Dopo un paio di mesi, dove abbiamo assistito ad una timida riduzione del PPI, per settembre ci siamo ritrovati a dover fare i conti con un ennesimo rialzo. Non grandi cose, ma sufficiente per inoculare il sospetto che anche il CPI potesse subire una simile sorte.
I sospetti diventano una triste realtà oggi pomeriggio alle 14:30 quando veniamo a sapere che l'inflazione americana, attesa all'8.1% (prec 8.3%), è risalita in zona 8.2%. Anche in questo caso nulla di veramente drammatico ma il fatto che il rincaro se ne sta appicciato a questi livelli non piace a nessuno.
Dobbiamo considerare che gli effetti del movimento tassi (in giù ed in su) sono a scoppio ritardato e questo è risaputo; ma oramai è da mesi che la FED si è mossa con decisione ma è sempre più evidente che rallentare questo treno in corsa è e sarà un'operazione complessa che richiederà più tempo del previsto...
...quano poi i governatori della FED hanno visto la core inflation (quella che si solito indagano con la lente di Sherlock Holmes...), possiamo solo immaginare il mal di pancia quando si sono accorti che il 6.6% è un livello che non si vedeva più da decenni! Altro che rallentamento!
La reazione dei mercati, soprattutto del reddito fisso, è stata immediata: il decennale americano (linea rossa) si è issato quasi al 4% mentre il due anni (in nero) sta andando nella direzione del 4.5%.
Vi rubiamo due minuti per dare un'occhiata alle due seguenti tabelle: la prima riporta le aspettative sui tassi prima (14:12) della pubblicazione del dato sull'inflazione:
guardate i tassi americani e svizzeri...
...e guardateli alle 14:36 dopo la pubblicazione: l'America sta oramai puntando al 5% ma anche la Svizzera non è da meno e malgrado la nostra inflazione sia sensibilmente minore a quella americana, siamo al 3.1%; evidentemente il mercato sta scontando un ulteriore aumento dei rendimenti anche nel nostro paese. Rimane comunque tra i due uno spread di circa 3 punti e mezzo che giustifica la reazione del dollaro:
Contro franco stiamo andando oltre la parità e se questa tendenza si manterrà anche nei prossimi giorni, come avevamo detto, probabilmente un po' di dollari andremo a comprarli.
Come spesso succede in questi casi (ma evitate di chiederci il perché...) i mercati azionari reagisco in maniera quasi isterica:
Prendiamo lo S&P500: apre con una perdita consistente di qualche centinaio di punti e poi, dopo un'oretta dall'apertura, inizia una fase di recupero delle perdite e alle 18:30 sta guadagnando l'1.39%... Che dire? Questa è materia per psicologi... ma di quelli bravi!
In situazioni di questo genere dove non sai bene il perché delle cose, tendiamo sempre a rifugiarci nella nostra beneamata analisi tecnica: è tutta la settimana che, per quanto riguarda lo SMI, stiamo tendendo d'occhio l'importantissimo supporto dei 10'000 punti (linea verde). Siamo dell'idea che non sarà facile andare sotto questo livello che effettivamente è pure un livello psicologicamente molto importante.
Oggi ci siamo andati vicini, ma anche noi abbiamo beneficiato di un bel rimbalzo che ha portato l'indice in chiusura a 10'227 punti. Bene così. Dovesse continuare a salire anche nei prossimi giorni, è probabile che si possa addirittura assistere allo sforamento delle resistenza dinamica (freccia verde) e avviare magari un nuovo trend rialzista; in fondo anche Ned Devis prevede una cosa simile... vedremo.
Se però dovessimo assistere ad uno sforamento verso il basso dei 10'000 punti (freccia rossa tratteggiata) saremo costretti a proteggerci in quanto il prossimo supporto convincente l'abbiamo individuato a 9'200 punti: significa che circa 8 punti percentuali andranno probabilmente ancora persi. (ci scusiamo per la qualità del grafico non eccezionale...)
Buona serata!
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