C'eravamo lasciati il 10 novembre commentando il trionfo elettorale di un Trump pigliatutto che stava già movimentando i mercati finanziari di mezzo mondo. Nei 20 giorni successivi i trend innescati da questa sorprendente elezione sono ancora in essere:
Nel grafico abbiamo incrociato lo S&P500 (linea blu) con l'Eurostoxx50 (linea nera) partendo dall'inizio del 2024: fino a giugno di quest'anno i due indici sono evoluti in perfetta sintonia poi a giungo, a ridosso delle elezioni forzate francesi che ci hanno consegnato una Francia ingovernabile e dell'abbandono altrettanto forzato dalla corsa elettorale da parte di Biden, i due mercati hanno iniziato a prendere direzioni divergenti che si sono accentuate proprio quando è stato chiaro che Trump le elezioni presidenziali le aveva stravinte. (clicca sul grafico per una miglior visione)
Economicamente parlando tra Stati Uniti ed Europa si sta formando un fossato che non sarà facile colmare.
In America giovedì hanno pubblicato i dati definitivi della crescita del terzo trimestre:
- PIL USA Q3: 2.8% (atteso: 2.8%; precedente: 2.8%)
Non male per essere notoriamente il peggiore dei 4 trimestri... il Q4 che verrà pubblicato a gennaio a quanto pare è atteso anche più alto malgrado l'attività manifatturiera continua ad essere in contrazione...
I numeri provenienti dal mondo del lavoro sono ancora e come sempre confortanti: la scarsità dei licenziamenti ed il basso tasso di disoccupazione per il momento avvalorano un quadro economico lungi dall'illustrare un'economia che sta per entrare in recessione.
Una piccola nota stonata arriva dal PCE, pure pubblicato lo scorso giovedì:
- PCE a/a : 2.3% (atteso: 2.3%; precedente: 2.1%)
- Core PCE a/a: 2.8% (atteso: 2.8%; precedente: 2.7%)
Come è noto il PCE è l'indicatore dell'inflazione americana preferito dalla FED in quanto tiene presente TUTTI i consumatori americani e non solo quelli delle fasce urbane (quello lo fa il CPI), è dinamico in quanto si adatta ai cambiamenti dei modelli di spesa degli americani e copre una vasta gamma di prodotti e servizi che lo rende particolarmente significativo. Orbene, questo indicatore per il mese di ottobre è risalito e la qual cosa non sarà di certo piaciuta alla FED che il 17/18 dicembre dovrà decidere se tagliare i tassi e di quanto. Probabilmente il taglio sarà di un quarto di punto.
Anche per il 2025 il PCE sarà centrale in quanto il sospetto che il programma economico di Trump possa risvegliare qualche impulso inflazionistico è chiaramente presente nella testa non solo dei membri del direttorio della FED ma anche di molti accreditati analisti.
Il sospetto potrebbe anche diventare una certezza e, se guardiamo come si stanno comportando i rendimenti americani, pare che quest'ultimi, costantemente sopra il 4%, stiano già scontando un tale scenario... Comunque sia dalla lettura degli ultimi verbali della FED traspare chiaramente la volontà di procedere ad una graduale riduzione del costo del denaro ma se l'inflazione ripartirà potrebbero anche cambiare strategia... Come detto il prossimo appuntamento con la FED sarà per il 18 dicembre e vedremo cosa avranno da dirci.
Ricapitolando: da tutto quello che leggiamo, ci sembra di capire che in America i bilanci delle famiglie e delle imprese appaiono ancora sani (fino a prova contraria...) ed in queste condizioni saremmo sorpresi di vedere un ciclo economico che improvvisamente si capovolge e punta verso una recessione soft o hard che dir si voglia. Questo è il miglior impulso che le borse possono ricevere per continuare a salire.
