venerdì 24 giugno 2022

Recessione si, no, forse...

 Prepariamoci al tormentone estivo 2022: "recessione si, recessione no, recessione forse". In questi giorni non si parla d'altro. Ma una risposta alla domanda se sarà solo rallentamento oppure ci ritroveremo immersi in una bella recessione non sarà rapidissima e l'avremo non prima di qualche settimana...


...nel frattempo il VIX continua a navigare in zona 30 avvisandoci che gli investitori sono sempre sul chi vive, cosa che non può essere altrimenti, e che ci viene pure confermato anche dall'US Economic Surprise Index che viaggia in territorio negativo da qualche settimana...

... indicandoci quanto ultimamente sia difficile, da parte degli analisti,  azzeccare una previsione: putroppo la realtà è sovente peggiore delle attese.


Il mercato, da ambo le sponde dell'Atlantico,  non avrà pace fino a quando non riceverà una risposta ai seguenti quesiti:

1) Quando l'inflazione raggiungerà il suo picco? Non subito ma iniziamo a registrare, come già sottolineato nell'ultimo post, qualche segnale maggiormente positivo. Infatti materie prime e costi energetici, i principali responsabili dell'attuale rincaro, sono ancora in contrazione:

Le materie prime, quasi a voler anticipare una contrazione economica, hanno continuato a scendere: hanno incontrato un supporto e probabilmente nei prossimi giorni rimbalzeranno ma il trend ci sembra chiaramente al ribasso così come confermato dallo sfondamento delle medie mobili a 50 e 100 giorni.


Scenario simile per i costi dell'energia.


2) Di quanto la FED e la BCE alzeranno i loro tassi? Di certo la FED premerà sull'acceleratore tutte le volte che lo riterrà necessario e per fine anno i tassi saranno tra il 3.5% ed il 4% (o forse anche no se l'inflazione si riduce più in fretta del previsto).

 Per la BCE la situazione è molto più complessa a causa di un'Europa che si muove a due velocità,  tracciando un solco piuttosto evidente tra Nord e Sud. Al Sud, essendo diversamente indebitati, l'innalzamento tassi richiede obbligatoriamente l'applicazione di un sistema salva spread onde evitare che gli effetti della medicina siano peggiori della malattia. 

La Lagarde vorrebbe iniziare con un insignificante (ai fini della lotta all'inflazione) 0.25%,  ma se già la Banca Nazionale Svizzera, con un'inflazione al 2.9%, ha sentito la necessità di avviare le danze con uno 0.5%, ci aspettiamo al 21.7 (o magari anche prima...) almeno mezzo punto: a nostro giudizio verrebbe accolto meglio dalla comunità finanziaria che non uno scarso 0.25% utile solo a prolungare l'agonia.

3) Quanto presto si verificherà un rallentamento dell'economia che potrebbe anche sfociare in una recessione? Diamo per scontato il rallentamento. Non è ancora scontatissima una recessione (magari di debole intensità) ma potrebbe essere l'epilogo più probabile di questa crisi annunciata. Anche le tempistiche potrebbero non essere di brevissimo termine: ricordiamo che si parla di recessione quando il PIL trimestrale è inferiore a quello del trimestre precedente per due volte filate. Per il momento non ci siamo e se ne riparlerà alla fine dell'estate.

4) Ci sarà un rallentamento degli utili societari? La risposta a questo quesito arriverà presto: fra un paio di settimane saremo nuovamente alle prese con la pubblicazione degli utili societari; un prezioso banco di prova per verificare quanto il rincaro ha influito sulla qualità degli utili aziendali. Saremmo sorpresi se le società continuassero a macinare utili come se nulla fosse... 


Comunque con un -20% fino ad un -30% dei mercati azionari da inizio anno e con la conclamata capitolazione del settore obbligazionario, parecchio è già scontato nelle attuali quotazioni: noi abbiamo creato abbondante liquidità (tra il 40% e il 45%) e siamo pronti a cogliere le opportunità che incontreremo sul nostro cammino:


 

Le obbligazioni, che abbiamo da molto tempo considerato un investimento poco attrattivo, pian piano stanno tornando ad essere delle osservate speciali e non è escluso che qualcuna di loro potrebbe anche entrare nei nostri depositi (soprattutto quelle in dollari).



