domenica 31 dicembre 2023

Appunti di fine anno

Non avevamo troppi dubbi sul fatto che l’anno finanziario si sarebbe chiuso a metà dicembre subito dopo le riunioni delle Banche Centrali. Da allora abbiamo tirato a campare fino ad oggi: un gran numero di operatori se n'è andato in vacanza, i volumi si sono quasi dimezzati e la scarsità di dati macroeconomici ha fatto il resto. A dire la verità qualche movimento piuttosto importante, del quale facciamo fatica a capirne la ratio, c’è stato: alludiamo al (eccessivo?) rafforzamento del franco svizzero praticamente contro tutte le valute: capofila dei perdenti da inizio anno tra le monete che contano... il dollaro americano! 

Per questi ultimi Appunti dell’anno avevamo pensato di passare semplicemente in rassegna quanto accaduto alle principali asset classes accompagnate da brevi commenti là dove sono necessari. Il resoconto servirà da base di partenza per le nostre riflessioni su quanto potrà accadere nel 2024 e che pubblicheremo nei prossimi post. 

Diremmo di iniziare dal comparto azionario:



Salta subito all'occhio la performance del mercato americano e quel +44.22% del Nasdaq non ce lo scorderemo per un bel pezzo!  Buona anche la performance del più importante indice al mondo: lo S&P500 si è mosso al rialzo del 24.58% recuperando in gran parte le perdite subite nel 2022.  Va comunque sottolineato che i Magnifici 7, spinti dalle enormi aspettative che circondano il mondo dell'Intelligenza Artificiale,  hanno giocato un ruolo fondamentale e senza il loro apporto i restanti 493 titoli dell'indice avrebbero consegnato una performance dell'8% circa, buona ma non buonissima...

In Europa brilla la performance del mercato Italiano e del suo indice quel FTSE MIB che, imbottito di titoli bancari, ha saputo approfittare del buon momento del settore. In generale l'Europa archivia un anno con una performance attorno al 20%. Deludenti le performance di Inghilterra e Svizzera: se della prima poco ci importa, non possiamo dire la stessa cosa per la borsa di casa nostra che è stata zavorrata da Lonza: -21.70%; Roche : -15.83% e Nestlé: -8.99%. Bene per contro la performance di UBS (miglior titolo dello SMI con un +53.75%), Holcim: +43.87 e Partners Group: +48.51%.

In Asia salta all'occhio il risultato del Nikkei, che grazie alla debolezza dello yen,  ha saputo mettere a segno un + 28.24%. Male, ma non è una sorpresa, il mercato cinese che chiude l'anno con un pesante segno meno. Non vi nascondiamo che ci stiamo risintonizzando con questi mercati e ne parleremo più diffusamente nei prossimi post.

Ma proviamo ad osservare le performance degli indici tenendo conto delle fluttuazioni valutarie che spesso sottovalutiamo.  L'ultima colonna a destra riporta la performance dell'indice aggiustata per le fluttuazioni del cambio contro chf ed euro.

Per chi pensa in chf:


La forza (eccessiva!) della moneta svizzera come vedete ha portato a dei ridimensionamenti delle performances annuali di non poco conto,  anche se crediamo che il franco non potrà continuare ad irrobustirsi con l'ampiezza e la velocità che abbiamo visto in questi ultimi 10 giorni...


Per chi invece ha l'abitudine di pensare in euro...


...gli scostamenti sono piuttosto contenuti fatto salvo per lo SMI che, non brillando di suo, l'ha fatto indirettamente grazie alla forza della moneta svizzera che gli ha permesso di superare il 10%. Discorso opposto per il Nikkei che, a causa della debolezza dello yen, praticamente dimezza il suo brillante risultato (dal +28.24 ad un più modesto + 15.01%). 


In molti ci stanno chiedendo come vediamo il 2024 da un punto di vista azionario: salire ogni anno del 15-20% non è possibile... per il momento vogliamo solo dire che siamo moderatamente positivi e per oggi vi spieghiamo il perché , anche se solo parzialmente, gettando un rapido sguardo ai soliti grafici:


Lo S&P500 è ad un passo dai massimi storici senza per il momento riuscire ad andare oltre. Avrebbe bisogno di una bella scarica di positività che potrebbe arrivare da utili in netta crescita ma con un soft landing in arrivo non sarà facile vedere i guadagni salire con una tale decisione da far decollare nuovamente l'indice. Tecnicamente è sempre in ipercomprato e necessita di una correzione prima di ripartire...


