sabato 10 giugno 2023

Rallentamenti in vista…

 Forse ci siamo. Gli aumenti corposi e reiterati dei tassi di interesse operati dalle banche centrali al di qua e al di là dell‘Atlantico iniziano a fare il loro effetto, esattamente dopo 12 mesi dall‘inversione dei rendimenti (il corto termine che rende più del lungo termine), e registriamo, dopo la Germania, una entrata in recessione tecnica (due trimestri di crescita negativa) dell‘intera Eurozona mentre negli USA le nuove richieste di disoccupazione (vedi immagine d’apertura) hanno superato le 260k unità come non succedeva da un paio di anni. Intendiamoci: non siamo affatto contenti di come si stanno mettendo le cose da un punto di vista macro-economico in occidente e se aggiungiamo una preoccupante debolezza della crescita cinese , il quadro potrebbe diventare per i prossimi trimestri a tinte fosche. Comunque, pensando alla lotta all‘inflazione,  questi sono segnali che lasciano ben sperare e forse siamo autorizzati a credere di non essere troppo lontani dagli ultimi aumenti del costo del denaro.

Per saperlo dovremo attendere fino a martedì 13.6 quando in America verrà pubblicata l‘inflazione per il mese di maggio:

  • CPI YoY atteso.        : 4.0% (precedente: 4.9%)
  • Core CPI YoY atteso: 5.3% (precedente: 5.5%). Quello core è il dato che più interessa la FED e si sta dimostrando parecchio appiccicoso: comunque sembra andare nella giusta direzione…
Il giorno dopo14.6, ci sarà l‘attesissima riunione della FED che con ogni probabilità si concederà, dopo una decina di rialzi consecutivi, una pausa di riflessione tanto per vedere cosa succede all‘inflazione, inflazione che potrebbe scendere anche per conto suo trainata da una economia in perdita di velocità. In effetti l‘idea di mandare in recessione il proprio tessuto economico perché si è esagerato con il rialzo dei tassi non piace a nessuno. Non vedere un‘inflazione che arriva dopo quasi quarant‘anni di assenza è quasi perdonabile; non accorgersi di mandare con le proprie mani l‘economia in recessione sfiora il diabolico…

Il 15.6 sarà poi il turno della Lagarde e siamo veramente curiosi, con l‘eurozona in recessione tecnica, di vedere se avrà il coraggio di saltare un turno. Forse non sarà così temeraria e un aumento dello 0.25% possiamo aspettarcelo. Potrebbe saltare quello di luglio (27.7) per poi concedersi una vacanza fino al 14.9 dove farà il punto della situazione. 

Chi invece , a quanto pare,  il 22.6  tirerà dritto per la sua strada è il presidente della nostra banca nazionale che lunedì scorso ha pubblicato lo stato dell‘inflazione svizzera: 2.2% (attesa: 2.2%; precedente: 2.6%) un dato che farà sicuramente invidia ai suoi colleghi che si stanno dannando l‘anima per rispedire l’inflazione attorno a quel 2%  che noi abbiamo praticamente raggiunto. Ci sarebbe abbastanza per organizzare una piccola festicciola  ma da una intervista pubblicata dal Corriere del Ticino veniamo a sapere che Jordan ha un altro obiettivo per noi svizzeri: sarà contento solo quando vedrà la nostra inflazione all‘interno di un range che va dallo 0% al 2%. Ergo: un quarto di punto di rialzo il 22 non ce lo toglierà nessuno…

Reazione dei mercati (i grafici riportano la situazione all‘apertura di venerdi):


Lo S&P500 (+11.96 ytd), dopo il superamento di slancio della resistenza dei 4200 punti si sta consolidando attorno ai 4300 e sembra aver già voglia di andare in vacanza. Probabilmente prima di farlo in modo definitivo vorrà vedere cosa deciderà di fare Powell ma la sensazione è che, salvo sorprese, sta perdendo velocità. E‘ vero che Ned Davis (oggi non abbiamo il grafico putroppo…) prevede un giugno  ancora brillante ma dobbiamo annotare che 6 degli 11 settori che compongono l‘indice hanno toccato i minimi relativi delle ultime 52 settimane… insomma, a tirare sembra essere solo una parte del mercato (con l‘intelligenza artificiale che sta ancora facendo bene) ma per rivedere i massimi di dicembre 2021 ci vorrà il supporto di tutti i comparti…


Anche il Nasdaq (+26.68% ytd) sembra volersi rilassare un attimo e gli aumenti dei rendimenti in attesa della riunione della FED non ha giovato a questo indice. Siamo sempre in ipercomprato e a tirare il carro è la solita intelligenza artificiale, fino a quando non si sa…


L‘Europa inizia ad avere il fiato corto. Lo Stoxx50 (+12.57% ytd) di andare sopra i 4400 punti proprio non se ne parla. La recessione tecnica dell‘eurozona in effetti potrebbe aver convinto molti investitori, preoccupati per gli utili futuri, a portare a casa un po‘ di guadagni… probabilmente una buona idea…


Lo SMI (+4.89% ytd) non è da meno ed ha chiuso la settimana a 11254 punti. La solita Roche che fa i capricci (perché non è dato sapere…) non aiuta ed ora ci ritroviamo a ridosso del supporto (linea gialla) e la cosa proprio non ci piace… azzerare gli utili da inizio anno è un attimo… Sul supporto di solito si rimbalza, se fosse il caso un piccolo alleggerimento non guasta…

Per oggi basta così, ma promettiamo maggiori approfondimenti la prossima settimana quando sapremo cosa avranno deciso le banche nazionali. Buon week end!




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