Oggi lo S&P500 si è riportato a ridosso dei 3800 punti e va benissimo così. Ci sarebbe piaciuto vedere prima una puntata a 3'550 ma (per il momento) non ci è stato concesso. Ora facciamo il tifo per un superamento di quota 3'800, in quanto vi sarebbero due gaps da andare a chiudere (frecce rosse),  e se così fosse tecnicamente la dinamica di questo indice potrebbe cambiare radicalmente... Molto dipenderà dagli utili e da come l'inflazione si comporterà nelle prossime settimane. Ma, ripetiamo, qualche cosa si sta muovendo nella giusta direzione.



Oggi lo SMI ha chiuso con un +3.54% a 10'823 punti... manco fosse il Nasdaq, roba da pelle d'oca insomma! Che cosa abbia convinto gli investitori a fare del nostro mercato la miglior borsa Europea non è chiarissimo; probabilmente nei giorni scorsi si è buttato dalla finestra di tutto un po' e qualcuno se n'è accorto. Meglio così!

Godiamoci il week end... :-)


lunedì 20 giugno 2022

Alcuni segnali positivi ci sono

Rischiamo di essere noiosi ma, con tutto quello che sta succedendo,  stiamo parlando molto tra di noi per cercare di capire. Così come noi siamo stati sorpresi dagli eventi (soprattutto dalla BNS) immaginiamo che anche voi possiate avere le idee un tantino confuse. Parlarne fa bene,  ma poi bisogna riordinare le idee, cosa che stiamo facendo e che vorremmo condividere con voi. 


E' oramai chiaro a tutti che l'attuale inflazione è la logica conseguenza delle politiche monetarie messe in atto dalle Banche Centrali di mezzo mondo e che sono servite a contrastare gli effetti di una pandemia mondiale e di una guerra in Ucraina. Il trambusto che abbiamo potutto osservare recentemente sui mercati è la conseguenza di quando abbiamo capito che la medesima inflazione ci è sfuggita di mano.

Le Banche Centrali hanno sperato che il problema si risolvesse da solo ma purtroppo non è così. Stanno cercando di ridurre la domanda,  anche se pare non sia la prima responsabile di questo rincaro, e se ciò è vero l'aumento dei tassi potrebbe anche risultare poco efficace.


Abbiamo sempre detto che l'inflazione probabilmente avrà tendenza a scendere quando inizieremo a vedere il prezzo delle materie prime e dell'energia calare. 


A quanto pare questo processo potrebbe essere iniziato… Guardiamo qualche grafico:




Da qualche giorno li petrolio  si è allontanato da quota 120 ed ha incontrato la media mobile a 50 giorni che potrebbe fare da supporto. Andare sotto non è impossibile.




Anche l'indice di Bloomberg che copre i costi energetici globali sembra in ritirata: il supporto dinamico (linea verde) e la media mobile a 50 giorni (viola) sono stati bucati al ribasso e vedremo nei prossimi giorni se avrà voglia di raggiungere quella a 100 (verde). Bene così, dopo numerose settimane senza una correzione pare che questa volta ci andiamo vicini.





Anche l‘indice globale delle materie prime si sta comportando allo stesso modo e vedremo se nei prossimi giorni la tendenza si confermerà.


Con questo non vogliamo ovviamente cantare vittoria ma, in mezzo ad una marea di notizie negative, questa correzione degli indici dei costi energetici e delle materie prime l'accogliamo con soddisfazione: è esattamente quello che ci vuole per ridurre questa inflazione.


Purtroppo abbiamo il vizio di vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto e ci chiediamo il motivo di una tale correzione: constatando come si stanno comportando i titoli sensibili alla crescita economica (ad es quelli delle costruzioni) ne deduciamo che anche materie prime e i prezzi dell'energia stanno già scontando un rallentamento della crescita, forse spaventate dalle dichiarazioni e dalle mosse delle Banche Centrali che hanno dichiarato guerra al rincaro. Se qualcuno vuol vincere facile può scommettere sul rallentamento della crescita economica, saremmo più prudenti se v'è da scommettere sull'improbabilità di una recessione. Dita incrociate!