Discorso simile anche per il Nasdaq anche se dai massimi storici è ancora lontano... Saremmo stupiti nel veder crescere i Magnifici 7 con la stessa virulenza con la quale sono saliti nel 2023*. Senza di loro anche il Nasdaq avrebbe brillato decisamente di meno. All'orizzonte qualche problema giuridico l'Intelligenza Artificiale lo sta creando... Potrebbe essere un freno allo sviluppo di questa tecnologia? Ne dubitiamo. Comunque qualche corposa multa per violazione dei copyright  in concomitanza con i tentativi di regolare il settore potrebbero in effetti raffreddare un pochino gli entusiasmi.

* Apple: +48%; Microsoft: +53;% Alphabet: + 46%; Amazon: +71%; Nvidia: + 213%; Tesla: +101%; Meta: +156%



L'Eurostooxx50 è inchiodato da 2 settimane attorno ai 4'500 punti restando in ipercomprato e ci resterà fino a quando avrà finito di spostarsi lateralmente. Sembra anche voler uscire dal canale ascendente (tratteggiato) e porre fine al trend rialzista che in effetti non poteva durare ancora a lungo considerata la ripidità della salita; una pausa è più che benefica e non ci resta che attendere le prime sedute dell'anno nuovo per vedere che aria tira... con un P/E di 14 comunque non sembra essere troppo caro, anzi... 




Il 2023 non è certo stato l'anno d'oro della borsa svizzera... Al mese di marzo ci aveva illuso che anche lei potesse seguire il recupero degli altri mercati ma da giugno in poi il trend a breve è girato e ad ottobre, caso unico in Europa,  ce la siamo ritrovata addirittura in negativo. Ha trovato la forza di reagire solo quando ha impattato il supporto dei 10'300 punti.

Comunque sia anche la borsa svizzera si è trascinata stancamente nelle ultime sedute dell'anno e sta cercando disperatamene di non uscire dal canale ascendente avviatosi alla metà di ottobre. Di certo la forza del franco non aiuta proprio per nulla e a questo punto non saremmo sorpresi più di tanto se la BNS, improvvisamente, decidesse di tagliare i tassi nelle prime settimane dell'anno... ovviamente questa è più una speranza che una certezza e quindi prendetela come un'amenità di fine anno, ma in effetti se il franco non si decide a perdere un po' del suo valore proprio positivissimi non possiamo essere. Qualcuno dice che la misera performance del 2023 lascerebbe aperta la porta per un recupero più convincente di quello fatto fino ad oggi: può essere,  ma bisogna che prima qualcuno si accorga che anche noi trattiamo a solo 14 volte gli utili dello SMI.

***

Il mondo del reddito fisso anche quest'anno non è stato facilissimo da gestire. Dopo il notevole rialzo dei rendimenti del 2022, non si pensava che nel 2023 la tendenza a salire sarebbe continuata per una buona parte dell'anno raggiungendo rendimenti che nessuno aveva messo in conto; chi ha cercato di combattere la FED e/o la BCE si è fatto male. Le cose sono migliorate solo a partire dalla fine di ottobre quando tra gli investitori è maturata la convinzione che le Banche Centrali, rassicurate dalla notevole e rapida riduzione dell'inflazione,  avrebbero presto abbandonato la politica dei tassi al rialzo; a quel punto si sono aperte le scommesse su quando arriveranno i primi tagli nel 2024.  La conseguente rapida discesa dei rendimenti è stato un vero toccasana per le obbligazioni che finalmente hanno potuto iniziare a recuperare le ingenti perdite subite l'anno precedente.


In pochi avevano scommesso che Powell avrebbe spinto il tasso dei Fed Funds tra il 5.25 e il 5.5% ma così è stato e la curva dei rendimenti non ha fatto altro che adeguarsi. Comunque, se ci si poteva aspettare una resa sopra il 5% per le durate brevi (in rosso il TB 2 anni), vedere il decennale sfiorare il 5% non è stato proprio un bel momento. Fortuna vuole che è durato poco e subito dopo si è innescata la discesa. Ad oggi il tasso a 10 anni è tornato sotto il 4% e difficilmente risalirà. Insomma ci vorrebbe una inattesa recrudescenza dell'inflazione per vederlo ripartire al rialzo.



L'indice obbligazionario total return delle obbligazioni investment grade in dollari, dopo aver nicchiato per quasi tutto l'anno, chiude il 2023 con un aumento dell'8.52%. Circa metà della perdita del 2022 è stata recuperata.




