giugno del 2022. Con l'aumento dei rendimenti a seguito della notevole e repentina attività delle Banche Centrali, l'appeal delle materie prime si è smorzato e la causa del loro deprezzamento non va quindi tutta attribuita al solo rallentamento economico.


Se vi ricordate bene anche le auto d'occasione hanno avuto un ruolo tutt'altro che marginale: non potendo fornire i modelli nuovi che a fatica venivano assemblati, chi aveva urgentemente bisogno di un'auto non poteva far altro che rivolgersi al mercato delle auto usate che nel 2021 e 2022 è letteralmente esploso... oggi, per fortuna, molto meno malgrado i problemi di fornitura sembrano persistere.

Potremmo continuare per parecchio ancora a dimostrare che in effetti molte componenti dell'inflazione,
soprattutto quelle legate all'attività manifatturiera, sono mesi che si stanno sgonfiando. Ma allora cosa rende così appiccicosa questa inflazione? 



La risposta da inizio anno è sempre la stessa: dobbiamo volgere lo sguardo verso i servizi. Sono loro che sono in espansione e, soprattutto quelli legati alla ristorazione ed all'ospitalità,  lo saranno come minimo ancora per tutta l'estate. Provate ad andare in una qualsiasi grande città e vedrete il vostro portafoglio assottigliarsi ad un ritmo a voi sconosciuto. Anche altri servizi stanno subendo aumenti come non si vedevano da decenni... insomma la sensazione è che in questo importantissimo settore economico, un po' tutti gli operatori ne stanno approfittando per rimpolpare le entrate con aumenti dei prezzi non sempre giustificati...

A questo punto possiamo fare tre parziali considerazioni:

  • Scordiamoci tagli ai tassi di interesse almeno fino alla fine di quest'anno e sarebbe già una gran cosa se si potranno fare nei primi mesi del 2024 ma al tal proposito siamo dubbiosi. Powell, travestito da falco,  non perde occasione per avvisarci che il percorso della lotta all'inflazione  "è una lunga strada ancora da percorrere". Ergo, per le obbligazioni il periodo difficile continuerà ed anche i mercati azionari non sono nelle condizioni di poter continuare a crescere senza l'ausilio di un aiuto liquido da parte delle Banche Centrali: siamo tutti consapevoli che certi rally rialzisti possono svilupparsi solo se la moneta è abbondante e a basso costo. Se poi il costo fosse nullo, meglio ancora! 
  • Per ridurre l'inflazione attorno a quel 2% che sognano tutte la Banche Centrali (tranne quella Svizzera che ha un'attività onirica tutta sua...) temiamo che sia necessario,  oltre che ad ulteriori aumenti dei tassi,  anche un periodo di debole crescita economica ed un rilassamento del mercato del lavoro che risulta, almeno negli USA, ancora piuttosto esuberante. In parole povere, abbiamo bisogno di meno crescita e più disoccupati... Non bello ma sembra inevitabile. 
  • Vale forse anche la pena sottolineare, sempre per quanto riguarda quel 2% di inflazione programmata, quanto detto questa settimana da Draghi all'Amundi Forum: "il target d'inflazione al 2% NON va cambiato" in quanto metterebbe a rischio la credibilità delle Banche Centrali. Insomma: "non si può cambiare un obiettivo solo perché non si é capaci di raggiungerlo". Fondamentalmente siamo d'accordo con Draghi, ma siamo anche consapevoli che la cocciutaggine non sempre ci porta all'obiettivo e se quest'ultimo risulta essere effettivamente  irraggiungibile,  qualche modifica al piano di volo prima o poi bisognerà farla. In realtà il target dell'inflazione al 2% non sarebbe così difficile da agguantare: basterebbe spingere con decisione i tassi verso l'altro ma, dirigere così palesemente ed in modo programmato una economia verso una recessione,  sarebbe politicamente parlando inaccettabile.


Per quanto riguarda la debole crescita economica temiamo che non dovremo attendere ancora per molto tempo:


L'America per il momento sembra tenere, ma Cina ed Europa sono già in rallentamento...


... come confermato dai PMI pubblicati venerdì da Francia, Germania ed in generale dall'Eurozona  (i numeri in bianco sono i valori attuale, sulla sinistra quelli attesi e a destra il valore precedente (maggio)): sotto il 50 significa che il settore manifatturiero è mal messo o per lo meno è in fase di decrescita.  Fossimo nella Lagarde prima di insistere sulla leva del rialzo tassi, come sembra essere intenzionata a fare, una sbirciatina a cosa succede nell'economia reale la daremmo... 


