sabato 30 settembre 2023

Another shutdown?

 E' abbastanza evidente che i mercati finanziari hanno passato la settimana domandandosi quanto la filosofia "Higher for Longer", che sta per essere adottata tanto dalla FED quanto dalla BCE,  possa influire sulle future performances di azioni ed obbligazioni. La risposta che si sono dati la possiamo vedere riflessa nel movimento delle quotazioni che si sono mosse tutte al ribasso... Dire che non l'hanno presa bene è evidente ma in effetti, eslcudendo la possibilità di un taglio a breve,  non è che ci fossero molte alternative; l'altra sarebbe stata quella di perseverare con gli aumenti dei tassi che sarebbe stato come andare di male in peggio.  


Settembre quindi si conferma come uno dei mesi più difficili dell'anno (nella tabella la performance del mese)  e quello che ci preoccupa maggiormente è che il mese di ottobre, statisticamente parlando, ha una fama anche peggiore... Ma confidiamo pure nel fatto che le statistiche sono fatte anche per essere smentite e su questo ci contiamo, poiché questo mese è già costato alle performance dei portafogli un paio di punti percentuali: è purtroppo quello che accade quando il reddito fisso ed il mercato azionario decidono di muoversi all'unisono verso il basso.


Le obbligazioni in dollari hanno particamente azzerato la performance ytd...


...e a quelle in euro non è andata molto meglio e fra non molto, se qualche cosa non cambia nella dinamica dei tassi, faranno la stessa fine di quelle in dollari. Per il momento diremmo che il miglior modo per sfruttare l'aumento delle rese è quello di approfittare degli ETF sul mercato monetario. Per acquistare obbligazioni c'è sempre tempo.

Nel frattempo in Europa sono state pubblicate le cifre di tre importanti Paesi riguardanti l'inflazione anno su anno per il mese di settembre:

  • Germania: 4.5% (attesa: 4.6%; precedente: 6.1%)
  • Francia    : 4.9% (attesa: 5.1%; precedente: 4.9%)
  • Italia        : 5.7% (attesa: 5.4%; precedente: 5.5%)
Il calo vistoso del dato tedesco non passa inosservato e a nostro avviso la dice lunga su quanto sia profonda la crisi germanica: è evidente che i tedeschi stanno tirando i remi in barca. Pure l'Italia con un 5.7% non può ritenersi soddisfatta: il tasso d'inflazione è ancora decisamente troppo alto ed in questo caso lo zampino temiamo che l'abbia ancora messo il settore dei servizi con hotel e ristoranti in prima fila... purtroppo il Bel Paese sta diventando molto (troppo) caro anche per chi vive e guadagna "alla svizzera"... vedremo se la fine dell'estate sarà accompagnata da un ridimensionamento dei costi alberghieri: se così non fosse, oltre che all'higher for longer,  avremo a che fare con ulteriori aumenti dei tassi.

Già che stiamo parlando d'inflazione dare un'occhiata ai costi delle materie prime e dell'energia non costa niente.


Le commodities sembrano voler continuare con il loro spostamento laterale anche se il mese di settembre si è concluso con una bella sterzata verso il basso... non siamo ancora completamente tranquilli in quanto la media mobile a 50 giorni (viola) sta addirittura per incrociare quella a 200 (blu)... non è quello che si direbbe un bel segnale. Comunque la logica ci dice che, se effettivamente le economie occidentali stanno rallentando,  le materie prime potrebbero non solo spostarsi lateralmente ma addirittura iniziare a scendere. Lo vedremo nelle prossime settimane.



I costi dell'energia continuano a salire e le medie mobili non ci dicono nulla di buono... sembra che il trend sia destinato a perdurare...


...trainati soprattutto dal petrolio che in molti si ostinano a vedere prossimamente raggiungere i 100$ al barile... ovviamente speriamo che non sia il caso!

***

Cosa ci aspettiamo per la prossima settimana? Prima di tutto dovremo attentamente osservare quello che accadrà domani negli USA: se non si trova entro domenica sera un accordo sul bilancio dello Stato, il governo degli Stati Uniti sarà costretto (per l'ennesima volta) a chiudere i battenti con tutto quel che ne consegue. Pare che lo shutdown dovrebbe essere di breve durata, lo si spera, in quanto milioni di dipendenti pubblici non verranno pagati. Qualcuno si è divertito a calcolare quali potrebbero essere le ripercussioni di un tale stallo sul PIL americano: sembra che per ogni settimana di chiusura potrebbe costare uno 0.1% di PIL... se ricordiamo bene l'ultimo shutdown è durato oltre tre settimane; non poco! 

Come la prenderanno i mercati è difficile dirlo ma di sicuro assisteremo ad un aumento della volatilità: per fine settembre il VIX ha chiuso a 17.52 ma non saremmo sorpresi di vederlo supeare il 20 in caso di una chiusura.


