domenica 23 febbraio 2025

Fate qualcosa!

 "Non avreste mai dovuto iniziarla!" Con queste parole, pronunciate il 18 febbraio da Donal Trump, il senso della storia viene stravolto e, bisogna ammetterlo, in questo genere di esercizi il nuovo inquilino della Casa Bianca è molto abile. Forse qualche cosa ci sfugge ma facciamo fatica ad accettare il fatto che ad iniziare una guerra contro la Russia sia stata l'Ucraina, una guerra che ora rischia di perdere venendo probabilmente meno l'aiuto americano e pure su quello europeo è meglio non fare troppo affidamento, non per mancanza di volontà, ma perché l'Europa di problemi ne ha già a sufficienza dei suoi. 

Abbiamo appena finito di leggere un articolo apparso sull'ultimo numero dell'Economist dove il giornalista mette sull'attenti noi europei del drastico cambiamento geopolitico in corso e per farvi capire cosa ha in mente ne citiamo un passaggio:

"La scorsa settimana è stata la più cupa in Europa dalla caduta della cortina di ferro. L'Ucraina viene svenduta, la Russia viene riabilitata e, sotto Donald Trump, non si può più contare sull'America per venire in aiuto dell'Europa in tempo di guerra. Le implicazioni per la sicurezza dell'Europa sono gravi, ma devono ancora essere recepite dai leader e dalla gente del continente. Il vecchio mondo ha bisogno di un corso accelerato su come esercitare il potere duro in un'era senza legge o cadrà vittima del nuovo disordine mondiale."

Forse i toni sono eccessivi ma il contenuto dell'articolo è condivisibile e se non prendiamo al più presto coscienza dei cambiamenti in corso, ne potremo solo che subire le conseguenze. 

Anche Draghi durante il suo intervento al Parlamento Europeo il 18 febbraio (una data che sarà difficile da dimenticare...), dove ha illustrato il suo Rapporto sulla Competitività europea,  ha esortato i leader dell'EU ad agire con una certa urgenza ed in modo coordinato al fine di difendere i valori fondamentali dell'Unione sia politici che economici; quello che ha detto è probabilmente ciò che pensa una buona parte di coloro ai quali sta a cuore il futuro del nostro continente:

Non si può dire no a tutto, altrimenti bisogna ammettere che non siamo in grado di mantenere i valori fondamentali dell’Ue. Quindi quando mi chiedete ‘cosa è meglio fare ora’ dico non lo so, ma fate qualcosa!

Il messaggio di Draghi ci pare piuttosto chiaro e non necessita di ulteriori commenti...  

(se volete sentire lo stralcio del discorso clicca su: Draghi )

Quindi i mercati finanziari da qualche settimana a questa parte sono confrontati da un lato dell'oceano Atlantico con l'iper attivismo di Trump che spesso si traduce in azioni scomposte e apparentemente (almeno si spera...) in chiara contraddizione l'una con l'altra con il risultato di generare non poca confusione nella testa degli investitori che si trasforma in incertezza che, come sappiamo, è la kryptonite dei mercati finanziari.

Dall'altro lato dell'Atlantico, con un atteggiamento da bella addormentata nel bosco, abbiamo un'Europa che a furia di aspettare il suo Principe Azzurro si è appesantita ( da 6 Stati fondatori agli attuali 27) e crede ancora che le scelte, quelle che contano, debbano essere prese all'unanimità: bello se non hai premura, ma noi invece abbiamo una fretta del diavolo ed è chiaro a tutti che così non si riesce più ad andare da nessuna parte! (Draghi ci ha avvisato).

Purtroppo conosciamo abbastanza bene i mercati finanziari e ambedue le situazioni non sono ottimali: presto o tardi le borse e/o il mercato del reddito fisso ci spediranno un segnale d'insofferenza. 

Negli USA forse questo segnale sta già arrivando come ci suggerisce l'Indice della fiducia dei consumatori dell'Università del Michigan pubblicato venerdì 21 febbraio:



  • Fiducia consumatori febbraio: 64.7 (atteso: 67.8; precedente: 71.1)
Non è ancora il caso di strapparci i capelli dalla testa ma è probabile che lo stile di conduzione trumpiano abbia scombussolato un po' le idee ad un discreto numero di americani che iniziano ad diventare un pochino meno positivi per quanto concerne i prossimi 6-12 mesi: cercheremo di monitorare la spesa degli americani  per vedere se sarà coerente con il sentimento attuale; il gigante della grande distribuzione Walmart, una sorta di cartina di tornasole dei consumi americani, prevede un discreto rallentamento degli acquisti ed é difficile non credergli:



... il mercato l'ha già fatto e la reazione  non si è fatta attendere: in 3 giorni il titolo ha perso più dell'8%. 

Altro dato pubblicato sempre dall'Università del Michigan è quello relativo alle attese dei consumatori per l'inflazione futura:



  •  Attese inflazione a 12 mesi (febbraio): 4.3% (atteso: 4.3%; precedente: 3.3%)
Il dato era atteso ma comunque fa un certo effetto vedere aspettative inflattive che superano il 4%... poi magari al 4% non ci si arriva ma nel frattempo ci sarà una probabile corsa sul corto termine a comprare tutto quello che in futuro si crede che costerà di più. Di certo, a queste condizioni,  vedere un'inflazione puntare verso il 2% non sarà così semplice...  questo la FED lo sa...


... fa pure un certo effetto vedere le aspettative d'inflazione per i prossimi 5-10 anni salire al 3.5% (valore mediano): l'ultima volta che il valore era così alto è stato trent'anni fa! Il carattere approssimativo delle aspettative ci rincuora e speriamo che la percezione sia sbagliata per eccesso ma comunque sia, considerata la fatica che si fa a condurre l'inflazione verso quel 2% tanto bramato dalle Banche Centrali, non è da escludere che da passeggera possa divenire strutturale; in questo caso dovremo iniziare a pensare che si dovrà convivere con tassi di inflazione superiori al 3% per molto tempo... Sappiamo tutti cosa questo vuol dire in termini di tassi di interesse che faranno fatica a scendere (almeno negli USA).



