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The Economist 20.04.2024
Che confusione questa settimana sui mercati finanziari! Per capirci qualche cosa dobbiamo forzatamente farci aiutare da alcuni dati macroeconomici di recente pubblicazione.
Martedì 23.4 scopriamo con piacere che i PMI europei (il sondaggio mensile condotto tra i manager degli acquisti della principali imprese) iniziano a migliorare:
- PMI Francia aprile : 49.9 (atteso: 48.8; precedente: 48.3)
- PMI Germania aprile : 50.5 (atteso: 48.4; precedente: 47.7)
- PMI Eurozona: aprile : 51.4 (atteso: 50.7; precedente: 50.3)
- PMI composito aprile: 50.9 (atteso: 52; precedente: 52.1)
- PIL primo trimestre 2024: 1.6% (atteso: 2.5%; precedente: 3.4%)
- Consumo personale primo trimestre 2024: 2.5% (atteso: 3%; precedente: 3.3%)
I generosi aiuti statali elargiti in tempo di Covid sono terminati da un pezzo ed i risparmi (linea rossa) si stanno assottigliano. A supplire per il momento ci pensa l'uso delle carte di credito (linea nera) malgrado un tasso di finanziamento che supera il 20% (prima del covid il tasso era sotto il 15%) ma non potrà durare in eterno... Infatti dobbiamo già prendere atto dell'impennata nelle morosità delle carte di credito e quindi per continuare a spendere molti americani dovranno inventarsi qualche altro espediente.
- PCE prezzi base primo trimestre 2024: 3.7% (atteso: 3.4%; precedente: 2%)
- PCE deflatore yoy marzo: 2.7% (atteso: 2.6%; precedente: 2.5%)
Seconda parte
Riassumendo:Quelli dei Treasury americani sono piuttosto in linea con lo scenario dell'higher for longer e guardando al futuro non possono più escludere che si potrebbe anche assistere ad un rialzo... diciamo che fino a quando non evolveranno entrambi sopra il 5% restiamo ancora relativamente tranquilli. Nel mirino abbiamo l'intenzione di allungare le scadenze delle obbligazioni in dollari ma visto quanto sta succedendo non abbiamo fretta...
Se è vero che il mercato del reddito fisso in euro si aspetta ancora oggi almeno 4 tagli dei tassi nei prossimi 12 mesi, allora facciamo più fatica a comprendere il movimento dei rendimenti del Bund a 2 (in rosso) e a 10 anni (in nero) che da inizio anno stanno, alla stessa stregua di quelli americani, salendo.
A dir la verità per il momento sono solo i numeri di Tesla che non hanno raggiunto il consenso, mentre gli altri tutto sommato hanno superato le aspettative e non è cosa da poco. Comunque sia le reazioni sono state contrastanti:
Prendiamo Meta (ex Faceboock): gli utili per azione sono risultati di un 9.43% superiori alle aspettative ma il titolo dopo la pubblicazione dei numeri è partito decisamente al ribasso. Gli investitori temono che Zuckerberg stia investendo, come al suo solito, una spropositata marea di denaro nell'Intelligenza Artificiale. Lui conferma e rincara la dose affermando che oltre ai tanti soldi investiti "ci vorranno anni per guadagnare dall'AI!" Apriti cielo, forse avrà detto anche una sacrosanta verità ma il mercato voleva sentirsi dire altro ed ha iniziato a vendere il titolo... a fine giornata sono andati in fumo 190 miliardi di dollari e l'indice Nasdaq in questo caso non ringrazia.
I risultati di Alphabet sono stati ben superiori alle aspettative e soprattutto la società, oramai matura, ha annunciato il suo primo dividendo (20 cts a partire da giugno) e l'incremento della sua attività di riacquisto di azioni proprie. Nel primo trimestre i miliardi spesi per l'AI sono stati 12 e si prevede d'investirne altrettanti fino alla fine dell'anno. Il CEO Pichai ha quindi sottolineato che il programma di AI denominato Gemini procede, non sta costando quanto previsto e soprattutto la sua latenza (la velocità di risposta ai quesiti degli utilizzatori) sta migliorando. Non da ultimo afferma che Gemini "si svilupperà nel tempo, ma ritengo che siamo ben posizionati". Insomma: ha detto più o meno le stesse cose di Zuckerberg ma la forma è ben diversa: quel giorno l'azione ha chiuso ai massimi storici... (freccia nera) e pure il Nasdaq ha festeggiato.
Tutto sommato i buoni risulati dei M7 ma anche di molte altre società hanno aiutato lo S&P500 (+6.92% ytd) a tentare un rimbalzo. Alla fine della scorsa settimana ce lo siamo ritrovati in prossimità della media mobile dei 100 giorni (linea verde) che come sperato ha fatto da supporto e pure l'RSI, che segnalava un ipervenduto, ha convinto gli investitori a rientrare su questo indice.
Se guardate bene all'interno del cerchio rosso (clicca sul grafico per ingrandirlo) vi accorgerete che gli ultimi 3 giorni di contrattazioni del Nasdaq (+6.11% ytd) sono stati piuttoso movimentati: come abbiamo già sottolineato Meta e Alphabet hanno dato il loro contributo.
Per quanto riguarda l'Eurostoxx50 (+10.74% ytd) è interessante osservare come la media mobile dei 50 giorni (linea viola) stia fungendo da supporto e fino a quando l'indice ci si siede sopra stiamo tranquilli.
Se andate a fare la spesa al supermercato vi sarà facile capire come questo genere di aziende (Unilever ha gli stessi problemi...) hanno ribaltato sul consumatore finale tutti gli aumenti dei costi di produzione tanto da dirottare i consumatori con redditi modesti verso prodotti di altre marche più a buon mercato.
Anche Roche ha i suoi problemi: le vendite dei principali farmaci che hanno nella loro pipeline hanno quasi tutte mancato le stime degli analisti, non di molto ma comunque non le hanno raggiunte... Inoltre continuano i problemi con la ricerca di nuovi farmaci... in queste condizioni non sorprende che il trend del titolo sia in costante ribasso da oramai un paio di anni. Tecnicamente parlando sta facendo una base attorno ai 217 chf ed anche in questo caso il titolo rimane nei nostri depositi.
Contro franco svizzero si sta dirigendo verso i 92 centesimi... è probabile che fino a mercoledi quando Powell farà il suo discorso a margine della riunione della FED non succederà un granché. Ma se il mercato dovesse accorgersi che veramente spazio per un taglio ai tassi non c'è e l'inflazione al rialzo toglie il sonno alla maggior parte dei Governatori della FED allora i 92 cts e oltre sono a portata di mano.