Lo S&P500, come avevamo previsto la scorsa settimana, non è riuscito a confermare il supporto a 4'320 punti, ha tentato di recuperarlo venerdì e sembrava avercela fatta ma sul finire della seduta è stato rispedito da dove era partito... L'eventuale chiusura del Governo non sarà sicuramente presa molto bene e quindi restiamo piuttosto pessimisti. L'oscillatore RSI comunque si aggira in zona ipervenduto e questo lascia aperta una porta ad eventuali rimbalzi (qual'ora ad esempio lo shutdown fosse evitato...)



Anche il Nasdaq ha fatto visita al (fino ad ora) poco convincente supporto dei 13'000 punti per poi rimbalzare e togliersi per il momento dall'ipervenduto. Alla pubblicazione degli utili del terzo trimestre mancano ancora 2 settimane durante le quali non sarà facile approfittare di qualche notizia particolarmente positiva... può quindi succedere di tutto.



Come sappiamo le cose in Europa non stanno andando benissimo. Soprattutto con una Germania a mezzo servizio non ci aspettiamo nulla di buono all'orizzonte. Anche l'Eurostoxx50 lo sa e si comporta con una certa coerenza: vale a dire sfonda il supportone a 4'220 punti, tenta di riconquistarlo ma oramai temiamo che il supporto stia per diventare una resistenza con il beneplacido delle medie mobili: quella a 50 giorni ha forato al ribasso quella dei 100... la cosa non ci piace!


Per lo SMI la situazione è ancora più pesante: giovedì il supporto a 10'870 punti è stato raggiunto; per fortuna abbiamo assistito ad un rimbalzo (fino alla media mobile dei 50 giorni in viola) ma la chiusura di venerdi è quasi inguardabile... C'è addirittura la media mobile a 100 giorni che (in verde) che sta incrociando quella dei 200 (in blu) aprendo la strada ad un trend ribassista... ci vorrà qualche settimana di mercato positivo per raddrizzare la situazione ma crediamo che, per il momento, sia sperare troppo. Saremmo già contenti nel vedere confermato il supporto a 10'870.

***


Che sia il momento del dollaro non siamo a dirlo ma il Dollar index che misura la performance della valuta americana contro 6 delle principali valute mondiali. L'indice si è giustamente preso una pausa negli ultimi 2 giorni di settembre ma il trend sembra ancora piuttosto chiaro, confermato anche dal movimento delle medie mobile che si stanno tutte spostando al rialzo. Cosa possa indurre gli investitori a rinunciare alla valuta americana non lo sappiamo; forse il shutdown in caso di mancato accordo? Può darsi ma ad ogni modo non crediamo sia sufficiente ad indebolirlo tanto da fargli cambiare trend. Ci sono troppe cose che non vanno in giro per il mondo...



Per il momento ad indebolirsi è soprattutto il franco svizzero (al di là delle dichiarazioni di Jordan che lo vorrebbe sostenere...). Persino contro euro ha perso posizioni. La valuta europea è riuscita ad issarsi fino a lambire i 97 centesimi: è un livello non facile da superare, ci vorrà un po' di pazienza ma se la BNS non si intestardisce troppo ce la possiamo fare. L'industria all'esportazione del nostro Paese per il momento ringrazia.



E' da qualche settimana che non guardiamo più l'oro che purtroppo non se la sta passando molto bene. In effetti con un dollaro così forte e dei rendimenti che a breve sono sopra il 5% non è una sorpresa. E' in chiaro ipervenduto (24.16) e forse lo shutdown potrebbe dargli una spinterella verso l'alto... ma se lo compriamo è solo per fare un dentro/fuori di brevissima durata... anche se speculare con l'oro fa strano...

Buon week end (e per i patiti del golf... buona Ryder Cup!)




domenica 24 settembre 2023

Higher for longer

 La settimana è stata molto ricca di dati e di eventi che hanno in un qualche modo scombussolato il regolare sviluppo dei mercati finanziari. Per raccontarla e soprattutto acquisire qualche elemento che ci permette di meglio orientare la nostra attività, conviene seguire l'iter cronologico.



Iniziamo da martedì 19 e dalla pubblicazione, a cura dell'Eurostat, dei dati sull'inflazione nell'Euro Area per il mese di Agosto:

  • Inflazione anno su anno        :  5.2% (atteso: 5.3%; precedente: 5.3%)
  • Inflazione mese su mese       :  0.6% (atteso: 0.6%; precedente: 0.6%)
  • Inflazione core anno su anno:  5.3% (atteso: 5.3%; precedente: 5.3%)
Praticamente stiamo marciando sul posto: da un mese con l'altro nulla è cambiato e ci dobbiamo rassegnare nel vedere puntare verso l'alto i costi di cibo e bevande non alcoliche (+1.92%), dei ristoranti ed hotels (+0.61%)  e del tempo libero e della cultura (+0.51%) che messi assieme contribuiscono solo loro a quasi il 60% del rincaro. 
Come il dato è stato pubblicato abbiamo subito pensato alla Lagarde e a quanto sarà dura debellare questa inflazione; soprattutto comprendiamo meglio la decisione della BCE della scorsa settimana di aumentare i tassi di un ulteriore quarto di punto.