Ultimi dati che vi proponiamo, poi passiamo ad altro, sono quelli relativi ai PMI dei servizi (linea blu) e i PMI delle piccole e medie industrie americane (linea nera) : fa specie vedere la contrazione di quelli dei Servizi che era dal 2022 che non entravano in una debole (per il momento...) contrazione: in due mesi questo indicatore è quasi collassato e ci prenderemo del tempo per capirne il motivo. Mentre salutiamo con piacere il ritorno del PMI delle piccole e medie imprese che a quanto pare sono finalmente in leggera espansione.  

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Vi rendiamo attenti che oggi,  domenica 23 febbraio, ci saranno le elezioni anticipate in Germania: 

è abbastanza probabile che la CDU/CSU arriverà ad essere il primo partito con circa il 30% delle preferenze e probabilmente cercherà, altrimenti non si governa,  una coalizione con SPD e/o Verdi, oppure proverà ad ottenere una maggioranza con l'FDP (se quest’ultimo supererà la soglia di sbarramento del 5%).  Da escludere (salvo sorprese clamorose) una entrata nel governo da parte dell' AfD (Alternative für Deutschland) ma è abbastanza certo che sarà il secondo partito dopo la CDU ( i sondaggi la danno al 21%) a testimonianza del fatto che anche in Europa lo spostamento degli elettori verso una destra a volte estrema è in atto. Lunedì vedremo come reagirà il DAX.

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Prima di passare ad un po' di analisi tecnica vi mostriamo due grafici che abbiamo catturato durante le nostre letture:



E' chiaro che da inizio anno l'apporto dei Magnifici 7 alla performance dei nostri portafogli è marginale e questo di per sé è già una notizia... persino le obbligazioni, anche se non di molto,  hanno reso di più. In cima a questa lista troviamo un indice che è un punto di riferimento per coloro che investono fuori dal Nord America e si espongono ai mercati di Europa, Asia e Pacifico...


A tal proposito Goldman Sachs ha dato un giudizio positivo verso il mercato Cinese e vede bene la parte tecnologica soprattutto quella legata allo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale ma non solo: Xi Jinping sta rivalutando anche i miliardari cinesi (alla Jack Ma per intenderci) per il loro importante ruolo nello sviluppo tecnologico del paese (meglio tardi che mai).

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Se non ci fosse stato il sell off di venerdì, per lo S&P500 (+2.24% ytd) la settimana poteva anche essere più che decente: infatti questo indice è riuscito per ben due volte a superare il suo record storico per poi, come detto, capitolare venerdì sulla scia della pubblicazione dei dati macro. Peccato! Per il momento comunque l'indice rimane all'interno del trend (due linee verdi) e la media mobile dei 50 giorni sembra voler fare da supporto. E' abbastanza probabile che avremo davanti a noi un mese di marzo piuttosto noioso e saremmo già molto soddisfati se l'andamento fosse laterale. Poi, secondo Ned Davis, dovremmo ripartire ad aprile.


Anche il Nasdaq (+1.10% ytd) senza l'apporto dei Magnifici 7 fa più fatica ad esprimere il suo potenziale. Durante la settimana ci eravamo illusi che potesse sfondare al rialzo il triangolo blu ma dopo la pubblicazione dei dati di venerdì ora il timore è che lo sfondi al ribasso... sarebbe un peccato. Per il momento è ancora nel trend e va bene così.


Pausa di riflessione anche per l'Eurostoxx50 (+11.82% ytd). In effetti dopo la rottura della resistenza a 5020 la crescita è stata praticamente verticale... quasi troppo. Una pausa di consolidamento è la benvenuta. Ovviamente le elezioni tedesche di domenica sono un motivo di apprensione in quanto non c'è via di scampo all'ennesimo governo di coalizione... speriamo che il cambiamento di cancelliere (chiunque esso sarà) potrà riportare un po' di ottimismo in una Germania che si appresta ad affrontare il suo terzo anno di debole recessione.


Bene la borsa svizzera che quest'anno non finisce di stupire a dimostrazione del fatto che se hai franchi svizzeri e li devi investire alla borsa non ci sono alternative! Lo SMI (+11.62% ytd) venerdì in chiusura ha fatto segnare il miglior risultato a livello europeo e questo grazie alle sue tre cariatidi (Nesn, Rog e Novn) che stanno rispolverando i fasti dei bei tempi. Bene così, anche se una fase di consolidamento sarebbe necessaria: tutta questa verticalità in un tempo così limitato spaventa un pochino...

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Una leggera diminuzione dei rendimenti americani non ha giovato al dollaro che in effetti ha perso un pochino di smalto... contro euro comunque la resistenza è a 1.05 e sopra, senza un'ulteriore diminuzione delle rese americane,  per l'euro è difficile andare.


Anche contro chf il dollaro ha perso forza: la resistenza a 0.9250 per il momento è invalicabile... inoltre è uscito dal canale ascendente di breve periodo: è fermo su di un supportino a 0.8970 ma potrebbe sfondarlo già lunedì e dare il via ad un trend ribassista sulla scorta di quanto successo nel 2024... per il momento rivedere gli 84 centesimi ci sembra non facile ma comunque sia è probabile che un po' di dollari contro franco andremo a venderli.


Posizione molto delicata per euro/chf: la moneta europea è seduta sulla media mobile a 200 giorni (linea verde) che corrisponde anche al supporto dinamico del canale ascendente: se andiamo sotto possiamo dare quasi per certo un'ulteriore correzione fino a 0.9250.

Buona domenica!

domenica 16 febbraio 2025

Dazi reciproci

 Oramai è dal 20 di gennaio che al risveglio di buon mattino ci chiediamo cosa diavolo escogiterà il nuovo Presidente americano per iniettare un po' di volatilità nei mercati finanziari di tutto il mondo. Bisogna ammettere che è dotato di vivida creatività e di proposte bizzarre ne ha già sfornate a bizzeffe. Se ricordate bene ha proposto la sostituzione del nome del Golfo del Messico in Golfo d'America e già che siamo in zona non gli dispiacerebbe riprendersi il canale di Panama. L'annessione del Canada quale cinquantunesimo stato USA gli sembra una buona idea e allargare i confini nazionali ingurgitando pure la Groenlandia eleva la qualità dell'idea da buona ad eccellente. Per non farsi mancare proprio nulla, vorrebbe trasformare la Striscia di Gaza in un resort di lusso che potrebbe diventare, dice lui,  "anche meglio di Montecarlo" e questa potrebbe essere la classica ciliegina sulla torta. 