Fra un paio di settimane comunque inizia la seconda stagione degli utili aziendali e sarà in quell'occasione che potremo vedere se e quanto gli utili aziendali sono stati intaccati dal rincaro. I segnali che anche negli USA non tutto sta andando a gonfie vele ci sono: ad esempio qualche giorno fa FedEx (società di trasporti) ha comunicato dati non proprio brillanti ma è stato soprattutto l'outlook che non è piaciuto al mercato in quanto la società ha già intravisto l'arrivo di un rallentamento;  il campanello d'allarme purtroppo è suonato.



Anche le borse stanno iniziando a mostrare un po' di stanchezza: la settimana non è stata brillantissima e qualche punto percentuale qua e là è andato perso...  Fra parentesi,  mentre stiamo scrivendo,  la situazione in Russia ha preso una piega non proprio attesa: c'è aria di guera civile o per lo meno di regolamento di conti. La Wagner, ritiratasi dall'Ucraina con 25'000 uomini, è arrivata bellicosa a 200km da Mosca prima di fermarsi. Putin pare non sia più nella capitale... insomma qualche cosa sta succedendo e non abbiamo idea di quale potrebbe essere la reazione dei mercati; gli unici attualmente aperti sono quelli delle crypto ma non ci sembra che giungano segnali particolari.  Vedremo domani...



Lo S&P500 ha perso l'occasione di attaccare quota 4500 ed abbiamo l'impressione che non sarà facile andare oltre...


...non è escluso che stiamo già entrando nella fase laterale ipotizzata dal modello di Ned Davis... 





Come abbiamo già sottolineato, lo S&P 500 è salito grazie alla performance di una manciata di titoli (quelli della AI) e basta un poco di buon senso per capire che non sarà facile evolvere senza l'aiuto di chi è rimasto al palo o quasi. Stiamo parlando di circa 490 società su 500, qualche cosa questo dato vorrà pur dire...



Anche il Nasdaq si è preso una pausa di riflessione ma non abbastanza: rimane sempre nei pressi dell'ipercomprato il che ci deve indurrre alla prudenza.
Passata la sbornia da intelligenza artificiale si sta iniziando a riflettere su quanto costa questo gioiellino della tecnologia: come mette in evidenza un articolo di Wall Street Italia (21.06),  l'intelligenza artificiale generativa non è proprio economica. Si stima che per OpenAi ogni risposta di 30 parole costa un centesimo,  sembra poco ma gli utenti sono in rapida crescita e stiamo parlando di milioni di persone. Inoltre addestrare un modello, anche con un modesto numero di parametri, è un'operazione da centinania di milioni che non tutti possono permettersi salvo i soliti noti che, per rimanere competitivi,  dovranno continuare ad investire pesantemente. Quali saranno le conseguenze per i loro bilanci è la domanda che in molti stanno iniziando a porsi...




In Europa i 4400 punti dello Stoxx50 stanno diventando sempre più difficili da superare: come detto ogni test che il mercato fa in prossimità di questo livello serve a rafforzare la sua valenza. Se si riuscirà a superare questa resistenza sarà un gran bel segnale d'acquisto ma per il momento dobbiamo ancora pazientare...


Una cosa è chiara: il mercato europeo (in nero) sembra essere decisamente molto meno caro di quello americano (in blu). A dire la verità sono anni che noi siamo sempre più a buon mercato rispetto ai mercati americani ma mai lo spread tra i due è stato ampio come oggi. Quindi, se proprio si deve investire in borsa, un'occhiata di riguardo al mercao europeo bisognerebbe darla.





La noiosa borsa Svizzera sta diventando sempre più soporifera: volumi così bassi (freccia viola) non sono facili da osservare ed in effetti non biasimiamo gli investitori che volgono il loro sguardo su mercati un pochino più interessanti. Purtroppo siamo riusciti pure a spingere lo SMI sotto gli 11'250 punti (freccia rossa)  e ci pare si sia infilato in un canaletto discendente che non promette nulla di buono... Magra consolazione, se continua così,  saremo presto in ipervenduto e vedremo se a quel livello il nostro mercato darà segni di vita.



Vedremo domani se la situazione russa avrà qualche  influenza sulla parità euro/dollaro, dollaro che durante la settimana che sta per finire si è legermente rafforzato contro euro ma nulla di veramente trascendentale...


...il dollaro contro chf sta cercando di andare sopra i 0.90 centesimi ma senza troppa convinzione. Per noi è fondamentale che non scenda sotto lo 0.8850...