Poi nel pomeriggio gli investitori si sono concentrati sulla riunione della FED che all'indomani dovrà esprimersi a proposito di un ulteriore aumento dei tassi americani: le attese sono per un nulla di fatto e quindi tutta l'attenzione sarà riposta nella lettura del Dot Plot alla ricerca della conferma delle aspettative del mercato che per l'anno prossimo ha già messo in conto 4 tagli ai tassi dello 0.25% cadauno. Ma come al solito "il futuro è difficile da vedere: infatti è sempre in movimento!" diceva Ralph Emerson. Come non essere d'accordo, prova ne è che le aspettative raramente collimano con la realtà dei fatti...



Mercoledì 20 alle 20:00 le aspettative per un nulla di fatto sono confermate. Powell e compagni hanno deciso di mantenere i tassi invariati. Ma da una rapida lettura del Dot Plot deriviamo subito 3 informazioni fondamentali:
  • Entro la fine dell'anno ci sarà un altro aumento dello 0.25%, qualcuno dice a novembre (1) altri a dicembre (15),  ma non sono 15 giorni che cambiano la sostanza delle cose: negli USA si sale ancora! I dati pubblicati la scorsa settimana sono stati più forti del previsto e la cosa probabilmente non verrà presa sottogamba.
  •  Per il 2024 i tagli probabili dello 0.25% saranno solo 2 e non 4 come si aspettava il mercato: si sta materializzando uno scenario che prevede tassi alti più a lungo del previsto. Probabilmente non saliranno oltre i livelli attuali, ma per rivedere tassi attorno al 3%-2.5% dovremo attendere il 2026, finanziariamente parlando non proprio dietro l'angolo. Come vedremo più tardi i mercati non l'hanno presa benissimo...
  • Per quanto riguarda le previsioni riguardanti il 2025 le idee sono molto confuse e per il 2026 si ha l'impressione che più che la convinzione che i tassi saranno attorno al 2.5%-3% è una speranza e come tale non ne caviamo nulla di buono.



Giovedì 21 è il turno della Banca Nazionale Svizzera: eravamo già pronti a mangiarici una parte del nostro fegato pensando a Jordan che probabilmente seguirà le mosse della Lagarde. Ed invece no: anche in Svizzera si salta un turno e i tassi rimangono dove sono! Seguono applausi a scena aperta ed un immediato indebolimento della nostra valuta. Lo SMI ha un sussulto d'orgoglio e parte lancia in resta al rialzo quanto tutte le altre borse europee sono sotto di un punto e mezzo. Il gaudio comunque dura poco e chiuderà anch'esso in negativo... Venerdì non va meglio. D'altronde se è vero che Jordan (forse) i tassi non li rialzerà più, si premura nel farci sapere che la lotta all'inflazione, che oggi è all'1.6% (!) ,  continuerà attraverso un rafforzamento del franco svizzero: di valuta estera da vendere ne ha ancora a tonnellate!

Poi nel pomeriggio, dagli USA,  arrivano due dati contradditori:



Lo US leading economic indicators (LEI) del mese di agosto  elaborato da The Conference Board è per la dicissettesima volta al ribasso ( in blu nel grafico): si aspettavano un -0.5% per agosto ma la realtà l'ha fotografato a -0.4%, un pelino meglio,  ma comunque il trend negativo è chiaramente visibile nel grafico.  Avevamo già visto questo indicatore che condensa altri 10 fondamentali indicatori economici: ebbene 6 di loro sono in ribasso e gli altri 4, come potete vedere nel grafico sottostante,  sono solo leggermente positivi ma stanno arrancando... 


... la vera sorpresa, considerato il messaggio che veicola questo indice, è che l'economia americana non sia già da ora in recessione. 

Di norma quando una recessione si avvicina, dovremmo osservare un aumento della disoccupazione:


Gli Initial Jobless Claims del 16 settembre si sono attestati a 201k (attesi: 225k; precedente: 221k). Insomma, settimana dopo settimana, le aziende americane continuano a non licenziare e se lo fanno a quanto pare trovare un altro lavoro non è così difficile. A questo punto ci vien da pensare che se le aziende non licenziano è perché stanno lavorando a pieno regime e dei collaboratori non ne possono proprio fare a meno. Oppure, pur di non perdere personale altamente qualificato difficile da reperire, evitano di lasciarlo per strada a costo di gravare l'onere finanziario dell'azienda... Presto verranno pubbllicati i risultati societari del terzo trimestre e forse lo capiremo meglio. 
Ad ogni modo, con dei dati simili, si capisce perché gli analisti finanziari continuano a disegnare uno scenario da soft lending... scenario che probabilmente non piacerà troppo a Powell che si premura di farci sapere che "se l'economia è più forte dovremo fare maggiori sforzi per riportare l'inflazione al 2%"; tradotto: è disposto a rischiare una recessione pur di far rientrare il rincaro come da programma.

