Non ci ricordiamo quando è stata l'ultima volta che il direttivo della BCE ha deciso all'unanimità di dare una sforbiciata ai tassi dello 0.25%, ma è quello che è successo giovedì 17 ottobre: di norma c'è sempre qualche tedesco od olandese che si oppone ai tagli... la situazione deve quindi essere seria! I motivi che hanno spinto la BCE a prendere una corale decisione saranno decisamente molti ma pensiamo che due hanno avuto la prevalenza sugli altri:
1) L'inflazione europea si sta letteralmente schiantando, come testimoniato dai dati del 17 ottobre:
- Inflazione europea yoy settembre : 1.7% (atteso: 1.8%; precedente: 2.8%)
- Inflazione di base europea yoy settembre: 2.7% (atteso: 2.7%; precedente: 2.7%)
- Inflazione Francia yoy settembre : 1.1% (atteso: 1.2%; precedente: 1.2%)
Se vi ricordate bene ad agosto l'inflazione era ancora al 2.8% e a settembre si è quasi dimezzata: il rischio di deflazione non è completamente da escludere ed un veloce e generale calo dei prezzi, per quanto possa essere una buona notizia, non lo è necessariamente per le aziende che vedendo ridursi il margine di profitti potrebbero anche procedere a dei licenziamenti e ad una riduzione degli investimenti. Di norma quando la domanda aggregata (persone + imprese) tende a diminuire con decisione in un lasso di tempo molto breve il fenomeno non va sottovalutato . Se continua così, non è da escludere che si possa fare tutti le fine della Germania che è in recessione da almeno due anni.
2) La crescita economica, soprattutto tedesca, langue:
Non passa settimana che il The Economist non sottolinei l'asfittica crescita economica della Germania. I Tedeschi hanno coniato un termine, "schadenfreude" difficilmente traducibile in italiano, con il quale descrivono quel sottile piacere che si prova per le disgrazie altrui. Intuiamo che per la testata inglese, più che un sottile piacere, è un vero e proprio godimento evidenziare quanto siano seri i guai tedeschi anche se a ben vedere pure loro, in quanto a crescita economica, non brillano di certo: sono solo una tacca sopra i germanici...
Fatto sta che la Germania è da 5 anni che sta marciando sul posto o quasi e sono soprattutto le aziende energivore che stanno soffrendo maggiormente. La cosa non sorprende: la chiusura affrettata delle centrali nucleari e la dipendenza dal gas russo hanno avuto il loro peso... Italia e Francia sembrano in una situazione migliore ma a ben vedere la loro crescita è stata generata da un abbondante ricorso all'indebitamento che contribuisce ad annoverare l'Italia tra i paesi più indebitati al mondo e recentemente sembra che anche la Francia voglia raggiungerla in questa poco invidiabile classifica.
Riassumendo: la Germania non cresce anche a causa delle sue regole di bilancio che la condannano a marciare sul posto mentre Italia e Francia crescono ma a suon di debiti che soprattutto negli ultimi 2 anni sono costati un occhio della testa. Noi saremmo stati favorevoli ad un taglio di mezzo punto ai tassi europei che avrebbe dato fiato ai tedeschi e ridotto i costi dell'indebitamento Italiano e Francese. La BCE è più prudente e speriamo che a) sappiano quel che stanno facendo e che b) non sia troppo tardi...
Il prossimo appuntamento con le Banche Centrali lo avremo il 12 dicembre dove BCE e BNS terranno la loro ultima sessione del 2024: per ambedue sono previsti tagli di un quarto di punto ai rispettivi tassi.
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Se facciamo un salto negli USA non possiamo fare a meno di notare il comportamento dei rendimenti dei Treasury che a quanto pare non riescono a scendere sotto il 4% o se ci riescono (2 e 5 anni) lo sono di poco. Si inizia a pensare che le probabilità di un ritorno di Trump alla Casa Bianca siano al rialzo ed in base al suo programma, ammesso e non concesso che lo potrà implementare, l'inflazione americana potrebbe anche tornare a crescere; il mercato a quanto pare sta già reagendo. Non solo i rendimenti stanno salendo ma anche il bene rifugio per eccellenza contro i pericoli inflazionistici sta prendendo nuovamente il volo:
L'oro, dopo un paio di settimane di consolidamento, ha ripreso il suo percorso rialzista. Noi non siamo in grado di dire dove potrà arrivare ma ci ha pensato la London Bullion Market Association a definire un target che lo vede a 2917 dollari all'oncia per fine ottobre 2025 (+7%). Per il momento il metallo giallo rimane nei nostri depositi...
Ma ritorniamo al 4% di resa dei Treasury: ci stiamo chiedendo se il mercato azionario americano abbia già scontato il fatto che i rendimenti potrebbero assestarsi a questi livelli senza scendere ulteriormente... non lo sappiamo ancora ma stiamo cercando di capirlo. Una resa del 4%, quasi senza rischi, potrebbe fare una bella concorrenza alle azioni ma per il momento i mercati azionari (soprattutto americani) continuano a crescere e pare che nulla li possa turbare.