***
Purtroppo NON possiamo essere così positivi pensando alla situazione economica europea: oltre a dover fare i conti con una crescita asfittica, diverse nazioni sono alle prese con una crisi politica che preoccupa. Oramai è ben nota quella Tedesca che s'interseca con una crisi economica dalla quale non sanno come uscirne; inquietante è pure la sostanziale ingovernabilità della Francia che sta iniziando ad avere delle ripercussioni che non possiamo più ignorare:
Il premio per il rischio sul debito francese continua a salire...
... ed oramai il costo del debito ha raggiunto quello della Grecia, che con tutto il rispetto che dobbiamo al paese ellenico, la dice lunga su come il mercato prezza il rischio francese...
... non sorprende quindi come mail il CAC40 (-4.08% ytd) stia nettamente sottoperformando rispetto all'Eurostoxx600... purtroppo alcuni elementi del CAC hanno avuto un ruolo, ahinoi, nel deprimere la performance dell'Eurostoxx50.
La crisi europea sta prendendo una piega poco simpatica e non siamo più così certi che per risolvere i problemi sia sufficiente tagliare i tassi di interesse in modo consistente; il piano elaborato da Draghi per rilanciare le quotazioni dell'Europa diventa indispensabile ma purtroppo la sua realizzazione richiede molto, molto denaro e tempo che non abbiamo... Solo per varare la seconda Commissione Von der Leyen ci son voluti 5 mesi: queste purtroppo sono le tempistiche europee... in queste condizioni temiamo che il divario con la borsa americana non potrà che aumentare.
Vedremo comunque come il mercato reagirà al probabilissimo taglio ai tassi europei che avverrà giovedì 12 dicembre: con un'inflazione che ha rialzato leggermente la testa anche in Europa non ci aspettiamo un taglio che vada oltre un quarto di punto.
***
Altri rischi potrebbero arrivare dall'agenda politica di Trump che, ancor prima di essersi definitivamente insediato, inizia a farsi sentire sui mercati: come è giusto che sia, sta già lavorando alla formazione del Governo ed alcune sue scelte sono per lo meno sorprendenti - date al termine il significato che meglio credete - e vedremo poi in fase di rettifica cosa ne penserà il Senato; fatto sta che qualche futura nomina ha già shakerato per bene alcuni mercati (lo SMI ad esempio...) mentre una, per fortuna, ha messo tutti d'accordo: stiamo parlando di Scott Bessent quale segretario al Tesoro. Pare una scelta sensata in quanto ha una più che robusta formazione macroeconomica , possiede una conoscenza dei mercati che gli è valsa il rispetto di Wall Street e non da ultimo ha a cuore il contenimento del debito pubblico la qual cosa non guasta affatto. In somma sembra una scelta di sostanza in un posto chiave che ha tranquillizzato tutti. Il giorno stesso: oro, tassi, VIX e bitcoin sono andati tutti al ribasso...
Quello che invece non tranquillizza affatto è l'abuso reiterato del termine dazio, che a giudizio di Trump "è la parola più bella del dizionario", e che declinata al plurale fa ancora più paura. Al sol parlare di dazi sono in molti ad agitarsi: in primis tutti gli esportatori verso gli USA ma anche in America non sono pochi coloro che si stanno già preoccupando.
JPMorgan ha già calcolato che i soli dazi alla Cina (60% magari con un aggiunta di un altro 10% se non si danno da fare ad ostacolare l'esportazione di fentanyl verso gli USA) potrebbero avere un impatto nel 2025 di 15$ sugli utili per azione dello S&P500, non poco! Se gli utili utili faranno fatica a crescere, con dei mercati azionari così costosi, sapete benissimo a quale rischio potremmo andare incontro... Capiremo subito dopo il 20 di gennaio se Trump con i dazi ci andrà giù pesante o se ora li sta menzionando solo a scopo tattico... la via di mezzo è forse la più probabile.
***
Non vi nascondiamo che siamo curiosissimi di vedere cosa Ned Davis prevede per il 2025 ma temiamo che sia ancora un po' presto (dovremo aspettare la fine dell'anno...). Nel frattempo possiamo goderci la previsione del 2024 che continua a sorprendere. Anche per il mese di dicembre è previsto uno S&P500 in buon rialzo.
