domenica 25 giugno 2023

25-50-50-650 (!)

 25-50-50-650 (!) sono i basis points che la Banca Nazionale Svizzera, quella Inglese, quella Norvegese e per finire quella Turca hanno aggiunto questa settimana ai loro tassi guida, abbastanza da farci capire che la lotta all'inflazione sta continuando senza tentennamenti; purtroppo pare non sia finita qui ed altri ritocchi al rialzo sono da mettere in conto nei mesi a venire. 

Anche in America, malgrado la pausa di riflessione che si sono concessi i governatori della FED, le parole di Powell alla Camera e al Senato non lasciano dubbi e a luglio (26.7) aspettiamoci un altro rialzo dello 0.25% che verrà rimpolpato da una mossa simile anche per il mese di settembre (20.9).  Insomma, chi si aspettava un allentamento della lotta all'inflazione sarà rimasto deluso e probabilmente, numeri alla mano, farà anche fatica a farsene una ragione soprattutto quando gettiamo il nostro sguardo sulle componenti,  tutte al ribasso, che di questo rincaro sono (o sono state) le dirette responsabili.

Siamo andati a verificare:


Sull'Economist ci siamo imbattuti in questo grafico che dimostra come i colli di bottiglia, che tanti problemi hanno causato durante il 2021 e 2022,  sono definitivamente alle nostre spalle...



Il Baltic Dry conferma che anche i noli marittimi sono tornati a valori più decenti... Hanno fatto la stessa fine pure gli oneri per i noleggi dei containers...



I costi energetici continuano a mostrare, per il momento, un rassicurante trend discendente e rimangono con una certa costanza sotto i prezzi antecedenti il conflitto russo-ucraino (punto rosso). Malgrado la domanda di petrolio non cenna a calare - si calcola che nel 2023 raggiungeremo delle punte mai viste di 102/103 milioni di barili al giorno (ma non stiamo facendo di tutto per usarne meno?!?) - le fonti di approvvigionamento extra Opec si stanno organizzando e sono già in grado di soddisfare i bisogni con almeno 2.2 mio di barili quotidiani rendendo sterili i recenti tagli operati dall'Opec alla quale non dispiacerebbe rivedere il prezzo attorno a quota 100$ (siamo a 69). 

Purtroppo non bisogna abbassare la guardia in quanto i futures ci stanno segnalando che, per quanto riguarda i prezzi dell'energia in generale, in prossimità dell'autunno-inverno prossimi  sono previsti aumenti fino al 30% ma, come abbiamo ben imparato durante lo scorso inverno, capire se i rincari anticipati dai derivati saranno effettivi sarà molto più un lavoro da meteorologo che non da economista.



Guardando da vicino i prezzi delle materie prime ci vengono spontanei un paio di osservazioni:

  • Le materie prime sono un buon indicatore anticipatore dello stato di salute di una economia: un'alta domanda ci suggerisce che il sistema produttivo sta girando a pieno regime; al contrario una costante riduzione dei prezzi potrebbe essere un valido indizio che si sta entrando in una fase di rallentamento che spesso è l'anticamera della recessione. Non abbiamo mai nascosto che tra i nostri scenari, quello che comporta un periodo di breve recessione, è senz'altro tra quelli che privilegiamo.
  • Non va comunque trascurato che,  confrontati con un'alta inflazione, molti investitori, oltre che a comprare oro,  hanno cercato di difendere il potere di acquisto del loro denaro investendo in materie prime con risultati più che apprezzabili fino a giugno del 2022. Con l'aumento dei rendimenti a seguito della notevole e repentina attività delle Banche Centrali, l'appeal delle materie prime si è smorzato e la causa del loro deprezzamento non va quindi tutta attribuita al solo rallentamento economico.


Se vi ricordate bene anche le auto d'occasione hanno avuto un ruolo tutt'altro che marginale: non potendo fornire i modelli nuovi che a fatica venivano assemblati, chi aveva urgentemente bisogno di un'auto non poteva far altro che rivolgersi al mercato delle auto usate che nel 2021 e 2022 è letteralmente esploso... oggi, per fortuna, molto meno malgrado i problemi di fornitura sembrano persistere.

