Ciò nonostante la FED il giorno dopo si è concessa una pausa di riflessione ed invece di continuare a premere sui tassi, per questa volta ha passato la mano. Se ne riparlerà senz'altro a luglio dove di certo un altro quarto di punto verrà aggiunto ai dieci rialzi precedenti.
Che dire? Basta dare un'occhiata ai dot plot della FED per comprendere qual'è lo stato d'animo dei 18 membri del direttivo. Vi ricordiamo che il dot plot è il grafico trimestrale che sintetizza, in forma anonima, le previsioni dei 18 membri della FED a riguardo della traiettoria dei tassi americani per i mesi e gli anni a venire:
Due sono le osservazioni che ci sentiamo di fare:
- Nessun taglio ai tassi è da mettere in considerazione per quest'anno, anzi: è probabile che i tassi aumenteranno almeno altre due volte e la metà dei membri vede un terminal rate al 5.625% (il trimestre precedente tale tasso era al 5.125%). C'è da sperare di non dover vedere i tassi avvicinarsi al 6% o addirittura superare questa soglia... se la core inflation non scende, questo scenario non è da escludere e allora saranno guai per tutti.
- E' chiarissimo che i 18 non hanno per nulla le idee in chiaro sul futuro prossimo venturo, tanto meno per il 2024 e a maggior ragione per il 2025: la dispersione delle previsioni è lì a testimoniarlo. Non ci meraviglieremmo più di tanto se ad un certo punto si arriverà ad accettare un'inflazione superiore al 2% essendo l'obiettivo del 2% praticamente irraggiungibile.
Nel frattempo...
... i rendimenti dei Treasury continuano a salire... Per il momento sembra non disturbare più di tanto ma non siamo certi che i mercati continueranno ad ignorare questi movimenti per molto tempo ancora.
In Europa l'inflazione del mese di maggio si è bloccata al 6.1% e nessuno si faceva illusioni che sarebbe scesa sotto questo livello; anche la core inflation, ferma al 5.3%, ha subito lo stesso destino e possiamo ringraziare i costi del cibo, dei ristoranti e degli alberghi, che assieme fanno il 50% del rincaro, se continuamo a marciare sul posto. D'altronde basta andare in una qualsiasi grande città europea per rendersi conto di quanto sono aumentati i prezzi, al punto tale che diversi economisti iniziano a pensare che sia l'avidità che sta alla base di questa inflazione... forse non hanno tutti i torti. Non ci risulta che i salari degli operatori del settore siano saliti in modo così marcato e diffuso da giustificare gli aumenti che abbiamo potuto constatare con i nostri occhi.
Per farla breve, la Lagarde è stata costretta giovedì ad aumentare i tassi dello 0.25%; probabilmente lo farà anche a luglio e siamo certi che sta facendo un pensierino per replicare la mossa anche per il mese di settembre... I mercati, tanto era atteso questo rialzo, hanno considerato la cosa un "no event" ma nel frattempo...
...quelli obbligazionari in euro continuano a non gradire la situazione non facilitando la gestione della parte a reddito fisso dei portafogli.
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Ma che aria tira sui mercati azionari?
...per il momento è sempre calma piatta: il vix venerdì ha addiritutra chiuso a 13.54 e se continua così presto avremo raggiunto il consistente supporto in zona 12 (linea verde). Lo sappiamo che basta un nonnulla per vederlo schizzare di nuovo sopra il 20 o addirittura a 30 ma per il momento non è così. Sarebbe il momento di acqusitare volatilità ma è più facile a dirsi che a farsi e quindi lasciamo perdere. Anche lavorare con gli strutturati non giova più di tanto: meglio aspettare tempi migliori quando il vix sarà più movimentato (e prima o poi lo sarà).
Lo S&P500 (+14.85%) sembra definitivamente, secondo gli analisti tecnici, entrato in un bull market ed in effetti ci sembra di poterlo confermare... anche se i nostri entusiasmi sono frenati da una bella resistenza a 4500 punti e dal massicico ipercomprato (76.3) che inizia a preoccupare... Molti analisti infatti stanno puntando il dito sulla qualità di questo aumento per il quale dobbiamo ringraziare 5 società: Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet ed Nvidia che senza ombra di dubbio sono quelle che stanno cavalcando con successo l'attuale ondata di (esagerato) ottimismo generata dalle applicazioni dell'intelligenza artificiale. Senza la loro straordinaria performace, lo S&P500 sarebbe salito da inizio anno di un modesto 3%... pensiamo che non dobbiamo dimenticarcelo: forse questo mercato è più fragile di quel che si possa credere.
... malgrado ciò, non vi nascondiamo che siamo quasi spaventati dall'accuratezza dimostrata dal modello di Ned Davis per il quale non abbiamo più parole per esprimere il nostro apprezzamento... dobbiamo però constatre che ci stiamo avvicinando, addirittura con qualche settimana di anticipo, al culmine della sua previsione... dopodiché ci sarà un lungo periodo di spostamento laterale... se così fosse sarebbe già una gran cosa.
