sabato 27 aprile 2024

Una settimana piena di sorprese

Nota introduttiva

Come vi avevamo annunciato la scorsa settimana abbiamo voluto prestare attenzione a chi non sempre è interessato alla prima parte del nostro intervento che è concentrata soprattutto sui numeri macroeconomici che, ammettiamo, non sono di certo una gradevole lettura. Abbiamo quindi pensato di inserire un link (vai alla versione breve) che vi porterà direttamente alla seconda parte, quella più tecnica e meno discorsiva. Faremo precedere la nostra analisi da un breve riassunto che proverà a condensare il senso dei numeri analizzati nella prima parte. La lettura del riassunto è consigliata anche a coloro che hanno letto la prima parte


Vai alla versione breve

 

                                           The Economist 20.04.2024

Che confusione questa settimana sui mercati finanziari! Per capirci qualche cosa dobbiamo forzatamente farci aiutare da alcuni dati macroeconomici di recente pubblicazione.

Martedì 23.4 scopriamo con piacere che i PMI europei (il sondaggio mensile condotto tra i manager degli acquisti della principali imprese) iniziano a migliorare:

  • PMI Francia aprile     : 49.9 (atteso: 48.8; precedente: 48.3)
  • PMI Germania aprile : 50.5 (atteso: 48.4; precedente: 47.7)
  • PMI Eurozona: aprile : 51.4 (atteso: 50.7; precedente: 50.3)
Alla Lagarde, che ai dati macro tiene moltissimo, non le sarà sfuggito il miglioramento: sopra il 50 siamo in espansione e a sorprendere è soprattutto quello tedesco: il progresso è degno di attenzione... qualche cosa in Germania si sta muovendo. 
Altri dati importanti in Europa non ne abbiamo ritenuti; tutti quelli che seguono fanno riferimento alla situazione americana.

Sempre il 23.4 viene publicato anche il PMI composito americano:
  • PMI composito aprile: 50.9 (atteso: 52; precedente: 52.1)
Un po' a sorpresa il dato è al ribasso e non di poco: siamo sempre in espansione ma qualche cosa in America inizia ad incrinarsi?

La sorpresa, quella vera, l'abbiamo giovedì 25 aprile dove scopriamo che il Prodotto Interno Lordo (PIL) americano è in contrazione ben più di quanto atteso:
  • PIL primo trimestre 2024: 1.6% (atteso: 2.5%; precedente: 3.4%)
La crescita rispetto all'ultimo trimestre del 2023 si è praticamente dimezzata e gli economisti sono corsi a dare la colpa all'impennata delle importazioni (il dollaro forte aiuta...) che notoriamente sono un fattore di sottrazione nel calcolo del PIL. 



Ma non va comunque sottaciuto che a concorrere a questo risultato c'è anche lo zampino del consumatore americano che del PIL  è di norma l'artefice nell'ordine del 70%-75%...
  • Consumo personale primo trimestre 2024: 2.5% (atteso: 3%; precedente: 3.3%)
...consumatore che in effetti ha iniziato a spendere di meno. Un rallentamento del consumo era atteso ma non di queste dimensioni... Come lo si spiega? Il grafico seguente ci può aiutare a meglio comprendere:



I generosi aiuti statali elargiti in tempo di Covid sono terminati da un pezzo ed i risparmi (linea rossa) si stanno assottigliano. A supplire per il momento ci pensa l'uso delle carte di credito (linea nera) malgrado un tasso di finanziamento che supera il 20% (prima del covid il tasso era sotto il 15%) ma non potrà durare in eterno... Infatti dobbiamo già prendere atto dell'impennata nelle morosità delle carte di credito e quindi per continuare a spendere molti americani dovranno inventarsi qualche altro espediente.

Ma giovedì 25 aprile le sorprese non sono finite:
  • PCE prezzi base primo trimestre 2024: 3.7% (atteso: 3.4%; precedente: 2%)
Come ben sappiamo il PCE  (Personal Consumption Expenditures)  è l'indicatore preferito dalla FED per misurare l'inflazione americana che a quanto pare è ostinatamente al rialzo anche se dal calcolo escludiamo le componenti più volatili quali alimentari ed energia.

Comunque sia il dato viene confermato anche il giorno dopo 26 aprile:
  • PCE deflatore yoy marzo: 2.7% (atteso: 2.6%; precedente: 2.5%)
Insomma: l'inflazione non è dove la vorrebbe vedere la FED.

***

Seconda parte

Riassumendo: 

La settimana finanziaria è stata bella movimentata nel bene e nel male. C'è una novità: la situazione economica europea sembra essere in fase di miglioramento (i PMI stanno andando verso una leggera espansione) e di questo la Lagarde ne terrà di certo conto; non vorremmo che la prenda come una scusante per non tagliare i tassi a giugno...  In America stiamo invece assistendo ad un rallentamento del PMI composito e al dimezzamento della crescita economica (Pil: dal 3.4% all'1.6%) mentre l'inflazione ha ripreso a salire come ci dimostrano i PCE di giovedì e venerdì.

Proviamo ora a metterci nei panni di Powell: l'economia sta dando segni di rallentamento mentre l'inflazione sembra andare nell'altra direzione;  se andrà avanti così non passerà molto tempo prima che si debba pronunciare l'impronunciabile. Infatti la stagflazione è il peggiore degli scenari che i responsabili della politica monetaria della FED (ma in genere di tutte le Banche Centrali) debbono affrontare. Una recessione è relativamente facile da contrastare: qualche taglio ai tassi dovrebbe già produrre un effetto positivo ma una stagflazione richiederebbe un aumento dei tassi, ottemperando in tal modo al primo compito di ogni Banca Centrale che mira alla stabilità dei prezzi, aumento che non farebbe altro che esacerbare l'indebolimento della crescita economica. 
Forse non siamo ancora nella situazione di dover vedere la FED aumentare i tassi ma l'"higher for longer", ovverosia  il mantenimento dei tassi agli attuali livelli più a lungo del previsto,  è uno scenario che si sta facendo strada ed ovviamente sta mettendo in allarme i mercati azionari e del reddito fisso.


Gettiamo la solita occhiata ai rendimenti:


Quelli dei Treasury americani sono piuttosto in linea con lo scenario dell'higher for longer e guardando al futuro non possono più escludere che si potrebbe anche assistere ad un rialzo... diciamo che fino a quando non evolveranno entrambi sopra il 5% restiamo ancora relativamente tranquilli. Nel mirino abbiamo l'intenzione di allungare le scadenze delle obbligazioni in dollari ma visto quanto sta succedendo non abbiamo fretta...