Comunque sia non siamo rimasti con le mani in mano e siamo andati a sbirciare le previsioni per il 2025: anche per il nuovo anno gli analisti si aspettano numeri interessanti.
JP Morgan, dazi permettendo, ha calcolato che gli utili per azione dello S&P500 dovrebbero salire a 270 $ per azione rispetto agli attuali 246 $: vuol dire che c'è uno spazio di salita per questo indice di quasi un 10%.
Abbiamo trovato un report che condensa le aspettative 2025 per lo S&P500 di numerosi analisti e ve le riassumiamo brevemente (torneremo sulle aspettative nelle prossime settimane): valore mediano: 6'600; previsione più alta: 7'000 (DB); previsione più bassa: 6'400 (UBS). Prendiamo il tutto con la solita prudenza ma per il momento non c'è nessuno che prevede un valore più basso degli attuali 6032 punti.
Sono comunque molti gli analisti che stanno mettendo le mani in avanti avvertendoci che l'imprevedibilità politica di Trump sarà una fonte di rischi inesauribile che potrebbe non piacere ai mercati... abbiamo davanti a noi 4 anni per farcene una ragione e comunque sia siamo stati avvisati.
***
Prima di passare in rassegna i mercati, vogliamo portare alla vostra attenione il VIX che da qualche giorno si sta rilassando: la volatilità sta tornando sotto i livelli di guardia grazie alla scelta di Bessent e soprattutto al quadro geo-politico mediorientale che sembra essersi assopito. Putin, malgrado una belligeranza accentuata negli ultimi giorni, sembra essere più disposto ad avviare un dialogo per tentare di porre fine al problema ucraino... quel che ci importa è che i mercati sembrano meno in tensione anche se è vero che basta poco per tornare in fibrillazione...
***
Qualcuno si è divertito a calcolare che durante il 2024 lo S&P500 (+26.47% ytd) ha messo a segno 52 record storici il che significa più di uno a settimana... fino a quando potrà continuare in questo modo non lo sappiamo ma, come abbiamo visto, fra 12 mesi questo indice potrebbe essere attorno ai 6'600 punti. Sarebbe bello ma vogliamo come al solito andarci con i piedi di piombo. La nostra strategia comunque non cambia e fino a quando il trend è in essere noi lo seguiamo. Vedremo le prossime settimane di evidenziare chiaramente il trend: per ora lo potete vedere se idealmente tirate una linea di supporto che parte da ottobre 2023...
Anche il Nasdaq (+28.02% ytd) non scherza e come previsto, da quando ha forato il triangolo rosso, si sta dirigendo verso il nostro target a 19'600 punti: non vediamo per il momento cosa potrebbe impedire la sua corsa fin lassù.
Anche la corsa dell'AI continua e a quanto pare il portafoglio di ordinativi delle aziende coinvolte con questo fenomeno che promette di scoinvolgere la nostra esistenza, ha una visibilità almeno fino alla fine del 2027... questo vuol dire portarsi avanti con i lavori ed in effetti è pure garanzia di utili che non dovrebbero mancare! (pare sempre troppo bello per essere vero ma fino ad oggi chi ha scommesso contro il fenomeno dell'AI ci ha rimesso le penne...).
Di quanto sia seria la crisi europea ne abbiamo già parlato ed il conseguente ribasso dell'Eurostoxx50 (+6.26% ytd) ne é la diretta conseguenza. Abbiamo tratteggiato in nero quello che ci sembra un tenue supporto sul quale questo indice potrebbe rimbalzare, ma a preoccupare è il canale discendente (linee tratteggiate rosse) che sta diventano sempre più evidente e preoccupante.
Come detto il taglio ai tassi sembra solo una soluzione di corto respiro e non risolverà di certo i gravi problemi del nostro continente ma... non abbiamo altro a cui aggrapparci... speriamo almeno di non allontanarci troppo da questi livelli.