Di solito, quando ci sono tensioni a livello internazionale, il chf tende a rafforzarsi. Vedremo domani mattina se gli eventi russi saranno così destabilizzanti da indurre uno spostamento importante su franco svizzero. Per il momento lo spostamento laterale è confermato.


Buona domenica!





sabato 17 giugno 2023

Tutto scontato o quasi

Ci risiamo, non possiamo fare a meno di menzionare l'inflazione che è stata, una volta di più, la protagonista incontrastata della settimana. Martedì quella americana ci aveva illuso per qualche istante: dal 4.9% è scesa al 4%; era attesa al 4.1%, non male! Ma subito dopo la core inflation ha rimesso la chiesa al centro del villaggio e con il suo 5.2% (precedente: 5.5%; atteso: 5.2%) ci ha riportato con i piedi per terra e messo sull'attenti che la lotta al rincaro si sta facendo più dura del previsto: servizi e cibo, di allentare la presa,  proprio non se ne parla! Neppure il -1% dei costi energetici è riuscito a migliorare il quadro della situazione che resterà complesso e perfino Powell, a tal proposito, si è premurato, senza troppi giri di parole, di farci sapere che "non si vedono molti progressi:  la core inflation è destinata a rimanere appiccicosa..."

Ciò nonostante la FED il giorno dopo si è concessa una pausa di riflessione ed invece di continuare a premere sui tassi, per questa volta ha passato la mano. Se ne riparlerà senz'altro a luglio dove di certo un altro quarto di punto verrà aggiunto ai dieci rialzi precedenti. 

Che dire? Basta dare un'occhiata ai dot plot della FED per comprendere qual'è lo stato d'animo dei 18 membri del direttivo. Vi ricordiamo che il dot plot è il grafico trimestrale che sintetizza, in forma anonima, le previsioni dei 18 membri della FED a riguardo della traiettoria dei tassi americani per i mesi e gli anni a venire:


Due sono le osservazioni che ci sentiamo di fare:

  • Nessun taglio ai tassi è da mettere in considerazione per quest'anno, anzi: è probabile che i tassi aumenteranno almeno altre due volte e la metà dei membri vede un terminal rate al 5.625% (il trimestre precedente tale tasso era al 5.125%). C'è da sperare di non dover vedere i tassi avvicinarsi al 6% o addirittura superare questa soglia... se la core inflation non scende, questo scenario non è da escludere e allora saranno guai per tutti.
  • E' chiarissimo che i 18 non hanno per nulla le idee in chiaro sul futuro prossimo venturo, tanto meno per il 2024 e a maggior ragione per il 2025: la dispersione delle previsioni è lì a testimoniarlo. Non ci meraviglieremmo più di tanto se ad un certo punto si arriverà ad accettare un'inflazione superiore al 2% essendo l'obiettivo del 2% praticamente irraggiungibile.  

Nel frattempo...


... i rendimenti dei Treasury continuano a salire... Per il momento sembra non disturbare più di tanto ma non siamo certi che i mercati continueranno ad ignorare questi movimenti per molto tempo ancora.



In Europa l'inflazione del mese di maggio si è bloccata al 6.1% e nessuno si faceva illusioni che sarebbe scesa sotto questo livello; anche la core inflation, ferma al 5.3%,  ha subito lo stesso destino e possiamo ringraziare i costi del cibo, dei ristoranti e degli alberghi, che assieme fanno il 50% del rincaro, se continuamo a marciare sul posto. D'altronde basta andare in una qualsiasi grande città europea per rendersi conto di quanto sono aumentati i prezzi,  al punto tale che diversi economisti iniziano a pensare che sia l'avidità che sta alla base di questa inflazione... forse non hanno tutti i torti. Non ci risulta che i salari degli operatori del settore siano saliti in modo così marcato e diffuso da giustificare gli aumenti che abbiamo potuto constatare con i nostri occhi.

Per farla breve, la Lagarde è stata costretta giovedì ad aumentare i tassi dello 0.25%; probabilmente lo farà anche a luglio e siamo certi che sta facendo un pensierino per replicare la mossa anche per il mese di settembre... I mercati, tanto era atteso questo rialzo, hanno considerato la cosa un "no event" ma nel frattempo...


 ...quelli obbligazionari in euro continuano a non gradire la situazione non facilitando la gestione della parte a reddito fisso dei portafogli.

***

Ma che aria tira sui mercati azionari?