Il nostro indice venerdì ha chiuso decisamente sottotono. E‘ vero che era anche il terzo venerdi del mese, dove notoriamente scadono le opzioni e quindi i volumi sono influenzati anche da questo evento, ma oltre 100 milioni di azioni scambiate lo si è visto solo durante il mese di marzo 2020 a pandemia conclamata. Possiamo quindi pensare che quello che doveva essere scaricato lo è stato: in questi mesi abbiamo visto prima l'attacco ai valori tecnologici e ai titoli di crescita in generale , notoriamente i più sensibili al rialzo tassi, poi nelle ultime settimane anche i titoli value, molto meno sensibili al discorso tassi ma sicuramente anche loro sensibili alle recessioni, sono stati dati senza troppi complimenti (una Roche a -20% ytd la dice lunga); con il sell off di venerdi dovremmo aver fatto piazza pulita o quasi. 10'530 punti potrebbe essere un buon supporto, sta tendando si andare sotto... ma forse i 10'000 non li vediamo.


Terminiamo con un altro spunto per cercar di essere un po' costruttivi. Ricordate i nostri amici di Ned Devis? Li abbiamo seguiti lo scorso anno per parecchio tempo,  poi non essendo farina del nostro sacco ci pareva giusto non abusarne e quindi, anche se li guardiamo sempre , non li abbiamo più proposti. In questo momento comunque ci sembra interessante farlo: se lo scorso anno avevano visto giusto tranne l'ampiezza di certe correzioni, quest‘anno il loro modello è quasi impeccabile:






…se hanno ragione loro, questa estate potrebbe essere calda e non solo in senso meteorologico… 


Intuitivivamente anche noi non escludiamo che si possa ritornare a salire (soprattutto quando sarà chiaro che non servono aumenti mostruosi dei tassi per tirare giù l'inflazione… ma energia e materie al ribasso, quelle si che servono!) 

Oggi mercati americani chiusi... 

Buona serata!

sabato 18 giugno 2022

Grazie di cuore BNS!


Settimana impegnativa dove se ne sono viste di tutti i colori. Ce n'è abbastanza per creare quel clima di nervosismo diffuso che fa saltare i nervi anche a coloro che situazioni come questa ne hanno vissute tante.




Mercoledì la FED ha finalmente aumentato di 75 punti base i tassi e messo fine al teatrino del "sarà mezzo punto, no non basta sarebbe meglio 0.75 e perché no, già che ci siamo,  un bel rialzo di un punto e non se ne parla più?".

Come al solito il mercato all’annuncio dell’aumento vuol far festa e per poco non ci riesce. Infatti i mercati americani incassano elegantemente il colpo e chiudono in positivo; poi via tutti ad aprire un po’ di Dom Perignon. Il giorno seguente, a bocce ferme, ci si rende conto che l’ultima volta che la FED è stata costretta ad aumentare i tassi di tre quarti di punto tutti in una volta era il 1994 e allora si fa strada il sospetto che qualche cosa di serio sta succedendo… giovedì festa finita e mercati giù del 4% come è normale che sia dopo un simile aumento dei tassi.





Venerdì pomeriggio i mercati stanno pensando che i tassi americani a fine anno saranno attorno al 4.3%,  ovverosia quasi 300 punti base più alti  (la scorsa settimana si attendevano un 3.49%). 

Non è, a pensarci anche solo un po’ superficialmente, una bella prospettiva ed infatti è una delle ragioni principali di tutto questo nervosismo.  A nostro giudizio il 4.3% atteso dal mercato è probabilmente un po' troppo: Powell si fermerà prima... basterebbe vedere il prezzo del petrolio o del gas scendere in modo piuttosto consistente, non facile, ma neppure impossibile. Prima o poi anche per il conflitto ucraino si troverà una soluzione oppure un tetto al prezzo dei combustibili verrà messo.


Cosa significa tassi in forte rialzo lo capiamo meglio dalle conseguenze che questi movimenti generano: un esempio per tutti:





I tassi delle ipoteche americane a 30 anni sono passati in tre mesi dal 3.2% al quasi 6%. Le conseguenze di simili rialzi sono facilmente immaginabili e con la mente è quasi impossibile non tornare al 2008 quando il valore delle case era talmente depresso che non copriva in tanti casi nemmeno il valore delle ipoteche... (piccola nota di cronaca locale: le ipoteche svizzere a 10 anni sono tornate al 3.25%...)



Ma parliamo dell‘Europa: l'altro giorno riunione d‘urgenza della BCE. Infatti, come abbiamo già commentato la scorsa volta, ai mercati non è piaciuto quanto proferito dalla Lagarde a margine della riunione della BCE e l‘hanno costretta all'esame di riparazione rimandandola a luglio (21.7). Compitino per le vacanze: "Pensare a 10 modi per evitare l’allargamento degli spreads e metterne in pratica almeno uno".  Siamo curiosi di vedere quale strumento anti frazionamento intenderà adottare (per il momento si pensa alla flessibilità nel programma di acquisti del Pepp). Nel frattempo i mercati restano sul chi vive mentre  i tassi restano al -0.50%...