Forse un mini rally natalizio, considerati i P/E, non lo possiamo completamente escludere ma, come sempre sottolineiamo, a noi interessa il trend e se quello a breve fino ad ora era sostanzialmente laterale ora sta prendendo una piega ribassista che non ci deve lasciare indifferenti...
Se lo SMI (5.62% ytd) sta imboccando un trend discendente (vogliamo avere altre conferme prima di affermarlo definitivamente...) e possiamo ringraziare la nomina di Robert Kennedy Jr. nel futuro governo Trump quale Segretario del Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani. La sua scelta ha depresso le quotazioni sia di Roche che di Novartis e non ha di certo fatto fare un salto verso l'alto neppure alla quotazione della Nestlé.
La nomina ha suscitato preoccupazioni tra gli esperti di salute pubblica: è nota l'abitudine di Kennedy nel promuovere teorie antiscientifiche e notoriamente non è proprio un grande amico né delle grandi case farmaceutiche né della grande distribuzione alimentare. Ovviamente bisognerà lasciarlo lavorare e vedere come intenderà realizzare il suo motto, "Make America Healthy Again", che mira a contrastare l'influenza delle grandi aziende alimentari e a migliorare la salute pubblica. Vedremo come intenderà interagire con le case farmaceutiche e la grande distribuzione; Nestlé si dice pronta a collaborare.... affaire à suivre.
Nel frattempo è fondamentale che il nostro indice NON vada sotto gli 11'450 punti...
***
In ambito forex il grande protagonista del momento è il dollaro americano galvanizzato dalla squadra governativa di Trump e soprattutto dal suo programma economico che come abbiamo detto lascia aperta la strada ad un probabile aumento dell'inflazione: se questo avverrà o meno lo vedremo.
Per il momento basta accennare ad un rigurgito del rincaro per spedire i rendimenti dei Treasury costantemente sopra il 4%... una bella calamita per il dollaro che in effetti è parecchio comprato.
Contro franco svizzero in questo momento si trova sul supporto situato a 0.88 cts e speriamo che lo confermi anche la prossima settimana. Obiettivo a breve non impossibile: 0.92 cts.
Vorremo sottolineare che a sostegno della valuta americana c'è pure un rinnovato interesse per il carry trade contro yen: ci si indebita a tassi bassissimi vendendo valuta giapponese allo scoperto e si compera a piene mani dollaro americano che può essere utilizzato, a dipendenza della propensione al rischio, in investimenti azionari oppure può essere investito comodamente in Treasury con rese interessanti sopra il 4%.
Non scordiamoci che rimane sempre in agguato la chiusura del carry trade (ricordate il mese di agosto che macello?) che ci deve suggerire un po' di prudenza: insomma non esageriamo a comprare dollari a debito yen! Diventa importante tenere la Bank of Japan sotto controllo e la cosa è già inserita nei nostri to-dos per il 2025.
Purtroppo lo stato di salute dell'Europa non permette alla sua valuta di primeggiare e se la si vuol vendere il franco svizzero rimane sempre un porto (molto) sicuro. Siamo in zona 0.93 centesimi, vicino ai minimi storici... bello per chi pensa in euro ma disastroso per la nostra economia all'esportazione che in effetti inizia ad avere dei tentennamenti che si fanno sentire anche sulle quotazioni in borsa. Siamo nella mani della BNS (un taglio il 12 lo diamo per scontato) ma non potrà fare miracoli. Dita incrociate: sotto lo 0.93 NON deve andare!
Altro grande protagonista del post elezioni americane è il Bitcoin che ha trovato in Trump uno sponsor che lo sta proiettando verso la soglia psicologica dei 100'000 $. E' abbastanza probabile che presto la potrà superare... dove poi andrà nessuno lo sa. Noi sospendiamo il giudizio.
Buona domenica!
Nessun commento:
Posta un commento