Potremmo continuare ma ci fermiamo...  E' evidente che a Trump piace pungolare ma questa settimana, messe da parte le provocazioni, pare che abbia avviato seri colloqui con Putin per trovare un accordo per la cessazione del conflitto con l'Ucraina. Peccato che si sia completamente dimenticato di coinvolgere l'Unione Europea e, da quanto ci sembra di capire, non ha nessuna intenzione di farlo. Purtroppo questa non è una boutade e stiamo cercando di immaginare quali potrebbero essere le conseguenze di una simile pace senza la partecipazione di noi europei. E' un po' presto per poterlo dire ma sarà senz'altro qualche cosa che seguiremo da molto vicino nelle prossime settimane. Il  presentimento è che, per l'EU, non finirà bene... Vedremo come reagiranno i nostri mercati anche se, dopo tanti morti, questo dovrebbe essere l'ultimo dei nostri problemi.

Altro capitolo indigesto è quello dei dazi. Più che indigesto sta diventando stucchevole: oramai abbiamo capito che siamo ancora in presenza di un Trump in modalità "can che abbaia non morde". Le minacce sono quotidiane ma questa settimana ha pensato bene di avviare un  programma che coinvolge il mondo intero e che prevede  "dazi reciproci" (se tu mi tassi ti tasso pure io del medesimo importo) ma che diventerà operativo solo ai primi di aprile. Insomma per il momento minaccia a destra e a manca ma di dazi effettivi se ne sono visti pochi e da qui ad aprile c'è tempo per avviare dei negoziati paese per paese che è poi il suo vero obiettivo. 


Ai mercati per il momento tutto questo procrastinare sembra non dispiacere e continuano imperterriti a salire grazie anche ai rendimenti dei Treasury che, dopo il varo del progetto "dazi reciproci", sono leggermente scesi fornendo un po' di carburante anche al comparto del reddito fisso.

Non ci è passata inosservata l'osservazione di Draghi a proposito dei dazi europei che, secondo la sua autorevole opinione, l'Europa ha imposto a sé stressa: è decisamente convinto che l'UE si è autoimposta delle barriere, equivalenti a dei dazi, attraverso ostacoli interni e regolamentazioni eccessivi che frenano la crescita economica. Cita le stime del Fondo Monetario Internazionale secondo il quale queste barriere interne corrispondono a dei dazi del 45% nel settore manifatturiero e del 110% nei servizi. Non siamo in grado di confermare o meno le stime che Draghi ha attinto dal FMI  ma quello che non possiamo ignorare è il messaggio che Draghi sta spedendo all'Europa tutta intera: pensiamo a farlo funzionare questo continente  e smettiamola di anteporre  regole e regolamenti ancor prima di mettere in atto tutto quanto è possibile fare per evitare il suo decadimento che,  purtroppo, è davanti ai nostri occhi.

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Martedì Jerome Powell ha testimoniato davanti alla Commissione bancaria del Senato americano che regolarmente gli chiede un aggiornamento sulla politica monetaria: fondamentalmente non ha detto nulla di nuovo e se proprio vogliamo provare a riassumere il contenuto del suo intervento possiamo sintetizzarlo come segue: la FED tenderà a mantenere un approccio molto cauto basato sull'analisi dei dati e nessuna mossa verrà fatta (leggi: taglio ai tassi) se i numeri non lo suggeriscono.

Ovviamente Trump è andato su tutte le furie in quanto ha capito che per il momento Powell non ha nessuna intenzione di tagliare i tassi e probabilmente, se le cose non cambiano, di tagli  nel primo semestre non ne vedremo.

 Infatti, i dati, stanno dando ragione al governatore della FED. Questa settimana ne sono usciti alcuni importanti:


  • CPI yoy  : 3%    (atteso: 2.8%; precedente: 2.9%)
  • Core CPI: 3.3% (atteso: 3.1%; precedente: 3.2%)
  • PPI         : 3.5% (precedente: 3.5%)
  • Core PPI: 3.4% (precedente: 3.5%
  • US Retail sales gen. : -0.9% (atteso: -0.25; precedente: 0.7%)
Insomma l'inflazione ha ripreso a salire e questo ancora in assenza dei dazi... immaginiamoci cosa succederà se i balzelli saranno applicati. 
Non dobbiamo comunque scordare che l'economia americana è in buona salute e quindi un po' di inflazione da domanda non è così sorprendente. Certo è che l'obiettivo della FED rimane sempre quel 2% che al momento pare irraggiungibile (...e anche Trump se ne dovrà fare una ragione).

 I consumi al dettaglio sono usciti ben al di sotto delle aspettative: in ottica inflazione non è una brutta notizia ma potrebbe esserlo per la grande distribuzione che la prossima settimana inizierà a pubblicare i numeri del quarto trimestre 2024. Anche in questo caso stiamo attenti: non vorremmo che gli americani stiano iniziando a consumare meno: per gennaio è così, siamo curiosi di vedere se il fenomeno continuerà anche nei mesi successivi.

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Nel frattempo in America continua la pubblicazione dei dati del quarto trimestre 2024 e sono tutto sommato piuttosto positivi; quello che potrebbe iniziare a preoccupare, ma era così anche lo scorso anno e poi sappiamo come è finita per le borse (molto bene...), sono le prospettive future degli utili delle società quotate in America e da febbraio sono in molti a vederle negative. Come detto, potrebbero anche sbagliarsi ma non vorremmo che questa percezione sia una buona scusa per avviare una bella correzione. Come al solito vigiliamo...



Comunque sia, in nostro aiuto, interviene come sempre l'amico Ned Davis con il suo comprovato algoritmo: anche in questo inizio di 2025 non sta sbagliando nulla... ciò significa che se ha ragione dovremo attenderci uno S&P500 che si sposterà lateralmente almeno fino alla metà di aprile. Dovremo tenere i nervi saldi. 
Purtroppo temiamo che l'algoritmo difficilmente ha messo in conto le intemperanze e la volubilità del Presidente americano:  quindi dovremo raddoppiare gli sforzi per tenere la nostra strategia (medio-lungo termine)  sotto controllo e non possiamo escludere che di tanto in tanto faremo anche degli errori tattici (breve termine)... 



