Se non erriamo, in piena campagna elettorale, Trump si era pregiato d'informare il mondo intero che "la parola più bella del dizionario è dazio". La qualcosa ci è subito apparsa bizzarra anche perché se di tanto in tanto consulti un dizionario ti accorgeresti che di belle parole ne contiene tante ed hai solo l'imbarazzo della scelta. Purtroppo con la parola dazio, pur mettendosi d'impegno, non si riesce a fare un granché e mai e poi mai ci puoi costruire attorno una bella storia. A confermarcelo è la Storia, quella con la esse maiuscola: anche tornando indietro di un paio di secoli i dazi non hanno mai portato benefici duraturi ed hanno solo creato problemi sia a chi li ha imposti che a chi li ha subiti. Non c'è motivo di credere che oggi le cose possano andare diversamente.
Comunque sia appare evidente che a Trump della Storia non importa un bel niente e mercoledì 2 aprile darà il via al "Giorno della Liberazione" che svincoleranno gli Stati Uniti d'America dalle pratiche commerciali sleali adottate dai partner esteri - amici o nemici poco importa - grazie all'introduzione di dazi reciproci e/o settoriali che verranno applicati prioritariamente ma non esclusivamente ai "dirty 15".
In questa lista di malcapitati, oltre alla onnipresente Cina, ci troviamo, tanto per restare in Europa, la Germania, l'Italia, l'Irlanda, i Paesi Bassi e la Svizzera. Il nostro Paese è accusato di aver esportato nel 2023 beni per un valore di 56.6 miliardi di franchi mentre le importazioni dagli USA sono state pari a 29.7 miliardi. E' chiaro che il grosso delle esportazioni avviene grazie alla presenza di case farmaceutiche di prim'ordine e lo stesso si può dire per quelle che producono macchinari di precisione che solo da noi vengono progettate. E' pure evidente che un paese di 9 milioni di abitanti non può importare merci come lo può fare uno di 380 milioni di accaniti consumatori come sono gli statunitensi. Se poi pensiamo che abbiamo l'IVA ad uno dei tassi più bassi al mondo non si riesce proprio a comprendere l'accanimento di Trump nei nostri confronti; ma tant'è!
Per correttezza va sottolineato che forse proprio tutti i torti Trump potrebbe anche non averli:
Ci è passato sotto gli occhi un grafico elaborato da Bank of America (che sia di parte? non lo crediamo...) dove si evince che effettivamente i dazi diretti (blu scuro) o indiretti (blu chiaro) sotto forma di regole all'importazione, etichettatura, controllo dei prezzi e chi più ne ha più ne metta, l'America li sta subendo più di altri. Forse Trump avrebbe potuto agire diversamente ma sappiamo che il suo stile fa a gara con quello dell'elefante che entra in una cristalleria ed è da illusi sperare che cambi il suo modo di agire. Quindi dobbiamo armarci di santa pazienza e vedere se si riesce in un qualche modo a farlo ragionare ma non sarà facile anche perché, temiamo, gli scopi che vuol raggiungere sono molteplici. Non vuole solo riequilibrare il capitolo dazi ma vuole molto di più:
. Vuole un dollaro debole. E ci sta riuscendo:
Dal suo insediamento, il 20 di gennaio, il dollaro ha perso contro le principali 6 valute internazionali il 5%.
. Vuole la disinflazione,
ma non sarà facile ottenerla. Il core PCE (l'indicatore d'inflazione preferito dalla FED) pubblicato venerdì conferma che il 2% rimane lontano e bisognerà vedere se i prossimi rilevamenti la registreranno magari sopra il 3% (se arrivano i dazi è pressoché scontato...).
Come detto Trump vuole un calo di prezzi. E' stato eletto anche per quello e per ottenerli non si farà molti scrupoli e non siamo i soli a pensare che potrebbe persino mandare volutamente l'economia in recessione:
Il suo comportamento quotidiano (e quello dei suoi membri di governo) è talmente caotico che sembra studiato a tavolino e forse sta già ottenendo quello che vuole: i consumatori iniziano ad essere disorientati... Il consumer confidence pubblicato venerdì parla chiaro: siamo tornati ai livelli del 2022 (vi ricorda qualche cosa? a noi si: il meno 17% delle borse e dei mercati obbligazionari...) e se continua di questo passo il PIL americano ha poche chance di sfuggire alla recessione.