Se è vero che il mercato del reddito fisso in euro si aspetta ancora oggi almeno 4 tagli dei tassi nei prossimi 12 mesi, allora facciamo più fatica a comprendere il movimento dei rendimenti del Bund a 2 (in rosso) e a 10 anni (in nero) che da inizio anno stanno, alla stessa stregua di quelli americani, salendo. 
Con una inflazione più vicina al 2% che non al 3% e con la prospettiva di un taglio in arrivo per il 6 di giugno (la BCE in quella sessione prenderà posizione sulla politica monetaria) l'evoluzione dei rendimenti dovrebbe svilupparsi nel senso opposto... Come lo si spiega? Forse qualcuno crede che la Lagarde non avrà il coraggio di tagliare prima della FED? L'inflazione non è quella che i dati ci descrivono ma è ben più alta? L'economia tutto sommato, come sembra, è in grado di cavarsela anche senza l'intervento della BCE? Sono tutte ipotesi verosimili ma che non riusciamo a verificare; fatto sta che anche in Europa i rendimenti salgono, ne prendiamo atto e non ci resta che aspettare un mesetto abbondante per vedere cosa farà la Lagarde (un mese sembra tanta roba ma alla velocità con il quale il tempo passa è dopo domani...)

***

 In America il calo del PIL oltre le aspettative in combinazione con un'inflazione che sembra voler rialzare la testa non sono piaciuti ai mercati azionari. Anche i risultati societari, soprattutto quelli dei Magnifici 7, hanno contribuito nel bene e nel male ad aggiungere volatilità ad un mercato già un tantino in agitazione:


A dir la verità per il momento sono solo i numeri di Tesla che non hanno raggiunto il consenso, mentre gli altri tutto sommato hanno superato le aspettative e non è cosa da poco. Comunque sia le reazioni sono state contrastanti:



Prendiamo Meta (ex Faceboock): gli utili per azione sono risultati di un 9.43% superiori alle aspettative ma il titolo dopo la pubblicazione dei numeri è partito decisamente al ribasso. Gli investitori temono che Zuckerberg stia investendo, come al suo solito, una spropositata marea di denaro nell'Intelligenza Artificiale. Lui conferma e rincara la dose affermando che oltre ai tanti soldi investiti "ci vorranno anni per guadagnare dall'AI!" Apriti cielo, forse avrà detto anche una sacrosanta verità ma il mercato voleva sentirsi dire altro ed ha iniziato a vendere il titolo... a fine giornata sono andati in fumo 190 miliardi di dollari e l'indice Nasdaq in questo caso non ringrazia.


I risultati di Alphabet sono stati ben superiori alle aspettative e soprattutto la società, oramai matura,  ha annunciato il suo primo dividendo  (20 cts a partire da giugno) e l'incremento della sua attività di riacquisto di azioni proprie. Nel primo trimestre i miliardi spesi per l'AI sono stati 12 e si prevede d'investirne altrettanti fino alla fine dell'anno. Il CEO Pichai ha quindi sottolineato che il programma di AI denominato Gemini procede, non sta costando quanto previsto e soprattutto la sua latenza (la velocità di risposta ai quesiti degli utilizzatori) sta migliorando. Non da ultimo afferma che Gemini "si svilupperà nel tempo, ma ritengo che siamo ben posizionati". Insomma: ha detto più o meno le stesse cose di Zuckerberg ma la forma è ben diversa: quel giorno l'azione ha chiuso ai massimi storici... (freccia nera) e pure il Nasdaq ha festeggiato.




Tutto sommato i buoni risulati dei M7 ma anche di molte altre società hanno aiutato lo S&P500 (+6.92% ytd) a tentare un rimbalzo. Alla fine della scorsa settimana ce lo siamo ritrovati in prossimità della media mobile dei 100 giorni (linea verde) che come sperato ha fatto da supporto e pure l'RSI, che segnalava un ipervenduto, ha convinto gli investitori a rientrare su questo indice. 
I volumi sono leggermente al rialzo ed in questo caso la cosa non guasta, anzi... 
Ora ci troviamo a ridosso della media mobile a 50 giorni (vedi freccia nera) che sembra voglia fare da resistenza e vedremo se i risultati di Amazon (30.4) di Apple (2.5) riusciranno a dare un'ulteriore spinta. 

Non perdiamo di vista mercoledì primo maggio la riunione della FED e soprattutto alle 20.30 l'atteso discorso di Powell: ovviamente NON ci aspettiamo nessun taglio ai tassi... non si parlerà neppure apertamente di stagflazione: se lo farà bisognerà probabilmente leggerlo tra le righe di quello che dirà (o forse anche no... vedremo).



Se guardate bene all'interno del cerchio rosso (clicca sul grafico per ingrandirlo) vi accorgerete che gli ultimi 3 giorni di contrattazioni del Nasdaq (+6.11% ytd) sono stati piuttoso movimentati: come abbiamo già sottolineato Meta e Alphabet hanno dato il loro contributo. 
Il rimbalzo dell'indice tecnologico (+4.31%), anch'esso favorito da un RSI in ipervenduto,  è stato notevole e gli ha permesso di recuperare il 50% delle perdite subite da quanto è uscito dal canale ascendente agli inizi di aprile.  Vederlo ritornare sopra i 16'000 punti non sembra una cosa imposibbile...



Per quanto riguarda l'Eurostoxx50 (+10.74% ytd) è interessante osservare come la media mobile dei 50 giorni (linea viola) stia fungendo da supporto e fino a quando l'indice ci si siede sopra stiamo tranquilli. 
Francamente non riusciamo a capire cosa dobbiamo aspettarci la prossima settimana: i volumi sono i leggero ribasso segno che gli investitori non si stanno buttando a capofitto dentro il mercato europeo e pure a livello di RSI siamo decisamente in posizione neutra. 

Va comunque detto che questo indice ha una delle migliori performance a livello mondiale in buona compagnia di Italia (+12.84%) e Spagna (10.42%) ed una pausa di riflessione non può che fargli del bene. Per conto nostro potrebbe anche spostarsi lateralmente fino alla fine dell'anno senza che gli si possa rimproverare nulla...



