domenica 8 dicembre 2024

Borse sempre più toniche: c'è da preoccuparsi?

 Per fortuna questa settimana i dati importanti sono arrivati solo nel pomeriggio di venerdì e siamo riusciti a vederli per bene... altrimenti durante tutti e 5 i giorni di apertura delle borse siamo stati distratti, e non poco, da una serie infinita di eventi geo-politici che potenzialmente potevano anche arrecare qualche danno alle nostre performances ma in realtà, di danni,  non  ne abbiamo subiti. Veramente strano...

Stiamo parlando dei ben noti scontri armati nella regione mediorientale dove questa settimana la nostra attenzione è stata attratta dalle vicende siriane (Assad è in fuga...) . Abbiamo poi assistito ad un goffo tentativo, da parte del presidente della Corea del Sud, d'introdurre la legge marziale nel suo paese:  significa che stava valutando di sospendere (temporaneamente?) le leggi civili e i diritti costituzionali e trasferire il potere ed il controllo alle autorità militari. Finiamo la succinta carrellata con  la caduta, dopo solo tre mesi, del governo Barnier a dimostrazione del fatto che la Francia in questo momento non è facilmente governabile. 

Normalmente quando siamo confrontati a simili scenari i mercati finanziari iniziano ad entrare, e come non capirli, in fibrillazione... ma evidentemente quello che stiamo vivendo è un momento eccezionale e sospettiamo che lo zampino dell'Intelligenza Artificiale, con le sue promesse mirabolanti,  svolga un ruolo cruciale:



...è come se i mercati finanziari (soprattutto quelli americani) fossero oramai totalmente impermeabili a quanto succede ad di fuori del loro mondo e vivessero in permanenza all'interno di una bolla creata artificialmente da una intelligenza che promette faville. Mai visto un VIX a 12 con tutti i pasticci che ci sono in giro per il mondo!

Pure l'ottimismo è alle stelle:

Un numero sempre maggiore di investitori è convinto che ci sia una probabilità inferiore al 10% di assistere ad un crash dei mercati nei prossimi 6 mesi...



...ed in effetti sono in pochi coloro che ricorrono ad operazioni di copertura del portafoglio: il put/call ratio del Chicago Board Options Exchange (CBOE) indica che nelle ultime settimane per ogni opzione di acquisto (call) viene acquistata solo mezza opzione di vendita (put). In condizioni neutre questo rapporto si situa a 0.75 mentre quando si percepisce un chiaro pericolo (vedi ad esempio dicembre 2022) questo rapporto supera abbondantemente l'1. Insomma il pericolo di una imminente correzione, ammesso e non concesso che arrivi,  non è percepito. 

Ma c'è un'altra cosa in tutta questa storia che stride:

Sempre a cura del CBOE viene pubblicata una statistica, lo SKEW index, che è un indicatore finanziario utilizzato per misurare la probabilità che si verifichino eventi estremi nel mercato azionario che possono sfociare in forti ribassi.
Un valore sopra i 130 sta a significare che i traders sono consapevoli che ci saranno (quando non è possibile stabilirlo...)  eventi che saranno portatori di grossi guai per i nostri portafogli...

Riassumendo: pur avendo la consapevolezza che quando arriverà una correzione seria farà parecchi danni, per il momento sono in pochi a preoccuparsene. Noi non siamo necessariamente dei contrarian (difficilmente andiamo contro il sentimento del mercato) ma diciamo che abbiamo elevato il nostro grado di attenzione consapevoli che quando succederà qualche cosa di spiacevole dovremo smontare una buona parte dei portafogli alla velocità della luce.
Come sapete noi seguiamo il trend e fino a quando non abbiamo l'evidenza che sia cambiato lo seguiamo;  fino ad oggi abbiamo fatto bene. Ma vi avvisiamo che ogni giorno che passa (soprattutto con il mercato americano) stiamo diventando sensibili a tutti quei segnali che potrebbero anticipare un cambiamento di direzione del mercato... forse saremo eccessivamente prudenti ma lo SKEW index ci sta avvisando... 