. Ovviamente vuole anche tassi più bassi. E (per il momento) ci sta riuscendo:
I rendimenti dei Treasury stanno probabilmente già scontando il momento di grave incertezza e una probabile debole recessione o qualche cosa che le assomiglia molto. Insomma, si comperano Treasury convinti che anche Powell, confrontato con una recessione, non possa esimersi dal tagliare i tassi e se l'inflazione dovesse ripartire - cosa assai probabile - allora il poveretto si troverà veramente in una brutta situazione che ci richiama alla mente una vignetta che coinvolge un suo ex collega (Greenspan): forse l'abbiamo già pubblicata ma ci sembra significativa e ve la riproponiamo:
... insomma, il messaggio è chiaro!
A questo punto abbiamo anche noi alcuni problemi da risolvere: non saranno amletici come quello di Powell che potrebbe esser costretto ad una scelta difficile - combattere l'inflazione o dare respiro all'economia - ma sarà importante, a partire da mercoledì prossimo, verificare alcune delle cose seguenti:
- Ci saranno dazi per tutti e su tutto, oppure Trump procederà in maniera più accorta e selettiva?
- Saranno dazi "reciproci" oppure ci andrà giù pesante con un bel 25% per tutti?
- Mette i dazi e poi, quasi a voler dire che stava scherzando, li toglie o li rinvia subito dopo?
- Se i dazi saranno permanenti (ma facciamo fatica a crederlo), allora abbiamo un problema serio; se sono temporanei forse tutto rientra piuttosto velocemente. Una via di mezzo potrebbe essere la classica soluzione che mette tutti d'accordo. Dovremo cercare di capirlo il più velocemente possibile.
Bisogna ammettere che con Trump in circolazione non ci si annoia mai: dovremo seguire da vicino la vicenda che coinvolge la Groenlandia che a suo dire dovrebbe diventare uno degli Stati Uniti d'America. E' ovvio che la posizione geografica è strategica ma se per averla dovrà usare la forza allora saranno guai molto grossi e non sappiamo come i mercati potranno reagire... Diciamo che questo potrebbe essere un mezzo cigno nero, ma qualsiasi cosa esso sia è per il momento fonte di preoccupazione... (il grafico è tratto dall'ultimo numero di The Economist)
Durante questi giorni abbiamo letto frequentemente che per quanto concerne lo S&P500 (-5.11% ytd) potevamo esser confrontati con una ripartenza a V (detta anche V recovery). Si tratta di una figura che rappresenta un'inversione molto rapida di tendenza: il prezzo scende in modo brusco e poi risale con la stessa velocità formando una V piuttosto ben visibile che noi abbiamo tracciato in color viola.
Anche il Nasdaq (-10.29% ytd) ci ha preso un pochino in contropiede. Sembrava voler restare sopra i 18'000 punti ma poi i dati di venerdì l'hanno ributtato da dove era ripartito circa una settimana fa. Di fondamentale importanza non andare sotto i 17'100 punti... Saranno i dati del primo trimestre a determinare il destino di questo indice. Vedremo...
Altra figura tecnica non molto frequente, che ci pare di aver individuato sul grafico dello SMI (+10.68% ytd), è quella del diamante (le 4 righe blu): trattasi di una figura di consolidamento e purtroppo durante la settimana ha forato al ribasso segnalandoci un target a brevissimo attorno ai 12'500 punti. Non sappiamo se ci arriverà ma se anche la nostra Nazione, come sembra, sarà colpita pesantemente dai dazi non possiamo escludere che si possa andare anche più sotto... Fino a mercoledì sospendiamo qualsiasi giudizio e teniamo le dita incrociate (non molto professionale ma ci piace pensare che possa servire a qualche cosa...)
Anche contro euro il dollaro ha guadagnato qualche basis point ma per il momento il suo spostamento appare ancora piuttosto laterale. Come detto vediamo come si comporteranno i rendimenti americani.
Quando c'è tensione nell'aria il franco svizzero tende sempre ad apprezzarsi ed anche questa settimana la regola non è stata smentita. L'euro contro franco ha perso quasi una figura anche se rimane ancora dentro il canale ascendente. Vedremo mercoledì cosa succederà e quanto Trump vorrà accanirsi contro il nostro Paese...
Anche per questa settimana il bitcoin non è riuscito ad issarsi sopra la resistenza dinamica (linea rossa). Fino a quando non lo farà non c'è fretta di andare lunghi a tutti i costi. Il target tecnico rimane per il momento a circa 73'000 dollari.
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