Riassumendo: a quanto pare il rialzo dei tassi starebbe quasi per finire un po' dappertutto ma,  prima di parlare di eventuali tagli,  passerà un po' di acqua sotto i ponti e pare sarà parecchia: tanto quanta fino ad ora i mercati non si aspettavano. Ergo non si sa bene se gioire per la fine dei rialzi o dannarsi l'anima perché dovremo convivere per un po' con dei tassi insolitamente alti. Se poi aggiungiamo una serie di dati economici spesso in contraddizione tra di loro... la frittata è pronta e la confusione di questi giorni è palese.


Infatti i mercati obbligazionari in euro non stanno di certo festeggiando: l'indice Bloomberg total return delle obbligazioni in euro ha perso in pochi giorni .... punti e da inizio anno sta guadagnanado qualcosina di più dell'1%...



...anche peggio sta facendo l'indice bloomberg total return in dollari che si è mangiato x % da inizio anno e ce lo ritroviamo con una striminzita perf dello 0.73%... con le obbligazioni anche quest'anno non c'è da far festa.
 


D'altronde con dei rendimenti che continuano a salire non poteva essere altrimenti. Chi si è ostinato ad andare contro la FED, per il momento può solo leccarsi le ferite. Vediamo ora se le rese si fermeranno a questi livelli: se ne avremo una conferma, forse ci stiamo avvicinando al momento che attendavamo e qualche obbligazione lunga  in dollari la si può iniziare a comprare...

***



La prospettiva di tassi alti per lungo tempo (Higher for Longer) come è inevitabile sta iniziando a preoccupare anche un po' il settore azionario: negli ultimi giorni il VIX (l'indice della paura) si è rimesso a puntare verso l'alto. In effetti un po' di apprensione per la riduzione del valore dei flussi di cassa delle socieà a causa dei tassi alti inizia a farsi avanti... infatti può portare ad una riduzione delle valutazioni delle azioni. Poi ci vengono subito in mente le aziende fortemente indebitate (vedi Nasdaq) che pagheranno tonnellate di interessi, per non parlare dei debiti Statali sopratutto di quelle nazioni che ultimamente (e comprensibilmente) non hanno lesinato a far debiti... Insomma, in queste condizioni,  a chi viene voglia di comprare azioni od obbligazioni? Datevi voi una risposta.

Ci è stato chiesto se in un qualche modo è possibile speculare sfruttando i picchi di volatilità: per coloro che sono interessati, rimandiamo la risposta alla fine del nostro intervento. Diamo subito una breve risposta: si può ma è estremamente complesso.





E' stata una settimana complessa un po' per tutti i mercati azionari: chi più, chi meno ma comunque dai 2 ai 3 punti percentuali sono andati momentaneamente persi... e non sono pochi!


Lo S&P500 (+12.52% ytd) purtroppo non è riuscito a confermare il piccolo supporto sul quale si era adagiato venerdi 15... già allora aveva forato al ribasso la media mobile dei 50 giorni (linea viola) e questa settimana ha fatto la stessa cosa con quella dei 100 giorni (linea verde) confermando la debolezza del suo trend... ora si è fermata proprio su di un debolissimo supporto a 4'320 punti ma temiamo che non sia sufficiente a farlo rimbalzare. Il sospetto che abbiamo è che la prossima settimana andarà a testare il supporto dei 4200 punti dove incontrerà pure la media mobile dei 200 giorni che speriamo funga anch'essa da supporto. Lasciamo comunque aperta una finestra in quanto a livello di RSI abbiamo raggiunto l'ipervenduto... forse un rimbalzo non è escluso ma deve avvenire obbligatoriamente con volumi in buon rialzo, altrimenti temiamo che sarà un falso segnale. Prudenza.



Anche il Nasdaq (+26.23% ytd) non è messo benissimo: pure lui ha forato la media mobile dei 100 giorni (linea verde) ed il primo supporto (neanche troppo convincente) lo troviamo a 13'000 punti. E' anche lui in ipervenduto e vedremo lunedi come vorrà togliersi da una situazione non simpatica. Come abbiamo già detto più volte è l'indice che di norma soffre maggiormente i rialzi o comunque l'idea dell'high for longer di sicuro lo penalizza... Anche le recenti IPO'S, dopo i fuochi d'artificio del primo giorno, sono tutte al ribasso...non un bel segnale.




Per l'Eurostoxx50 (+10.90% ytd)  se i 4'400 punti sono un livello per il momento difficilmente valicabile, i 4'200 stanno diventando un supporto degno di questo nome. Venerdì l'indice vi si è adagiato sopra e ha chiuso leggermente sopra. Vediamo cosa succederà lunedi, ma l'aver sfondato non solo le medie a 50 e 100 giorni ma pure quella a 200 non lascia ben sperare... l'RSI non è ancora in ipervenduto e quindi spazio per una discesa ce n'è ancora. Purtroppo se il supporto viene forato con una certa convinzione (anche i volumi degli ultimi giorni sono stati piuttoso sostenuti), temiamo che ci sia spazio per un movimento discendente di circa 200 punti... significa tornare alle quotazioni del mese di marzo. 