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La prossima settimana sarà una di quelle importanti: giovedì 12 la Banca Nazionale Svizzera (BNS) e la BCE, con ogni probabilità, taglieranno i tassi di un quarto di punto. Il mercato si aspetta che fra un anno i tassi svizzeri saranno a zero (!) mentre quelli europei si dimezzeranno. Attenzione, queste sono le aspettative del mercato e quindi bisogna prendere il tutto con un po' di prudenza ma è abbastanza probabile che andremo in quella direzione.

Non è invece certissimo che i tassi in America subiranno sostanziali riduzioni: molto dipenderà da quanto Trump sarà deciso ad applicare i dazi. Sono comunque molti gli analisti che pensano che utilizzerà la leva dei dazi per ottenere dei vantaggi soprattutto, ma non solo, economici ma applicarli alla lettera potrebbe essere pericoloso.  Imporre dazi così ingenti come li ha annunciati in campagna elettorale è sinonimo di un ritorno quasi certo dell'inflazione pure per gli USA , inflazione che anche in America fa paura ed infastidisce tutti; questo Trump lo sa.

Sul finire della settimana in America abbiamo tastato nuovamente il polso al mercato del lavoro:
  • Nuove richieste di disoccupazione nov: 224k (atteso: 215; precedente: 215k)
  • Nuove buste paga settore non agricolo nov: 227k (atteso: 214k; precedente: 36k)
I dati sono misti: un pochino più di disoccupazione è stata controbilanciata da qualche nuovo posto di lavoro sopra le aspettative. Questi dati non dovrebbero interferire più di tanto sulla decisione di Powell di ridurre i tassi. 
Comunque per averne la certezza dovremo aspettare mercoledì 11  e vedere cosa ci dirà il dato sull'inflazione americana  che è atteso in leggero rialzo (2.7%). Con ogni probabilità il 18 dicembre darà pure lui una sforbiciata al tasso direttorio ma poi, come dichiarato nell'intervista al Dealbook Summit del NYT, in merito alla politica dei tassi d'interesse "non ho fretta di ridurli ulteriormente" considerando l'incertezza sull'andamento dell'inflazione e l'attuale solidità dell'economia a stelle e strisce. 
Dovremo quindi prevedere che nel 2025 vi saranno delle sedute della FED dove al termine NON ci saranno tagli ai tassi: facciamocene una ragione e non lasciamoci prendere dal panico anche se in effetti potrebbe essere una di quelle scuse che si possono accampare per dare il via ad una bella presa di profitto...

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Oramai i record storici stabiliti dallo S&P 500 (+27.68% ytd) per quest'anno non li contiamo più! Abbiamo ripulito un pochino il nostro grafico in modo tale da evidenziare con chiarezza il canale ascendente che contraddistingue l'attuale trend che a fine 2025 lo dovrebbe portare almeno in zona 6'600 punti... Se guardate attentamente le medie mobili non vi sono attualmente incroci verso il basso a conferma che il trend rialzista è solido. Come spesso lo siamo stati quest'anno, l'indice si trova in ipercomprato e sappiamo che ci può restare per settimane prima di decidersi a prendere un po' di respiro: acquistare nuove posizioni a questi livelli non è facile. I volumi sono buoni e sostengono il trend. Come detto, il campanello d'allarme squilla forte e chiaro quando il nostro indice forerà con decisione la linea di supporto del canale ascendente ma per il momento "the trend is your friend..."



Come ci aveva suggerito la rottura del triangolo rosso, l'obiettivo a 19'800 punti è stato raggiunto. Con tutta franchezza dire dove ora andrà a finire il Nasdaq (+32.30% ytd) non lo sappiamo. Da qui in poi e per un po' si navigherà a vista... Il trend è meno stabile di quello dello S&P500 ma anche in questo caso ci sembra ancora essere chiaramente al rialzo.
 Lo sviluppo di questo indice per il 2025 è nelle mani dell'Intelligenza Artificiale e da quel manipolo di azioni che lo sta proiettando verso l'infinito...sarebbe importantissimo che l'anno prossimo, a dare un colpo di mano a questo indice, intervenga un ventaglio più ampio di società che ci lascerebbe un pochino più tranquilli... I Magnifici 7 fanno miracoli ma a tutto c'è un limite...


