Come avevamo più o meno previsto è stata una settimana piuttosto complicata per i mercati americani mentre quelli europei stanno approfittando, dopo tanto immobilismo, di un po' di aria fresca che a quanto pare sta rianimando soprattutto le borse di mezza Europa.
Partiamo come al solito dagli Stati Uniti e vediamo cosa sta succedendo dall'altra parte dell'Atlantico dove sta andando in onda, concedeteci il neologismo, l'ennesima puntata della "dazinovela" che sta mettendo a dura prova la nostra capacità di comprendere dove vuole andare a parare il nuovo inquilino della Casa Bianca.
Dopo acciaio, alluminio, le auto e mille altre cose questa settimana ha deciso di vendicare l'affronto che gli Europei hanno fatto agli Americani, quando hanno deciso di apporre i dazi al whiskey ed al bourbon made in USA, minacciando i produttori di vino italiani e francesi con una tassa all'importazione del 200%. Per il momento è appunto solo una minaccia ma, ahinoi, il mercato non si è posto troppe domande ed ha reagito di conseguenza...
... vendendo i titoli del settore. E' probabile, conoscendo oramai il modus operandi di Trump, che il 200% è una tassa buttata lì a caso e presto verrà rettificata se non addirittura annullata. Ciò non toglie che fino a quando non avrà finito di minacciare dazi a destra e a manca la volatilità sui mercati resterà alta. Va bene forse per gli speculatori ma va molto meno bene a noi che cerchiamo una crescita dei portafogli che sia la più regolare possibile.
Possiamo immaginare che anche voi vi starete chiedendo se dietro a questo modo caotico di condurre l'economia americana - e non stiamo pensando solo ai dazi... - vi sia un fine che ci sfugge: forse una risposta a questa domanda, che apparentemente di risposte non ne ha, è possibile derivarla dal grafico sottostante:
E' risaputo che il debito pubblico americano è fuori controllo e con i suoi 36.2 trilioni di dollari in continua espansione genera almeno 1.17 trilioni di dollari di soli interessi debitori all'anno! Oramai il costo del debito pubblico supera il budget della difesa nazionale di un bel po' e sappiamo benissimo che in ambito militare gli americani non sono soliti a lesinare risorse.
Servono soldi. Trump è consapevole che con i dazi un problema simile non lo risolvi e neppure con un dollaro al ribasso vai troppo lontano. Il taglio alle tasse, se riuscirà a farlo, non farà altro che esacerbare la questione. Sfortuna sua, non ha molto tempo per trovare una soluzione:
Quest'annno una fetta non indifferente del debito americano, stiamo parlando di circa 10 trilioni di dollari (27.6% del totale), deve essere rifinanziato e farlo ad un tasso d'interesse decente è di certo uno degli obiettivi di Trump. Evidentemente non può fare troppa pressione sulla FED chiedendole insistentemente di ammorbidire il costo del denaro; la sua indipendenza è decisamente importante ed è uno dei pochi ambiti dove l'attuale presidente sa benissimo che non può entrare a piè pari e dettare le sue regole del gioco.
Ma quello che può fare è creare insicurezza nel sistema economico e con i dazi e tutto il resto ci sta riuscendo benissimo. La fiducia dei consumatori americani sta traballando come dimostrato venerdì dal dato preliminare in netta discesa:
- Consumer sentiment marzo: 57.9 (atteso: 63.2; precedente: 65.7)
Il dato evidenzia una crescente preoccupazione a riguardo delle politiche commerciali e alla relativa stabilità economica generale: entrambe potrebbero avere delle ripercussioni negative sulla spesa degli americani. Quando la fiducia viene meno, il suo effetto si fa generalmente sentire sull'80% del PIL.
Quindi se l'economia americana presto imboccherà la via della recessione allora la FED non potrà esimersi dal ridurre il costo del denaro soprattutto se l'inflazione resterà a livelli accettabili. Comunque sia qualche cosa si sta già muovendo: le aspettative per i tagli ai tassi nel 2025 sono in breve tempo passate da 1 a 3 e i rendimenti dei Treasury stanno già puntando al ribasso.
Il nostro ragionamento, lo ammettiamo, è tortuoso ma pure quello che c'è nella testa di Trump lo è. Affermare, come stiamo facendo noi, che sta cercando di portare l'America volutamente verso una recessione allo scopo di ottenere tassi più bassi è fantafinanza ma a volte, come diceva Andreotti, "a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca ..."
