domenica 22 giugno 2025

La BNS taglia, la FED rinuncia e gli USA bombardano.

Iniziamo con una constatazione: poteva essere molto peggio di così!

Evidentemente stiamo parlando dei mercati finanziari messi sotto pressione, un giorno sì e l'altro pure, da una serie di eventi geopolitici ed economici ad alto potenziale distruttivo. Invece stanno mostrando una sorprendente resilienza come dimostrato da molte borse azionarie che ancora oggi stanno flirtando con i massimi storici. 


Anche il VIX, l'indice della paura, non dovrebbe essere a 20 ma ben oltre il 30 ed invece ci sta dicendo che anche al peggio ci si può abituare. L’assuefazione al pericolo è forse uno dei peggiori nemici per noi investitori. Vale quindi la pena chiedersi perché eventi tanto distruttivi non stiano preoccupando più di tanto proprio chi dovrebbe esserlo. Anche noi probabilmente abbiamo finito per sviluppare una certa resilienza alle cattive notizie e non è affatto un bene.

Esaminiamo dunque i principali pericoli con cui ci troviamo a fare i conti e proviamo ad evidenziare quei segnali che meritano la nostra attenzione: segnali che potrebbero dirci quando sarà il momento di alleggerire o vendere con decisione gli asset a rischio che deteniamo nei nostri portafogli


1) Partiamo dall'evento più recente: l'attacco israeliano all'Iran. E' probabile, anzi è certo, che questo attacco è stato preparato da anni altrimenti, se fosse stato un semplice colpo di testa di Netanyahu, i risultati non sarebbero stati quelli che abbiamo visto. Praticamente in una sola notte le forze aeree israeliane sono diventate padrone dei cieli iraniani, i vertici militari sono stai decapitati, gli scienziati responsabili del programma nucleare pure e lo stretto di Hormuz rimane aperto. Rispondere ad un tale attacco è praticamente impossibile: è vero che qualche missile e diversi droni hanno fatto danni in territorio israeliano ma gli iraniani non andranno molto oltre. La superiorità militare degli israeliani è decisamente superiore.


 In queste condizioni una chiusura sine die del canale di Hormuz sembra materialmente improbabile ed anche il prezzo del petrolio ce lo sta ricordando:  dopo l'impennata della scorsa settimana, si è stabilizzato attorno ai 75$ per barile. Ricordiamoci che le sanzioni, in vigore da molto tempo, hanno limitato enormemente le capacità dell'Iran quale importante esportatore di petrolio. Comunque sia, se vedremo superare con  decisione gli 80/85 $ al barile,  è un segnale che non dovremo sottovalutare: significa che qualche cosa non sta andando per il verso giusto. Un coinvolgimento diretto degli USA nel conflitto - Trump ci rifletterà per un paio di settimane pur consapevole che molti aderenti al MAGA non sarebbero contenti - potrebbe fare da detonatore. Non scordiamocelo! 
Quest'ultimo passaggio l'abbiamo scritto ieri in giornata  ma siamo costretti ad una rettifica: questa notte alle ore 2 gli americani hanno attaccato i siti nucleari iraniani con le loro bombe perforanti e questo significa che anche gli USA partecipano direttamente al conflitto... Quali saranno le conseguenze lo scopriremo domani all'apertura dei mercati... evidentemente siamo preoccupati! L'unico mercato aperto è quello delle crypto e le principali stanno perdendo dai 2 ai 5 punti percentuali...


2) Altra guerra, ma questa volta i missili e i droni non centrano, è quella dei dazi avviata da  un Trump alla disperata ricerca di denaro per fra quadrare i malandati bilanci dello Stato americano. E' una guerra potenzialmente distruttiva, sia per chi imporrà sia per chi dovrà subire i dazi, ma ci sembra di capire che non sono in molti a credere che sarà tanto devastante. Oramai abbiamo imparato a conoscere Donald, che con gli ultimatum ci va a nozze, ma sappiamo che sovente, una volta lanciato il sasso,  nasconde la mano tanto da meritarsi l'appellativo di TACO ("Trump Always Chickens Out" più o meno traducibile con un "Trump fa sempre marcia indietro"). Insomma a furia di bluffare ha perso credibilità. Vedremo il 9 di luglio, quando scadrà la pausa di riflessione sui dazi, se quest'ultimi verranno effettivamente applicati in maniera sistematica oppure se si accontenterà di applicare un 10% per tutti. Il 10% non è trattabile e riteniamolo pure dato per scontato.