...per il momento è sempre calma piatta: il vix venerdì ha addiritutra chiuso a 13.54 e se continua così presto avremo raggiunto il consistente supporto in zona 12 (linea verde). Lo sappiamo che basta un nonnulla per vederlo schizzare di nuovo sopra il 20 o addirittura a 30 ma per il momento non è così. Sarebbe il momento di acqusitare volatilità ma è più facile a dirsi che a farsi e quindi lasciamo perdere. Anche lavorare con gli strutturati non giova più di tanto: meglio aspettare tempi migliori quando il vix sarà più movimentato (e prima o poi lo sarà).



Lo S&P500 (+14.85%) sembra definitivamente, secondo gli analisti tecnici, entrato in un bull market ed in effetti ci sembra di poterlo confermare... anche se i nostri entusiasmi sono frenati da una bella resistenza a 4500 punti e dal massicico ipercomprato (76.3) che inizia a preoccupare...  Molti analisti infatti stanno puntando il dito sulla qualità di questo aumento per il quale dobbiamo ringraziare 5 società: Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet ed Nvidia che senza ombra di dubbio sono quelle che stanno cavalcando con successo l'attuale ondata di (esagerato) ottimismo generata dalle applicazioni dell'intelligenza artificiale.  Senza la loro straordinaria performace, lo S&P500 sarebbe salito da inizio anno di un modesto 3%... pensiamo che non dobbiamo dimenticarcelo: forse questo mercato è più fragile di quel che si possa credere.


... malgrado ciò, non vi nascondiamo che siamo quasi spaventati dall'accuratezza dimostrata dal modello di Ned Davis per il quale non abbiamo più parole per esprimere il nostro apprezzamento... dobbiamo però constatre che ci stiamo avvicinando, addirittura con qualche settimana di anticipo, al culmine della sua previsione... dopodiché ci sarà un lungo periodo di spostamento laterale... se così fosse sarebbe già una gran cosa.  

Ma cosa potrebbe rovinare la festa? Scampato il pericolo del tetto all'indebitamento americano ed il possibile credit crunch a seguito delle difficoltà del settore bancario (grazie FED!),  non possiamo ingnorare i sintomi che stanno arrivando dall'economia reale e che non escludono una debole entrata in recessione...



...uno di questi, malgrado i tagli alla produzione, è il continuo degradarsi del prezzo del petrolio: la Cina ne usa meno e la debole produttività industriale americana contribuisce al perseverare di questo trend. Escludiamo per il momento che questi paesi siano diventati entrambi accaniti eco-friedly e ne deduciamo che qualche problema lo devono avere... 

Come abbiamo visto non possiamo completamente escludere che la FED non sia costretta ad aumentare i tassi oltre il 6% e se il mercato dovesse maturare questa convinzione passeremmo sicuramente qualche brutto quarto d'ora. Fra meno di un mese inizia la stagione degli utili del secondo trimestre e vedremo se il continuo aumento delle rese,  che si traduce anche in maggiori oneri per le società particolamente indebitate,  inizierà a farsi sentire... come sempre prudenza e se vi vien voglia di alleggerire il portafoglio azionario è più che comprensibile...



 Ovviamente il Nasdaq (+30.79% ytd)  è il nostro sorvegliato speciale: giusto far correre gli utili ma attenzione all'ipercomprato e alla resisteza a 14'200 punti...



Già che abbiamo menzionato la Cina, è giusto dare un'occhiata alla sua borsa che in effetti conferma il momento di difficoltà: la banca nazionale cinese sta operando una serie di tagli al costo del denaro che forse sta iniziando a farsi sentire positivamente, soprattutto durante la settimana che sta per finire. La stiamo guardando con la coda dell'occhio ma se riesce a superare le medie mobili e soprattuto ad uscire dal canale discendente (in rosso) potrebbe essere una opportunità per coloro che non sono insensibili ai mercati asiatici.


In Europa lo Stoxx50 (+15.52% ytd) continua a pestare la testa sulla resistenza dei 4'400 punti senza riuscire a superarla...se dovesse farcela sarebbe un ottimo segnale ma per il momento stiamo a guardare.


  Non vi nascondiamo che lo SMI (+6.12% ytd) è la nostra quotidiana disperazione: fino a quando Roche (colpita da malocchio...) , Novartis e Nestlé non si danno una mossa possiamo solo sprofondare in una mare di noia. La nostra speranza è che, passata la sbornia da intelligenza artificiale, si possa assistere ad una rotazione che riporti in vita il mondo value... fino ad allora ci dovremo accontentare di uno spostamento laterale che,  per quanto ci riguarda,  è pure un invito ad alleggerire i portafogli in vista dell'estate...vedremo.