I dati sull'inflazione di questa settimana sembrano dare a Trump un piccolo colpo di mano:
- Consumer Price Index yoy: 2.8% (atteso: 2.9%; precedente: 3%)
- Core Consumer Price Index yoy: 3.1% (atteso: 3.2%; precedente: 3.3%)
- Prezzi all'ingrosso yoy: 3.2% (precedente: 3.7%)
- Core prezzi all'ingrosso yoy. 3.3% (precedente: 3.4%)
- Questa settimana il Parlamento Europeo ha approvato la risoluzione "ReArm Europe" come proposto dalla Commissione che prevede di mobilitare fino a 800 miliardi in 4 anni per rafforzare la difesa dell'Unione. Le misure includono la possibilità per gli Stati membri di utilizzare fondi di coesione per spese militari e l'introduzione di strumenti finanziari innovativi, come l'emissione di eurobond, per finanziare le necessarie capacità di difesa. Se ci pensiamo bene è esattamente quello che vuole Trump...!
- In Germania Merz ha raggiunto in questi giorni un accordo non solo con la SPD ma pure con il partito dei Verdi per una significativa riforma costituzionale in Germania che prevede l'aumento del limite massimo di indebitamento pubblico, attualmente fissato allo 0,35% del PIL, per consentire investimenti massicci in infrastrutture e difesa. Il piano include la creazione di un fondo da 500 miliardi di euro destinato a progetti infrastrutturali e ambientali, oltre a una maggiore flessibilità nel limite del debito per le spese militari. Il piano sarà sottoposto al voto del Bundestag martedì 18 marzo 2025. L'approvazione richiederà una maggioranza dei due terzi, quella necessaria per le modifiche costituzionali. Se non passa sono guai, non solo per la Germania ma per i mercati azionari di tutta Europa.
Tutte buone notizie che sono state catturate anche dall'indice Sentix che è un indicatore di sentiment economico basato su un sondaggio tra investitori e analisti finanziari. È pubblicato da Sentix GmbH e misura il livello di fiducia degli investitori nell'economia dell'Eurozona (maggiori info su questo indice alla fine del nostro intervento). La nostra quindi non è solo un'impressione personale ma è confortata da questo indicatore che evidentemente non è passato inosservato, come vedremo, da coloro che investono regolarmente nelle borse europee che non se la stanno passando così male, anzi!
***
Che sia cambiato qualche cosa tra il primo Trump ed il suo secondo mandato è chiaro a tutti: come detto per raggiungere i suoi obiettivi non si fa scrupoli e non sta nemmeno troppo a guardare cosa fanno i mercati azionari. Almeno fino a quando qualche "Titans of Finance", così come hanno fatto i costruttori di auto, non andrà a bussare, neppure troppo delicatamente, alla Casa Bianca...
Per il momento lo S&P500 (-4.13% ytd) ha perso il 10% dal record storico fatto segnare a fine febbraio ed è tecnicamente entrato in una fase di correzione che se si dovesse fermare a questi livelli sarebbe ancora sopportabile, soprattutto se pensiamo al tragitto che ha fatto da metà 2023 fino a qualche settimana fa.
La scorsa settimana ci eravamo lasciati con il Nasdaq ( -8.6% ytd) che si era appoggiato su quel debole supporto (linea tratteggiata) che è stato sfondato in un batter d'occhio. L'indice è sempre in un ipervenduto e si sperava in un rimbalzo che non si è manifestato... potrebbe rimanere in ipervenduto ancora per diversi giorni. Anche i volumi stanno ancora calando e questo indica una certa disattenzione da parte degli investitori per questo settore.
Qualche presa di beneficio l'abbiamo vista anche sull'Eurostoxx50 (+10.38% ytd) ma nulla di drammatico. E' uscito dal canale trasversale ed ora la media mobile dei 50 giorni (linea viola) sembra fare da supporto. Siamo comunque sull'attenti: l'RSI sembra ancora puntare al ribasso ed è accompagnato da evidenti volumi ribassisti... forse l'appuntamento di martedì 13 marzo al Bundestag preoccupa: Merz dovrebbe riuscire nel suo intento ma è pure sempre una votazione che necessita dei due terzi del parlamento e, per quanto scontata, le insidie sono sempre in agguato.
Lo SMI (+11.34% ytd) non se la sta cavando male: Roche, come si può leggere nel suo sito, ha recentemente annunciato una collaborazione esclusiva con Zealand Pharma, un'azienda danese che mira ad offrire nuove opzioni terapeutiche per il trattamento dell'obesità e delle malattie cardiovascolari, renali e metaboliche correlate. Il tema è di quelli "caldi" ed il titolo ha ben reagito aiutando anche lo SMI a rientrare nel canale ascendente di medio/lungo periodo. Anche per il nostro indice l'RSI è in calo ed i volumi pure... un po' di prudenza è richiesta.
