domenica 17 settembre 2023

E sono 10!


 E sono 10! 

Stiamo parlando dei rialzi del tasso guida europeo con i quali Cristina "La Guardia", come l'ha ribettezzata il vignettista del Corriere,  sta cercando di riportare l'inflazione europea verso quel 2% che inizia ad assomigliare ad un piccolo miraggio... in effetti a breve termine quest'obiettivo non sembra essere a portata di mano...


...giustamente Bloomberg si sta chiedendo se dopo 450 basis points di rialzi in 14 mesi si possa ancora continuare con questo ritmo e si pone la Domanda, più che legettima, se questo rialzo è l'ultimo della serie oppure si continuerà fino ad obiettivo raggiunto.

Dal discorso della Lagarde, con il quale ha giustificato l'aumento,  abbiamo ritenuto 3 informazioni degne di nota:

  • Riconferma per l'ennesima volta (repetita iuvant...) che il suo approccio è data-driven, cioè dipende dai dati che arrivano dall'economia e dalle relative statistiche. Le si può credere.
  • Allo stato attuale non è in grado di potere asserire con determinazione che il picco dei tassi è raggiunto; si lascia quindi aperta la strada per altri aumenti... chi non lo farebbe?
  • Un'alternativa valida potrebbe essere quella di finire qui con gli aumenti e mantenere l'attuale livello dei tassi (4%) per un periodo più lungo di quello che il mercato si aspetta. Siamo certi che ci sta pensando. Forse è la soluzione che quadra il cerchio...
Intanto sono arrivati anche i dati dall'Eurotower che, putroppo, hanno rivisto alcuni numeri importanti (tra parentesi il valore precedente):
  • Inflazione media Eu : 2023: 5.6% (5.4%); 2024: 3.2% (3.0%); 2025: 2.1% (2.2%)
  • Inflazione Core Eu   : 2023: 5.1% (5.1%); 2024: 2.9% (3.0%); 2025: 2.2% (2.3%)
  • Stime PIL eurozona : 2023: 0.7% (0.9%); 2024: 1.0% (1.5%); 2025: 1.5% (1.6%)
Dobbiamo ammettere che la crescita del PIL per i prossimi anni, se le previsioni saranno rispettate, non è esaltante; per di più le stime sono state riviste al ribasso. L'inflazione al 2% o giù di lì la vedremo, se tutto andrà bene, non prima del 2025. Se l'economia non cresce e l'inflazione fatica a raggiungere il target prefissato dalla BCE è abbastanza probabile che ulteriori aumenti dei tassi ne vedremo pochi ed allora l'ipotesi di un lungo periodo di staus quo al 4% inizia ad essere ragionevole. Poi ci vien da pensare che gli americani, per combattere la loro di inflazione, sono stati costretti ad incrementare i tassi fino al 5.25%... una mossa simile per l'Europa sarebbe un massacro ma per fortuna questo la Lagarde lo sa...


Ma il mercato come la pensa?



A breve (prossimi 3 mesi) ha già messo in conto un possibile ulteriore aumento di un quarto di punto. Poi resteremo fermi al 4.25 o su di lì per quasi 6 mesi e forse a settembre del prossimo anno si scende di uno 0.25;  bisogna aspettare 2 anni per rivedere i tassi al 3... Attenzione, questa è una previsione di mercato che per sua natura è molto volatile e sottostà a revisioni praticamente quotidiane; ciò non toglie che attualmente la visione è questa: non bellissima.



Abbiamo incrociato il Bund a 2 (in rosso) e a 10 anni (in nero): per prima cosa appare evidentissima l'inversione della curva (il corto rende più del lungo) tipica dei periodi di alta inflazione.  Inoltre, se accettiamo l'ipotesi che i tassi non verrano più rialzati (diciamo che un altro 0.25% potrebbe starci ma non di più) e pensiamo che rimarranno attorno al 4% per un periodo piuttosto lungo, allora è lecito credere, come è successo per il 2 anni e il 10 anni americano, che anche il Bund tedesco, oggi al 3.215%, avrà una tendenza ad avvicinarsi al 4% o su di lì, trascinando con sé anche il 10 anni. Molti di voi davanti ad una simile previsione storceranno il naso, ma noi crediamo che ancora per un po', sopratuttto se l'inflazione non scende, che i rendimenti tenderanno a crescere (e per le obbligazioni i tempi magri non sono finiti;  bisogna portare pazienza...). Speriamo di sbagliarci... Se giovedì scorso il mercato avesse scommesso sulla fine degli aumenti ci sarebbe stata una corsa agli acquisti di obbligazioni, corsa che in effetti non si è in vista, anzi...

