domenica 3 dicembre 2023

Nuovi trend confermati

 C'eravamo lasciati domenica 12 novembre con una domanda in sospeso non del tutto scontata. Infatti ci stavamo chiedendo se, per le borse di mezzo mondo, il trend ribassista stava cambiando direzione.  In effetti avevamo evidenziato dei movimenti rialzisti che avevano portato alla rottura di alcune  resistenze che a loro volta lasciavano intravvedere  l'avvio di un nuovo trend. Il condizionale era comunque d'obbligo in quanto il superamento di queste resistenze era solo accennato e necessitava di un lavoro di rifinitura per poter essere definitivamente convalidato. 

Due settimane dopo, come vedremo più tardi, possiamo essere più precisi e confermare che effettivamente la nostra intuizione era corretta,  tanto da avvalorare l'idea che potremmo anche trovarci confrontati con un classico rally di fine anno alimentato da una serie di dati macro economici di recente pubblicazione. Dati che andiamo sommariamente qui sotto ad elencare in quanto sono tutti a sostegno, non solo di un possibile trend rialzista, ma supportano pure quello che sembra essere lo scenario economico più probabile per il 2024.

Infatti, ridotto all'osso (riprenderemo l'argomento fra qualche settimana), le previsioni più accreditate per l'anno 2024 in ambito macroeconomico,  tendono ad escludere una severa recessione sostituendola con uno scenario da "soft landing" spalleggiato da una disinflazione che apre la strada ad una riduzione dei tassi verosimilmente a partire dalla seconda metà dell'anno nuovo.

Ma veniamo ai dati più significativi delle ultime 2 settimane:

Il 14.11  l'inflazione americana yoy per il mese di ottobre scende al 3.2% (Attesa: 3.3%; precedente: 3.7%); anche quella core scende al 4% (attesa: 4.1%; precedente: 4.1%) confermando un trend ribassista che sta durando da mesi a dimostrazione che la cura da cavallo della FED sta funzionando. 

Anche in Europa rimaniamo piacevolmente sorpresi dalla pubblicazione, il 14.11,  dello ZEW tedesco per il mese di novembre: 9.8 (atteso: 5.0; precedente: -1.1). Lo ZEW dell'eurozona per novembre si attesta al 13.8 (Atteso: n.a.; precedente: 2.3). Rammentiamo che l'indice ZEW fornisce delle preziose indicazioni sulle aspettative dell'economia tedesca e dell'area euro. Sorprende in positivo quello tedesco,  soprattutto se pensiamo alle difficoltà che sta vivendo la sua economia. Potremmo anche interpretarlo come un segnale anticipatore che ci suggerisce che anche per la più importante economia europea c'è un po' di luce in fondo al tunnel... 

Il 15:11 i prezzi alla produzione yoy, sempre negli USA,  scendono ad ottobre all'1.3% (precedente: 2.2%) ed anche in questo caso il dato farà piacere alla FED in quanto decisamente anti inflazionistico.

Anche gli US retail sales di ottobre pubblicati il 15.11 sono al ribasso: -0.1% (atteso: -0.2%; precedente: 0.9%)... insomma si consuma un pochino di meno per il giovamento dell'inflazione.

Ma i dati che più contribuiscono a movimentare i mercato negli ultimi giorni del mese di novembre sono quelli riferiti all'inflazione europea: nell'area euro si continua a scendere ed il termometro si ferma  a quota 2.4% (atteso: 2.8%; precedente: 2.9%; a settembre era ancora al 4.3%... una bella frenata!) mentre per i singoli Stati segnaliamo, sempre per novembre, un'inflazione al 3.2% per la Germania (atteso: 3.5; precedente: 3.8%) e al 3.4% per la Francia (atteso: 3.7%; precedente: 4.0%). 

Come vedremo,  sono tutti numeri che hanno subito messo in moto la macchina delle speculazioni riguardanti i possibili tagli ai tassi di interesse per il 2024. 