***



Se per i mercati azionari FED e BCE sono stati un "no event",  un po' diversa è stata la reazione del dollaro che pare poco convinto che la FED possa continuare ad aumentare i tassi come il dot plot ci ha suggerito. L'aumento di giovedì e gli altri aumenti previsti  (praticamente certi) da parte della BCE hanno come conseguenza un assottigliamento dello spread tra le due valute che a breve favorisce l'euro.

Se ci pensiamo bene è comunque da parecchio tempo che il mercato ignora il buon vecchio adagio "don't fight the FED"  e dare addosso alle banche centrali pare sia diventato uno sport praticato tanto al di qua che al di là dell'Atlantico. Lasciamo perdere che gli istituti centrali hanno visto in ritardo e sottovalutato la portata dell'inflazione (forse dopo 40 anni di assenza è un errore anche perdonabile) ma poi ci risulta che quanto hanno detto è stato fatto, ergo: allo stato attuale "fight the FED" potrebbe essere pericoloso. Ciò significa che il movimento fatto dall'euro, che giustamente si è rafforzato contro dollaro, è dovuto al momentaneo restringimento dello spread con il dollaro. Ricordiamoci che a luglio la FED rialzerà i tassi, lo farà anche la BCE, ma il rendimento tra le due monete rimarrà sempre a favore della valuta americana...

Per il momento la resistenza rimane a 1.11 ma non sarà facile arrivarci... propendiamo per uno spostamento laterale.



Anche contro chf il discorso è simile: Jordan ha chiaramente fatto intendere che una inflazione sopra il 2% non gli interessa ed è deciso a portarla in un range tra lo 0% e il 2%... un risultato simile lo si può raggiungere solo rafforzando il chf attraverso almeno un paio di ulteriori aumenti dei tassi... insomma: "don't fight the BNS"e vedremo il 22 giugno cosa farà la nostra banca nazionale (+0.25% quasi certo).

Buon week end!







sabato 10 giugno 2023

Rallentamenti in vista…

 Forse ci siamo. Gli aumenti corposi e reiterati dei tassi di interesse operati dalle banche centrali al di qua e al di là dell‘Atlantico iniziano a fare il loro effetto, esattamente dopo 12 mesi dall‘inversione dei rendimenti (il corto termine che rende più del lungo termine), e registriamo, dopo la Germania, una entrata in recessione tecnica (due trimestri di crescita negativa) dell‘intera Eurozona mentre negli USA le nuove richieste di disoccupazione (vedi immagine d’apertura) hanno superato le 260k unità come non succedeva da un paio di anni. Intendiamoci: non siamo affatto contenti di come si stanno mettendo le cose da un punto di vista macro-economico in occidente e se aggiungiamo una preoccupante debolezza della crescita cinese , il quadro potrebbe diventare per i prossimi trimestri a tinte fosche. Comunque, pensando alla lotta all‘inflazione,  questi sono segnali che lasciano ben sperare e forse siamo autorizzati a credere di non essere troppo lontani dagli ultimi aumenti del costo del denaro.

Per saperlo dovremo attendere fino a martedì 13.6 quando in America verrà pubblicata l‘inflazione per il mese di maggio:

  • CPI YoY atteso.        : 4.0% (precedente: 4.9%)
  • Core CPI YoY atteso: 5.3% (precedente: 5.5%). Quello core è il dato che più interessa la FED e si sta dimostrando parecchio appiccicoso: comunque sembra andare nella giusta direzione…
Il giorno dopo14.6, ci sarà l‘attesissima riunione della FED che con ogni probabilità si concederà, dopo una decina di rialzi consecutivi, una pausa di riflessione tanto per vedere cosa succede all‘inflazione, inflazione che potrebbe scendere anche per conto suo trainata da una economia in perdita di velocità. In effetti l‘idea di mandare in recessione il proprio tessuto economico perché si è esagerato con il rialzo dei tassi non piace a nessuno. Non vedere un‘inflazione che arriva dopo quasi quarant‘anni di assenza è quasi perdonabile; non accorgersi di mandare con le proprie mani l‘economia in recessione sfiora il diabolico…

Il 15.6 sarà poi il turno della Lagarde e siamo veramente curiosi, con l‘eurozona in recessione tecnica, di vedere se avrà il coraggio di saltare un turno. Forse non sarà così temeraria e un aumento dello 0.25% possiamo aspettarcelo. Potrebbe saltare quello di luglio (27.7) per poi concedersi una vacanza fino al 14.9 dove farà il punto della situazione. 