Anche la BCE è stata costretta a portare il tasso di riferimento al 4% e per fortuna i rendimenti del Bund tedesco non sono saliti fin lassù ma si sono fermati un'ottantina di basis points prima. Poi, verso settembre, hanno iniziato il loro percorso discendente...


... che ha rimesso in moto gli acquisti delle obbligazioni in euro che dovrebbe persistere anche nel 2024. Pure l'indice total return delle obbligazioni in euro ha chiuso l'anno con un rialzo del 7.19%.



Anche la Banca Nazionale Svizzera ha portato il suo tasso di riferimento all1.75% e i rendimenti delle obbligazioni della Confederazione si sono adeguati alla situazione: già lo scorso anno le rese da negative (-0.75%)  sono salite oltre il punto e mezzo per poi iniziare un percorso laterale iniziando a scendere solo verso la fine di ottobre. Come detto non saremmo completamente presi in contropiede se la BNS, prima fra tutte le Banche Centrali europee ad aumentare a sorpresa i tassi,  decidesse piuttosto rapidamente di tagliare il costo del denaro al fine di riportare il franco svizzero ad essere quotato in modo più ragionevole.

***

Già che stiamo parlando di franco svizzero ve lo mostriamo contro il dollaro:


Ad inizio anno la parità tra le due monete era situata attorno ai 0.93 centesimi e 365 giorni dopo la medesima parità ce la ritroviamo a 0.84 centesimi. Alzino la mano coloro che l'avevano previsto... nessun dubbio sul fatto che di mani alzate ne vediamo poche. Francamente non è facile comprendere da dove arriva tutta la forza del franco... 
I cambisti parlano del differenziale dei tassi tra le due monete che sono destinati a ridursi favorendo il franco; gli analisti tecnici sottolineano come il death cross delle medie mobili (frecci rossa) abbia accentuato il trend ribassista; gli economisti tirano in ballo le teoria della parità del potere d'acquisto... Noi pensiamo che sia una delle conseguenze della montagna di debiti che gli americani hanno accumulato durante il covid...
Fatto sta che da inizio anno la perdita di valore del dollaro contro la nostra moneta ha quasi raggiunto il 10%... e stiamo parlando del dollaro americano e non di una moneta di un paese in via di sviluppo!
A questo punto al situazione la può raddrizzare solo la nostra Banca Nazionale tagliando i tassi oppure a brevissimo termine quando qualcuno che si accorgerà che l'RSI di dollaro/chf a 14 giorni è a 20.48 (!) e gli verrà la voglia di comprare un po' di dollari...


Anche euro/franco comunque non sembra essere messo benissimo:



E' dalla sua creazione che l'euro sta soffrendo contro chf... in molti ce lo ricordiamo quanto ci voleva quasi 1.60 fr per comprare 1 euro... venerdì erano sufficienti 0.928 centesimi. Quello che comunque sorprende è stato il movimento degli ultimi giorni che, come già sottolineato, non riusciamo a spiegarci. Capiamo invece perfettamente cosa significa una perdita di valore del 6.53% che farà felici coloro che posseggono franchi e pensano in euro... Di sicuro a non esser troppo contenti sono gli esportatori svizzeri che,  per quanto siano flessibili e abituati alle bizze dell'euro,  un simile rafforzamento del franco non sarà facile da gestire. Speriamo che la Banca Nazionale Svizzera abbia orecchie per intendere...



Fino ad ora abbiamo sempre parlato della forza del franco svizzero ma forse bisognerebbe mettere maggiormente l'accento sulla debolezza del dollaro americano, dollaro che nel 2024 si è indebolito di un 3% persino contro la valuta europea. Per il momento comunque le due monete si stanno spostando lateralmente all'interno di un canale piuttoso ampio (1.05-1.11) che sta diventando sempre più evidente. Saremo venditori di dollari contro euro solo quando il livello di 1.11 sarà superato con decisone.

***

Bene, siamo consapevoli che parlare di finanza può essere noioso, anzi lo è!  La noia poi si può addirittura trasformare in frustrazione quando le cose non girano come vorremmo e si desidererebbe fare altro... Succede anche a noi, ma il sapere che siete in tanti che ci spronate a scrivere è un grande antidoto che ci impedisce di soccombere alla tentazione di girare la testa dall'altra parte quando le cose si fanno scomode. Di questo vi siamo grati! Adesso ci prendiamo qualche giorno per tirare il fiato...

Arrivederci nel 2024! Tanti auguri di Buon Anno!!


Nessun commento:

Posta un commento