Malgrado tutto il parlar di dazi imminenti lo S&P500 (+3.96%ytd) questa settimana ha sfiorato per l'ennesima volta il suo record storico. Insomma sale con una certa lentezza ma per il momento di correggere non sembra averne voglia. E' chiaramente in una fase di consolidamento ma tutto sommato il trend principale (le due linee verdi che partono da ottobre 2023) è ancora intatto. Per il momento noi teniamo le posizioni. Attenzione: lunedì 17 febbraio il mercato americano è chiuso (President's Day).


Anche il Nasdaq (+3.71% ytd) è in chiara fase di consolidamento: si trova all'interno del triangolo blu e se lo dovesse sfondare al rialzo c'è la concreta possibilità di aggiungere 700/800 punti alla sua quotazione. Ovviamente stiamo attenti: se sfonda al ribasso c'è da sperare che si fermi sul supporto dinamico del canale ascendente altrimenti son guai. Per il momento si tiene tutto.


L'Europa non finisce di stupire e anche l'Eurostoxx50 (+12.20% ytd) fa la sua parte. Malgrado le difficili condizioni della sua economia le borse europee stanno per una volta performando meglio delle cugine americane. Forse è proprio la consapevolezza che, a causa del precario stato di salute del sistema produttivo del nostro continente,  si deve reagire e tutto sommato anche la Banca Centrale Europea sta facendo il suo. I reiterati tagli ai tassi, pur non essendo una medicina per tutti i mali, stanno comunque iniettando un po' di fiducia anche tra gli investitori... se non comperi ora quando vuoi comprare? Quando i P/E saranno a 25 come negli USA? Non crediamo...


Bene anche la borsa svizzera! Lo SMI (+10.68% ytd) è riuscito a rientrare nel canale ascendente avviatosi ad ottobre 2023... fa una certa impressioneil movimento avviatosi a gennaio,  troppo verticale (!),  ed ora ha bisogno di un momento di consolidamento.  

Venerdì comunque abbiamo assistito ad una presa di beneficio avviata dal titolo Novartis che, a causa di risultati un pochino sotto le aspettative, è stato downgradato da UBS (da buy a hold). Pure i numeri di Swisscom non hanno convinto al 100%... Come detto una correzione ci può stare: l'indice è ancora in ipercomprato (cerchio rosso) mentre di buon auspicio sono gli incroci al rialzo delle medie mobili (vedi cerchio verde) che danno sostanza al movimento rialzista.

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 Come vi avevamo già segnalato la scorsa settimana il dollaro sta facendo un po' di fatica: la riduzione dei rendimenti e il procrastinare dei dazi hanno fatto sì che ci fossero più venditori che acquirenti della valuta americana. Contro franco purtroppo ha sfondato al ribasso sia la media mobile dei 50 giorni sia il supporto dinamico del canale ascendente che si è formato a partire da settembre 2024. Se nei prossimi giorni non cambia qualche cosa, almeno tecnicamente, dollaro/franco sarebbe da alleggerire.


Anche euro/dollaro si trova in una posizione delicata. La valuta americana si è indebolita ed ora l'euro sta tentando di sfondare al rialzo la resistenza posta a 1.05. Ci aveva già provato senza successo qualche settimana fa ma allora non c'erano le condizioni per andare oltre. Oggi ci sono: vediamo lunedÌ se si sale sopra l'1.05... se così sarà probabilmente un po' di dollari per chi pensa in euro andranno venduti.



Sarà contenta la nostra Banca Nazionale nel vedere che l'euro si sta rafforzando. Per un istante in settimana l'abbiamo visto anche sopra i 95 centesimi. E' dentro un piccolo canale ascendente e per il momento ha tutta l'aria di restarci. Domanda aperta:  se il franco andrà avanti ad indebolirsi contro euro  indurrà la BNS a non tagliare ulteriormente i tassi? Lo sapremo il 20 marzo.



Per il momento il bitcoin è sempre in una situazione di consolidamento: non riesce a superare la linea del trend discendente (riga rossa) e tecnicamente sta sempre puntando verso i 91'000. Forse non ci arriverà ma se proprio volete comprare bitcoin aspettate che rompa la linea rossa al rialzo.


Buona domenica!!


domenica 9 febbraio 2025

Arrivano i dazi? Maybe...

 

Se non avete le idee in chiaro su cosa sta succedendo ai mercati finanziari di mezzo mondo, potete sempre consolarvi pensando che non siete i soli! E' abbastanza probabile che proprio mentre state leggendo questi nostri appunti milioni di investitori, approfittando del week end,  stanno cercando di fare un po' di ordine nella propria testa ma, il vero problema,  è che non si sa bene da dove cominciare... Forse l'immagine che meglio di tutte riassume lo stato d'animo di chi si occupa di finanza è quella che ci viene offerta dal VIX che nell'ultimo mese, di spaventi,  ce ne ha fatti prendere ben più di uno...

Ovviamente è facile puntare il dito contro uno stravagante Trump che non perde occasione per stravolgere persino le più elementari regole della comunicazione tanto da fare esclamare a JP Morgan che "Trump è contro il mercato": il pulpito è uno di quelli importanti e sicuramente il messaggio non sarà sfuggito a Donald... Speriamo ne faccia tesoro. 

Quello che constatiamo è che il Presidente degli Stati Uniti d'America se ne inventa una al giorno: si va dai dazi contro Canada e Messico annunciati il venerdì dell'altra settimana e poi subito rinviati di un mese il lunedì successivo, alle mire sulla Groenlandia e sul Canale di Panama e concludiamo questa poco esaustiva lista con l'idea di ricollocare temporaneamente qualche milionata di palestinesi fuori dalla striscia di Gaza per poi procedere alla sua ricostruzione con il chiaro obiettivo di trasformarla nella "Riviera del Medio Oriente"... Netanyahu ha definito l'idea "straordinaria", mentre le  Nazioni Unite hanno criticato duramente il piano, definendolo "una sciocchezza" anche se siamo certi che il termine che avevano in mente per definire la sparata di Trump, impronunciabile,  è un tantino più forte...