L'attenzione quindi si sposta sui dazi reciproci ed in questo caso siamo convinti che assisteremo ad un ulteriore rinvio...  più TACO di così si muore. Ovviamente, se verremo smentiti, un'applicazione severa dei dazi reciproci significa che le trattative non sono andate a buon fine. Ai mercati non piacerà di certo quindi fino al 9 luglio stiamo attenti.

3) Altro problema grande come una casa è il deficit pubblico americano: oramai non fa più notizia sapere che sta sfiorando i 37 trilioni di dollari. Detto così sembra un numerino buttato lì a casaccio ma proviamo a scriverlo: 37'000'000'000'000 $... è un 37 seguito da 12 zeri! Un debito enorme, inestinguibile e che deve essere costantemente onorato. Per il momento un simile debito a 10 anni lo si finanzia al 4.42% e non sembra preoccupare nessuno. Ma se improvvisamente vedremo i rendimenti dei Treasury decennali andare come missili sopra il 5% e proseguire oltre, cosa non del tutto improbabile, allora è meglio iniziare ad alleggerire sia il portafoglio azionario che quello obbligazionario (sempre che si arrivi in tempo a farlo...). 

4) E' chiaro che un simile debito fa paura soprattutto se il creditore inizia a pensare che il debitore non è in grado di ripagarlo: per fortuna l'economia americana, pur perdendo un pochino del suo smalto, in questo momento sembra essere ancora sufficientemente sana da non destar preoccupazione eccessive. Ma se improvvisamente la crescita rallenta, i consumi pure e tutta la macchina s'imballa allora abbiamo un problema. Problema che  potrebbe essere risolto dalla FED con una massiccia riduzione dei tassi, sperando che basti, altrimenti siamo nei guai! Allo stato attuale la FED ha i mezzi per contrastare eventuali rallentamenti ma non li deve sprecare e questo Powell lo sa. 


Già che stiamo parlando della FED non possiamo fare a meno di spendere due parole sulla  decisione di mercoledì di lasciare i tassi americani invariati in una fascia tra il 4.25% e il 4.5%. Powell ha così motivato la sua scelta:

  • Attendiamo gli effetti dei nuovi dazi (in arrivo dopo il 9 luglio) sull'inflazione dei prezzi al consumo. Per il momento l'impatto è quasi nullo ma potrebbe materializzarsi nei mesi successivi all'applicazione dei balzelli.
  • La crescita dell'economia per il momento c'è ma è piuttosto debole (+1.4%), la disoccupazione è in leggero aumento (4.5%) e l'inflazione sarà per fine anno prevista attorno al 3%. Con un simile scenario un taglio è sconsigliato.
  • Ovviamente uno sguardo di riguardo è dato al mercato del lavoro che malgrado mostri una disoccupazione in leggero aumento è ancora da considerarsi solido. Un taglio ai tassi in questo momento non sembra opportuno ed utile.

Non c'erano grosse aspettative per dei tagli ai tassi e anche noi eravamo di questo avviso. Ovviamente (ed in parte comprensibilmente) la cosa non è piaciuta a Trump che non licenzierà Trump (ma ci sta pensando anche se non lo può fare) ma non ha mancato di farci sapere che "Lui stesso potrebbe fare molto meglio di Powell alla guida della FED".



La decisione di lasciare i tassi americani invariati pare sia stata presa all'unanimità ma per il futuro v'è incertezza: come indicato dal dot plot  circa la metà dei funzionari della FED prevede che non ci saranno tagli da qui alla fine dell'anno mentre l'altra metà potrebbe vedere di buon occhio due tagli che porterebbero i tassi dei FED Funds al 3.875%. Bisogna sottolineare che non capita sovente di vedere una simile divergenza di opinioni. Non proprio un segnale incoraggiante.