….mentre quelli svizzeri sono al -0.25%!! Colpo di scena da parte della nostra Banca Nazionale (BNS) che giovedì ci ha deliziati con un vero coup de théâtre tirando su i tassi di mezzo punto!!

Una bastonata tra i denti faceva meno male… Da tempo ci aspettavamo che prima o poi anche la BNS sarebbe stata obbligata ad invertire la dinamica dei tassi negativi, ma mai avremmo pensato che si attivasse prima della BCE e soprattutto non di mezzo punto tutto in una volta.

Ovviamente le borse e i mercati obbligazionari legati al franco non hanno gradito proprio per nulla e noi ci accodiamo. Jordan potrebbe anche aver ragione sul fatto che l'inflazione non la devi inseguire (... un calcio negli stinchi ai colleghi Powell e Lagarde) e se la vuoi dominare ti devi muovere in aticipio.  Questa gliela concediamo. Ma che oggi il franco svizzero, come dice lui,  non è più la moneta forte che tutti conosciamo ed è la ragione per la quale alza i tassi di quanto gli pare, non siamo pronti a digerirlo.




Come detto  avrà ragione lui, ma per il momento euro/chf a 1.01 e dollaro a 0.96 non ci paiono delle quotazioni da valuta debole… Per chi pensa in euro: teniamoci il franco… (clicca sui grafici per una miglior visione)



Ma veniamo alle borse.




Il nostro amico S&P500 ha quasi completato il ritracciamento a 3550 punti con volumi in rialzo abbastanza significativi.  Diciamo che a partire da settimana prossima iniziamo a guardare questo indice come uno di quelli che potrebbe anche essere pronto per un cambio di direzione che ovviamente non diamo assolutamente per scontato...

Infatti la correzione potrebbe continuare anche sotto i fatidici 3550 punti. Un amico ci ha fatto notare che il prossimo supporto sarebbe attorno ai 3400 punti, livello che guarda caso era quello di inizio pandemia (freccia viola): forse una mano invisibile ci vuole proprio trainare proprio laggiù per poi cominciare a ricostruire; ricostruzione che dovremo fare tenendo ben presente che non ci sarà più la FED a salvarci ogni 2x3 quando le cose vanno male. In queste condizioni ci vorrà più tempo per far fruttare il nostro denaro ma gli eccessi e i multipli stratosferici non saranno più, speriamo, la norma. 





A livello di multipli questa correzione ha riportato lo S&P500 (ma anche molti altri) con i piedi per terra ed ora le valutazioni sono più in sintonia con lo storico e pure con le prospettive di utili futuri delle società che, volenti o nolenti, temiamo non saranno più trionfali come quelli prodotti anche solo nel primo trimestre 2022. 

A questi livelli le aziende non le si strapagano: non è un buon motivo per riempirsene subito le tasche ma quel giorno che decideremo che è arrivato il momento di premere sull’acceleratore abbiamo la consapevolezza che il prezzo è meno irrazionalmente esuberante di quelli ai quali la droga del denaro a costo zero ci aveva abituati.

E' evidente che tutti stanno cercando di staccare il biglietto della lotteria vincente e noi non siamo certo da meno. Intuiamo che questa correzione sta regalandoci delle possibilità di investimento come non se ne vedevano da molto tempo. Dobbiamo "solo" intuire quando iniziare a muoverci ed in tutta sincerità, anche un po' di fattore C, avrà la sua importanza.  





Anche il nostro indice ha subito un'accelerazione al ribasso impressionante: grazie Jordan! Siamo in netto ipervenduto e, nota bene, navighiamo sotto il livello pre-pandemico (come tutte le borse europee). Cosa voglia dire è difficile saperlo oppure è semplicemente la dimostrazione che l'Europa come al solito è l'anello debole del sistema finanziario globale. 10'530 sembra comunque un supporto interessante...





Abbiamo voluto dare un'occhiata da molto vicino ai volumi dello nostro indice: nell'ovale quelli relativi allo scoppio della guerra ucraina. Poi i volumi sono stati tendenzialmente in calo per risalire in questi ultimi giorni quasi a segnalare la tanto attesa capitolazione del mercato. Sarà vero? Speriamo, verificarlo sarà il nostro lavoro per la prossima settimana.