In effetti lo stile comunicativo di Trump sembra non piacere troppo pure ai mercati americani che,  come vedremo più tardi, fanno fatica a macinar performance.

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Ma non possiamo addossare tutte le colpe a Trump: i risultati del quarto trimestre 2024 stanno uscendo a ritmo serrato. Per quanto riguarda le società dello S&P500 i numeri sono in gran parte piuttosto soddisfacenti e per il momento superano di un +6% le aspettative (una decina di giorni fa eravamo a +8% se ben ricordate...) ma quello che sta un pochino preoccupando sono i numeri dei Magnifici 7, sempre buoni ma non buonissimi, e soprattutto l'outlook non è quello che gli investitori vogliono sentirsi dire:


Per il momento le Big Tech stanno parlando molto (anzi moltissimo) di investimenti futuri che oramai stanno raggiungendo cifre spaventose ma non hanno un'idea precisa di quando si potrà iniziare a raccogliere i frutti di questi sforzi colossali. Il caso DeepSeek, per quanto già parzialmente ridimensionato, ha poi lasciato un segno nel subconscio di noi investitori e se si venisse a sapere che si può effettivamente sviluppare un'AI efficiente a costi calmierati nessun investitore nelle attuali Big Tech sarebbe particolarmente felice. Un segnale di un certo "fastidio" i mercati l'hanno dato e per coloro che sono interessati,  abbiamo riportato a margine del nostro intervento qualche numero e i relativi grafici a riguardo dei M7. 

Per chi non ha voglia di approfondire diciamo solo che vedere un Nasdaq da inizio anno a +1.10% esemplifica più di mille parole la difficoltà momentanea di questo settore. E' comunque molto probabile che sia solo una pausa di consolidamento ma comunque non siamo più abituati a vedere questo indice così spento e fa ovviamente un certo effetto.

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Per capire meglio il comportamento dei mercati di questa settimana non possiamo fare a meno di gettare un'occhiata ai dati sul mercato del lavoro americano. Ne sono usciti parecchi e confermano i timori della FED che, come sappiamo, in fatto di tagli ai tassi ha tirato il freno a mano:

  • Posti vacanti dicembre: 7.6 mio (atteso: 8 mio; precedente: 8.2 mio)
Qualche posto vacante in meno, nulla di grave per il momento: se perdi il posto di lavoro non dovresti avere troppi problemi a trovarne un'altro. 

  • ADP gennaio: 183k (attesto: 150k; precedente: 176k)
Per quanto questo dato, riguardante la creazione di posti di lavoro nel settore privato, non sia uno dei preferiti della FED, sapere che soprattutto nel settore dei servizi si continua ad assumere corrobora la visione attendista di Powell & Compagni.

  • Creazione posti di lavoro non agricoli: 143k (atteso: 169; precedente: 307k)
Ad inizio anno le statistiche a proposito dei nonfarm payrolls sono sempre un pochino deboli e gli incendi nella zona di Los Angeles e le avverse condizioni meteo hanno pure giocato un ruolo. Va anche detto che il dato precedente era straordinariamente elevato a conferma che il tessuto economico è ben lungi dal concedersi una pausa come lo confermano pure i dati sul tasso di disoccupazione e le paghe orarie:
  • Tasso disoccupazione gennaio: 4% (atteso: 4.1%; precedente: 4.1%)
  • Paghe orarie yoy: 4.1% (atteso: 3.7%; precedente: 4%).
Quindi la disoccupazione rimane storicamente bassa, i salari addirittura sono in aumento ergo: rendimenti del Treasury a 10 anni al rialzo di quasi 10 bps (sono al 4.496%) e possiamo per il momento metterci l'anima in pace che di tagli ai tassi non ve ne saranno a breve. Nasdaq e S&P500 devono farsene una ragione e noi investitori dobbiamo accettare che per il momento di grandi performance non se ne vedranno.

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Goldman Sachs si è presa la briga di calcolare quale potrebbe essere l'effetto dei dazi sullo S&P500 se Trump decidesse di applicarli come ce li ha comunicati: una correzione di almeno un 5% non ce la toglie nessuno e poi bisognerà vedere cosa succederà agli utili delle società di questo indice che per il 28% vengono prodotti fuori dagli Stati Uniti; forse un 5% è una visione ancora ottimistica...


Ci siamo accorti che il nuovo assetto del nostro Bloomberg non è ancora come lo vorremmo... potete vedere la chiusura di venerdì nella freccia nera a destra del grafico... scomodo: vedremo di sistemare il grafico per la prossima settimana...

Come abbiamo già sottolineato lo S&P500 (+2.45% ytd) alla pari del suo cugino tecnologico non sta brillando. Siamo sempre e comunque vicini ai massimi storici ma se lo scorso anno era un continuo record dietro l'altro, quest'anno di record storici ne abbiamo visto uno soltanto... tutto il resto è consolidamento. Vale comunque la pena sottolineare che il trend al rialzo è sempre in essere anche se i volumi sono leggermente calanti (freccia blu). Molto in effetti dipenderà da cosa vorrà fare Trump con i dazi e quel che preoccupa è che per il momento la sua attenzione è rivolta ai paesi tutto sommato amici quali Messico e Canada... i prossimi osservati speciali saremo quasi certamente noi Europei che con gli USA abbiamo rapporti di amicizia consolidati. Ci stiamo chiedendo come intenderà trattare i nemici, quelli veri, e quali potrebbero essere le conseguenze per il mercati azionari...


Anche il Nasdaq ( +1.10%ytd) non riesce a brillare più di tanto a dimostrazione del fatto che se i Magnifici 7 non "tirano" la tendenza è quella di muoversi sul posto. Superare i 20'000 punti per il momento non se ne parla...  il trend positivo è confermato ma siamo in pre-allarme: se il triangolo blu venisse forato al ribasso, dal trend positivo potremmo anche uscire e la cosa non ci piace!


L'Europa per il momento non ha ancora subito le ire di Trump ma pare sia solo una questione di tempo (la prossima settimana ne sapremo qualche cosa di più...) ciò nonostante ha continuato il suo percorso rialzista che però, tecnicamente parlando, ci pare essere giunto al capolinea (vedi linea blu verticale). Per l'Eurstoxx50 (+8.77% ytd) andare oltre i 5'400 punti non sarà facile e se saremo sanzionati forse varrà la pena portare a casa qualche guadagno...



