sabato 8 maggio 2021

Greespan dixit


 Iniziamo dando una rapida occhiata agli indici azionari americani. Lo S&P500, pur spostandosi da qualche settimana orizzontalmente, è ostinatamente attaccato alla linea di resistenza che coincide anche con il suo record storico. L'RSI è sempre vicino all'ipercomprato mentre i volumi non segnalano una attività particolarmente vivace e si situano leggermente sotto la media dei 15 giorni. Se prendiamo il Dow Jones, che anche lui questa settiamana ha festeggiato il suo record storico, la situazione è simile. Della presunta correzione, attesa per il mese di maggio, pare non vi sia traccia... 

Un po' diverso lo scenario per il Nasdaq: è chiaramente visibile il doppio massimo (quelle due punte sopra i 14'000) che tecnicamente è forriero di una correzione, correzione che in effetti è in essere e la consideriamo più che salutare. Come sappiamo la stessa è stata avviata dal rialzo dei rendimenti americani che disturbano soprattutto le aziende più indebitate e nel Nasdaq abbondano. Non escludiamo di vedere i 13'000 punti a breve.


Borsa svizzera. Ammettiamolo: decisamente noiosa. Da inizio anno non ha fatto un granché (+4.49%)  e, grazie soprattutto alla farmaceutica, sembra voler perseverare. Altra piccola nota di demerito per il nostro mercato: non segue l'andamento al rialzo delle altre borse europee (tutte vicine al 10% ytd) ma quando c'è da correggere, lo SMI non si fa pregare e segue pari pari le sue consorelle europee. Motivo in più per prestare attenzione alle correzioni onde evitare di andare sotto zero.


E' stata una settimana piuttosto vivace e vogliamo portare alla vostra attenzione alcuni eventi che ci hanno colpito.

Iniziamo da un numero pubblicato ieri negli USA:


Tra le aspettative (978K) e la realtà (266k) c'è un abisso! Che si tratti di un errore che potrebbe, come capita, anche venir parzialmente rettificato non lo escludiamo. Ma una breve riflessione comunque si impone in quanto la creazione di nuovi posti di lavoro è un importante indicatore che serve agli analisti per capire quanto velocemente stiamo uscendo dalla crisi pandemica. Se leggiamo tra le pieghe dei numeri ci accorgiamo che quasi 200'000 posti sono andati persi nel settore dei servizi di assistenza e nei servizi di consegna ( di per sé non un brutto segnale: significa che la gente sta riprendendo a circolare) mentre la crisi dei microprocessori ha lasciato a casa 27'000 lavoratori del settore auto ed il rincaro del legname ha cancellato 15'000 posti nell'edilizia. Alcuni analisti hanno poi puntato il dito accusatorio nei confronti della generosità degli aiuti di disoccupazione che agirebbero da dissuasori per molta gente che dovrebbe cercasi un posto di lavoro. 

Ma quello che a noi interessa sono le consegueze di questo numero: paradossalmente per quanto sia negativo, gli effetti sui mercati potrebbero non essere così devastanti. Infatti un tale numero ci fa capire che da una crisi non se ne esce con uno schiocco delle dita ed il processo è lungo e si protrae nel tempo, così come da venerdi si allontana un pochino l'idea che i tassi americani dovranno essere aumentati prima del previsto. Questo dovrebbe portare un po' di giovamento ai mercati. 

Comunque ciò non toglie che qualcuno si sta portando avanti con i lavori:


Abbiamo intercettato questo grafico pubblicato dalla Bank of America che mette in evidenza come gli  Hedge Funds stanno scaricando il portafoglio azionario, probabilmente in attesa della famosa correzione. La stessa banca mette pure in evidenza che, mentre i professionisti del rischio si stanno proteggendo, il cosiddetto "Parco Buoi" (ovverosia noi piccoli investitori) è ancora fully invested e persevera nell'esserlo. Altro segnale da non sottovalutare.

Come se non bastasse la BofA a metterci sull'attenti una, ci verrebbe voglia di dire "disattenta" Jellen, mercoledi se ne esce con un Può darsi che i tassi di interesse debbano aumentare un po’ per essere sicuri che la nostra economia non si surriscaldi". Apriti cielo,  esattamente l'opposto di quanto Powell ci sta dicendo da settimane! E' vero che Jellen non è la presidentessa della FED ma lo è stata fino a non molto tempo fa... Ovviamente i mercati sono entrati in fibrillazione,  per poi calmarsi quando qualcuno ha suggerito alla Jellen di rettificare quanto detto il giorno prima... 

A confondere ulteriomente le acque ci ha poi pensato la stessa  FED che nel Financial Stability Report porta alla nostra attenzione che   “I prezzi elevati delle azioni riflettono in parte il continuo basso livello dei rendimenti del Tesoro. Tuttavia, le valutazioni per alcune attività sono elevate rispetto alla media storica. In questo contesto, i prezzi delle attività potrebbero essere vulnerabili a cali significativi se la propensione al rischio dovesse diminuire”

Chissà perché a noi viene subito in mente la famosissima "esuberanza irrazionale dei mercati" menzionata a suo tempo, era il 5 dicembre del 1996, da Alan Greenspan indimenticato presidente della FED: era il suo elegantissimo modo per farci sapere che, dal suo punto di vista,  i mercati azionari stavano fluttuando all'interno di una bella bolla. Biden ci sembra decisamente meno raffinato di Greenspann ma il suo messaggio è chiaro uguale!

Permetteteci di chiudere questo nostro intervento con un piccolo momento di umorismo nero: siamo andati a ripescare dai nostri archivi (e ci scusiamo per la qualità) una bellissima vignetta che ci riporta indietro nel tempo, proprio in quel 1996 quando Greenspan, alludendo all'esuberanza dei mercati,  senza saperlo stava scrivendo un pezzettino della storia dei mercati finanziari. Godetevela!






 

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