Era mercoledì 10 aprile quando alle 14.30 sono stati pubblicati i dati sul rincaro americano (CPI):
- CPI yoy marzo: 3.5% (atteso: 3.4% ; precedente: 3.2%)
- Core CPI yoy marzo: 3.8% (atteso: 3.7% ; precedente: 3.8%)
Senza entrare troppo nei dettagli è chiaro che l'inflazione americana sta prendendo una piega al rialzo ma, con i dati macro che abbiamo visto la scora settimana, non c'è da meravigliarsi più di tanto. Forse si salva il Core CPI (quello che misura l'inflazione senza considerare cibo ed energia): non è salito rispetto al mese precedente ma era comunque atteso al 3.7%, leggermente più basso di quanto non sia in realtà.
Già che ci siamo completiamo il quadro della situazione con i dati dei prezzi alla produzione (PPI) che sono stati pubblicati giovedì 11 aprile:
- PPI yoy marzo : 2.1% (atteso: 2.2%; precedente: 1.6%)
- Core PPI marzo: 2.4% (atteso: 2.3%; precedente: 2.1%)
Anche i prezzi alla produzione segnalano un rincaro e questo di certo non sarà sfuggito alla FED in quanto spesso il PPI viene analizzato come un indicatore anticipatore di quella che potrebbe essere l'inflazione futura poiché i maggiori prezzi alla produzione vengono sovente caricati sulle spalle del consumatore attraverso un aumento dei prezzi dei beni e dei servizi.
Cosa dire? Se l'obiettivo della FED rimane sempre quello di trainare l'inflazione verso il 2% per il momento non ci siamo, anzi, stiamo andando nella direzione sbagliata.
Fuor di dubbio che anche le aspettative, per quanto riguarda i tagli ai tassi, continuano ad essere costantemente riviste: dai 6/7 tagli previsti ad inizio 2024 eravamo scesi la scorsa settimana a 3 ma, considerato lo sviluppo dell'inflazione a stelle e strisce, 3 tagli oggi ci sembrano addirittura troppi...
Comunque quello che ci lascia maggiormente perplessi è quanto rapidamente gli scenari evolvono: l'altro giorno ne abbiamo letto uno che contempla alcuni tagli che però verranno effettuati solo ad elezioni presidenziali conclamate e quindi non prima di novembre (fonte: The Economist). Ci si spinge poi a concepirne altri che addirittura prendono in considerazione dei possibili aumenti del costo del denaro! (citofonare a Larry Summers, ex segretario del Tesoro durante l'amministrazione Clinton, per maggiori informazioni).
Insomma capire quali degli scenari proposti sarà quello corretto sta diventando un'impresa.... Sappiamo per esperienza che quando i mercati non riescono a focalizzare con una certa precisione uno scenario, positivo o negativo che sia, hanno la brutta abitudine di entrare in fibrillazione... Vedremo dopo come si sono comportati i mercati azionari.
Comunque sia anche questa settimana, come quasi sempre da inizio anno, abbiamo visto i rendimenti dei Treasury salire:
Quello a due anni (linea rossa) è vicinissimo alla soglia del 5% ed il decennale (linea nera) ha seguito a ruota: l'inversione dei tassi, il corto che rende più del lungo, per il momento è confermata e non poteva essere altrimenti.
Ovviamente il settore del reddito fisso in dollari non fa di certo i salti di gioia:
...e quel -3.73% dell'indice total return elaborato da Bloomberg testimonia come in effetti qualche problema le obbligazioni in dollari ce l'hanno... Nulla di irrecuperabile ma comunque al momento non aiutano a migliorare le performances dei nostri portafogli.