Per pura curiosità siamo andati a vedere dove si trova il massimo storico dell'Eurostoxx50 e per rintracciarlo dobbiamo andare indietro di un quarto di secolo quando il 31 marzo del 2000 questo indice ha segnato  5'522 punti... non siamo lontani ma francamente in questo preciso momento storico quei 200 punti che ci separano dal record ci sembrano troppi... Dovremo pazientare...




Altra distrazione: il grafico dello SMI se l'è mangiato la stampante... riutilizziamo quello delle scorsa settimana: il nostro indice (+8.55% ytd) è riuscito ad aggiungere altri 300 punti e questo non può che farci molto piacere: hanno contribuito un pochino tutti i settori ma a muoversi ( e si vede...) sono stati soprattutto Roche e Novartis... C'è ancora del potenziale ma ovviamente quanto detto per l'Europa vale anche per noi. Speriamo nella clemenza di Trump. Comunque se si mette male qualche presa di profitto la faremo.

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Abbiamo capito tutti che se Trump insiste con il voler sanzionare tutti i paesi che a suo giudizio stanno sfruttando gli USA (Svizzera compresa...) la scure dei dazi verrà calata sopra le nostre teste... il minimo che può capitare è che il dollaro continui ad apprezzarsi. Lo sappiamo tutti che gli effetti inflazionistici dei dazi preoccupa la FED  mentre in Europa (Svizzera compresa...) i tassi non possono che scendere pena, come ha sottolineato l'Economist di questa settimana, una profonda stagnazione dell'economia. Comunque sia il dollaro contro franco (che si muove con una certa regolarità) fa molta fatica a superare la resistenza dei 0.9250 centesimi. I dazi darebbero una spinta. Se Trump dovesse rinunciarci allora bisognerà alleggerire un po' di dollari.



Anche contro Euro il dollaro continua a rafforzarsi: dopo aver sfondato il supporto a 1.05 è sceso per qualche settimana, ha poi messo a segno un classico pull back (...è andato a rivedere l'1.05 che si è trasformato da supporto in resistenza) per poi riprendere il suo cammino di rafforzamento. Non pensiamo che la parità 1:1 sia per subito ma diciamo che la direzione è quella...


Difficile dire dove vuol andare euro/chf: il trend sembra in effetti ascendente ma non riesce ad andare con convinzione sopra i 94 centesimi... ci prova ma non s'impegna! Diciamo che anche se rimane a questi livelli ci sta bene. Contrarissimi invece ad un eccessivo rafforzamento del chf....



Forse la cosa più deludente del bitcoin è che si tratta di un asset digitale che è nato con l'intento di far da antagonista alle valute tradizionali e quindi dovrebbe muoversi seguendo logiche solo sue. Ci eravamo illusi che lo si potesse utilizzare per diversificare veramente i portafogli invece continua sempre più a comportarsi come un'asset class tradizionale... l'unico vantaggio è che adesso sappiamo anticipare meglio i movimenti futuri: ad esempio attorno ai 91'000, e ci arriverà, se avete l'animo degli speculatori bisogna provare a comprarlo.



Quando il mondo è in subbuglio l'oro fa il suo dovere di safe haven... chi ce l'ha se lo tenga in quanto è a 3'000 $ che vogliono spedirlo. Fin lassù ci arriverà, magari anche prima del previsto...


Buona domenica!


Abbiamo scopiazzato da Barron's qualche numero e commenti vari riguardante i dati dei Magnifici 7 che hanno già pubblicato i risultati. Ve li proponiamo abbinati al loro grafico. Come vedrete non tutto è andato per il verso giusto... unica eccezione per il momento: Meta.


I grandi risultati di Big Tech


Siamo circa a metà della stagione degli utili del quarto trimestre, con i risultati disponibili per la maggior parte dei pesi massimi del mercato: Alphabet, Amazon, Apple, Meta  e Microsoft.


Nvidia pubblicherà i risultati del trimestre fiscale novembre-dicembre-gennaio il 26 febbraio.


L'inizio dell'anno è stato contrastante per le fab five, che hanno una capitalizzazione di mercato combinata di oltre 13.000 miliardi di dollari. Meta ha fatto un'impennata, salendo già del 21%, mentre Apple è scesa del 7% dall'inizio del 2025. Amazon è in rialzo del 9%, il guadagno di Alphabet è stato ridotto all'1% da una flessione successiva agli utili e Microsoft è in calo dell'1%. 


Negli ultimi tre mesi del 2024, le cinque società hanno registrato un utile netto di 128 miliardi di dollari su un fatturato di 523 miliardi di dollari. È molto?

La forte crescita delle entrate pubblicitarie è stata un tema ricorrente, così come gli enormi piani di spesa in conto capitale legati all'intelligenza artificiale. Il rallentamento della crescita dei ricavi del cloud, di fondamentale importanza, ha fatto vacillare i risultati di molte aziende del Big Tech.


Ecco alcuni punti salienti delle relazioni sul quarto trimestre di ogni azienda di questa settimana e della scorsa:




Alphabet

Cosa è stato comunicato: 26,5 miliardi di dollari di utile netto, o 2,15 dollari di utile per azione (+31%), su un fatturato di 96,5 miliardi di dollari (+12%).

Previsioni: 2,12 dollari di utile per azione e 96,7 miliardi di dollari di fatturato

L'aspetto positivo: le entrate pubblicitarie di YouTube sono aumentate. La casa madre Google investirà 75 miliardi di dollari in spese di capitale per accelerare le iniziative di intelligenza artificiale nel 2025.

Gli aspetti negativi: L'importante crescita dei ricavi del cloud è rallentata, con un aumento del 30% rispetto a un anno prima, contro un aumento del 35% nel trimestre precedente. Inoltre, non ha rispettato le aspettative.


La reazione del titolo: Il titolo Alphabet è sceso del 7,3% mercoledì.



Amazon

Cosa è stato comunicato: 20,0 miliardi di dollari di utile netto, o 1,86 dollari di utile per azione (+86%), su un fatturato di 187,8 miliardi di dollari (+10%).

Previsioni: 1,49 dollari di utile per azione e 187,3 miliardi di dollari di fatturato.

