Domani si riparte! Ci attendiamo una buona apertura delle borse anche se la settimana potrebbe essere insidiosa.
Infatti martedì 5 ci sarà in Georgia il ballottaggio per i 2 seggi in senato, ballottaggio che in condizioni normali avremmo guardato con la coda dell'occhio ma che invece ricopre una notevole importanza. In questo post cerchiamo di analizzare la situazione per quel che concerne i possibili effetti del ballottagio sui mercati finanziari. Lungi da noi darne un valore politico, quello lo attribuirà la personale sensibilità di ognuno dei nostri lettori.
Allo stato attuale la situazione al Senato è chiara: 50 seggi sono stati conquistati dai Repubblicani e 48 sono in mano Democratica. Dalla votazione di martedì se ne derivano due scenari:
a) Al senato ci vanno due Repubblicani e quindi i conti si chiudono con un 52 a 48 a favore dei conservatori. Biden inizia il mandato da anatra zoppa e i mercati potrebbero festeggiare in quanto aumentare le tasse societarie, con un senato contro, sarebbe un'operazione piuttosto complessa: buono per gli utili delle aziende e buono per Wall Street che ancora per un po' può continuare a fare festa.
b) La Georgia decide di mandare due Democratici al senato e qui la situazione si complica: con un 50 e 50 le votazioni che potrebbero finire in parità sarebbero potenzialmente parecchie. A questo punto entra prepotentemente in gioco Kamala Harris, che oltre che essere la Vice Presidente (o bisognerebbe dire Presidentessa?) degli Usa, diventa per statuto la presidentessa del Senato. Va sottolineato che di norma il presidente del Senato NON ha diritto di voto, fatto salvo quando le votazioni terminano in perfetta parità. E' chiaro quindi che il ruolo della Harris diventerà strategico in più occasioni ed in questo contesto, per quanto piuttosto stiracchiato, qualche to do sulla lista di Biden potrà essere più facilmente spuntato.
Reazione del mercato? A rigor di logica potrebbe spaventarsi, ma non è detto. Biden può magari aumentare le tasse (se glielo lasceranno fare saranno comunque massimo 6/7 punti %) ma potrebbe essere di manica più larga con qualche altro genere di aiuti che in attesa di una ripresa economica stabile potrebbero non guastare. Comunque un fare un pronostico oggi non è facilissimo. Vedremo!
Ma a proposito di pronostici: pare che gli allibratori americani stiano dando per scontata una vittoria Repubblicana; i classici sondaggi invece danno per vincitori i Democratici... Come al solito c'è un po' di confusione.
Insomma, annotatevi sull'agenda il 5 di gennaio e già che ci siete aggiungete anche il 6 quando il Congresso americano, in sessione congiunta, si riunirà per fare la conta definitiva dell'imminente Collegio elettorale. Sono esclusi ribaltamenti dell'ultimo minuto, ma abbiamo il sospetto che non sarà la solita seduta formale dove ci si limita a contare i voti... Pare che Trump sia ancora sul piede di guerra e per aver mollato sui due piedi i 500 invitati al veglione di Capodanno in quel di Mar-a-Lago, è perché ha in mente qualche cosa... Vediamo se riesce a vivacizzare il VIX. (lo dovreste oramai conoscere, è l'indice della paura 😏 ).
Poi vedremo cosa si inventerà per il 20 di gennaio: secondo noi diserterà la cerimonia del passaggio presidenziale... Una prima assoluta e passerà così definitivamente sui libri di storia.
Ma questo punto siamo certi che, così come noi, vi starete ponendo la domanda di chi sia Kamala Harris? Vediamo di farne un brevissimo e approssimativo ritratto, tanto la conosceremo meglio tra qualche mese.
Kamala Harris, per coloro che non l'hanno ancora bene in mente, è questa signora:
"Io sono quella che sono" ha detto in un'intervista del 2019 ad una giornalista che stava tentando di inquadrarla. Pare sia difficile dire chi sia effettivamente ma è comunque accertato che è una donna che va dritta all'obiettivo senza porsi troppe domande e a quanto pare ha già iniziato a studiare da futuro Presidente degli Stati Uniti.
E' nata (1964) da padre Giamaicano (economista) e da madre indiana (biologa) ad Oakland (California) e ne fa a tutti gli effetti una americana eleggibile alla presidenza ne più né meno come tutti i nativi sul territorio degli Usa.
Ha alle spalle una storia che la vede divisa tra gli impegni politici (tanti) e la solidarietà per i meno fortunati ed è diventata un simbolo per i progressisti di origine asiatica (questo fatto spaventa parecchi americani...). Si laurea in legge e divide il suo impegno tra attivismo e la politica, tanto da rendere difficile stabilire se sia più una politica di professione o una militante di sinistra. Certo che con un passato da procuratrice generale della California, difficilmente si può immaginare la Harris sulle barricate, anzi si è pure distinta per aver sostenuto una legge che prevedeva l'incarcerazione dei genitori che non mandavano a scuola i figli e si è opposta alla scarcerazione anticipata dei condannati per crimini non violenti poiché, sosteneva, le carceri rischiavano di perdere un'importante fonte di manodopera.
La destra americana la definisce come una socialista radicale, ma quanto mostrato durante gli anni da procuratrice non sembra possibile affibbiarle una simile etichetta; durante la campagna elettorale pare abbia manifestato una certa incoerenza nei comportamenti e nelle prese di posizione: più che una barricadiera ne fanno una perfetta politica. Come vice di Biden abbiamo il sospetto che ne sentiremo molto parlare...
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