Buon week end!

martedì 14 giugno 2022

Aspettando la FED ( si soffre...)

 

Avevamo il sospetto che questa settimana, borsisticamente parlando, non sarebbe stata semplice e fin dai primi scambi asiatici di lunedì mattina abbiamo cancellato dalla nostra mente la speranza di vedere per lo meno uno straccio di rimbalzo tecnico (ci poteva assolutamente stare...). Siamo invece alle prese con un vero e proprio bear market,  soprattutto negli USA,  ma anche alle nostre latitudini ci stiamo sempre più spingendo nelle fauci dell'orso...


... a ben pensarci non ci si poteva aspettare molto d'altro: la comunicazione della BCE è stata deficitiaria (eufemismo...) e il dato inflattivo USA è stata una mezza sorpresa (anche se la core inflation in realtà è diminuita...) ovviamente in negativo. Il Treasury a 10 anni è schizzato quasi al 3.5% e ieri per un attimo abbiamo avuto una bella inversione delle rese con il 2 anni che rendeva più del 10 anni...



Intanto il mercato si aspetta che negli USA i rendimenti fra un anno saranno al 4%,  il che significa che sta prezzando almeno 6 rialzi di mezzo punto. 

Domani alle nostre ore 20:00 vedremo di che pasta è fatta la FED: scontatissimo è un rialzo di mezzo punto ma stamani non si escludeva un aumento dello 0.75% tutto in un boccone; i più visionari hanno messo sul piatto pure un rialzo dell' 1%... se c'è qualcuno che offre di più si faccia avanti.

Scherzi a parte riteniamo che mezzo punto è più che adeguato (soprattutto se pensiamo che la core inflation sembra diminuire) e al massimo, come dice bene un amico, prepareranno la tavola per ulteriori 3-4 aumenti di mezzo punto. 

Tenendo presente che a novembre avremo le elezioni di mid-term siamo certi che un po' di pressione per evitare esagerazioni arriverà sulle spalle della FED e sospettiamo che il piede sull'acceleratore dei tassi verrà alleggerito...

Ciò non toglie che dobbiamo cercare di gestire il futuro prossimo (che è domani e i giorni a seguire) in quanto potremmo anche assistere alla capitolazione definitiva che poi darà il via ad un movimento che potrebbe anche essere vagamente rialzista. Succede quando tutte le notizie negative sono scontate nei prezzi e in questi giorni di "sconti" ne abbiamo visti parecchi.



Ritorniano alla base di tutto, il nostro S&P500: come detto più volte siamo convinti che deve portare a termine il ritracciamento a 3550 punti per sperare nella sua capitolazione grazie alla quale si può iniziare a ragionare su di una serie di rientri (se non diretti magari attraverso l'uso dei derivati e delle loro combinazioni , ad es, zero cost , ecc). 



Se guardiamo il grafico più da vicino risulta evidente che l'indice potrebbe fare ancora un movimento ribassista quantificabile in 4 0 5 punti percentuali; non è escluso che potremmo già vedere oggi e/o domani un simile movimento che potrebbe essere incentivato soprattutto se vedremo un aumento di 0.75% o addirittura di un punto percentuale (che noi escludiamo).

Ovviamente soppeseremo molto attentamente tutte le informazioni a nostra disposizione e faremo qualche acquisto mirato solo se iniziamo ad avere segnali che potrebbero far pensare ad un allentamento del trend ribassista... ergo: come al solito saremo prudenti.



Interessante la tabella qui sopra esposta che abbiamo intercettato stamani: in effetti anche le peggiori correzioni prima o poi hanno una loro fine naturale: preoccupa quella del 73-74 (-48%)  in quanto avventua in condizioni che assomigliano molto a quelle attuali... ma vogliamo essere ottimisti: non sempre la storia ripete sè stessa (anche se, da buoni analisti tecnici, siamo portati a pensarlo...)



Lo SMI purtroppo non sfugge al movimento ribassista, e per quanto abbiamo cercato di alleggerire i depositi, non possiamo di certo azzerarli... quindi un po' di questa correzione l'abbiamo purtroppo subita... 10'650 punti è la nostra soglia del dolore.



Già che stiamo parlando di dolore, non possiamo esimerci dal rammentare che anche il mondo delle crypto è sotto attacco... e pure massiccio! Prossima soglia, labile, di resistenza per il bitcoin è posta a 20'000$ sotto la quale non c'è più nulla di convincente fino a 12-13'000$. Togliamoci per il momento dalla testa che le crypto possano essere considerate un bene rifugio.




domenica 12 giugno 2022

Lagarde: a luglio si sale!