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Passiamo da una Banca Centrale ad un'altra. La BNS giovedì ha tagliato i tassi di un quarto di punto portandoli a zero! C'era chi, come UBS, si aspettava addirittura un taglio di mezzo punto che a quanto pare è solo rimandato. Significherebbe rivedere i tassi negativi e non lo si può escludere: vedremo cosa deciderà di fare la nostra Banca Centrale al 25 di settembre. Per il momento ha giustificato la scelta  di tagliare di un quarto di punto nel modo seguente:
  • L'inflazione in Svizzera è negativa. Come è possibile? Semplice: il franco svizzero è (troppo) forte. Ha contribuito anche il calo dei costi energetici. Gli aumenti salariali non sono eccessivi. I  consumi iniziano ad essere moderati. A parte il calo dei costi energetici c'è poco da stare allegri.
  • Come detto il franco svizzero è forte. Probabilmente troppo forte (contro dollaro si è rafforzato del 10% nei primi 6 mesi dell'anno...) Le importazioni sono più economiche ma chi esporta sa quali sono le difficoltà che deve affrontare... non vorremmo essere nei loro panni. Un taglio dello 0.25% forse può aiutare? Speriamo!
  • Probabilmente la BNS è memore delle difficoltà affrontate dai risparmiatori e dai fondi pensione (ma non solo loro)  che si trovano ad operare in un regime di tassi negativi. Si va sotto zero proprio se non se ne può fare a meno. Per il momento l'abbiamo scampata.
  • Un taglio di mezzo punto avrebbe limitato ulteriori interventi qualora fossero necessari. 
  • Non da ultimo ( e questo lo diciamo noi) considerata che la guerra dei dazi, che nelle intenzioni colpisce in modo piuttosto duro la nostra economia (36%), è meglio non farci passare agli occhi di Trump come dei manipolatori di valuta... l'ha già sottolineato più volte. Un mezzo punto poteva essere sospetto e avrebbe portato acqua al mulino di Donald.

La reazione a questo taglio è stata, come vedremo, modesta. Se si va in negativo dovremo capire per quanto tempo e se ci saranno problemi di redditività per le banche e le assicurazioni.

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Se avete ancora un po' di pazienza vorremmo accennare alla cosiddetta "scadenza delle tre streghe (triple witching)": quella alla quale abbiamo assistito venerdì 20 giugno ha avuto alcune ripercussioni (probabilmente di breve durata) sui nostri mercati con quello svizzero in testa.

Delle 3 streghe ne avevamo già parlato: è quella scadenza in contemporanea di opzioni su azioni e indici, ai quali si affianca la scadenza dei futures sugli indici, che si verifica il terzo venerdì dell'ultimo mese di ogni trimestre. 

Durante questa giornata particolare, prima della chiusura dei mercati, possiamo notare dei movimenti particolari che contribuiscono ad aumentare significativamente i volumi di scambio e si osserva una volatilità accentuata, non sempre giustificata, che si manifesta con movimenti repentini e apparentemente immotivati che spesso termina con una una distorsione delle quotazioni

Senza entrare troppo nel tecnico, questi movimenti sono il frutto di roll-over (chiusure e riaperture di contratti),  ribilanciamenti di hedging e arbitraggi. Se siete interessati a questi movimenti andatevi a vedere cosa è successo sullo SMI nelle ultime ore di venerdì scorso. Quindi, se non è stata una giornata campale, sappiamo di chi è la colpa. :-)

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La settimana corta (giovedì la borsa americana era chiusa per la festività del Juneteenth che commemora il 19 giugno 1865, giorno in cui le truppe dell'Unione giunsero a Galveston, Texas, e annunciarono ufficialmente la fine della schiavitùha fatto sì che la settimana borsista non è una di quelle che passerà alla storia: lo S&P500 (+1.47% ytd) ha chiuso la settimana praticamente come l'ha aperta. Per il momento rimane all'interno del canale ascendente anche se dobbiamo ammettere che quest'ultimo non è proprio solidissimo... servirebbe la prossima settimana un rimbalzo verso l'altro per staccarci dal supporto ma con l'aria che tira non sarà facile. Come potete osservare i volumi sono elevatissimi e le tre streghe un po' di distorsione l'hanno di certo creata. Siamo comunque, come già sottolineato in apertura del nostro intervento, a dei livelli ancora sorprendentemente elevati. Se la settimana è stata incolore è il minore dei mali e ce la facciamo piacere. 



Anche il Nasdaq (+0.71% ytd) qualche problema l'ha avuto e per il momento i 20'000 punti rimangono un miraggio, figuriamoci i 21'000 che abbiamo indicato come essere il nostro punto d'approdo. Non abbiamo fretta di arrivare fin lassù: è meglio che ci arriviamo con una crescita delle quotazioni che sia tecnicamente sostenibile. E' inutile arrivare ai 21k in un baleno per poi vedere l'indice crollare subito dopo a causa delle prese di profitto. Probabilmente fino al 9 di luglio il mercato sarà in stand by e non accadrà nulla di trascendentale (guerre permettendo...). La FED non ha tagliato i tassi e il Nasdaq manco se n'è accorto: per il momento l'attenzione dei mercati è rivolta altrove...