Parecchi osservatori si stanno interrogando sulla natura di questo fenomeno e quasi tutti sono d'accordo nello scomodare le teorie che fanno capo alla paura di restare fuori dal mercato e di non partecipare alla grande festa. Si parla anche di "sindrome di invincibilità" del mercato che induce a sottovalutare se non addirittura ad ignorare i rischi di mercati che potrebbero già essere entrati in una bolla speculativa. Se così fosse allora bisogna anche parlare di HYPE facendo riferimento ad un eccessivo entusiasmo per un titolo (Nvidia), un settore (AI) o un intero mercato (Nasdaq) che vengono approcciati senza il necessario spirito critico e finiscono nei nostri depositi semplicemente perché si vuol seguire l'euforia del mercato.
Gli fa eco il già visto FOMO ( Fair Of Missing Out), altro fenomeno da non sottovalutare, che fa capo alla paura di perdere un'opportunità e si acquista semplicemente quello che tutti stanno acquistando senza porsi troppe domande.
Siamo anche andati a vedere se gli investitori, a questi livelli vicini ai massimi storici, si stanno in un qualche modo proteggendo (clicca sul grafico per una maggior chiarezza):
A quanto pare, ed è sorprendente, il put/call ratio è ai minimi: significa che si continua a comprare call (diritti di acquisto) in modo esuberante e ben pochi stanno acquistando put (diritti di vendita) che sono da considerare delle vere e proprie assicurazioni in caso di catastrofe... insomma è la prova provata che la sindrome di invincibilità del mercato è tra di noi... Siamo tutti esageratamente long! Non vi fa un po' paura?
Comunque sia, esageratamente long o no, il nostro amico Ned Devis continua a stupirci: siamo a metà ottobre e della piccola correzione che prevedeva il suo modello per il momento non c'è traccia... Intendiamoci, meglio così ma forse una piccola pausa avrebbe fatto del bene. Vediamo ora se andremo avanti fino alla fine come il modello suggerisce.
Lo S&P500 (+22.95% ytd) sta inanellando un record storico dietro l'altro e sta andando dritto dritto verso i 6'000 punti... A quanto pare agli investitori sapere che è pagato più di 25 volte gli utili (P/E: 25.14) non interessa più di tanto: la stagione degli utili per il momento non ha riservato sorprese negative e quelle positive (vedi ad esempio Netflix con un +10% dopo i risultati ) lo stanno sostenendo a piene mani... In effetti di cambiamenti di trend non se ne vedono e quindi noi nello S&P500, anche se con po' di apprensione, ci restiamo...
Anche il Nasdaq (+23.17% ytd) sta cercando di raggiungere il record storico messo a segno ai primi di giugno e siamo convinti che presto ci riuscirà. Siamo sempre più curiosi di vedere searriverà ad issarsi dove ci dice l'analisi tecnica: il foramento al rialzo del triangolo rosso di qualche settimana fa ci porta verso i 19'500 punti... (anche se, senza una pausa, ci sembra una follia...)
Con un taglio ai tassi di uno scontato quarto di punto non si poteva pensare che l'Eurostoxx50 (+10.28%) facesse numeri da circo. Infatti si è limitato a fare un piccolo rialzo che però ha avuto il pregio di allontanare l'indice dal supporto. Le medie mobili si stanno incrociando (freccia nera) e potrebbero dare vita ad un golden cross che aiuterebbe ad evitare danni. E' sempre più probabile che andremo a fine anno in orizzontale e lo termineremo con un indice a questi livelli o poco più. (Comunque sia una performance del 10% non la si butta!)
Lo SMI (+10.68% ytd) continua la sua azione di sviluppo all'interno del canale ascendete di medio periodo senza troppi sussulti. Bene così. Avevamo intercettato un triangolo discendente (linee tratteggiate) che per fortuna è stato perforato al rialzo e possiamo quasi dire di essere fuori pericolo. Siamo anche supportati dalla media mobile dei 200 giorni (vedi freccia blu) che guarda caso sta seguendo pari pari la linea del supporto del nostro canale ascendente; questo ci lascia più tranquilli. Non sappiamo se la BNS interverrà a sorpresa prima del 12 dicembre (dipenderà dalla forza del franco) ma per quella data ci aspettiamo un'ulteriore limata ai tassi che male non farà di certo.
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L'euro è già da un paio di settimane che si sta indebolendo contro dollaro: evidentemente il ritorno delle rese americane sopra il 4% non è passato inosservato ed ha avuto la precedenza sul taglio dei tassi europei. Tecnicamente siamo in ipervenduto (cerchietto rosso) e quindi non è improbabile un rimbalzo dell'euro ma pensiamo che finiremo l'anno più o meno attorno ai livelli di dove l'abbiamo iniziato...
Siamo invece un pochino più in ansia per euro/chf: nelle ultime due settimane si è formato un triangolo che dovrebbe risolversi la prossima settimana: una foratura al ribasso non è auspicabile (per chi pensa in chf) in quanto potrebbe portare l'euro a rivedere i minimi di inizio anno se non addirittura andare oltre... in quel caso non escludiamo un intervento fuori calendario da parte della BNS durante il mese di novembre. Ovviament, per chi pensa in euro, lasciamo pure che il franco si apprezzi, eccome!
Momento particolarmente significativo per il bitcoin! Siamo praticamente appicciati alla resistenza: se la supera diventa un bel segnale d'acquisto. Prima di muoversi attendere comunque che abbia superato i 69'000 punti... Anche in questo caso un possibile ritorno di Trump alla presidenza aiuta...
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