Piccola nota di colore:

Se qualcuno di voi intende recarsi all'Oktoberfest deve munirsi di una buona riserva di contanti: un litro di birra oramai costa qualche cosa come 13 euro... un'altro modo per misurare gli effetti del rincaro... Prost!


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Mercoledì 13 abbiamo cercato di capire come gli americani sono messi con la loro inflazione:
  • CPI yoy agosto          : 3.7% (atteso: 3.6%; precedente: 3.2%)

  • Core CPI yoy agosto : 4.3% (atteso: 4.3%; precedente: 4.7%)
Purtroppo l'inflazione americana per il mese di agosto è stata fissata al 3.7% ed è il secondo mese filato che sta salendo. Per contro, la core CPI (quella che interessa alla FED) è leggermente scesa ma siamo ancora ben distanti da quel 2% che è l'obiettivo da raggiungere. Ma cosa sta succedendo?


Se guardiamo da vicino quelle che sono le componenti che hanno contribuito all'aumento dell'inflazione per il mese di agosto (clicca sull'immagine per una miglior visione), ci accorgiamo che la variabile "energia" ha ripreso a correre: considerato l'aumento del costo del petrolio (è un po' che lo stiamo osservando...) la cosa non ci sorprende affatto. La componente servizi (in blu) sta inizando pian piano a diminuire così come siamo addirittura in negativo per quel che concerne il capitolo beni (in rosso). E' probabile che l'aumento dei costi energetici non piaccia troppo alla FED ma siamo sicuri che non avrebbero apprezzato affatto aumenti importanti nei servizi e nei beni che sono una microspia che controlla il comportamento dei consumatori, comportamento che sembra calmierarsi.

A tal proposito giovedì 14 è stato pubblicato il dato sugli US retail sales per agosto che ha subito un aumento dello 0.6% (atteso: 0.1%; precedente: 0.5%) e contraddice in parte quanto appena affermato sul comportamento dei consumatori americani. A controbilanciare il tutto ci pensa il Consumer Confidence per agosto pubblicato venerdì 15 che è stato fotografato a 67.7 (atteso: 69.2; precedente: 69.5) segnando per il secondo mese filato un ribasso che evidenzia in tal modo la presenza di un certo malessere all'interno dei nuclei famigliari.


Mercoledì 20 la FED ci farà sapere cosa vuol fare con i tassi: le aspettative del mercato puntano sul nulla di fatto e quindi resteremo con i tassi tra il 5.25% e il 5.5% ; anche noi sottoscriviamo questa visione. Sarà interessante la lettura dei Dot Plot che, pubblicati trimestralmente, danno un'idea di come la pensano i 12  membri della FED con diritto di voto. Non saremmo sorpresi nell'apprendere che un ulteriore aumento dello 0.25% è pianificato e probabilmente, se lo vedremo, sarà durante la riunione del primo novembre.



Giovedì 21 occhi puntati sulla Banca Nazionale Svizzera che prenderà una decisione se aumentare o meno i tassi guida: il mercato non se l'aspetta e noi speriamo che la visione sia quella giusta ma se pensiamo che Jordan vuole l'inflazione tra lo zero e il due percento (attualmente all'1.7%) non saremmo sorpresi di un eventuale aumento; non saremmo sorpresi ma molto, molto arrabbiati quello si! 

***

Quello di venerdì è stato uno dei 4 giorni delle Streghe previsti durante l'anno: si tratta della scandenza simultanea delle opzioni su azioni, futures e indici. Di norma in questo giorno la volatilità aumenta (il Vix, pur rimanendo molto basso, è saltito del 7.57%) ed i volumi pure (li vedrete chiaramente sui grafici degli indici di borsa): tali movimenti a volte scombussolano il normale andamento dei mercati azionari e qualche anomalia la si può registrare. A creare qualche preoccupazione supplementare è lo sciopero (annunciato la scorsa settimana) di una parte dei lavoratori legati al sindacato United Auto Workers..  probabilmente altri seguiranno... non si scioperava negli Usa da molto tempo!



E' stato lodevole l'impegno con il quale lo S&P500 ci ha messo per tentare di superare i 4500 punti ma la triplice scadenza opzioni e le tensioni sindacali l'hanno ributtato a ridosso dei 4450 punti che per il momento costituisce un labile supporto. I volumi come segnalato sono importanti ma sono appunto il frutto della scadenza opzioni e dei relativi riaggiustamenti di posizioni: non ci dobbiamo spaventare troppo. E' probabile che fino a mercoledì prossimo, in attesa della decisione della FED, non succeda un granché, sindacati permettendo...