Gli aspetti positivi: Le vendite della settimana del Black Friday e del Cyber Monday hanno battuto i record. I ricavi pubblicitari sono aumentati.

Gli aspetti negativi: Le prospettive di fatturato e di profitto di Amazon per il primo trimestre sono state entrambe ben al di sotto delle aspettative. I ricavi del cloud AWS sono aumentati di un 19% in meno del previsto.

La reazione del titolo: Il titolo Amazon è sceso di circa il 3% nelle contrattazioni after-hours di questa sera.



Apple

Cosa è stato comunicato: 36,3 miliardi di dollari di utile netto, o 2,40 dollari di utile per azione (+10%), su 124,3 miliardi di dollari di fatturato (+4%).

Previsioni: 2,35 dollari di utile per azione su un fatturato di 124,1 miliardi di dollari.

Aspetti positivi: La base installata di dispositivi Apple ha superato i 2,35 miliardi. L'azienda ha registrato una crescita a due cifre nei settori Mac, iPad e servizi.

Gli aspetti negativi: le vendite di iPhone sono diminuite dell'1% rispetto all'anno precedente. Il fatturato complessivo in Cina è diminuito dell'11%. Il management prevede che il fatturato del trimestre in corso crescerà solo “a una cifra medio-bassa”.

La reazione del titolo: Le azioni Apple sono scese dello 0,7% venerdì.



Meta

Cosa è stato comunicato: 20,8 miliardi di dollari di utile netto, o 8,02 dollari di utile per azione (+51%), su 48,4 miliardi di dollari di fatturato (+21%).

Previsioni: 6,76 dollari di utile per azione su un fatturato di 47 miliardi di dollari.

Il lato positivo: Meta ha superato di un miglio le stime sugli utili. Il numero di annunci visti dagli utenti è aumentato del 6% e i prezzi medi degli annunci sono saliti del 14%.

Gli aspetti negativi: Le prospettive di guadagno di Meta sono state deboli. Il management prevede una crescita delle spese del 22% nel 2025. TikTok non è stato vietato.

La reazione del titolo: Giovedì scorso il titolo Meta è salito dell'1,6%.



Microsoft

Cosa è stato comunicato: 24,1 miliardi di dollari di utile netto, o 3,23 dollari di utile per azione (+10%), su 69,6 miliardi di dollari di fatturato (+12%).

Previsioni: 3,11 dollari di utile per azione su un fatturato di 68,8 miliardi di dollari.

Il lato positivo: Gli utili e il fatturato sono stati battuti e il management prevede una crescita a due cifre delle vendite e degli utili per quest'anno.

Gli aspetti negativi: I ricavi da Azure e da altri servizi cloud sono aumentati del 31%, in rallentamento rispetto alla crescita del 33% del trimestre precedente. La minaccia di DeepSeek incombe sul piano di spesa di Microsoft per l'intelligenza artificiale da 80 miliardi di dollari per il 2025.

La reazione del titolo: Microsoft ha perso il 6,2% giovedì scorso.


domenica 2 febbraio 2025

FED e BCE: due strade diverse

 Il 4 ottobre 1957 una sfera di alluminio dal diametro di 58 cm e dal peso complessivo di 83.6 chilogrammi iniziò a girare attorno alla terra ad un'altezza compresa tra i 215 e 939 km  emettendo un segnale radio udibile in tutto il mondo. Ogni 96 minuti completava un giro attorno alla terra. Allo stupore generale per un simile evento si aggiunse una buona dose d'incredulità quando si venne a sapere che lo Sputnik, questo era il nome della sfera, l'avevano messo in orbita i Russi! Fu subito evidente che l'URSS, a quei tempi,  era tecnologicamente più avanzata dei rivali americani. Oggi un evento del genere entrerebbe di diritto nella categoria dei "cigni neri" dove ci infiliamo tutto quello che è difficilmente prevedibile e che si caratterizza per l'alto impatto sull'economia e la finanza.

Ma perché, e non siamo i soli, tiriamo in ballo lo Sputnik? Vi sono delle similitudini con quanto accaduto questa settimana soprattutto quando ci si è accordi che DeepSeek, una app che ambisce a fare concorrenza a ChatGPT, è stata la più scaricata dall'Apple Store. Manco fosse lo Sputnik, la notizia in un baleno ha fatto il giro del mondo e si scopre che l'applicazione, rigorosamente Made in China, è stata creata da un nerd che, con soli 5.6 mio di dollari di investimento, ha messo a punto l'algoritmo e lo ha istruito a dovere tanto da non aver nulla da invidiare alla più blasonata applicazione made in USA che, per svilupparla, probabilmente ci sono voluti centinaia di milioni.

La reazione dei mercati finanziari è stata, prima di stupore generale ("in fatto di AI anche i Cinesi possono dire la loro"), poi tutta l'attenzione si trasferita sull'aspetto finanziario della vicenda:  anche se 5.6 mio di dollari appaiono veramente troppo pochi per sviluppare una simile applicazione, è comunque probabile che si possa produrre qualche cosa d'interessante senza necessariamente spendere 500 miliardi (vedi progetto Stargate). Risultato: lunedì il Nasdaq ha chiuso a -3.22% mentre il titolo di Nvidia ha bruciato qualche cosa come 600 miliardi di dollari di capitalizzazione. Ma quello che è peggio è che questa vicenda ha inoculato il dubbio che forse si può fare di più spendendo di meno. Anche Trump se n'è accorto ed ha tentato, a modo suo,  di dare un colpo di mano al settore:  gli ha seraficamente consigliato, citiamo, di "svegliarsi"!

Come vedremo dopo è abbastanza probabile che il settore tecnologico americano abbia bisogno, finanziariamente parlando, di una pausa di consolidamento. Non pensiamo proprio che il settore debba svegliarsi, è già bello desto, deve forse capire meglio in quale direzione dovrà dirottare le sue immense risorse poi, come sono arrivati sulla Luna prima dei Russi, arriveranno dove vorranno arrivare (su Marte?) anche prima dei Cinesi.

