E' da mercoledì che stiamo rilfettendo sulle possibili conseguenze del ritorno dell'inflazione negli USA. Inflazione sostenuta da una serie importante d'indicatori economici che ne giustificano l'aumento e ai quali venerdi si è pure aggiunto quello sui prezzi all'importazione di aprile, anch'essi, manco a dirlo, al rialzo (14.4%, atteso 14%, precedente 9.5%). C'è effettivamente da preoccuparsi? Forse in questi giorni la cosa più intelligente l'ha esternata il Nobel per l'economia Michael Spence. Sentite che cosa ha da dirci: "l'onesta verità è che nessuno sa davvero come stiano le cose. Un mese di dati è troppo poco per capire se i problemi con l'inflazione (in forte rialzo) e la disoccupazione (meno occupati del previsto) sono temporanei o duraturi". In effetti difficile dargli torto.
Se neppure i Nobel ci capiscono qualche cosa, allora noi ci accontentiamo di osservare la reazione dei mercati che, grazie alla loro efficienza, danno risposte piuttosto significative.
Prendiamo ad esempio la reazione che c'è stata sui rendimenti del Treasury a 10 anni (grafico qui sopra): se consideriamo quanto la stima dell'inflazione è stata sbagliata (atteso 3.6%, attuale 4.2%) al momento della pubblicazione del dato ci saremmo aspettati un aumento delle rese ben più consistente di quello che in effetti è stato. Stiamo parlando di una decina di basis points che in effetti non sono nulla. Se avessimo visto un rialzo fino al 2% (cerchio rosso) non ci saremmo scandalizzati: era il minimo che ci si poteva aspettare. Bisogna comunque ammettere che i rendimenti sono da mesi che stanno prezzando un ritorno dell'inflazione e quindi una parte di ques'ultima era già prezzata. Ma non lo era lo 0.6% supplementare rispetto alle attese e questa mancata reazione si fa interessante.
E' quindi probabile che per il momento il mercato stia effettivamente soppesando molto seriamente le parole del capo della FED che insiste nel ritenere l'inflazione un fenomeno transitorio. Nel caso quest'ultima sfugga veramente di mano, ci sono gli strumenti per riportarla a livelli meno preoccupanti.
I casi sono due: o Powell in effetti sa di cosa sta parlando, oppure la FED sta bluffando e tutte le dita dei governatori della banca centrale americana sono incrociate in un collettivo rituale scaramantico che eviti a tutti i costi un rialzo del costo del denaro.
Per il momento il mercato non intravvede degli imminenti aumenti dei tassi e se ce ne saranno non sono attesi prima di 2 anni, ma attenzione perché le aspettative possono cambiare anche molto rapidamente...
Quindi non è ancora arrivato il momento di strapparci tutti i capelli dalla testa, ma sarà fondamentale osservare i dati dei prossimi mesi. Se l'inflazione scappa, allora la correzione attesa per l'estate è quasi certa.
Le borse, dopo la giornataccia di mercoledì, si sono subito ricomposte e quella svizzera non fa difetto: dopo aver testato a più riprese gli 11'000 punti si è riportata a livelli meno preoccupanti. Ricordiamo che se effettivamente l'inflazione dovesse essere un ospite fisso per i prossimi anni, in queste condizioni di norma le borse non smettono di crescere (anzi sono sicuramente meglio dei bonds) ma assisteremo ad un ritorno importante dei titoli value che sono un po' la specialità del nostro listino. Quest'anno la nostra borsa non ha fatto un granché, ma in futuro potrebbe anche sorprendere.
Pure il Nasdaq ha mostrato segnali di reazione: da inizio anno non è stato favorito dal movimento rialzista dei rendimenti ed ha brillato meno del solito. Il recente rimbalzo dai 13'000 rende il doppio massimo intravisto a 14'000' punti meno temibile e speriamo di lasciarcelo dietro di noi. Sarebbe importante: per il momento chi ha una leggera sovraponderazione nel tecnologico non è certo contento come lo era lo scorso anno... Per il momento teniamo, ma forse non è detto che un alleggerimento va fatto.
E' chiaro che questa impennata inflazionistica, fino a quando le rese non saliranno con decisione, sta mettendo il dollaro sotto pressione. Abbiamo sempre detto che le rese reali sono importanti per convincere gli investitori su quale moneta bisogna puntare. In questo momento la resa reale del dollaro é facile immaginare dove sia andata: TB10anni 1.6386% - 4.2% inflazione= -2.56%, abbastanza per tenere gli investitori alla larga.
Nessun commento:
Posta un commento