Avevamo il sospetto che la settimana appena trascorsa non fosse di quelle semplici, ma la realtà ha superato sè stessa e non è stata molto tenera con tutti coloro che si occupano di finanza.


Come al solito al centro della nostra attenzione abbiamo l'inflazione,  sia quella prodotta al di qua che al di là dell‘Atlantico. Il dato americano di venerdì non ci stupisce e, come stiamo ripetendo da diverse settimane,  fino a quando materie prime e soprattutto i costi dell’energia rimarranno stellari non sarà facile invertirne la marcia rialzista. Infatti il CPI americano, atteso all'8.3%, è salito ahinoi all'8.6%.


Iniziamo a percepire che anche le Banche Centrali stanno entrando in affanno ed incrociano le dita nella speranza che prima o poi si possa almeno affermare che si è raggiunto il picco di questo rincaro; ma a quanto pare ancora non ci siamo. In queste condizioni la comunicazione, importantissima, si fa difficile ed incerta e i mercati ipersensibili ritornano ad essere eccessivamente volatili.


Ma procediamo con ordine. 





La settimana, causa la chiusura di lunedì, è stata di quelle corte. Fino a Mercoledì ci siamo messi vagamente sulla difensiva in attesa della comunicazione della BCE di giovedì e dell‘attesissimo CPI americano di venerdì. Finalmente alle 14:30 di giovedì la Lagarde prende la parola, lascia i tassi invariati ma a luglio e settembre si sale: tutto come da programma. Ma durante la sessione delle domande dei giornalisti, a seguito delle sue risposte, vien giù di tutto: borse, cambi, obbligazioni ed il famigerato spread Btp-Bund (233 bps!) quello no, non vien giù,  ma sale e va fuori controllo.


Abbiamo chiesto al nostro responsabile del Forex di commentare quanto è successo in quanto è la persona che più di tutte è abituata a vivisezionare l'attività e le parole della BCE. Condividiamo la sua risposta con voi, una risposta che mette il dito su di una ferita e che si commenta da sola:

 

"L’attesa riunione della BCE, che ha comunicato l‘intenzione dopo ben 11 anni di alzare i tassi per combattere inflazione,  si è rivelata uno degli autogol più clamorosi degli ultimi tempi.


 Madame Lagarde ci ha abituato, durante il suo mandato,  ad un eloquio più da burocrate che da economista, elequio che lascia spesso (troppo) spazio a fraintendimenti. Il ruolo del banchiere centrale, non lo si scopre solo oggi,  e' molto delicato. Deve essere abilissimo nel padroneggiare contemporaneamente la raffinata arte dell'affermare e del  sottointendere  in un contesto ove la credibilità delle parole pronunciate e di quelle volutamente omesse devono stare in un perfetto equilibrio.


 Madame Lagarde giovedì e' sembrata più un elefante in una cristalleria: ad ogni sua sbavatura i mercati cannoneggiavano da ogni fronte. In teoria il mercato era pronto a questa comunicazione (tassi al rialzo) ma il non aver soppesato il tema fondamentale dell'armonizzazione dei rendimenti in una Unione Monetaria con situazioni debitorie parecchio differenti ha fatto crollare il btp italiano (ma non solo quello italiano), i mercati azionari europei, l'Euro e tutto in un colpo solo. 


    Quotazione BTP Italia 2030 



Sarebbe servito esattamente il contrario:  contrarre gli spread tra paesi, rafforzare l'euro ( per abbassare l'imported inflation ) e far scendere un pochino la volatilità sui mercati che rimane alta da parecchio tempo. Questo dimostra come anche i nostri policy makers non dispongono della bacchetta magica e non sono infallibili come non lo siamo noi operatori.

Il policy mistake, dal mio punto di vista,  dovrà essere in parte corretto introducendo una norma salva spread ormai ineludibile dopo le emissioni comuni di eurobond. 


Le banche centrali hanno incentivato per anni la creazione d'inflazione che è rimasta costantemente sotto target: purtroppo l'avvento del Covid e della guerra ucraina hanno creato gli ingredienti per una esplosione della stessa e che viene alimentata soprattutto da fattori non monetari. Sfortunatamente le armi in mano ai banchieri centrali per per combatterla non sono quelle adeguate. Infatti Lagarde e Powell non possono "stampare" più materie prime o containers marittimi per cercare di alleviare i colli di bottiglia. A questo punto possono solo decidere se dare la priorità alla lotta all'inflazione oppure se rinunciare alla crescita dell'economia: pretendere di mantenere le due cose in un perfetto equilibrio, sospetto, sarebbe chiedergli troppo..."