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E' fuor di dubbio che la cura delle Banche Centrali,  impegnate da mesi a lottare contro il ritorno dell'inflazione che a questi livelli - vi ricordate il 10 e rotti % dello scorso anno?-   non si vedeva da quasi quarant'anni, sta funzionando.  In effetti tutto torna: i manuali di economia insegnano che ci vogliono circa dai 12 ai 18 mesi prima che, grazie all'aumento del costo del denaro, si possa osservare un impatto significativo sull'economia e sui comportamenti degli attori economici. E' quello che sta accadendo in queste ultime settimane quale logica conseguenza dei primi rialzi dei tassi messi a segno nel marzo 2022. 

Ci aspettiamo quindi che le Banche Centrali, in primis la BCE e la FED, evitino di aumentare ulteriormente il costo del denaro lasciando fare il lavoro sporco al rallentamento della macchina economica che avrà quale conseguenza un naturale raffreddamento del rincaro. 

Comunque, per averne la certezza, dovremo aspettare la prossime riunioni:  quella della FED è prevista per il 13.12 (dot plot a seguire); per il 14.12 quelle di BCE, BoE e BNS ed il 19.12 sarà il turno della BoJ. 

Nel frattempo venerdì 1 dicembre Powell, visto l'aria che tira a proposito di eventuali tagli ai tassi per il 2024,  si è prodigato a gettare acqua su fuoco nel tentativo di calmare gli entusiasmi: infatti si è dato da fare per farci sapere che per il momento di ribassi in vista non ve ne sono; anzi, rimane vigile e se fosse il caso i tassi saliranno ancora... 

Come ha finito di parlare il Dow è salito di 200 punti... Strana reazione ma è probabile che il mercato pensi che Powell stia bluffando e forse questa volta ha ragione... anche al mantra del "higher for longer" si inizia a credere (sempre) meno. Nel frattempo si fa strada con una certa convinzione l'idea che i tassi, probabilmente nella seconda metà dell'anno nuovo, saranno distinati a scendere. 

Ma vediamo come il mercato sta "prezzando" questo scenario.

L'ultima volta che abbiamo fatto questo esercizio, era il 4 di novembre,  gli investitori si aspettavano per la fine del 2024 una riduzione dei tassi di 54 bps in America (2 tagli); 76 bps in Europa (3 tagli) e 35 bps in CH (1 taglio e mezzo).



A distanza di un mese le attese per i prossimi 365 giorni sono notevolmente mutate: in USA si aspettano riduzioni per 98 bps (4 tagli); in Europa sono attesi 106 bps in meno (pure 4 tagli) ed in CH la riduzione attesa è di 51 bps (2 tagli). 

(Piccola riflessione ad alta voce che approfondiremo nei prossimi post: come vedete gli scenari mutano molto rapidamente, tanto che oramai fare previsioni sta diventando una mission impossible; intuite anche voi che non si può cambiare strategia ogni 3/4 settimane... E' un aspetto sul quale stiamo ragionando e vi faremo partecipi delle nostre osservazioni).



Sulla scorta di questo scenario,  questa volta i compratori si sono fatti vedere ed hanno iniziato ad acquistare reddito fisso con una certa decisione, tanto da spedire al ribasso anche i rendimenti dei Treasury a  2 e 10 anni. Per il momento bene così. Poi vedremo cosa succederà ai rendimenti quando il Tesoro dovrà trovare degli investitori per rifinanziare il suo astronomico debito... 


Molto interessante, e fa del bene alle gestioni meno aggressive orientate al reddito fisso, il movimento dell'indice obbligazionario total return in $ elaborato da Bloomberg: in poco meno di un mese  è salito del 4.35% a testimonianza che il mercato crede che i tassi scenderanno... Non diciamo ancora che hanno ragione, ma nel frattempo stanno comprando obbligazioni con una certa decisione e questo è un dato di fatto. 

... pure in Europa ci si sta muovendo verso l'obbligazionario, come testimonia l'evidente riduzione dei rendimenti dei Bund a 2 e 10y...


...movimento che fa un gran bene al reddito fisso europeo, come dimostra l'indice obbligazionario total return in euro anch'esso elaborato da Bloomberg che in 30 giorni è salito del 2.33%. Bene così.