L'algoritmo di Ned Davis continua a sagnalare uno spostamento laterale che in effetti sta avvenendo... di certo non ha conglobato gli effetti delle beghe sindacali e speriamo che si trovi presto una soluzione...

Il rally di fine anno è comunque anticipato da molti analisti:


Bank of America sottolinea come gli afflussi di liquidità nei fondi che investono nel mercato monetario sono a livelli stratosferici ed hanno raggiunto i 5.6 trilioni di $; la resa è un buon 5% esente da rischio o quasi, non malaccio. Considerato che le previsione di utili delle società dello S&P500 per il 2024 sono state riviste al rialzo, gli analisti prevedono che vi sarà ancora del movimento positivo sui mercati azionari alimentato dai 5.6 trilioni di liquidità che potrebbero essere in parte deviati nel mercato azionario... l'idea non è sballata, se poi lo S&P500 riuscirà a replicare anche il prossimo anno una performance sopra il 16% è ancora tutto da dimostrare.



Anche il Nasdaq sembra aver perso un po' del suo smalto: per tutta la settimana si è mosso sotto la media mobile dei 50 giorni (in viola) ed ha rotto anche il debole supporto situato a 13850 punti... purtroppo a breve non vediamo bene cosa potrebbe convincerlo a cambiare tendenza... un po' di prudenza non guasta.


 Che cosa abbia convinto il mercato europea a darsi una mossa rialzista è difficile da comprendere:  l'idea che i tassi non saliranno ulteriormente o al limite resteranno per un po' a questi livelli ha fatto da sprone? Forse l'aver raggiunto i 4'220 punti e contemporaneamente la media mobile a 200 giorni dove entrambi fungono da supporto hanno convinto molti investitori che qualche fisches sull'Eurostoxx50 si poteva giocare? Difficile da dire, quel che però conta è che una reazione c'è stata e per il momento a noi interessa che il mercato continui il suo spostamento laterale... sarebbe preoccupante se dovessimo intercettare una nuova tendenza ribassista che per il momento abbiamo schivato...



Movimento simile anche per lo SMI che improvvisamente si è risvegliato venerdì mattina. Sul breve vogliamo segnalarvi due gap (freccia viola e blu) che potrebbero influenzare il mercato nei prossimi giorni. Se il movimento rialzista continua anche lunedì, non saremmo sorpresi nel vedere il nostro indice andare a chiudre il gap ribassista  (freccia viola) creatosi durante il mese di luglio e quindi potremmo anche vedere lo SMI raggiungare gli 11'300 punti. In caso di correzione è probabile che si vada a chiudere il gap rialzista (freccia blu) a 11'097... vedremo subito lunedì come il mercato ha digerito la chiusura negativa dell'america... poi dovremo trattenere il fiato fino a giovedì quando la nostra Banca Nazionale ci dirà cosa vuol fare con i tassi svizzeri.

***

E' un po' di tempo che non commentiamo l'andamento delle valute:



Il buon momento del dollaro continua e contro chf è ad un niente dai 0.90 centesimi raggiunti i quali probabilmente si concederà un attimo di pausa: dai minimi del mese di luglio ha già recuperato un 5%. All'inizio dell'anno era a circa 0.92 centesimi e se consideriamo il suo rendimento, prossimo al 5%,  possiamo dire che contro chf iniziamo a guadagnare del denaro... Attenzione all'ipercomprato: prima di fare nuove posizioni deve scaricare un po' del suo valore.


Pure contro euro il dollaro si sta rafforzando: obiettivo a breve termine è quell'1.0560 che era il suo valore all'inizio dell'anno; manca poco, meno di un punto percentuale. Per chi ha investito in dollari soprattutto a breve termine pensa in euro diremmo che il Santo valeva la candela.



Se alla Banca Nazionale Svizzera non sarà piaciuto il rafforzamento del dollaro contro chf, non dispiacerà affatto vedere un euro contro chf in difficoltà. 
Ci stiamo chiedendo se la debolezza dell'euro contro la nostra valuta sia sufficiente per convincere Jordan a non alzare ulteriormente i tassi svizzeri... giovedì prossimo lo sapremo!



Due parole sull'oro: tassi alti e dollaro al rialzo non aiutano il metallo giallo che comunque sembra volersi adagiare attorno ai 1900 dollari l'oncia: vedremo nelle prossime settimane se il canale discendente (le due righe in rosso) lo porterà verso il basso come l'attuale trend sembra suggerire...

Buona domenica!






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