***
Altro evento attesissimo era la riunione della BCE di giovedì scorso dove, per chi ha seguito la conferenza stampa, non sono mancate le occasioni per mangiarsi un pezzo del proprio fegato. Parliamone: a quanto pare alcuni membri (non specificato quanti ma se pensiamo che l'organo decisionale è composto da 6 persone azzardate voi un numero...) erano pronti a sostenere un taglio già durante questa seduta; purtroppo sono stati persuasi ad "unirsi al consenso" della maggioranza del consiglio... Francamente avremmo voluto partecipare a questa seduta, che non deve essere stata facile per la Lagarde, tanto per capire che aria tirava ma poi in mondovisione ha ribadito i soliti concetti:
- "Siamo assolutamente indipendenti dalla FED" (c'è da sperarci altrimenti i tagli li vedremo l'anno prossimo, forse...)
- "La nostra economia NON è quella americana che ha dinamiche diverse": e qui di dubbi proprio non ce ne sono!
- "Anche le politiche fiscali non collimano": in effetti una politica fiscale di respiro europeo non si è ancora vista...
- "Siamo un po' preoccupati per la debolezza dell'euro"...Potrebbe contribuire ad importare un po' di inflazione ma non ci pare che contro dollaro l'euro si sia proprio schiantato.
- Inflazione Europa yoy (marzo): 2.4% (atteso: 2.5%; precedente: 2.6%).
Ed ora vediamo come francesi e tedeschi sono messi:
- Inflazione Francia yoy (marzo): 2.3% (atteso: 2.3%; precedente: 2.3%).
- Inflazione Germania yoy (marzo): 2.2% (atteso: 2.2%; precedente: 2.2%).
E' vero, non siamo ancora al 2% ma non siamo neppure troppo lontani; soprattutto non sembra che l'inflazione torni a crescere. Con una Germania in recessione (attendiamo con grande interesse il prossimo PIL) e con la sua industria in difficoltà non ci sembra il caso di fare i precisini: il suo settore auto sta boccheggiando e proprio di venerdì la notizia che l'acciaieria Thyssenkrupp licenzia pesantemente e riduce la produzione in quanto non riesce più a reggere la concorrenza cinese. E' vero, forse non si risolve il problema Cina con un taglio ai tassi, ma comunque una qualsiasi forma di aiuto all'economia europea la dobbiamo dare... Ora dovremo aspettare fino a giugno, dove probabilmente un ribasso dello 0.25% lo vedremo, sperando che non sia troppo tardi.
Tutto sommato gli investitori ad un taglio dei tassi da parte della BCE ci vogliono credere ed in effetti il settore del reddito fisso in euro non sta mostrando le difficoltà di quello in dollari... Non c'è l'assalto all'acquisto di obbligazioni in euro ma non vediamo neppure grosse pressioni alla vendita. Insomma ci par di capire che sono in attesa che la Lagarde si decida...
***
Prima di vedere come si sono comportati i mercati azionari questa settimana non possiamo fare a meno di segnalare, geopoliticamente parlando, il netto peggioramento della situazione mediorientale: si sapeva (fonte: un alto funzionario USA parlando alla CNN) che l'Iran aveva pronti un centinaio di missili puntati su molteplici obiettivi in territorio israeliano quale ritorsione all'attacco al consolato iraniano a Damasco e durante la notte sono passati alle vie di fatto. Per il momento sembra che una buona parte dei droni e dei missili lanciati sono stati intercettati dall'antiaerea israeliana ma comunque sia l'attacco è in corso. Gli sviluppi li vedremo in giornata. sono pronti ad usarli. Già venerdì i mercati erano parzialmente entrati in agitazione e nel pomeriggio la volatilità era al rialzo di un buon 20%:
Altra osservazione che va fatta: se è vero che da inizio anno il mercato è salito anche perché in vista c'erano 6/7 tagli ai tassi, ora che queste aspettative sono state ridimensionate se non addirittura azzerate ci stiamo chiedendo come reagiranno gli investitori soprattutto quando i risultati trimestrali, ovverosia l'unico carburante rimasto alle borse, non collimeranno con le aspettative...