***

E' arrivato il momento di vedere che aria tira sui mercati azionari.


La temperatura del Vix è scesa in zona 12 a significare che di grosse preoccupazioni il mercato non se ne sta facendo: questo ci tranquillizza... Le guerre non sembrano inquietare più di tanto ed altri possibili fattori di disturbo, quale ad esempio le elezioni americane del prossimo anno,  sono ancora troppo lontani per generare apprensione. Godiamoci questo momento...


Anche il Put-call ratio sembra suggerire che per il momento si può stare tranquilli: è tornato in prossimità dello 0.5 a significare uno stato di calma relativa. In sostanza, un po' ridotto all'osso,  significa che gli investitori, non percependo un rischio immediato, stanno comprando meno contratti assicurativi contro i movimenti ribassisti. 

Gli investitori sembrano quindi tranquilli: evidentemente un'inflazione sotto controllo piace ed i possibili allentamenti monetari attesi per il 2024 piacciono ancor di più! Risultato: dal 12 novembre, i mercati che seguiamo con maggior assiduità, hanno messo a segno una performance di tutto rispetto:

  • S&P 500      : +9.03%
  • Nasdaq        : + 4.84%
  • Eurostoxx50: +5.83%
  • Smi              : + 3.09%
Per il momento noi teniamo le posizioni azionarie ed inseriremo qualche nuova azione solo se il buon senso e la qualità della società e dei suoi utili futuri ci suggeriscono che è una operazione che va fatta. Protezioni via short future sugli indici sono sempre possibili ma non sono urgenti; vediamo cosa succede la prossima settimana...



Lo S&P500 (+19.67% ytd) ha in effetti incontrato la sua resistenza dinamica (linea rossa) un paio di settimane fa. Avevamo già intercettato la rottura di questa resistenza (vedi freccia blu) avvenuta con volumi al rialzo (ottimo segnale) ma ci sono voluti diversi giorni e dei rialzi a seguire di qualche punto percentuale per avere la certezza del cambio del trend. 
Oggi è evidente che il movimento in atto ha permesso allo SPX di superare addirittura quota 4500 che per diversi mesi, se ben vi ricordate, era un livello che ci ha fatto dannare l'anima. Da come si stanno mettendo le cose non è escluso che si possa anche tentare di andare a vedere i record storici del 2021 che si situano attorno ai 4750 punti,  ma forse questo è un obiettivo che vedremo ( o forse no...) solo durante il 2024. Si concludesse l'anno a questi livelli sarebbe già, come si dice oggi, tanta roba.
Attenzione al RSI che ci avvisa che questo indice è in chiaro ipercomprato (cerchio rosso) e quindi le prese di profitto sono sempre in agguato.  


Oramai l'amico Ned Davis non finisce più di stupirci e non vi nascondiamo che siamo veramente molto curiosi di vedere cosa diranno i suoi algoritmi per il 2024... sarà un anno elettorale e le sorprese possono essere dietro l'angolo. La nuova elaborazione del ciclo composito per il 2024 sarà a disposizione solo a 2024 avviato...


Anche l'indice Nasdaq (+36.67% ytd) è riuscito ad uscire dal canale discendente (freccia blu) dove si era infilato a partire dalla metà del 2023. Si è issato a 14'300 punti rompendo di slancio la resistenza dei 14'000 punti e l'esperieza ci dice che "lo slancio è destinato a generare altro slancio" almeno fino alla fine dell'anno... Ma potrebbero accadere nel frattempo un paio di cose: a) la più probabile: un ritracciamento fino ai 14'000 punti (la resistenza che, una volta superata, diventa supporto) per poi ripartire (vedi freccia verde); b) un tentativo di andare a coprire il gap rialzista che si è creato in prossimità della freccia blu:  vorrebbe dire ritornare sotto i 14'000 punti e con ogni probabilità  dire addio al rally natalizio...
Anche per il Nasdaq attenzione alle prese di profitto che si possono generare considerato che l'RSI è in ipercomprato... Comunque se c'è la conferma dell'ipotesi a) potrebbe essere una occasione per rimpolpare alcune posizioni.