Chi invece , a quanto pare,  il 22.6  tirerà dritto per la sua strada è il presidente della nostra banca nazionale che lunedì scorso ha pubblicato lo stato dell‘inflazione svizzera: 2.2% (attesa: 2.2%; precedente: 2.6%) un dato che farà sicuramente invidia ai suoi colleghi che si stanno dannando l‘anima per rispedire l’inflazione attorno a quel 2%  che noi abbiamo praticamente raggiunto. Ci sarebbe abbastanza per organizzare una piccola festicciola  ma da una intervista pubblicata dal Corriere del Ticino veniamo a sapere che Jordan ha un altro obiettivo per noi svizzeri: sarà contento solo quando vedrà la nostra inflazione all‘interno di un range che va dallo 0% al 2%. Ergo: un quarto di punto di rialzo il 22 non ce lo toglierà nessuno…

Reazione dei mercati (i grafici riportano la situazione all‘apertura di venerdi):


Lo S&P500 (+11.96 ytd), dopo il superamento di slancio della resistenza dei 4200 punti si sta consolidando attorno ai 4300 e sembra aver già voglia di andare in vacanza. Probabilmente prima di farlo in modo definitivo vorrà vedere cosa deciderà di fare Powell ma la sensazione è che, salvo sorprese, sta perdendo velocità. E‘ vero che Ned Davis (oggi non abbiamo il grafico putroppo…) prevede un giugno  ancora brillante ma dobbiamo annotare che 6 degli 11 settori che compongono l‘indice hanno toccato i minimi relativi delle ultime 52 settimane… insomma, a tirare sembra essere solo una parte del mercato (con l‘intelligenza artificiale che sta ancora facendo bene) ma per rivedere i massimi di dicembre 2021 ci vorrà il supporto di tutti i comparti…


Anche il Nasdaq (+26.68% ytd) sembra volersi rilassare un attimo e gli aumenti dei rendimenti in attesa della riunione della FED non ha giovato a questo indice. Siamo sempre in ipercomprato e a tirare il carro è la solita intelligenza artificiale, fino a quando non si sa…


L‘Europa inizia ad avere il fiato corto. Lo Stoxx50 (+12.57% ytd) di andare sopra i 4400 punti proprio non se ne parla. La recessione tecnica dell‘eurozona in effetti potrebbe aver convinto molti investitori, preoccupati per gli utili futuri, a portare a casa un po‘ di guadagni… probabilmente una buona idea…


Lo SMI (+4.89% ytd) non è da meno ed ha chiuso la settimana a 11254 punti. La solita Roche che fa i capricci (perché non è dato sapere…) non aiuta ed ora ci ritroviamo a ridosso del supporto (linea gialla) e la cosa proprio non ci piace… azzerare gli utili da inizio anno è un attimo… Sul supporto di solito si rimbalza, se fosse il caso un piccolo alleggerimento non guasta…

Per oggi basta così, ma promettiamo maggiori approfondimenti la prossima settimana quando sapremo cosa avranno deciso le banche nazionali. Buon week end!




domenica 4 giugno 2023

Borse spinte dall'AI e dai dati USA



                                           Immagine: WikiCommons

"Questo testo non è stato generato da uno strumento d'intelligenza artificiale", si apriva con questa avvertenza, molto tra il serio e (poco) il faceto,  il quotidiano report redattto dagli amici del desk azionario del Credito Svizzero di venerdì. Purtroppo non passerà molto tempo prima che sarà normale far precedere un qualsiasi commento da un simile disclaimer... Il problema è complesso ed è consigliabile avviare in modo celere una seria riflessione chiedendoci fino a quando l'apporto allo sviluppo della nostra civiltà, da parte di noi normodotati, sarà ancora richiesto. Per non parlare di cosa faranno le nuove generazioni partendo dal dubbio, che è quasi una certezza, che non tutti potranno fare i creativi o saranno dotati di un'apprezzata inventiva in modo tale da poter competere alla pari in un  mondo che potrebbe essere sempre più  dominato degli algoritmi. Pensiamoci! Comunque vi faremo sapere quando anche noi di Appunti Finanziari passermo in modalità ChagGPT... :-)

Ma veniamo a noi: il tema clou della settimana è indubbiamente stata la votazione di mercoledì al Congresso americano riguardante l'accettazione del compromesso che Biden ed i Repubblicani hanno elaborato per superare lo scoglio del tetto all'indebitamento statale, compromesso che ovviamente è stato approvato senza esitazioni. Il giorno dopo si è replicato al Senato con il medesimo risultato. Legge approvata quindi e fin qui siamo tutti contenti,  compresi i mercati azionari che hanno festeggiato, come vedremo dopo,  con dei volumi eccezionali segno questo che in molti, nei giorni precedenti la votazione,  sono comunque rimasti alla finestra a vedere come sarebbe andata a finire. Siamo ora curiosi di capire come e con quali conseguenze si intenderà finanziare il nuovo debito. Una cosa è certa: sarà parecchio costoso.