Quello che a noi sembra chiaro è che per il momento le banche centrali hanno decisio di combattere l'inflazione aumentando i tassi di interesse. Quello che non è ancora chiaro è cosa significa per le aziende (soprattutto quelle parecchio indebitate) il ritiro della liquidità ma sospettiamo che saranno costrette ad una revisione degli utili al ribasso a meno che non vogliano tentar la via di scaricare sulle spalle dei consumatori le conseguenze del rialzo tassi. Consumatori che pure loro iniziano ad essere in affanno: sentite cosa hanno scritto gli amici del CS a tal proposito:


"il tasso di risparmio è in calo, l'uso della carta di credito è in aumento, i prezzi pure, i salari reali sono in calo ed il sentimento dei consumatori continua ad essere in caduta libera. Pensate ancora che saranno i consumatori a tenere in vita l'economia statunitense nel 2022?!" In effetti pare difficile.


Nel frattempo Bridgewater, il più grande Hedge Fund al mondo, ha iniziato a scommettere pesantemente sull'insolvenza delle aziende americane ed europee shortando a piene mani. Sono convinti che il repentino aumento dei tassi renderà molto costoso il rifinanziamento dei debiti societari e ci rammentano che ci sono 6000 miliardi di $ in obbligazioni,  in gran parte a breve termine, che devono prossimamente essere rifinanziate... Qualche nodo rimarrà sicuramente nel pettine!





Il rendimento del Treasury a 10 anni è risalito al 3.15...






...e sta ri-trascinando il dollaro al rialzo.






...mentre euro/chf e gbp/chf sono fondamentalmente ancora laterali.




Non riusciamo a toglierci dalla testa che prima o poi anche lo S&P500 dovrà concludere il ritracciamento iniziato a dicembre dello scorso anno attorno ai 3550 punti. I rebounds osservati nelle scorse settimane si iscrivono comunque in uno scenario di medio periodo che rimane fondamentalmente ribassista.




La pecora nera della settimana è stata di certo la borsa italiana anche a causa della notevole sotto-perfomance del settore bancario che ha in pancia un bel po' di debito italiano; settore che si è schiantato dopo le parole della Lagarde.




Ovviamente anche il Nasdaq soffre il rialzo dei rendimenti del Treasury... è tornato sotto gli 11'500 e sarà interessante, dal momento che il ritracciamento l'ha già compiuto, vedere se nei prossimi giorni tiene questi livelli oppure darà il via ad una nuova stagione di ribassi. Se i gestori di Bridgewater hanno ragione non possiamo escludere che per parecchie società che compongono questo indice stanno arrivando tempi non facilissimi. Diciamo che per rientrare nel tecnologico c'è sempre tempo, quindi lasciamo via libera solo agli speculatori.





Anche la borsa svizzera non ha ben digerito la storia dei tassi europei... siamo ritornati con una certa prepotenza nel canale ribassista che ha caratterizzato la nostra borsa a partire del mese di aprile. La correzione putroppo è avvenuta con volumi piuttosto elevati (siamo in tanti ad essere un po' shekerati dalla situazione dell'economia mondiale). Le medie mobili puntano al ribasso mentro l'unico barlume di speranza  lo fornisce un RSI a 30 segnalandoci un ipervenduto che potrebbe essere il punto di partenza di un rimbazo tecnico... ma lo verificheremo domani mattina!

domenica 5 giugno 2022

L'inflazione non scende (per il momento)


 

Vorremmo fortissimamente riuscire a parlare d'altro, ma l'inflazione è decisamente un tema che sta influenzando in modo incisivo i mercati . Dai, mancava da un pezzo,  ed ora che c'è vediamo di tenerla sotto controllo.

 Sappiamo quanto il rincaro ha un'influenza nefasta tanto nel settore azionario quanto in quello obbligazionario: proprio quest'ultimo è il responsabile di quasi due terzi delle perdite che i portafogli hanno subito quest'anno e crediamo che non ha ancora finito di fare danni.