Ma cosa potrebbe rovinare la festa? Scampato il pericolo del tetto all'indebitamento americano ed il possibile credit crunch a seguito delle difficoltà del settore bancario (grazie FED!), non possiamo ingnorare i sintomi che stanno arrivando dall'economia reale e che non escludono una debole entrata in recessione...
...uno di questi, malgrado i tagli alla produzione, è il continuo degradarsi del prezzo del petrolio: la Cina ne usa meno e la debole produttività industriale americana contribuisce al perseverare di questo trend. Escludiamo per il momento che questi paesi siano diventati entrambi accaniti eco-friedly e ne deduciamo che qualche problema lo devono avere...
Come abbiamo visto non possiamo completamente escludere che la FED non sia costretta ad aumentare i tassi oltre il 6% e se il mercato dovesse maturare questa convinzione passeremmo sicuramente qualche brutto quarto d'ora. Fra meno di un mese inizia la stagione degli utili del secondo trimestre e vedremo se il continuo aumento delle rese, che si traduce anche in maggiori oneri per le società particolamente indebitate, inizierà a farsi sentire... come sempre prudenza e se vi vien voglia di alleggerire il portafoglio azionario è più che comprensibile...
Ovviamente il Nasdaq (+30.79% ytd) è il nostro sorvegliato speciale: giusto far correre gli utili ma attenzione all'ipercomprato e alla resisteza a 14'200 punti...
Già che abbiamo menzionato la Cina, è giusto dare un'occhiata alla sua borsa che in effetti conferma il momento di difficoltà: la banca nazionale cinese sta operando una serie di tagli al costo del denaro che forse sta iniziando a farsi sentire positivamente, soprattutto durante la settimana che sta per finire. La stiamo guardando con la coda dell'occhio ma se riesce a superare le medie mobili e soprattuto ad uscire dal canale discendente (in rosso) potrebbe essere una opportunità per coloro che non sono insensibili ai mercati asiatici.
In Europa lo Stoxx50 (+15.52% ytd) continua a pestare la testa sulla resistenza dei 4'400 punti senza riuscire a superarla...se dovesse farcela sarebbe un ottimo segnale ma per il momento stiamo a guardare.
Non vi nascondiamo che lo SMI (+6.12% ytd) è la nostra quotidiana disperazione: fino a quando Roche (colpita da malocchio...) , Novartis e Nestlé non si danno una mossa possiamo solo sprofondare in una mare di noia. La nostra speranza è che, passata la sbornia da intelligenza artificiale, si possa assistere ad una rotazione che riporti in vita il mondo value... fino ad allora ci dovremo accontentare di uno spostamento laterale che, per quanto ci riguarda, è pure un invito ad alleggerire i portafogli in vista dell'estate...vedremo.
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Se per i mercati azionari FED e BCE sono stati un "no event", un po' diversa è stata la reazione del dollaro che pare poco convinto che la FED possa continuare ad aumentare i tassi come il dot plot ci ha suggerito. L'aumento di giovedì e gli altri aumenti previsti (praticamente certi) da parte della BCE hanno come conseguenza un assottigliamento dello spread tra le due valute che a breve favorisce l'euro.
Se ci pensiamo bene è comunque da parecchio tempo che il mercato ignora il buon vecchio adagio "don't fight the FED" e dare addosso alle banche centrali pare sia diventato uno sport praticato tanto al di qua che al di là dell'Atlantico. Lasciamo perdere che gli istituti centrali hanno visto in ritardo e sottovalutato la portata dell'inflazione (forse dopo 40 anni di assenza è un errore anche perdonabile) ma poi ci risulta che quanto hanno detto è stato fatto, ergo: allo stato attuale "fight the FED" potrebbe essere pericoloso. Ciò significa che il movimento fatto dall'euro, che giustamente si è rafforzato contro dollaro, è dovuto al momentaneo restringimento dello spread con il dollaro. Ricordiamoci che a luglio la FED rialzerà i tassi, lo farà anche la BCE, ma il rendimento tra le due monete rimarrà sempre a favore della valuta americana...
Per il momento la resistenza rimane a 1.11 ma non sarà facile arrivarci... propendiamo per uno spostamento laterale.
Anche contro chf il discorso è simile: Jordan ha chiaramente fatto intendere che una inflazione sopra il 2% non gli interessa ed è deciso a portarla in un range tra lo 0% e il 2%... un risultato simile lo si può raggiungere solo rafforzando il chf attraverso almeno un paio di ulteriori aumenti dei tassi... insomma: "don't fight the BNS"e vedremo il 22 giugno cosa farà la nostra banca nazionale (+0.25% quasi certo).
Buon week end!
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