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Mercoledì 29 gennaio in serata la nostra attenzione era tutta rivolta alla FED che, come era facile immaginare, NON ha ridotto i tassi di interesse. Il perché lo ha ben spiegato Powell in conferenza stampa. I motivi sono sempre i soliti e riassumiamo i punti principali:

  • La crescita economica americana è solida e la crescita del PIL americano per il 2024 è ben superiore al 2% (ultimo dato: 2.3% per il q4).
  • Il mercato del lavoro rimane solido,  la disoccupazione è da parecchi mesi bassa e mostra una certa stabilità.
  • L'inflazione non è ancora dove dovrebbe essere (2%) e c'è grande interesse per capire in quale direzione vorrà andare Trump; fino ad allora l'approccio della Banca Centrale è quello del "wait and see". Trump non gradisce questa posizione e accusa la FED di non aver risolto il problema del rincaro. Venerdì hanno pubblicato il PCE: 2.6% ed il Core PCE: 2.8%; in effetti l'inflazione non accenna a scendere.
A tal proposito bisogna subito dire che pure Trump ci sta mettendo del suo nel complicare la vita a Powell: dal 1 di febbraio i dazi del 25% sulle importazioni da Messico e Canada e del 10% su quelle cinesi sono entrati in vigore. Gli economisti hanno già calcolato che potrebbero far aumentare l'inflazione americana di uno 0.8% rispedendola sopra il 3%. Vedremo presto se così sarà. Sono molti gli analisti che iniziano a credere che per quest'anno, di riduzione dei tassi americani, non se ne vedranno.


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Continua invece il processo di alleggerimento dei tassi messo in atto dalla BCE. Giovedì 30 gennaio abbiamo assistito ad un ulteriore taglio di 25 punti base e la qualcosa era ampiamente scontata. Nelle condizioni in cui si trova l'economia europea non si poteva fare diversamente. Comunque sia, brava Lagarde che giustifica il taglio come segue:
  • Il processo disinflazionistico è ben avviato e non dispera di riportare l'inflazione al 2% nel corso dell'anno (settore dei servizi permettendo...)
  • L'economia europea mostra segnali di stagnazione soprattutto nel quarto trimestre del 2024 e senza aiuti non si prevedono grossi miglioramenti.  Il settore manifatturiero è in grande difficoltà e non se ne esce.
  • L'approccio della BCE è come sempre basato sui dati e i futuri tagli saranno dettati dalle condizioni economiche.
  • Intravvede un rischio:  è preoccupata per la destabilizzazione del commercio globale innescato dai probabili dazi introdotti dagli americani che senza dubbio influenzeranno negativamente la crescita economica e l'evoluzione dell'inflazione. 
In effetti i dazi potrebbero interferire nel processo di recupero dell'economia europea che è anche alle prese con una crisi politica di non poco conto: Francia e Germania sembrano per il momento difficilmente governabili e l'Europa stessa non sembra avere le idee molto in chiaro su come sarà possibile contrastare i dazi di Trump. 
Per fortuna nostra i mercati azionari europei non sembrano preoccuparsi più di tanto.

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Venerdì siamo stati impegnati a chiudere un ciclo e ad aprirne uno nuovo! Siamo rimasti senza Bloomberg per un giorno e non abbiamo potuto stampare i consueti grafici. Lunedì saremo di nuovo perfettamente operativi. Questa settimana utilizziamo i grafici della scorsa e abbiamo messo un puntino rosso dove gli indici hanno chiuso la settimana: quello che noi controlliamo è il trend e ci basta un puntino per capire dove siamo.


Non brillantissimo lo S&P500 da inizio anno: ha chiuso a 6040 (+2.70% ytd) ma comunque è rimasto all'interno del canale ascendente. Per il momento il trend è confermato. E' ovvio che l'app DeepSeek ha creato imbarazzo e un po' di confusione non solo per i titoli legati al tecnologico... l'effetto "Sputnik" si è fatto sentire anche su questo indice. Sarà invece fondamentale vedere come reagiranno i mercati all'introduzione dei dazi sulle importazioni dal Canada e dal Messico... temiamo non benissimo ma speriamo di sbagliarci.


Malgrado lo spavento di lunedì il Nasdaq ha chiuso la settimana a 19'627 punti (+1.64% ytd) confermando, anche se di poco, il suo trend. C'è da sperare che i dati societari che usciranno la prossima settimana riusciranno a ridargli un po' di smalto ma, ripetiamo, forse una pausa di consolidamento gli può fare solo che bene. 


Malgrado l'evidente stato di ipercomprato che già la settimana scorsa poteva dare adito a qualche correzione, l'Eurostoxx50 ha tirato diritto per la sua strada ed ha chiuso a 5'286 punti (+7.98% ytd) beneficiando del taglio ai tassi condotto dalla BCE. A rovinare la festa a questo punto possono solo essere gli eventuali dazi introdotti da Trump. In un momento delicato come questo i dazi proprio non ci vorrebbero ma iniziamo a comprendere come il presidente degli USA intende condurre questa guerra: di prigionieri non se ne fanno. Quindi, prepariamoci.


Molto bene si è comportato il mercato svizzero supportato da alcuni buoni risultati societari (Novartis e Logitech ad esempio) e dal suo statuto di safe haven che rende la nostra piazza finanziaria un pochino meno sottoposta alle bizze di Trump. Lo SMI ha chiuso a 12'597 punti (+8.59% ytd) ed ora non è facile intuire se di potenziale ve n'è ancora... siamo rientrati nel canale ascendente e questa è già una bella cosa... speriamo di restarci! Da non sottovalutare il fatto che la resistenza dei 12'550 punti sembra essere superata ma per esserne certi dobbiamo aspettare la prossima settimana. Per il momento godiamoci quanto fatto fino ad ora: la nostra è una delle migliori borse continentali da inizio anno... da quanto tempo stavamo aspettando questo momento? Troppo!!

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Rimandiamo alla prossima settimana i commenti sui cambi: non ci sono stati grossi movimenti di rilievo sulle parità che seguiamo abitualmente. I grossi movimenti contro dollaro, come è normale che sia, si sono invece visti per quanto riguarda il dollaro canadese ed il pesos messicano.
Rimane invece molto ricercato l'oro fisico che questa settimana ha chiuso a ridosso dei 2'800 dollari. Non saranno facili da superare ma se Trump continuerà a giocare duro non ci meravigliamo se andremo ben oltre questa soglia.

Buona domenica!