Anche lo SMI (+2.66% ytd) ha avuto una settimana bislacca: putroppo l'ha iniziata andando a chiudere il gap rialzista che vi avevamo segnalato negli Appunti della scorsa settimana (freccia verde) e, fatto salvo la breve reazione positiva all'annuncio di Jordan che non avrebbe aumentato i tassi, non ha fatto che scendere ed ora si trova sotto tutte e tre le medie mobili in prossimità di un supporto che ci pare poco convincente (linea orizzontale tratteggiata)... se non c'è una reazione lunedì, con un RSI che si trova in posizione neutra, temiamo che i 10'870 siano a portata di mano. A quel livello il supporto appare più solido.

***



L'euro contro il dollaro, malgrado la mossa rialzista della BCE della scorsa settimana,  è fondamentalmente rimasto fedele al suo trend ribassista che lo sta portando ad incontrare il supporto a 1.0560. Gli investitori stanno ancora preferendo il dollaro in virtù di un differenziale di rendimento tra le due monete che favorisce ancora la moneta americana; aggiungiamo la prospettiva di tassi alti per più tempo ed una economia che in recessione sembra proprio che non ci voglia andare,  fanno il resto. 


 La decisione nella BNS di non alzare i tassi ovviamente ha indebolito il chf e soprattutto contro dollaro la cosa è evidente: la valuta americana si stava già rafforzando da diverse settimane ma da giovedì, è proprio il caso di dirlo, ha messo il turbo. Tutte e tre le medie mobili sono ora forate dal basso verso l'altro e sembrerebbe che i 0.91 centesimi sono a portata di mano. Ovviamente RSI permettendo: l'oscillatore si trova in nettissimo ipercomprato e probabilmente da lunedì qualche presa di beneficio la potremmo anche vedere... 


Anche l'euro/chf ne ha approfittato per rafforzarsi: dopo giovedì è riuscito ad issarsi sopra la resistenza dei 0.96 cts ma temiamo che presto rientrerà nel canale laterale posto tra 0.9530 e 0.96. Molto dipenderà ora da cosa vuol fare Jordan: ha esplicitamente dichiarato che continuerà la sua lotta all'inflazione facendo leva su un rafforzamento del franco svizzero e se così sarà pensiamo che l'euro sarà la sua prima vittima... contrastare la forza del dollaro in questo momento può essere molto costoso e farsi male è un attimo.


Buona domenica!



Ci è stato chiesto se è possibile in un qualche modo poter investire qualche fiches sul VIX facendo capo ad ETF dedicati o a minifutures ma dobbiamo essere consapevoli di alcuni dettagli non indifferenti:



Prendiamo ad esempio il Lyxor ETF S&P 500 VIX Futures Enhanced Roll del quale riproduciamo il grafico a lungo termine. E' abbastanza intuitivo che non è sufficiente comprare l'etf e sperare in qualche evento che gli faccia fare una buona performance: eventi simili in effetti si manifestano con una certa frequenza ma malgrado ciò sul lungo termine lo strumento di dimostra poco efficiente. Infatti dobbiamo tenere in considerazione che etf e minifutures sono costituiti da contratti a termine (in genere futures) che per loro natura hanno una scadenza (1 mese, 3 mesi, ecc.) che deve essere continuamente rinegoziata con la scadenza successiva. E' insomma il processo dell "rolling" che complica le cose in quanto rollare ha alcuni inconvenienti che riassumiamo brevemente:

  • Impatto sui rendimenti: Il costo del rolling può avere un impatto diretto sui rendimenti dell'ETF o del minifuture. Se il costo del rolling è elevato, con il tempo può ridurre il rendimento totale anche se il prezzo del sottostante potrebbe essere aumentato. .

  • Tracking Error: Il costo del rolling può contribuire al tracking error di un ETF (e minifuture) ovvero la differenza tra il rendimento dell'ETF e il rendimento del sottostante che cerca di replicare. Significa che l'ETF potrebbe non seguire perfettamente il movimento del sottostante.

  • Costi complessivi: per quanto i costi di gestione di ETF e minifuture sono piuttosto contenuti, dobbiamo calcolare anche l'impatto delle commissioni del broker e lo spread tra domanda e offerta. Comunque chi lavora con una commessione all in fee ha poco da temere...

  • Strategia di rolling: non da ultimo la strategia di rolling utilizzata può influenzare l'entità del costo. Un ETF/minifuture può utilizzare un rolling mensile o trimestrale oppure può optare per una strategia più complessa basata sugli indicatori di mercato. E' innegabile che la scelta della strategia può contribuire nell'evitare costi elevati.
Ma torniamo a noi. Avrete già capito che per investire nel VIX (daltronde come in tutte le altre asset classes) il timing è fondamentale in quanto questi strumenti non possono per loro natura essere tenuti troppo a lungo in un deposito.