Piuttosto  potrebbe diventare un serio problema,  in ottica rielezione, le numerose cadute e gli inciampi che assillano Biden con una certa frequenza. Sembrano quisquilie,  ma in molti si stanno chiedendo se effettivamente c'è qualche cosa che non va. Da qui a dire che non è più la persona adatta a condurre il paese più importante al mondo il passo è breve,  come è brevissimo il lasso di tempo che ci separa dalla prossima elezione. Non è un problema di poco conto...

***

In Europa sono stati pubblicati una serie di dati che confermano, per il mese di maggio, la riduzione della pressione inflazionistica:

  • Inflazione Francia    : 5.1% (atteso: 5.5%; precedente: 5.9%)
  • Inflazione Germania: 6.1% (atteso: 6.5%; precedente: 7.2%)
  • Inflazione  Europea  : 6.1% (atteso: 6.3%; precedente: 7.0%)
La direzione è quella giusta ma ciò non toglie che i membri delle diverse banche centrali  non perdono occasione per ricordarci che i livelli del rincaro sono ancora troppo elevati e quindi bisognerà mantenere alta la pressione sui tassi che dovranno ancora salire (BCE: atteso un quarto di punto per il 15.6) . Questo vale anche per la Svizzera che farà la stessa cosa il 22.6 con buona pace per i tassi ipotecari che saliranno ancora. Per quanto il tutto sia già scontato, riteniamo che non vi sia ancora una gran fretta per comprare obbligazioni in euro. 

Tra giovedì e venerdì in America sono usciti una serie di dati che non renderanno facile la vita ai funzionari della FED che si esprimerà in merito alla sua politica monetaria il 14.6 che metterà fine al tiramolla sul si o no all'aumento dei tassi di un quarto di punto. Quelli di venerdì sono stati particolarmente significativi:


Fanno impressione quei 339k nuovi impieghi creati al di fuori del settore agricolo: se ne aspettavano 195k... Fanno da contraltare un tasso di disoccupazione al 3.7% (atteso: 3.5%; precedente: 3.4%) e le paghe medie orarie al 4.3% (atteso: 4.4%; precedente: 3.4%) che sono oramai dal primo trimestre del 2022 in costante calo e contribuiranno di certo a calmierare un poco l'inflazione.


 339'000 nuovi impieghi non sono pochi ed avranno di certo disturbato il sonno di Jerom Powell ma allo stesso tempo dimostrano che l'economia americana per il momento è in uno stato di forma apprezzabile. Sono in molti che iniziano a credere che l'attesa recessione si possa anche trasformare in un soft lending. Noi ovviamente lo speriamo anche se non abbiamo ancora rinuniciato all'idea che a fronte di una inversione dei tassi americani (il corto che rende più del lungo) avvenuta a giugno del 2022 una recessione potrebbe seguire 12/18 mesi dopo...


***



Sapere che l'economia è ancora in un apprezzabile stato di salute, fa bene ai mercati e la reazione dello S&P500 di venerdì è lì a dimostrarcelo: finalmente i 4200 punti sono stati superati e con una chiusura a 4282 ci sono parecchi analisti tecnici che si sono premurati di farci sapere che il mercato orso (quello ribassista) sta per essere sostituito da quello toro (rialzista). Infatti quando un mercato riesce ad issarsi oltre il 20%  rispetto all'ultimo minimo conseguito (nel caso dello S&P500 stiamo parlando di settembre 2022 vedi linee verdi) possiamo definitivamente considerare chiusa la fase ribassista. La teoria di solito regge: vedremo la prossima settiamana se questo slancio continuerà;  potremmo anche assistere ad un pull back che va a testare nuovamente i 4200 punti (che ora dovrebbero essere non più una resistenza ma faranno da supporto) per poi ripartire al rialzo. 
Se guardate i volumi, la linea verde di tre giorni fa, è l'effetto votazioni del quale abbiamo parlato... anche le altre borse hanno reagito alla medesima maniera.