Qualche cosa da rimproverare al nostro indice SMI (+1.85% ytd) invece ce l'avremmo! Guardate bene gli ultimi 4 giorni di contrattazioni: non sa da che parte andare! Ovviamente a tutto c'è una spiegazione ma francamente vi renderete conto pure voi che in questo momento lavorarci assieme è scoraggiante. 
Comunque sia quando parliamo di SMI stiamo soprattutto parlando di Nestlé, Roche e Novartis: i primi due recentemente hanno pubblicato i numeri.


Se andate a fare la spesa al supermercato vi sarà facile capire come questo genere di aziende (Unilever ha gli stessi problemi...) hanno ribaltato sul consumatore finale tutti gli aumenti dei costi di produzione tanto da dirottare i consumatori con redditi modesti verso prodotti di altre marche più a buon mercato. 
Nella grande distribuzione quando viene a mancare il supporto di questa categoria di consumatori la cosa si fa sentire e la quotazione in borsa del titolo ne fa le spese. Restiamo comunque fiduciosi e non dovremmo vedere Nestlé andare sotto i 90 chf. Noi la teniamo.


Anche Roche ha i suoi problemi: le vendite dei principali farmaci che hanno nella loro pipeline hanno quasi tutte mancato le stime degli analisti, non di molto ma comunque non le hanno raggiunte... Inoltre continuano i problemi con la ricerca di nuovi farmaci... in queste condizioni non sorprende che il trend del titolo sia in costante ribasso da oramai un paio di anni. Tecnicamente parlando sta facendo una base attorno ai 217 chf ed anche in questo caso il titolo rimane nei nostri depositi.

***



Ha una resa attorno al 5%. Ad inizio anno erano in programma 6 tagli ai tassi ma dopo 4 mesi sono diventati solo due e ci sono delle buone probabilità che di tagli addirittura non se ne vedranno. E' abbastanza facile capire come mai il dollaro è diventato appetibile  anche per gli speculatori che stanno ancora puntando al rialzo. Poi se Trump a fine anno diventerà ancora presidente la musica probabilmente cambierà ma per il momento la forza della valuta americana non sembra essere messa in dubbio. 


Contro franco svizzero si sta dirigendo verso i 92 centesimi... è probabile che fino a mercoledi quando Powell farà il suo discorso a margine della riunione della FED non succederà un granché. Ma se il mercato dovesse accorgersi che veramente spazio per un taglio ai tassi non c'è e l'inflazione al rialzo toglie il sonno alla maggior parte dei Governatori della FED allora i 92 cts e oltre sono a portata di mano.


Contro euro continua imperterrito il trend laterale...



Anche euro/franco sembra volersi muovere lateralmente all'interno di un canale tra lo 0.9690 e lo 0.9820 che sta iniziando ad essere una resistenza di un certo peso. Comunque se date un'occhiata agli incroci delle medie mobili appare evidente che qualche cosa nella dinamica delle due monete sta cambiando ovviamente a favore della valuta europea.


Buona piovosa domenica! 




domenica 21 aprile 2024

Siamo in correzione

Nota introduttiva. 

Appunti Finanziari è nato durante il periodo del Covid e doveva durare il tempo di una pandemia... Non è stato il caso ed oggi il blog ha, con nostra grande sorpresa, un numero dei lettori  in costante crescita.  

Non vi nascondiamo che in primis Appunti Finanziari lo scriviamo per noi stessi in quanto ci obbliga a riflettere e ad avere una linea di condotta che vogliamo seguire con coerenza.  Poi sappiamo che viene letto da chi fa il nostro stesso mestiere ma è apprezzato (così ci dicono) soprattutto da chi non ha fatto della finanza il suo lavoro. Quest'ultima categoria è ovviamente la più numerosa e proprio da essa ci sono giunte alcune apprezzate critiche che non vogliamo ignorare. 

Due in particolare sono quelle che ci hanno colpito: scriviamo troppo e sopratutto non c'è un grande interesse per i dati macro economici con i quali spesso apriamo i nostri interventi. Apprezzati sono invece i grafici (borse, tassi e valute) in quanto sono immediati e valgono più di mille parole.

Abbiamo in effetti strutturato i nostri interventi con l'intento di fondere l'analisi fondamentale (quella dei numeri tanto noiosi) con l'analisi tecnica (quella che analizza i grafici). Di norma tra analisti fondamentali e quelli tecnici non tira una bell'aria e spesso sono in conflitto tra di loro. Noi siamo invece dell'idea che le due discipline possono tranquillamente coesistere e l'una è a complemento dell'altra. 

Ma non siamo insensibili alle critiche e stiamo cercando di ristrutturare Appunti Finanziari in modo tale che sia più flessibile evitando che dobbiate leggere cose che non vi interessano.  Speriamo di essere pronti per la prossima settimana (abbiamo qualche piccolo problema tecnico e se c'è un informatico all'ascolto sarebbe molto gradito si ci può contattare...)

Ovviamente già che siamo in ristrutturazione potete inviare le vostre critiche e i vostri consigli semplicemente replicando alla mail con la quale vi avvisiamo che abbiamo pubblicato AF. Grazie per il vostro aiuto!

Sullo scrivere meno ci proviamo ma essere brevi e concisi è un dono... non sarà facile ma ci vogliamo provare fin da subito:

 Non è stata una settimana facilissima per tutti i mercati e i motivi, sempre gli stessi, sono facilmente riassumibili:

  • La situazione geopolitica non aiuta: per il momento, soprattutto in Medioriente, per fortuna si è ancora nella fase dello "scambio di cortesie" e se dovesse continuare così ben presto questi eventi ce li ritroveremo nelle pagine interne dei giornali. Ma bisogna ammettere che basta, anche solo per errore, bombardare l'obiettivo sbagliato e ci ritroveremo  nel bel mezzo di una guerra vera e propria.
  • Questo il mercato lo sa e resta vigile: il VIX è oramai da più di due settimane costantemente in zona 18-20, diciamo che è in pre-allarme, ma basta veramente poco per spedirlo in direzione del 30 e oltre con tutte le conseguenze negative del caso.
  • Oramai è chiaro a tutti che le previsioni per i tagli ai tassi di inizio anno erano troppo ottimiste: oggi sono prezzati, entro 12 mesi,  2 tagli in USA, 4 in Europa e 2 in Svizzera. Ovviamente il mercato obbligazionario non ha gradito e quello azionario pure.
  • I rendimenti dei Treasury americani continuano, e non può essere altrimenti, ad essere molto alti. Quello a 2 anni è praticamente inchiodato al 5%. Ricordiamoci che l'ipotesi che si possa assistere addirittura ad un aumento dei tassi in America non la possiamo scartare...
  • La stagione degli utili del primo trimestre, avviatasi la scorsa settimana negli USA, è in pieno svolgimento e come al solito non sono i risultati ad essere deludenti ma le aspettative espresse dai CEO e CFO per il futuro prossimo. Cominciamo a pensare che parecchi di questi outlook  negativi siano dei tentativi legalizzati di manipolare il mercato... a pensar male ogni tanto ci si azzecca.
  • Tecnicamente parlando, quando vedi dei trend azionari che hanno dei canali ascendenti che assomigliano a delle pareti di sesto grado, è ovvio, anche a chi di analisi dei grafici ne capisce poco, che non si può continuare all'infinito senza prima o poi incappare in una (sana) correzione; è quello che sta capitando adesso. 
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Ma veniamo ai mercati iniziando da quelli obbligazionari:


L'indice total return di Bloomberg  delle obbligazioni in dollari continua ad accumulare perdite. Se si dovesse far strada con convinzione l'idea che di tagli ai tassi quest'anno non ne vediamo, temiamo che non sia finita qui...



Più stabile la situazione per le obbligazioni in Euro: i 4 tagli attesi aiutano... siamo comunque nelle mani della Lagarde e vedremo a giugno come intende muoversi.

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Settimana molto complicata per le borse:


Purtroppo la rottura del canale ascendete dello S&P500 (+4.14% ytd)  ravvisata la scorsa settimana è stata palesemente confermata: siamo andati sotto i 5000 punti (più che altro una soglia psicologica) e ci siamo fermati in prossimità della media mobile dei 100 giorni (linea verde) che dovrebbe fare da supporto. 
Malauguratamente questa settimana i livelli di RSI se li è mangiati la stampante e non sono disponibili ma siamo per tutti  mercati in una situazione molto più confortante... stiamo passando da un ipercomprato al suo opposto e quindi più che vendere prendiamo ora in considerazione l'opportunità di eventualmente fare degli acquisti. 


Ned Davis ed il suo algoritmo avevamo già messo in conto una correzione per il mese di maggio che avrebbe riportato lo S&P500 quasi ai valori di inizio anno. Il movimento è in atto e la situazione geopolitica (difficilmente prevedibile dal modello...) ha anticipato le tempistiche... C'è da sperare che valga lo stesso  ragionamento per la ripartenza prevista per il mese di giugno. Vedremo.





Fa decisamente più impressione la correzione subita dal Nasdaq (+1.80% ytd) che questa settimana ha lasciato sul terreno qualche cosa come 5.95 punti percentuali ed in poche sedute si è praticamente mangiato quasi tutto il rialzo da inizio anno. E' stata senz'altro una notevole correzione e temiamo che tecnicamente il ribasso possa continuare fino al raggiungimento dei 14'800 punti (non siamo lontanissimi).
A pesare su questo indice sono stati (ma non solo) i Magnifici 7 (a destra nella tabella la performance ytd) :




Venerdì Nvidia ha lasciato sul posto il 10% solo lei e anche le altre non hanno brillato. Tesla soprattutto si sta leccando le ferite inferte dalla guerra fratricida tra produttori di auto elettriche (soprattutto cinesi) che pur di vendere stanno abbattendo i prezzi con evidenti ripercussioni sui margini di guadagno. Pure Apple quest'anno non brilla più di tanto, anzi, mentre Meta sembra essere una di quelle società che con l'Intelligenza Artificiale andranno a nozze, buon per lei.
Anche per quanto riguarda questo indice incominciano ad essere interessati ad eventuali rientri, ma non c'è fretta.



Tutto sommato la correzione in Europa c'è ma la si stente meno: l'Eurostoxx50 (+8.77%ytd) ne aveva bisogno e non ci spaventiamo più di tanto anche se la media dei 50 giorni sul quale si è adagiato non dovesse reggere. Fino a 4'750 punti il ribasso è salutare poi deve arrivare un rimbalzo...




Anche lo SMI (+1.42% ytd) non è stato immune dalla correzione: sale con grande fatica ma quando c'è da scendere non si fa pregare. Soprattuto venerdì ha fatto un movimento notevole e per fortuna è riuscito a chiudere in prossimità del supporto degli 11'290 punti che deve essere difeso a tutti i costi... Il minimo che possiamo dire è che allo stato attuale non è un mercato facile da interpretare.

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Quando le tensioni geopolitiche si fanno sentire la tendenza del franco svizzero è quella di salire: venerdì le fluttuazioni sono state più ampie di quello che avevamo previsto ed il dollaro per un istante è andato a far una visita ai 90 centesimi per poi chiudere leggermente sopra i 91. Restiamo comunque convinti che il dollaro rimarrà forte ed abbiamo sempre i 92 centesimi nel nostro mirino...



Lo steso vale per Euro/dollaro: 1.0550 non è lontano poi, una volta raggiunto quel livello vedremo se la valuta americana avrà la forza di andare oltre... ma quella è un'altra storia.



Dobbiamo ammettere che i movimenti ( e questo vale anche per la borsa) di venerdì facciamo fatica a comprenderli: anche per euro/franco abbiamo perso 100 bps per poi recuperarli tutti nel finale... siamo ora adagiati sul supporto dei 97 centesimi e lì dovremo restarci.



 Un'occhiatina all'oro dobbiamo darla: sta flirtano con i massimi storici da un po' di giorni ma quel che più ci stupisce è che la sua quotazione sta sfidando tutte quelle che sono le classiche regole che di norma contribuiscono alla formazione del suo prezzo: quando i tassi sono alti ( e sul dollaro lo sono) e la valuta americana si apprezza, di norma la quotazione dell'oncia d'oro dovrebbe andare esattamente nella direzione opposta... ma non sta succedendo...  su questa cosa dobbiamo meditare (e pure molto...).


Godetevi la domenica! (e non pensate troppo all'oro...)


domenica 14 aprile 2024

En attendant Lagarde

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 Questa domenica cercheremo, promesso, di essere brevi e concisi in quanto sono solo due sono gli eventi che hanno dominato la settimana finanziaria: a) la pubblicazione dell'attesissimo dato sull'inflazione americana e b) la riunione della BCE che purtroppo, come nelle più ovvie delle aspettative,  si è chiusa senza l'ombra di un taglio ai tassi d'interesse.