Potremmo continuare per parecchio ancora a dimostrare che in effetti molte componenti dell'inflazione,
soprattutto quelle legate all'attività manifatturiera, sono mesi che si stanno sgonfiando. Ma allora cosa rende così appiccicosa questa inflazione? 



La risposta da inizio anno è sempre la stessa: dobbiamo volgere lo sguardo verso i servizi. Sono loro che sono in espansione e, soprattutto quelli legati alla ristorazione ed all'ospitalità,  lo saranno come minimo ancora per tutta l'estate. Provate ad andare in una qualsiasi grande città e vedrete il vostro portafoglio assottigliarsi ad un ritmo a voi sconosciuto. Anche altri servizi stanno subendo aumenti come non si vedevano da decenni... insomma la sensazione è che in questo importantissimo settore economico, un po' tutti gli operatori ne stanno approfittando per rimpolpare le entrate con aumenti dei prezzi non sempre giustificati...

A questo punto possiamo fare tre parziali considerazioni:

  • Scordiamoci tagli ai tassi di interesse almeno fino alla fine di quest'anno e sarebbe già una gran cosa se si potranno fare nei primi mesi del 2024 ma al tal proposito siamo dubbiosi. Powell, travestito da falco,  non perde occasione per avvisarci che il percorso della lotta all'inflazione  "è una lunga strada ancora da percorrere". Ergo, per le obbligazioni il periodo difficile continuerà ed anche i mercati azionari non sono nelle condizioni di poter continuare a crescere senza l'ausilio di un aiuto liquido da parte delle Banche Centrali: siamo tutti consapevoli che certi rally rialzisti possono svilupparsi solo se la moneta è abbondante e a basso costo. Se poi il costo fosse nullo, meglio ancora! 
  • Per ridurre l'inflazione attorno a quel 2% che sognano tutte la Banche Centrali (tranne quella Svizzera che ha un'attività onirica tutta sua...) temiamo che sia necessario,  oltre che ad ulteriori aumenti dei tassi,  anche un periodo di debole crescita economica ed un rilassamento del mercato del lavoro che risulta, almeno negli USA, ancora piuttosto esuberante. In parole povere, abbiamo bisogno di meno crescita e più disoccupati... Non bello ma sembra inevitabile. 
  • Vale forse anche la pena sottolineare, sempre per quanto riguarda quel 2% di inflazione programmata, quanto detto questa settimana da Draghi all'Amundi Forum: "il target d'inflazione al 2% NON va cambiato" in quanto metterebbe a rischio la credibilità delle Banche Centrali. Insomma: "non si può cambiare un obiettivo solo perché non si é capaci di raggiungerlo". Fondamentalmente siamo d'accordo con Draghi, ma siamo anche consapevoli che la cocciutaggine non sempre ci porta all'obiettivo e se quest'ultimo risulta essere effettivamente  irraggiungibile,  qualche modifica al piano di volo prima o poi bisognerà farla. In realtà il target dell'inflazione al 2% non sarebbe così difficile da agguantare: basterebbe spingere con decisione i tassi verso l'altro ma, dirigere così palesemente ed in modo programmato una economia verso una recessione,  sarebbe politicamente parlando inaccettabile.


Per quanto riguarda la debole crescita economica temiamo che non dovremo attendere ancora per molto tempo:


L'America per il momento sembra tenere, ma Cina ed Europa sono già in rallentamento...


... come confermato dai PMI pubblicati venerdì da Francia, Germania ed in generale dall'Eurozona  (i numeri in bianco sono i valori attuale, sulla sinistra quelli attesi e a destra il valore precedente (maggio)): sotto il 50 significa che il settore manifatturiero è mal messo o per lo meno è in fase di decrescita.  Fossimo nella Lagarde prima di insistere sulla leva del rialzo tassi, come sembra essere intenzionata a fare, una sbirciatina a cosa succede nell'economia reale la daremmo... 


Fra un paio di settimane comunque inizia la seconda stagione degli utili aziendali e sarà in quell'occasione che potremo vedere se e quanto gli utili aziendali sono stati intaccati dal rincaro. I segnali che anche negli USA non tutto sta andando a gonfie vele ci sono: ad esempio qualche giorno fa FedEx (società di trasporti) ha comunicato dati non proprio brillanti ma è stato soprattutto l'outlook che non è piaciuto al mercato in quanto la società ha già intravisto l'arrivo di un rallentamento;  il campanello d'allarme purtroppo è suonato.