Oltre all'analisi tecnica siamo confortati pure dall'amico Ned Davis che continua ad aver ragione... Il mercato toro che si è palesato venerdì dovrebbe continuare per tutto il mese di giugno... poi a metà luglio faremo i conti con gli utili aziendali che potrebbero nuovamente sorprenderci...



Il Nasdaq continua a bearsi del suo momento di gloria spinto dall'Intelligenza Artificiale. Bello ma dobbiamo anche prestare un po' di attenzione al fatto ( e questo vale anche per lo S&P500) che, tranne venerdì,  non sono proprio tutti i settori a salire... anzi, ve ne sono parecchi che son rimasti al palo. Ciò significa che potrebbero essercene alcuni che stanno entrando non solo in una situazione da ipercomprato ma addirittura potremmo iniziare a parlare di bolla speculativa... Godiamoci il momento ma non facciamoci prendere da eccessivi entusiasmi... qualche piccola presa di profitto ogni tanto facciamola. Next stop per il Nasdaq: 13'500 punti.



Un pochino meno brillante è stata la settimana dell'EuroStoxx50 a dimostrazione del fatto che se non hai molte società del settore tecnologico un po' di fatica supplementare a performare decentemente la devi fare. Infatti la situazione prima di venerdì non si stava mettendo benissimo: avevamo già forato al ribasso anche la media mobile dei 100 giorni (linea verde) ma per fortuna c'erano i 4200 punti a fare da supporto. Vediamo cosa succederà la prossima settimana ma temiamo che superare quota 4'400 sarà una bella sfida: se la si vince potrebbero comunque aprirsi scenari molto interessanti...



Lo stesso discorso è valido per il nostro SMI che ad inizio settimana ha sofferto a causa di una Nestlé che ha annunciato al separazione dal suo attuale CFO ed ha accusato perdite fino ad un 4%... non poco se pensate a qual'è il suo peso all'interno dell'indice. Anche Novartis non ha brillato mentre continua piano piano ma inesorabile il rialzo di Roche che venerdì ha raggiunto i 292 chf. Comunque saremo contenti solo dopo esser riusciti ad issarci sopra gli 11'600 punti; al di sotto di questo livello potremmo solo accontentarci di uno spostamento laterale (se va bene...). 


Già che ci siamo diamo un'occhiatina alle valute:



1.07 sembra per euro/dollaro un livello che potremmo vedere anche la prossima settimana. Un ulteriore rafforzamento del dollaro l'avremo solo se i rendimenti sulla valuta americana continueranno a spostarsi nel breve verso il 5%; a quanto pare questo movimento si è momentaneamente fermato e,  una volta digeriti i dati macroeconomici di venerdì,  vedremo se il movimento continua. 



Ovviamente il dollaro ci piaceva di più quando l'abbiamo visto fluttuare sopra lo 0.91 contro chf ed in settimana lo abbiamo osservato anche più alto... per il momento i trend rialzista di breve termine sembra non essere compromesso... se poi ci farà il piacere di forare verso l'alto la media mobile dei 100 giorni (linea verde)  siamo tutti più contenti...



Se vi ricordate bene la scorsa settimana non eravamo tranquillissimi  a riguardo della parità euro/chf: si temeva, come poi è stato, una visita in zona 0.9683... per fortuna si tratta di un buon supporto sul quale l'euro ha rimbalzato. Per il momento siamo ancora in spostamento laterale...


Buona domenica!

PS: A proposito di ChatGPT,  ieri siamo incappati in una trasmissione radiofonica dedicata all'Intelligenza Artificiale e siamo rimasti molto ben impressionati quando all'algoritmo (che fra parentesi non è neppure un'applicazione definitiva ma solo una versione "demo" per mostrarne il potenziale...) è stato chiesto di redarre qualche testo nello stile di Hemingway o dell'astruso Samuel Beckett. Il  risultato è stato sorprendente ma in fondo l'algoritmo è stato istruito ad hoc, ha imparato in fretta, ma alla fine NON ha CREATO nulla di veramente nuovo. 

Più impressionante, in quanto dimostrazione che ci stiamo avvicinando straordinariamente alla comprensione dei più fini meccanismi che regolano la vita quotidiana di tutti noi, è stata la risposta fornita a quel ricercatore che ha chiesto all'algoritmo cosa può fare dal momento che sua moglie, alla domanda di quanto fa 2+2,  si ostina a rispondere 5. Reazione di ChatGPT: Assecondala: dalle ragione! Sembra una barzelletta ma potrebbe anche non essere... Tutt'al più diventerà una della tante leggende metropolitane che nasceranno nel Meta Verso.