Era mercoledì 10 aprile quando alle 14.30 sono stati pubblicati i dati sul rincaro americano (CPI):

  • CPI yoy          marzo: 3.5% (atteso: 3.4% ; precedente: 3.2%)
  • Core CPI yoy marzo: 3.8% (atteso: 3.7% ; precedente: 3.8%)
Senza entrare troppo nei dettagli è chiaro che l'inflazione americana sta prendendo una piega al rialzo ma, con i dati macro che abbiamo visto la scora settimana,  non c'è da meravigliarsi più di tanto. Forse si salva il Core CPI (quello che misura l'inflazione senza considerare cibo ed energia): non è salito rispetto al mese precedente ma era comunque atteso al 3.7%, leggermente più basso di quanto non sia in realtà.

Già che ci siamo completiamo il quadro della situazione con i dati dei prezzi alla produzione (PPI) che sono stati pubblicati giovedì 11 aprile:
  • PPI yoy marzo  : 2.1% (atteso: 2.2%; precedente: 1.6%)
  • Core PPI marzo: 2.4% (atteso: 2.3%; precedente: 2.1%)
Anche i prezzi alla produzione segnalano un rincaro e questo di certo non sarà sfuggito alla FED in quanto spesso il PPI viene analizzato come un indicatore anticipatore di quella che potrebbe essere l'inflazione futura poiché i maggiori prezzi alla produzione vengono sovente caricati sulle spalle del consumatore attraverso un aumento dei prezzi dei beni e dei servizi.

Cosa dire? Se l'obiettivo della FED rimane sempre quello di trainare l'inflazione verso il 2% per il momento non ci siamo, anzi, stiamo andando nella direzione sbagliata.

Fuor di dubbio che anche le aspettative, per quanto riguarda i tagli ai tassi, continuano ad essere costantemente riviste: dai 6/7 tagli previsti ad inizio 2024 eravamo scesi la scorsa settimana a 3 ma, considerato lo sviluppo dell'inflazione a stelle e strisce, 3 tagli oggi ci sembrano addirittura  troppi... 

Comunque quello che ci lascia maggiormente perplessi è quanto rapidamente gli scenari evolvono: l'altro giorno ne abbiamo letto uno che contempla alcuni tagli che però verranno effettuati solo ad elezioni presidenziali conclamate e quindi non prima di novembre (fonte: The Economist). Ci si spinge poi a concepirne altri che addirittura prendono in considerazione dei possibili aumenti del costo del denaro! (citofonare a Larry Summers, ex segretario del Tesoro durante l'amministrazione Clinton, per maggiori informazioni).

Insomma capire quali degli scenari proposti sarà quello corretto sta diventando un'impresa.... Sappiamo per esperienza che quando i mercati non riescono a focalizzare con una certa precisione uno scenario, positivo o negativo che sia, hanno la brutta abitudine di entrare in fibrillazione... Vedremo dopo come si sono comportati i mercati azionari.

Comunque sia anche questa settimana, come quasi sempre da inizio anno, abbiamo visto i rendimenti dei Treasury salire:



Quello a due anni (linea rossa)  è vicinissimo alla soglia del 5% ed il decennale (linea nera) ha seguito a ruota: l'inversione dei tassi, il corto che rende più del lungo, per  il momento è confermata e non poteva essere altrimenti.

Ovviamente il settore del reddito fisso in dollari non fa di certo i salti di gioia:



...e quel -3.73% dell'indice total return elaborato da Bloomberg testimonia come in effetti qualche problema le obbligazioni in dollari ce l'hanno... Nulla di irrecuperabile ma comunque al momento non aiutano a migliorare le performances dei nostri portafogli.


***

Altro evento attesissimo era la riunione della BCE di giovedì scorso dove,  per chi ha seguito la conferenza stampa,  non sono mancate le occasioni per mangiarsi un pezzo del proprio fegato. Parliamone: a quanto pare alcuni membri (non specificato quanti ma se pensiamo che l'organo decisionale è composto da 6 persone azzardate voi un numero...) erano pronti a sostenere un taglio già durante questa seduta; purtroppo sono stati persuasi ad "unirsi al consenso" della  maggioranza del consiglio... Francamente avremmo voluto partecipare a questa seduta, che non deve essere stata facile per la Lagarde,  tanto per capire che aria tirava ma poi in mondovisione ha ribadito i soliti concetti:

  • "Siamo assolutamente indipendenti dalla FED" (c'è da sperarci altrimenti i tagli li vedremo l'anno prossimo, forse...)
  • "La nostra economia NON è quella americana che ha dinamiche diverse": e qui di dubbi proprio non ce ne sono!
  • "Anche le politiche fiscali non collimano": in effetti una politica fiscale di respiro europeo non si è ancora vista...
  • "Siamo un po' preoccupati per la debolezza dell'euro"...Potrebbe contribuire ad importare un po' di inflazione ma non ci pare che contro dollaro l'euro si sia proprio schiantato.
Insomma, riassunto all'osso quanto ha detto,  riconferma che solo quando vedremo l'inflazione convergere verso il suo target in modo sostenibile (2%) "sarebbe appropriato tagliare i tassi".  Prendiamo nota. Anzi, facciamo di meglio, andiamo a vedere i  tassi di inflazione di Francia e Germania pubblicati venerdì 12 aprile. Ma prima di farlo, se ve lo siete dimenticato, vi riproponiamo il dato sull'inflazione europea che abbiamo visto la scorsa settimana:
  • Inflazione Europa yoy (marzo): 2.4% (atteso: 2.5%; precedente: 2.6%).
Ed ora vediamo come francesi e tedeschi sono messi:
  • Inflazione Francia     yoy (marzo): 2.3% (atteso: 2.3%; precedente: 2.3%).
  • Inflazione Germania yoy (marzo): 2.2% (atteso: 2.2%; precedente: 2.2%).
E' vero, non siamo ancora al 2% ma non siamo neppure troppo lontani; soprattutto non sembra che l'inflazione torni a crescere. Con una Germania in recessione (attendiamo con grande interesse il prossimo PIL)  e con la sua industria in difficoltà non ci sembra il caso di fare i precisini: il suo settore auto sta boccheggiando e proprio di venerdì la notizia che l'acciaieria Thyssenkrupp licenzia pesantemente e riduce la produzione in quanto non riesce più a reggere la concorrenza cinese. E' vero, forse non si risolve il problema Cina con un taglio ai tassi, ma comunque una qualsiasi forma di aiuto all'economia europea la dobbiamo dare... Ora dovremo aspettare fino a giugno, dove probabilmente un ribasso dello 0.25% lo vedremo, sperando che non sia troppo tardi.