Anche le borse stanno iniziando a mostrare un po' di stanchezza: la settimana non è stata brillantissima e qualche punto percentuale qua e là è andato perso...  Fra parentesi,  mentre stiamo scrivendo,  la situazione in Russia ha preso una piega non proprio attesa: c'è aria di guera civile o per lo meno di regolamento di conti. La Wagner, ritiratasi dall'Ucraina con 25'000 uomini, è arrivata bellicosa a 200km da Mosca prima di fermarsi. Putin pare non sia più nella capitale... insomma qualche cosa sta succedendo e non abbiamo idea di quale potrebbe essere la reazione dei mercati; gli unici attualmente aperti sono quelli delle crypto ma non ci sembra che giungano segnali particolari.  Vedremo domani...



Lo S&P500 ha perso l'occasione di attaccare quota 4500 ed abbiamo l'impressione che non sarà facile andare oltre...


...non è escluso che stiamo già entrando nella fase laterale ipotizzata dal modello di Ned Davis... 





Come abbiamo già sottolineato, lo S&P 500 è salito grazie alla performance di una manciata di titoli (quelli della AI) e basta un poco di buon senso per capire che non sarà facile evolvere senza l'aiuto di chi è rimasto al palo o quasi. Stiamo parlando di circa 490 società su 500, qualche cosa questo dato vorrà pur dire...



Anche il Nasdaq si è preso una pausa di riflessione ma non abbastanza: rimane sempre nei pressi dell'ipercomprato il che ci deve indurrre alla prudenza.
Passata la sbornia da intelligenza artificiale si sta iniziando a riflettere su quanto costa questo gioiellino della tecnologia: come mette in evidenza un articolo di Wall Street Italia (21.06),  l'intelligenza artificiale generativa non è proprio economica. Si stima che per OpenAi ogni risposta di 30 parole costa un centesimo,  sembra poco ma gli utenti sono in rapida crescita e stiamo parlando di milioni di persone. Inoltre addestrare un modello, anche con un modesto numero di parametri, è un'operazione da centinania di milioni che non tutti possono permettersi salvo i soliti noti che, per rimanere competitivi,  dovranno continuare ad investire pesantemente. Quali saranno le conseguenze per i loro bilanci è la domanda che in molti stanno iniziando a porsi...




In Europa i 4400 punti dello Stoxx50 stanno diventando sempre più difficili da superare: come detto ogni test che il mercato fa in prossimità di questo livello serve a rafforzare la sua valenza. Se si riuscirà a superare questa resistenza sarà un gran bel segnale d'acquisto ma per il momento dobbiamo ancora pazientare...


Una cosa è chiara: il mercato europeo (in nero) sembra essere decisamente molto meno caro di quello americano (in blu). A dire la verità sono anni che noi siamo sempre più a buon mercato rispetto ai mercati americani ma mai lo spread tra i due è stato ampio come oggi. Quindi, se proprio si deve investire in borsa, un'occhiata di riguardo al mercao europeo bisognerebbe darla.





La noiosa borsa Svizzera sta diventando sempre più soporifera: volumi così bassi (freccia viola) non sono facili da osservare ed in effetti non biasimiamo gli investitori che volgono il loro sguardo su mercati un pochino più interessanti. Purtroppo siamo riusciti pure a spingere lo SMI sotto gli 11'250 punti (freccia rossa)  e ci pare si sia infilato in un canaletto discendente che non promette nulla di buono... Magra consolazione, se continua così,  saremo presto in ipervenduto e vedremo se a quel livello il nostro mercato darà segni di vita.



Vedremo domani se la situazione russa avrà qualche  influenza sulla parità euro/dollaro, dollaro che durante la settimana che sta per finire si è legermente rafforzato contro euro ma nulla di veramente trascendentale...


...il dollaro contro chf sta cercando di andare sopra i 0.90 centesimi ma senza troppa convinzione. Per noi è fondamentale che non scenda sotto lo 0.8850...



Di solito, quando ci sono tensioni a livello internazionale, il chf tende a rafforzarsi. Vedremo domani mattina se gli eventi russi saranno così destabilizzanti da indurre uno spostamento importante su franco svizzero. Per il momento lo spostamento laterale è confermato.


Buona domenica!





Nessun commento:

Posta un commento