Infatti venerdì sono stati anche pubblicati, come da tradizione, i primi numeri di alcune banche americane e la reazione di JPMorgan (-6.47% ... pare che a deludere sia il mancato obiettivo del NII (reddito netto da interessi)) può essere un buon esempio di cosa possiamo aspettarci...
Seconda parte (analisi grafica)
La piega che sta prendendo lo S&P500 (+7.41% ytd) non ci piace: l'indice è definitivamente uscito dal canale ascendente (le due righe verdi) ed ora si è adagiato sulla media mobile dei 50 giorni (in viola) che speriamo faccia da supporto. Noi abbiamo alleggerito e siamo pronti a continuare se nei prossimi giorni il ribasso continua. Ovviamente molto dipenderà dai risultati trimestrali e quindi dobbiamo restare particolarmente vigili, soprattutto per quanto riguarda quelli dei M7 (tabellina in allestimento...), ma non solo.Anche il Nasdaq (+7.75% ytd) sembra che più che correggere abbia voglia di spostarsi lateralmente... non sarebbe male. A livello di RSI siamo in zona neutra e quindi ci siamo tolti dalla scomoda posizione dell'ipercomprato... la cosa ci lascia un pochino più tranquilli. Comunque anche sul tecnologico un piccolo alleggerimento l'abbiamo fatto (riduzione di etf).
Chi è decisamente in una situazione da presa di profitto è l'Eurostoxx50 (+9.59% ytd): i volumi sono leggermente in ascesa ed è tutta la settimana che quotidianamente chiude ad un livello inferiore rispetto all'apertura di giornata: significa che la pressione dei venditori si fa sentire... Una correzione comunque andava fatta e c'è da sperare che non acceleri la prossima settimana: a livello di RSI anche in questo caso ci siamo portati in zona neutra, scostandoci da quell'ipercomprato che non ci lascia mai totalmente tranquilli. C'è da augurarsi che i dati macro continuino a supportare l'idea che a giugno ci sarà il primo taglio ai tassi... sempre che la Lagarde non si rimangi la parola...
Purtroppo lo SMI (+2.17% ytd) è per il momento una fonte inesauribile di mal di pancia: neppure la media mobile dei 50 giorni (in viola) è riuscita a fare da supporto ed ora stiamo puntando in direzione degli 11'290 punti dove anche a livello di RSI saremo vicini ai 30 dell'ipervenduto. Se così sarà, più che venditori saremo acquirenti... (va bene per chi deve costituire un portafoglio di azioni svizzere :-) ).
***
Una rapida occhiata ai cambi dobbiamo darla:
E' chiaro che se le aspettative per un taglio ai tassi sono state drasticamente ridotte, la reazione del dollaro non può che essere quella di andare al rialzo: contro franco di certo. Abbiamo oramai la sensazione che presto potremo vedere anche i 92 cts. Per il momento il dollaro ce lo teniamo... E' probabile che l'attacco iraniano possa incentivare gli acquisti di dollari che probabilmente verranno investiti in Treasury... lo sapremo se vedremo le rese scendere con una certa decisione.
Abbastanza probabile che anche euro/dollaro vedremo presto quota 1.0550... di questo passo e con l'idea che a giugno la BCE taglia questa è una previsione non difficilissima da fare. Certo che se poi dovesse addirittura andare sotto il livello di 1.0550 allora potremmo anche pensare che i timori della Lagarde a riguarda di una eccessiva debolezza dell'euro potrebbero anche essere corretti. Ma ancora non ci siamo e soprattutto il canale di scorrimento laterale (1.11-1.0550) che si è formato a partire dall'inizio del 2023 sta prendendo sempre più rilevanza e non sarà facile fargli cambiare trend.
Euro/franco... sicuramente nella correzione che abbiamo osservato sul finire della settimana c'è lo zampino di euro/dollaro al quale aggiungiamo il timore per la situazione geopolitica che di certo contribuisce, come sempre succede in questi casi, ad un rafforzamento della nostra moneta.
Buona domenica!
Nessun commento:
Posta un commento