Vogliamo portare alla vostra attenzione l'Hang Seng Tech (Hstech) il principale indice del settore tecnologico cinese in quanto ci siamo recentemente tutti resi conto (DeepSeek insegna) che la tecnologia non è solo quella made in USA ma esistono altre realtà che, come in questo caso, si stanno risvegliando.
Ad alimentare l’ottimismo è stato l’annuncio di una conferenza stampa da parte delle autorità, prevista per lunedì 17 marzo, durante la quale dovrebbe essere illustrato un piano per sostenere i consumi. Questo piano prevederebbe indicazioni per sviluppare il settore dei prestiti al consumo nonché l’aumento dei finanziamenti per imprese operanti nel settore dei servizi quali retail, turismo, healthcare, ed educazione.
Potrebbe essere una possibilità per diversificare un po' il portafoglio. Attenzione che da inizio anno ha già fatto molto e a breve dovrà vedersela con una fase dove nel 2021 sono stati accumulati parecchi titoli (vedi ovale rosso) che potrebbe rallentare un po' la progressione... vediamo lunedì cosa ci diranno le autorità cinesi.
***
Sappiamo che nei piani di Trump rientra pure l'indebolimento del dollaro... a quanto pare ecco un'altra delle cose che sta andando dalla sua parte. Malgrado il piccolo rimbalzo di questa settimana dollaro/franco rimane saldamente all'interno del canale ribassista. Per il momento le chances di vederlo risalire non sono molte.
Anche euro/dollaro sembra essere in una fase di consolidamento dopo aver messo a punto la scorsa settimana un rally che gli ha permesso di guadagnare il 4% contro la valuta americana. Rimane in ipercomprato e pensiamo che ci resterà ancora almeno fino a mercoledì 19 marzo quando sapremo cosa ci comunicherà la FED.Quello che è certo è che il dollaro americano ha avuto uno dei peggiori inizi d'anno dal 1995...
Se c'è qualcuno che potrà dare un'ulteriore spinta ad euro/chf questa è la nostra Banca Nazionale Svizzera che con ogni probabilità giovedì 20 marzo darà l'ultimo taglio ai tassi. Poi si dovrà fermare. E' probabile che il tutto sia già scontato ma comunque sia, con i rendimenti dell'euro che un po' inaspettatamente stanno andando verso l'alto, lo spread tra le due valute si allargherà a favore di quella europea: 0.97/0.98 potrebbe essere un target non impossibile.
L'oro è arrivato a 3000$ l'oncia e poi ha fato una piccola correzione come è giusto che sia. Il metallo giallo ha comunque tutto dalla sua parte: la debolezza del dollaro, i tassi USA potenzialmente al ribasso, gli ETF che stanno comprando come non mai, le Banche Centrali che accumulano, rischi geo-politici a bizzeffe.... abbiamo dimenticato qualche cosa?
Buona domenica!
L'indice Sentix è un indicatore di sentiment economico basato su un sondaggio tra investitori e analisti finanziari. È pubblicato da Sentix GmbH e misura il livello di fiducia degli investitori nell'economia dell'Eurozona e di altre regioni.
Composizione dell'Indice Sentix
L'indice Sentix è composto da tre sotto-indici principali:
Indice della Situazione Corrente
- Rappresenta la percezione degli investitori riguardo alla situazione economica attuale.
- Riflette le condizioni economiche reali, come la crescita del PIL e la situazione dei mercati.
Indice delle Aspettative
- Misura il sentiment degli investitori sulle prospettive economiche nei successivi sei mesi.
- È un indicatore anticipatore di possibili inversioni di tendenza nell'economia.
Indice del Sentiment Generale (Headline Index)
- Deriva dalla media ponderata dell’Indice della Situazione Corrente e dell’Indice delle Aspettative.
- Viene utilizzato per valutare la direzione generale del sentiment degli investitori.
Regioni Coperte
L'indice Sentix viene calcolato per diverse aree economiche, tra cui:
- Eurozona (principale focus)
- Germania (economia chiave dell'Eurozona)
- Stati Uniti
- Asia (escluso il Giappone)
- Mercati Emergenti
- Giappone
Metodo di Calcolo
- Il sondaggio viene condotto mensilmente tra circa 1.200 investitori professionali e privati.
- Ai partecipanti viene chiesto di esprimere la loro opinione sull'attuale situazione economica e sulle aspettative future.
- I dati vengono poi aggregati per produrre gli indici.
Interpretazione
- Un valore positivo dell'indice indica ottimismo economico.
- Un valore negativo segnala pessimismo e una possibile contrazione economica.
- Differenze tra Situazione Corrente e Aspettative possono indicare cambi di trend nell’economia.
L'indice Sentix è considerato un indicatore anticipatore utile per analizzare il ciclo economico e prevedere eventuali recessioni o fasi di espansione.
Nessun commento:
Posta un commento