Tutto sommato gli investitori ad un taglio dei tassi da parte della BCE ci vogliono credere ed in effetti  il settore del reddito fisso in euro non sta mostrando le difficoltà di quello in dollari... Non c'è l'assalto all'acquisto di obbligazioni in euro ma non vediamo neppure grosse pressioni alla vendita. Insomma ci par di capire che sono in attesa che la Lagarde si decida...


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Prima di vedere come si sono comportati i mercati azionari questa settimana non possiamo fare a meno di segnalare, geopoliticamente parlando, il netto peggioramento della situazione mediorientale: si sapeva (fonte: un alto funzionario USA parlando alla CNN) che l'Iran aveva pronti un centinaio di missili puntati su molteplici obiettivi in territorio israeliano quale ritorsione all'attacco al consolato iraniano a Damasco e durante la notte sono passati alle vie di fatto. Per il momento sembra che una buona parte dei droni e dei missili lanciati sono stati intercettati dall'antiaerea israeliana ma comunque sia l'attacco è in corso. Gli sviluppi li vedremo in giornata. sono pronti ad usarli. Già venerdì i mercati erano parzialmente entrati in agitazione e nel pomeriggio la volatilità era al rialzo di un buon 20%:


 Di certo lunedì sarà una giornata di quelle complicate...

Altra osservazione che va fatta: se è vero che da inizio anno il mercato è salito anche perché in vista c'erano 6/7 tagli ai tassi, ora che queste aspettative sono state ridimensionate se non addirittura azzerate ci stiamo chiedendo come reagiranno gli investitori soprattutto quando i risultati trimestrali, ovverosia l'unico carburante rimasto alle borse, non collimeranno con le aspettative... 
Infatti venerdì sono stati anche pubblicati, come da tradizione, i primi numeri di alcune banche americane e la reazione di JPMorgan (-6.47% ... pare che a deludere sia il mancato obiettivo del NII (reddito netto da interessi))  può essere un buon esempio di cosa possiamo aspettarci...




Seconda parte (analisi grafica)

La piega che sta prendendo lo S&P500 (+7.41% ytd) non ci piace: l'indice è definitivamente uscito dal canale ascendente (le due righe verdi) ed ora si è adagiato sulla media mobile dei 50 giorni (in viola) che speriamo faccia da supporto. Noi abbiamo alleggerito e siamo pronti a continuare se nei prossimi giorni il ribasso continua. Ovviamente molto dipenderà dai risultati trimestrali e quindi dobbiamo restare particolarmente vigili, soprattutto per quanto riguarda quelli dei M7 (tabellina in allestimento...), ma non solo.



Anche il Nasdaq (+7.75% ytd) sembra che più che correggere abbia voglia di spostarsi lateralmente... non sarebbe male. A livello di RSI siamo in zona neutra e quindi ci siamo tolti dalla scomoda posizione dell'ipercomprato... la cosa ci lascia un pochino più tranquilli. Comunque anche sul tecnologico un piccolo alleggerimento l'abbiamo fatto (riduzione di etf).




Chi è decisamente in una situazione da presa di profitto è l'Eurostoxx50 (+9.59% ytd): i volumi sono leggermente in ascesa ed è tutta la settimana che quotidianamente chiude ad un livello inferiore rispetto all'apertura di giornata: significa che la pressione dei venditori si fa sentire... Una correzione comunque andava fatta e c'è da sperare che non acceleri la prossima settimana: a livello di RSI anche in questo caso ci siamo portati in zona neutra, scostandoci da quell'ipercomprato che non ci lascia mai totalmente tranquilli. C'è da augurarsi che i dati macro continuino a supportare l'idea che a giugno ci sarà il primo taglio ai tassi... sempre che la Lagarde non si rimangi la parola...



Purtroppo lo SMI (+2.17% ytd) è  per il momento una fonte inesauribile di mal di pancia: neppure la media mobile dei 50 giorni (in viola) è riuscita a fare da supporto ed ora stiamo puntando in direzione degli 11'290 punti dove anche a livello di RSI saremo vicini ai 30 dell'ipervenduto. Se così sarà, più che venditori saremo acquirenti... (va bene per chi deve costituire un portafoglio di azioni svizzere :-) ).


***

Una rapida occhiata ai cambi dobbiamo darla:



E' chiaro che se le aspettative per un taglio ai tassi sono state drasticamente ridotte, la reazione del dollaro non può che essere quella di andare al rialzo: contro franco di certo. Abbiamo oramai la sensazione che presto potremo vedere anche i 92 cts. Per il momento il dollaro ce lo teniamo... E' probabile che l'attacco iraniano possa incentivare gli acquisti di dollari che probabilmente verranno investiti in Treasury... lo sapremo se vedremo le rese scendere con una certa decisione.



Abbastanza probabile che anche euro/dollaro vedremo presto quota 1.0550... di questo passo e con l'idea che a giugno la BCE taglia questa è una previsione non difficilissima da fare. Certo che se poi dovesse addirittura andare sotto il livello di 1.0550 allora potremmo anche pensare che i timori della Lagarde a riguarda di una eccessiva debolezza dell'euro potrebbero anche essere corretti. Ma ancora non  ci siamo e soprattutto il canale di scorrimento laterale (1.11-1.0550)  che si è formato a partire dall'inizio del 2023 sta prendendo sempre più rilevanza e non sarà facile fargli cambiare trend.




Euro/franco... sicuramente nella correzione che abbiamo osservato sul finire della settimana c'è lo zampino di euro/dollaro al quale aggiungiamo il timore per la situazione geopolitica che di certo contribuisce, come sempre succede in questi casi, ad un rafforzamento della nostra moneta. 