Riprendiamo un attimo il grafico del VIX:


Nell'ultima settimana questo indice si è comunque mosso da 12.5 a 17.20 e questo movimento dagli inizi di agosto l'ha già fatto almeno un'altra volta... vediamo come l'etf che abbiamo segnalato si è mosso:


Dal minimo del 14 settembre all'ultima quotazione ci sono 6.16 punti percentuali di aumento: in una settimana diremmo non affatto male. Ovviamente bisogna avere un po' di pazienza... diciamo che se lo si vede nuovamente aggirarsi attorno ai 12-13 l'operazione potrebbe essere replicata... Eventi che fanno salire velocemente la volatilità in un anno ve ne sono parecchi e se qualcuno ha l'intuizione che qualche cosa sta per succedere sappiamo che uno strumento per sfruttarla esiste. Ma ripetiamo il timing è importante.

PS: questo non è uno strumento per tutti e soprattutto quanto esposto non è un invito ad investire in tali strumenti. Se lo volete, fare prima consultate il vostro consulente finanziario.

domenica 17 settembre 2023

E sono 10!


 E sono 10! 

Stiamo parlando dei rialzi del tasso guida europeo con i quali Cristina "La Guardia", come l'ha ribettezzata il vignettista del Corriere,  sta cercando di riportare l'inflazione europea verso quel 2% che inizia ad assomigliare ad un piccolo miraggio... in effetti a breve termine quest'obiettivo non sembra essere a portata di mano...


...giustamente Bloomberg si sta chiedendo se dopo 450 basis points di rialzi in 14 mesi si possa ancora continuare con questo ritmo e si pone la Domanda, più che legettima, se questo rialzo è l'ultimo della serie oppure si continuerà fino ad obiettivo raggiunto.

Dal discorso della Lagarde, con il quale ha giustificato l'aumento,  abbiamo ritenuto 3 informazioni degne di nota:

  • Riconferma per l'ennesima volta (repetita iuvant...) che il suo approccio è data-driven, cioè dipende dai dati che arrivano dall'economia e dalle relative statistiche. Le si può credere.
  • Allo stato attuale non è in grado di potere asserire con determinazione che il picco dei tassi è raggiunto; si lascia quindi aperta la strada per altri aumenti... chi non lo farebbe?
  • Un'alternativa valida potrebbe essere quella di finire qui con gli aumenti e mantenere l'attuale livello dei tassi (4%) per un periodo più lungo di quello che il mercato si aspetta. Siamo certi che ci sta pensando. Forse è la soluzione che quadra il cerchio...
Intanto sono arrivati anche i dati dall'Eurotower che, putroppo, hanno rivisto alcuni numeri importanti (tra parentesi il valore precedente):
  • Inflazione media Eu : 2023: 5.6% (5.4%); 2024: 3.2% (3.0%); 2025: 2.1% (2.2%)
  • Inflazione Core Eu   : 2023: 5.1% (5.1%); 2024: 2.9% (3.0%); 2025: 2.2% (2.3%)
  • Stime PIL eurozona : 2023: 0.7% (0.9%); 2024: 1.0% (1.5%); 2025: 1.5% (1.6%)
Dobbiamo ammettere che la crescita del PIL per i prossimi anni, se le previsioni saranno rispettate, non è esaltante; per di più le stime sono state riviste al ribasso. L'inflazione al 2% o giù di lì la vedremo, se tutto andrà bene, non prima del 2025. Se l'economia non cresce e l'inflazione fatica a raggiungere il target prefissato dalla BCE è abbastanza probabile che ulteriori aumenti dei tassi ne vedremo pochi ed allora l'ipotesi di un lungo periodo di staus quo al 4% inizia ad essere ragionevole. Poi ci vien da pensare che gli americani, per combattere la loro di inflazione, sono stati costretti ad incrementare i tassi fino al 5.25%... una mossa simile per l'Europa sarebbe un massacro ma per fortuna questo la Lagarde lo sa...


Ma il mercato come la pensa?



A breve (prossimi 3 mesi) ha già messo in conto un possibile ulteriore aumento di un quarto di punto. Poi resteremo fermi al 4.25 o su di lì per quasi 6 mesi e forse a settembre del prossimo anno si scende di uno 0.25;  bisogna aspettare 2 anni per rivedere i tassi al 3... Attenzione, questa è una previsione di mercato che per sua natura è molto volatile e sottostà a revisioni praticamente quotidiane; ciò non toglie che attualmente la visione è questa: non bellissima.