Infatti l'inflazione tedesca, dato pubblicato martedì scorso, è sempre in ascesa: dal 7.4% del mese di aprile ci si aspettava per maggio un 7.6% che nella realtà si è presentato con un 7.9%. Come termine di paragone vi rammentiamo che gli USA sono al 8.4% e la Francia al 5.4% (evidente l'influsso benefico dell'energia di fonte nucleare anche se di quest'ultima non siamo proprio dei fans sfegatati).



Due giorni dopo è stato il turno della Svizzera.  Siamo messi bene se ci paragoniamo agli altri, ma comunque anche alle nostre latitudini il rincaro inizia a preoccupare. Siamo al 2.9% (l'ultima volta era il 2008) e questa è una sgradita sorpresa che ci induce a pensare (e qui facciamo riferimento alle attese sui tassi svizzeri fra un anno visti la scorsa settimana) che le aspettative che vedono i nostri tassi passare da un -0.75% allo 0.43% non siano solo delle fantasiose ipotesi di lavoro. Come abbiamo già detto,  speriamo che la BNS non si muova prima della BCE, altrimenti le conseguenze sul cambio del franco svizzero non saranno facile di contenere:


...guardate che cosa è successo al cambio dollaro/franco alle 8.30 e qualche manciata si secondi del 2 giugno quando è stato pubblicato il dato inflativo: basta il pensiero rivolto ad un possibile aumento dei tassi per generare movimenti importanti. Figuriamoci se un giorno, a sopresa, la BNS ci annuncia un aumento effettivo: vi lasciamo immaginare dove il franco svizzero potrebbe andare.

Insomma, l'inflazione per il momento c'è ed è qui per rimanere. Poi vedremo se le politiche monetarie dei vari paesi riusciranno ad avere effetto. Lo ripeteremo fino alla noia: fino a quando non vedremo materie prime e costi energetici scendere con una certa decisione, sarà difficile che qualche cosa cambi drasticamente. 

Diamo quindi un'occhiata ai due grafici, ma sospettiamo che sapete già come si presentano...  (cliccateci sopra per vederli meglio: mat prime il primo ed energia il secondo):

  


...ovviamente entrambi al rialzo ed il secondo, quello dei costi energetici, non scherza.



Il prezzo del petrolio, malgrado l'embargo di quello russo (ma forse è proprio a causa di questo embargo) e l'accordo dell'OPEC per aumentarne la produzione, continua a salire. Riteniamo che per un po' ce lo possiamo solo sognare un calo del prezzo. Gli americani sono  diventati indipendenti energeticamente grazie al fracking oil che è costato un cifrone ed ora vogliono fortissimamente che si partecipi alle spese comprando il loro petrolio; è ovvio che non hanno interesse a far scendere il prezzo.  Il petrolio russo (che dovrebbe essere sotto embargo) viene venduto a caro prezzo alla Cina tanto per finanziare ancora un po' questa assurda guerra.  Forse non lo pagheranno 120 dollari al barile ma ne stanno comprando tanto. Non ci credete? Date un'occhiata a questo grafico che si commenta da sé:



... che i Russi stiano per cadere nelle braccia dei Cinesi ci sembra palese ( e siamo solo agli inizi).


Quindi per quanto riguarda l'inflazione e le sue conseguenze per il momento mettiamoci l'anima in pace e teniamoci ancora per un po' i soldi sui conti correnti (anche se le banche, ovviamente continuano a dire che bisogna investire per  evitare la perdita di potere d'acquisto). Per il momento ci accontentiamo di non perdere troppi soldi e ci armiamo di un po' di pazienza supplementare almeno fino a quanto l'inflazione non ci dimostrerà di non riuscire ad andare oltre gli attuali livelli.



Ovviamente, dopo quanto sopra esposto, non possiamo pretendere di vedere i mercati azionari esplodere di gioia. Siamo in una fase piuttoso noiosa e saremmo già contenti di vederele borse spostarsi lateralmente: non sarebbe chiedere troppo. Lo SMI sembra volerlo fare: si è tolto dalla zona degli 11'250 punti, bene, ma saremmo più tranquilli se lo vedessimo salire almeno fino ai 12'000 punti.

La prossima settimana, il 10, non perdetevi l'appuntamento con la pubblicazione del CPI USA per il mese di maggio. Lo stanno aspettando, comprensibilmente,  un po' tutti. Fino a mercoledì quindi cerchiamo di essere prudenti: non dovrebbe essere difficile; domani la borsa CH è chiusa e martedì vedremo che aria tira.