Buona domenica!

domenica 7 aprile 2024

La paura fa 2'329

versione ridotta: clicca qui



Oramai Gigi Marzullo, il giornalista del "si faccia una domanda e si dia una risposta",  ha fatto proseliti in tutto il mondo ed anche noi la scorsa settimana c'eravamo fatti una domanda: "Chissà come reagirà il mercato al Personal Consumption Expenditures (PCE)?". Era appena stato pubblicato quel Venerdì Santo a borse chiuse ed era risultato poco convincente quindi,  altrettanto spontaneamente, ci eravamo dati una risposta: "non benissimo, pensiamo!" Purtroppo avevamo pensato bene. 

Infatti i successivi lunedì in America e martedì al di qua e al di là dell'Atlantico i mercati non erano troppo contenti ed hanno infilato due sedute che si sono chiuse con un pesante passivo. Era da tempo che non succedeva e siamo stati colti un po' di sorpresa: eravamo tutti presi a stare dietro a questo trend ascendente senza fine al punto tale che avevamo persino accarezzato l'idea, malsana, che di correzioni non ne avremmo più viste. Invece sono arrivate e abbiamo iniziato a temere che potessimo anche essere testimoni di un cambiamento di direzione dei mercati. Per fortuna non è stato il caso: abbiamo flirtato con i supporti per un paio di giorni ma fino a giovedì i trends erano ancora confermati. Più avanti vedremo come è finita la settimana...

Comunque sia da martedì in poi siamo anche stati testimoni della pubblicazione di una serie di dati che hanno rafforzato l'idea che in America non c'è assolutamente fretta di tagliare i tassi mentre in Europa gli spazi per un taglio ci sono, eccome, e se avremo ragione giovedì prossimo, leggendo tra le righe di quello che ci dirà la Lagarde, avremo altre prove di quanto stiamo pensando.

Ma vediamoli questi dati, anche se sappiamo che ne fareste volentieri a meno,  ma ci servono per tentare di entrare nella testa dei Governatori delle banche centrali ed evitare, se possibile,  di essere presi in contropiede. Come sempre iniziamo da quelli americani:


Lunedì 01.04

  • ISM Manufacturing (marzo): 50.3 (atteso: 48.1; precedente: 47.8). Persino il settore manifatturiero americano si sta portando in zona di espansione (sopra 50). Era quello che più aveva sofferto di questi tempi.
Martedì 02.04
  • Offerte posti di lavoro (marzo): 8.8 mio (atteso: 8.8 mio; precedente:8.8 mio). Si stanno cercando milioni di lavoratori (probabilmente nei settori dove è richiesta manodopera più specializzata...)
Mercoledì 03.04
  • Creazione posti lavoro privati (ADP di marzo): 184k (atteso: 155k; precedente: 155k). I numeri su nuovi impieghi creati non mollano la presa e risultano con costanza sopra le aspettative...
  • ISM servizi (marzo): 54 (atteso: 52.7; precedente: 52.6). Non è una sorpresa che i servizi sono in piena espansione... in questo settore la crescita accelera oltre le aspettative.
Giovedì 04.04
  • Richiesta iniziali di disoccupazione (marzo): 221k (atteso: 213k; precedente: 212k) di poco sopra le aspettative ma ampiamente compensate dagli ADP
Venerdì 05.04
  • Occupazione non agricola (marzo): 303k (atteso: 200k; precedente: 270k) il dato, in positivo,  è sorprendente!
  • Disoccupazione (marzo): 3.8% (atteso: 3.8%; precedente: 3.9%) ... stabilmente ai minimi.
  • Aumento costo del lavoro (yoy): 4.1% (atteso: 4.1%; precedente: 4.3%) intanto i salari aumentano con una certa costanza...
Riassumendo: Il comparto manifatturiero e quello dei servizi è in espansione, il mercato del lavoro non finisce di stupire in positivo, la disoccupazione è ai minimi e i salari crescono con una certa costanza... secondo voi c'è spazio per un taglio ai tassi? .... pensiamo che fatta la domanda vi siete già dati la risposta!

Quindi per tutta settimana e per la altre che seguiranno il tormentone di quanti tagli farà la FED da oggi alla fine dell'anno continua: assodato che non ne vedremo più di 3, leggiamo di analisti che ne prevedono solo 2,  altri 1 e, ipotesi da non scartare, addirittura nessuno!

Nel frattempo il mercato si porta avanti con i lavori e spinge i rendimenti al rialzo:


 Siamo ai massimi dell'anno: il Treasury a 2 anni (in rosso) ha chiuso la settimana con una resa del 4.75% che non è poi così lontana da quel 5% e un po' che abbiamo visto nel marzo 2023 quando l'inflazione negli USA era ancora superiore all'11%... Martedi prossimo non perdetevi la pubblicazione del CPI americano.


Ma ritorniamo in Europa:

Martedì 02.04
  • PMI manifatturiero (marzo): 46.1 (atteso 45.7; precedente: 46.5) meglio del previsto ma pur sempre al ribasso rispetto al precedente... per il momento non se ne esce ed è sempre contrazione
  • Inflazione Tedesca yoy (marzo): 2.2% (atteso: 2.2%; precedente: 2.5%) lemme lemme siamo vicini al 2%... vi dice qualche cosa?
Mercoledì 03.04
  • Inflazione Europa yoy (marzo): 2.4% (atteso: 2.5%; precedente: 2.6%) continua a scendere e per alcuni è il risultato della politica restrittiva della BCE, per altri è a causa del rallentamento economico in atto; più probabile che sia una combinazione delle due cose. Comunque sia il 2% non è lontano e di certo farà, speriamo, contenta la Lagarde. Lo sapremo giovedì prossimo.
  • Disoccupazione EU (febbraio): 6.5% (atteso: 6.4; precedente: 6.5%) stabile ma pure sempre decisamente alta (soprattutto se la paragoniamo a quella americana).
Giovedì 04.04
  • PMI servizi EU (marzo): 51.5 (atteso: 51.1; precedente: 50.2) i servizi in Europa se la passano meglio del settore manifatturiero e sembrano definitivamente in espansione (probabilmente con lo zampino decisivo della Spagna..) Finalmente un dato positivo anche per la povera Europa.
  • Inflazione Svizzera (marzo): 1% (atteso: n.a.; precedente: 1.2%) si capisce meglio la mossa della Banca Nazionale che ha tagliato il tasso direttore e con dati simili  un altro taglio dello 0.25% non ce lo toglie nessuno...  Immediata, un nanosecondo dopo la pubblicazione dell'inflazione, la reazione di rafforzamento del dollaro e dell'euro contro il franco:




Venerdì 05.04
  • Vendite al dettaglio EU (febbraio): -0.5%  (atteso: -0.3%; precedente: 0.0%) in Europa la propensione al consumo sta calando;  la mancanza di fiducia per il  futuro del consumatore è evidente e comprensibile...
Riassumendo: l'economia europea non è messa benissimo ed è innegabile che ha bisogno di un aiutino che potrebbe arrivare dalla BCE. L'inflazione si sta muovendo dalla parte giusta e non è troppo lontana da quel 2% anelato dalla Lagarde.... a questo punto ci vorrebbe solo un po' di coraggio!