Abbiamo incrociato il Bund a 2 (in rosso) e a 10 anni (in nero): per prima cosa appare evidentissima l'inversione della curva (il corto rende più del lungo) tipica dei periodi di alta inflazione.  Inoltre, se accettiamo l'ipotesi che i tassi non verrano più rialzati (diciamo che un altro 0.25% potrebbe starci ma non di più) e pensiamo che rimarranno attorno al 4% per un periodo piuttosto lungo, allora è lecito credere, come è successo per il 2 anni e il 10 anni americano, che anche il Bund tedesco, oggi al 3.215%, avrà una tendenza ad avvicinarsi al 4% o su di lì, trascinando con sé anche il 10 anni. Molti di voi davanti ad una simile previsione storceranno il naso, ma noi crediamo che ancora per un po', sopratuttto se l'inflazione non scende, che i rendimenti tenderanno a crescere (e per le obbligazioni i tempi magri non sono finiti;  bisogna portare pazienza...). Speriamo di sbagliarci... Se giovedì scorso il mercato avesse scommesso sulla fine degli aumenti ci sarebbe stata una corsa agli acquisti di obbligazioni, corsa che in effetti non si è in vista, anzi...

Piccola nota di colore:

Se qualcuno di voi intende recarsi all'Oktoberfest deve munirsi di una buona riserva di contanti: un litro di birra oramai costa qualche cosa come 13 euro... un'altro modo per misurare gli effetti del rincaro... Prost!


***



Mercoledì 13 abbiamo cercato di capire come gli americani sono messi con la loro inflazione:
  • CPI yoy agosto          : 3.7% (atteso: 3.6%; precedente: 3.2%)

  • Core CPI yoy agosto : 4.3% (atteso: 4.3%; precedente: 4.7%)
Purtroppo l'inflazione americana per il mese di agosto è stata fissata al 3.7% ed è il secondo mese filato che sta salendo. Per contro, la core CPI (quella che interessa alla FED) è leggermente scesa ma siamo ancora ben distanti da quel 2% che è l'obiettivo da raggiungere. Ma cosa sta succedendo?


Se guardiamo da vicino quelle che sono le componenti che hanno contribuito all'aumento dell'inflazione per il mese di agosto (clicca sull'immagine per una miglior visione), ci accorgiamo che la variabile "energia" ha ripreso a correre: considerato l'aumento del costo del petrolio (è un po' che lo stiamo osservando...) la cosa non ci sorprende affatto. La componente servizi (in blu) sta inizando pian piano a diminuire così come siamo addirittura in negativo per quel che concerne il capitolo beni (in rosso). E' probabile che l'aumento dei costi energetici non piaccia troppo alla FED ma siamo sicuri che non avrebbero apprezzato affatto aumenti importanti nei servizi e nei beni che sono una microspia che controlla il comportamento dei consumatori, comportamento che sembra calmierarsi.

A tal proposito giovedì 14 è stato pubblicato il dato sugli US retail sales per agosto che ha subito un aumento dello 0.6% (atteso: 0.1%; precedente: 0.5%) e contraddice in parte quanto appena affermato sul comportamento dei consumatori americani. A controbilanciare il tutto ci pensa il Consumer Confidence per agosto pubblicato venerdì 15 che è stato fotografato a 67.7 (atteso: 69.2; precedente: 69.5) segnando per il secondo mese filato un ribasso che evidenzia in tal modo la presenza di un certo malessere all'interno dei nuclei famigliari.


Mercoledì 20 la FED ci farà sapere cosa vuol fare con i tassi: le aspettative del mercato puntano sul nulla di fatto e quindi resteremo con i tassi tra il 5.25% e il 5.5% ; anche noi sottoscriviamo questa visione. Sarà interessante la lettura dei Dot Plot che, pubblicati trimestralmente, danno un'idea di come la pensano i 12  membri della FED con diritto di voto. Non saremmo sorpresi nell'apprendere che un ulteriore aumento dello 0.25% è pianificato e probabilmente, se lo vedremo, sarà durante la riunione del primo novembre.



Giovedì 21 occhi puntati sulla Banca Nazionale Svizzera che prenderà una decisione se aumentare o meno i tassi guida: il mercato non se l'aspetta e noi speriamo che la visione sia quella giusta ma se pensiamo che Jordan vuole l'inflazione tra lo zero e il due percento (attualmente all'1.7%) non saremmo sorpresi di un eventuale aumento; non saremmo sorpresi ma molto, molto arrabbiati quello si! 

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Quello di venerdì è stato uno dei 4 giorni delle Streghe previsti durante l'anno: si tratta della scandenza simultanea delle opzioni su azioni, futures e indici. Di norma in questo giorno la volatilità aumenta (il Vix, pur rimanendo molto basso, è saltito del 7.57%) ed i volumi pure (li vedrete chiaramente sui grafici degli indici di borsa): tali movimenti a volte scombussolano il normale andamento dei mercati azionari e qualche anomalia la si può registrare. A creare qualche preoccupazione supplementare è lo sciopero (annunciato la scorsa settimana) di una parte dei lavoratori legati al sindacato United Auto Workers..  probabilmente altri seguiranno... non si scioperava negli Usa da molto tempo!