Salutiamo con grande piacere la reazione messa a segno questa settimana dall'Eurostoxx50 (+10.09% ytd) che è stata ottenuta grazie al contributo della borsa tedesca (l'aria di elezioni anticipate evidentemente fa solo che bene...) e dal tentativo di recupero della borsa francese malgrado (o forse grazie...) alla complicata situazione politica... 



Vale forse la pena gettare un'ennesima occhiata ai P/E dei mercati americano ed europeo dove si evince che lo spread che separa i due è enorme e rende i mercati europei, da questo punto di vista, molto più appetibili... Partiamo dal principio che la situazione europea, sia politicamente che economicamente, è piuttosto complessa ma siamo anche convinti che non tutte le aziende europee meritano di essere trattate  con sufficienza. Ve ne sono molte che valgono molto di più di quello che dice la loro attuale quotazione... non tutto è perso!
Nota mesta: fa specie vedere la borsa svizzera (tra i fanalini di coda quest'anno) avere ancora, malgrado i suoi guai,  il P/E più alto ... stiamo cercando di non mangiarci il fegato ma non è facile...


Ed eccolo in nostro SMI (+5.77% ytd). Da quando è uscito dal canale rialzista è andato a fare una breve visita al supporto degli 11'400 e poi è rimbalzato andando a cocciare contro la media mobile dei 200 giorni (freccia blu) che fa da resistenza... non vi nascondiamo che sembra molto un classico pullback:  se non riuscirà in un qualche modo a rientrare nel canale ascendente, la probabilità che tecnicamente torni a scendere è parecchio alta... 
Ma come si suol dire la speranza è sempre l'ultima a morire e vogliamo credere che il TINA (There Is No Alternative) ci salverà:  se è vero che i tassi svizzeri durante il 2025 si approssimeranno allo zero, significa che tutto il comparto del reddito fisso avrà rendimenti talmente irrisori che se si hanno delle liquidità da investire la cosa più sensata da fare sarà quella di farli confluire verso la borsa anche solo  per acchiappare i dividendi...  di azioni che ne pagano dal 2.5% al 5.5%/6% ne abbiamo!

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Il dollaro questa settimana ha mollato un po' la presa ma è probabile che resterà a questi livelli  soprattutto se Powell rallenterà il taglio ai tassi mentre in Europa saremo costretti ad andare nella direzione opposta... mercoledì prossimo 11 dicembre verrà pubblicato il CPI americano fondamentale per capire quali potrebbero essere le reali intenzioni di Powell: se il dato sarà pubblicato oltre le aspettative il dollaro tornerà ad apprezzarsi... comunque fino a mercoledì non succederà molto.


Anche contro euro il dollaro si è preso una pausa di riflessione in attesa dei dati sull'inflazione di mercoledì prossimo... per chi pensa in euro: se avete preso un po' di profitti attorno all'1.05 non avete fatto male.



La BNS, è praticamente certo,  taglierà i tassi ma nel pomeriggio di giovedì prossimo li taglierà anche la BCE e la pressione sul franco purtroppo rimarrà intatta. Non lo vedremo andare molto più su dei 93 centesimi... a meno che la BNS non tagli direttamente un mezzo punto... Che grandioso regalo di Natale sarebbe!



 A 100'000 dollari il Bitcoin è arrivato; li ha pure superati ma qualche inevitabile presa di profitto per il momento lo tiene bloccato. Consideriamolo un regalo natalizio della futura amministrazione Trump che con la nomina di Paul Atkins a futuro capo della SEC ed è visto come un grande sostenitore della crescita del mercato delle cripto essendo pure co-presidente della Token Alliance, una organizzazione che ha lo scopo di promuovere gli asset digitali nei mercati tradizionali. 
Altra nomina di quelle che non passano inosservate è quella dello "zar" dell'intelligenza artificiale e della crittografia David Sacks che, come confermato da Trump, "guiderà la politica dell'amministrazione in materia di intelligenza artificiale e criptovalute, due aree critiche per il futuro della competitività americana". Aspettiamoci quindi una bella deregolamentazione del settore che non dispiacerà di certo ai fans delle monete digitali. Al bitcoin ha già giovato!

Buona domenica!


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