La settimana sembrava avviarsi verso la fine senza ulteriori scossoni quando giovedì  verso le 3 del pomeriggio, il dormiente VIX (l'indice della paura), decide di darsi una svegliata...



...e pure noi entriamo in fibrillazione:  dopo una rapida analisi dei dati macro e una veloce lettura delle ultime notizie scopriamo che tutto questo movimento  è stato generato da alcune note di agenzia che hanno evidenziato quanto segue:

  • Sembrerebbe che a tutto d'un tratto l'Ucraina potrebbe perdere la guerra; la qualcosa non è improbabile visto che mancano armi e munizioni ma questo già lo sapevamo. Comunque sia se così fosse dobbiamo essere consapevoli che questo scenario non piace ai mercati.
  • Le tensioni geopolitiche nel Medio Oriente potrebbero prendere una piega poco piacevole: Israele oltre che a tenere sotto controllo Gaza deve pure avere un occhio di riguardo per le tensioni crescenti con l'Iran e con la Siria. Un allargamento del conflitto spaventerebbe oltremodo i mercati... Le pagine estere dei giornali le consulteremo nei prossimi giorni con maggior attenzione.
Se vi ricordate bene la scorsa settimana avevamo detto che oramai, a riguardo delle guerre in corso, era subentrata una certa assuefazione che hanno reso i mercati impermeabili alle notizie che arrivano dai fronti dove si combatte. Evidentemente ci siamo sbagliati e le conseguenze dei i rischi geopolitici sono sotto i nostri occhi:


La quotazione del Brent da inizio anno è già salita del 23% e non sembra volersi fermare lì: è spinta appunto dalle tensioni geopolitiche, dai tagli alla produzione e da una domanda che non è sparita e che ci risulta in ascesa...

... anche il suo cugino americano (WTI)  sta seguendo a ruota. 


L'indice Bloomberg dei costi energetici quest'anno è al rialzo del 7.62% e di certo questo è un dato che non sarà sfuggito alle banche centrali. Non vorremmo che la Lagarde fosse proprio spaventata da questi rincari...


...infatti anche le materie prime sono salite quest'anno del 4.31% e di norma questi rialzi possono essere guidati da un ritorno della domanda (...forse negli USA, un po' meno in Europa) oppure è la risposta alle tensioni geopolitiche (più probabile)...


...prova ne è che venerdì l'oro ha chiuso la settimana con un record storico a 2'329 $ per oncia e questo malgrado un aumento dei rendimenti sul dollaro che notoriamente hanno un effetto dissuasivo nei confronti dei compratori del metallo giallo. Stiamo iniziando al leggere di analisti che hanno spostato il loro target sull'oro verso i 2'500$ e in casi estremi a 3'000$ per oncia. Se le guerre dovessero espandersi pensiamo che non siano degli obiettivi impossibili.

***

***ridotta***

Purtroppo stanno arrivando dei segnali poco simpatici dalle borse (soprattutto quelle europee...) che hanno vissuto probabilmente la peggior settimana dell'anno:



Lo S&P500 (+9.11% ytd) tra lunedì e martedì si è divertito a farci vedere i sorci verdi flirtando con il supporto del canale ascendente... poi miracolosamente l'allarme è rientrato venerdì malgrado i dati macro non spianino la strada ai tagli dei tassi. Potrebbe significare che di liquidità in circolazione ce n'è ancora molta e i ribassi sono utilizzati per rimpolpare le posizioni azionarie (ammettiamo che quest'ultima affermazione ha il sapore più della speranza che non della certezza...) Comunque sia l'indice è rientrato nel suo canale confermando per il momento il trend. Certo è che iniziamo ad essere non  proprio tranquilli....


Chi invece il supporto l'ha sfondato al ribasso sembra essere il Nasdaq (+8.24% ytd): giovedì ha chiuso fuori dal canale ascendente e venerdì ha sì rimbalzato ma nel canale non ci è rientrato: sembra a tutti gli effetti un classico pullback (vedi freccia rossa)  che potrebbe avviare una fase ribassista (speriamo di breve portata). Sarà fondamentale la seduta di lunedì dove potremo vedere due cose: a) un rientro nel canale ascendente ed allora siamo stati testimoni di uno dei tanti falsi segnali che l'analisi tecnica, che non è una scienza esatta, genera oppure b) il pullback è confermato e assisteremo all'avvio di una fase ribassista se ci va male o ad una fase di consolidamento laterale se siamo fortunati. Ad ogni buon conto un segnale c'è stato, sta a noi interpretarlo correttamente e se del caso alleggerire. (sappiamo già  cosa...)



Discorso molto simile per l'Eurostoxx50 (+10.91% ytd), anzi il segnale di rottura sembra molto chiaro (vedi freccia rossa): ora lunedì vedremo se ci sarà anche per questo indice un pullback o un ritorno nel canale ascendente (la chiusura positiva dell'America potrebbe aiutare) altrimenti siamo già pronti a sganciare qualche cosa...



Eravamo speranzosi che venerdì, rientrato nel triangolo, l'indice SMI (+3.21% ytd) potesse anche decidere di sfondarlo al rialzo... Ovviamente ci eravamo illusi e la settimana chiude con un bilancio molto negativo: 2 punti percentuali sono andati a farsi benedire... Adesso ci troviamo con l'indice che si è appoggiato sulla media mobile dei 50 giorni e speriamo che faccia da supporto ma se dobbiamo essere sinceri lo sfondamento al ribasso del triangolo ci suggerisce che il potenziale di ribasso può portare il nostro indice a vedere gli 11'370 punti... Certo che fino a quando Roche (ha chiuso a 219.50!) e Nestlé (92.92 chf) non si decidono a cambiare trend c'è poco da stare allegri...


Buona domenica!