E' stato lodevole l'impegno con il quale lo S&P500 ci ha messo per tentare di superare i 4500 punti ma la triplice scadenza opzioni e le tensioni sindacali l'hanno ributtato a ridosso dei 4450 punti che per il momento costituisce un labile supporto. I volumi come segnalato sono importanti ma sono appunto il frutto della scadenza opzioni e dei relativi riaggiustamenti di posizioni: non ci dobbiamo spaventare troppo. E' probabile che fino a mercoledì prossimo, in attesa della decisione della FED, non succeda un granché, sindacati permettendo...


L'algoritmo di Ned Davis continua a sagnalare uno spostamento laterale che in effetti sta avvenendo... di certo non ha conglobato gli effetti delle beghe sindacali e speriamo che si trovi presto una soluzione...

Il rally di fine anno è comunque anticipato da molti analisti:


Bank of America sottolinea come gli afflussi di liquidità nei fondi che investono nel mercato monetario sono a livelli stratosferici ed hanno raggiunto i 5.6 trilioni di $; la resa è un buon 5% esente da rischio o quasi, non malaccio. Considerato che le previsione di utili delle società dello S&P500 per il 2024 sono state riviste al rialzo, gli analisti prevedono che vi sarà ancora del movimento positivo sui mercati azionari alimentato dai 5.6 trilioni di liquidità che potrebbero essere in parte deviati nel mercato azionario... l'idea non è sballata, se poi lo S&P500 riuscirà a replicare anche il prossimo anno una performance sopra il 16% è ancora tutto da dimostrare.



Anche il Nasdaq sembra aver perso un po' del suo smalto: per tutta la settimana si è mosso sotto la media mobile dei 50 giorni (in viola) ed ha rotto anche il debole supporto situato a 13850 punti... purtroppo a breve non vediamo bene cosa potrebbe convincerlo a cambiare tendenza... un po' di prudenza non guasta.


 Che cosa abbia convinto il mercato europea a darsi una mossa rialzista è difficile da comprendere:  l'idea che i tassi non saliranno ulteriormente o al limite resteranno per un po' a questi livelli ha fatto da sprone? Forse l'aver raggiunto i 4'220 punti e contemporaneamente la media mobile a 200 giorni dove entrambi fungono da supporto hanno convinto molti investitori che qualche fisches sull'Eurostoxx50 si poteva giocare? Difficile da dire, quel che però conta è che una reazione c'è stata e per il momento a noi interessa che il mercato continui il suo spostamento laterale... sarebbe preoccupante se dovessimo intercettare una nuova tendenza ribassista che per il momento abbiamo schivato...



Movimento simile anche per lo SMI che improvvisamente si è risvegliato venerdì mattina. Sul breve vogliamo segnalarvi due gap (freccia viola e blu) che potrebbero influenzare il mercato nei prossimi giorni. Se il movimento rialzista continua anche lunedì, non saremmo sorpresi nel vedere il nostro indice andare a chiudre il gap ribassista  (freccia viola) creatosi durante il mese di luglio e quindi potremmo anche vedere lo SMI raggiungare gli 11'300 punti. In caso di correzione è probabile che si vada a chiudere il gap rialzista (freccia blu) a 11'097... vedremo subito lunedì come il mercato ha digerito la chiusura negativa dell'america... poi dovremo trattenere il fiato fino a giovedì quando la nostra Banca Nazionale ci dirà cosa vuol fare con i tassi svizzeri.

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E' un po' di tempo che non commentiamo l'andamento delle valute:



Il buon momento del dollaro continua e contro chf è ad un niente dai 0.90 centesimi raggiunti i quali probabilmente si concederà un attimo di pausa: dai minimi del mese di luglio ha già recuperato un 5%. All'inizio dell'anno era a circa 0.92 centesimi e se consideriamo il suo rendimento, prossimo al 5%,  possiamo dire che contro chf iniziamo a guadagnare del denaro... Attenzione all'ipercomprato: prima di fare nuove posizioni deve scaricare un po' del suo valore.


Pure contro euro il dollaro si sta rafforzando: obiettivo a breve termine è quell'1.0560 che era il suo valore all'inizio dell'anno; manca poco, meno di un punto percentuale. Per chi ha investito in dollari soprattutto a breve termine pensa in euro diremmo che il Santo valeva la candela.



Se alla Banca Nazionale Svizzera non sarà piaciuto il rafforzamento del dollaro contro chf, non dispiacerà affatto vedere un euro contro chf in difficoltà. 
Ci stiamo chiedendo se la debolezza dell'euro contro la nostra valuta sia sufficiente per convincere Jordan a non alzare ulteriormente i tassi svizzeri... giovedì prossimo lo sapremo!



Due parole sull'oro: tassi alti e dollaro al rialzo non aiutano il metallo giallo che comunque sembra volersi adagiare attorno ai 1900 dollari l'oncia: vedremo nelle prossime settimane se il canale discendente (le due righe in rosso) lo porterà verso il basso come l'attuale trend sembra suggerire...

Buona domenica!