Non è stata una settimana bellissima per le borse europee e l'Eurostoxx50 (+6.90% ytd) non fa eccezione. Non ci piace la rottura del supporto dei 5'300 punti e il foramento al ribasso delle medie mobili dei 100 e dei 50 giorni.... è possibile che miri ad adagiarsi sulla media mobile dei 200 giorni che purtroppo si trova ad un paio di punti percentuali sotto l'attuale quotazione. Quello che ci piace è invece constatare che siamo quasi in ipervenduto quindi se perdiamo ancora un paio di punti percentuali poi dovremmo aver raggiunto il fondo e di certo ci saranno delle occasioni per fare acquisti. Aspettavamo da parecchio questo momento ma comunque non abbiamo fretta.



Se proprio dobbiamo dire quello che pensiamo allora non possiamo di certo avere parole gentili nei confronti dello SMI (+2.33% ytd) che di certo ultimamente non sta brillando. Non è riuscito a tenere il supporto dei 12'000 punti ed ora sta andando con ogni probabilità a chiudere il gap ascendente (cerchietto rosso) che si era formato a metà aprile: se così sarà aspettiamoci di vedere il nostro indice attorno agli 11'660 punti ovverosia un paio di punti percentuali più in basso di dove si trova ora. Ciò significa che il lavoro fatto da inizio anno è tutto da rifare. 
Probabilmente la mossa della BNS di portare i tassi a zero ha spaventato gli investitori... figuriamoci se sarà costretta ad introdurre i tassi negativi cosa potrebbe succedere. In effetti tutta la forza del franco svizzero, un'inflazione a zero e anche meno, l'indebitamento dello stato irrisorio (meno del 40% del PIL) ed una stabilità politica invidiabili non sempre sono un plus che gioca a favore del nostro mercato. Per chi cerca sicurezza comunque è qui che deve investire.

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Solitamente quando le Banche Centrali si riuniscono per decidere cosa fare in merito alla propria politica monetaria qualche movimento sui cambi lo si osserva sempre. Vale anche per questa volta anche se i movimenti registrati sono minimi.


Come abbiamo visto la FED ha lasciato i tassi guida invariati tra il 4.25% e il 4.5% mentre la BNS ha portato a zero il costo del denaro in CH: significa che tra i rendimenti svizzeri e quelli americani c'è uno spread di 450 basis points che in teoria, ma non nella pratica, dovrebbero fare da traino al dollaro. Per il momento la sola cosa che possiamo dire è che osserviamo un supporto a 0.8050 e sarà già un successo se si riuscirà a superare lo 0.82. La nostra visione si ferma qui... un po' poco e lo sappiamo... (Per questo la nostra attività di trading sulle valute è attualmente rallentata...)



Se contro franco abbiamo le idee un pochino offuscate, ci è più chiara la visione di euro-dollaro: in sostanza rimane per il momento inchiodato attorno all'1.15. Facciamo fatica a pensare ad un euro molto più forte di così. Poi domani veniamo smentiti... per la serie "non c'è nulla come il forex che riesce a mettere il nostro sistema nervoso sotto pressione!"



Forse il taglio di un quarto di punto della BNS è riuscito a ridare un po' di smalto a euro/chf: già le scorse settimane abbiamo osservato la perforazione rialzista del triangolo di consolidamento (quello in verde) ed ora abbiamo pure forato al rialzo tutte e tre le medie mobili. Diciamo che se l'analisi tecnica ha ragione potremmo avere quale obiettivo, non a brevissimo ma va bene lo stesso, i 95 centesimi.



Il bitcoin è chiaramente entrato in una fase di consolidamento laterale e per il momento forse è melgio così;  per i 120'000$ c'è tempo. L'importante è che non scenda sotto i 100k.



Diamo un'occhiatina anche all'oro. Non è dove dovrebbe essere... E' addirittura rientrato nel triangolo di consolidamento. Va da sè che prima o poi dovrà riuscirne  (presumibilmente la prossima settimana e andrà verso l'alto);  l'appuntamento con i 3'800$ è solo rimandato.


Buona domenica!


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