Anche l'Eurostoxx50 (+16.47% ytd) è reduce da una performance di tutto rispetto: è riuscito a superare i 4200 punti con una certa facilità ed ora si ritrova alle prese con una vecchia conoscenza, quella resistenza posta a 4400 punti che è stata la sua bestia nera per buona parte dell'anno. Se, come sembra, riuscirà finalmente ad issarsi con convinzione sopra i 4400 punti, tecnicamente sarebbe un significativo segnale d'acquisto...  Occhio comunque all'ipercomprato (cerchio rosso).

Ammettiamolo, anche il nostro SMI (+1.47%) ce la sta mettendo tutta per tentare un recupero e dalla metà di ottobre si è infilato in un canale ascendente (due linee tratteggiate) che lascia aperta una porta alla speranza. Dobbiamo ammettere che la pendenza di questo canale non ci dispiace: è meno accentuata di quella dei suoi corrispettivi europei ed americani ma è nel contempo una garanzia di sviluppo maggiormente armonico che potrebbe metterci al riparo da correzioni troppo violente. 
Di strada da fare ne abbiamo ancora tanta e un paio di colpi di mano potrebbero arrivare dalla decisione della BNS del 14 di dicembre e da un risveglio, come sembra essere il caso, del titolo Roche che tanto ci ha fatto penare quest'anno...
Bene i volumi, finalmente in rialzo,  a segnalare che il nostro mercato non è morto; un po' meno bene il segnale di ipercomprato che arriva dal RSI che potrebbe sfociare in una qualche presa di profitto.

***

Non possiamo esimerci dal fornire anche qualche indicazione riguardante i rapporti di cambio.

Va da sé che una riduzione dei tassi può causare del movimento non trascurabile in ambito valutario.
Se si avvererà quanto atteso dal mercato, ovverosia diversi tagli ai tassi nel 2024, non dovrebbe succedere un granché alla parità Euro/dollaro, in quanto la riduzione di un centinaio di basis points è scontata per ambedue le monete.
Diversa la situazione contro Franco svizzero che,  con una riduzione prevista di soli 50 bps, potrebbe tornare a rafforzarsi. Cosa che sta già facendo in questi giorni.


Subito dopo la pubblicazione del dato sull'inflazione americana del 14 di novembre la reazione di dollaro/chf è stata immediata. L'idea che i tassi abbiano raggiunto il loro apice si è subito materializzata ed i 4 tagli al costo del denaro ipotizzati dal mercato per il 2024 ha innescato un movimento ribassista che si è manifestato con la rottura del supporto dinamico e la perforazione al ribasso di praticamente tutte e tre le medie mobili... diciamo che ci siamo trovati confrontati con un netto segnale ribassista che sta probabilmente trainando questa parità nelle prossime settimane verso lo 0.86-0.855
Probabile comunque un rimbalzo di cortissimo periodo considerato il netto stato di ipervenduto (cerchio verde): vedremo di quale ampiezza e sopratutto se sarà in grado di modificare un po' questo trend. Ciò non toglie che da inizio anno la valuta americana ha perso contro chf il 5.5% compensata comunque da una resa attorno al 5%... per il momento non un grande affare...




Euro/chf per il momento si sta tenendo entro i limiti del canale orizzontale nel quale si è infilata la valuta europea a partire dal mese di luglio. Purtroppo non siamo tranquilli (ovviamente dipende dalla vostra valuta di riferimento: se è l'euro,  allora il rafforzamento del chf  lo salutiamo con piacere): i dati sull'inflazione europea, che sta puntando verso l'obiettivo programmato dalla BCE,  ha dato il colpo di grazia all'euro che in un paio di giorni ha perso più di 100 basis points e come non bastasse ha forato al ribasso sia la media mobile dei 100 che dei 50 giorni... non un bel segnale !




La debolezza del dollaro si stava  palesando da un po' anche contro euro per i medesimi motivi che hanno portato al rafforamento del chf. I dati sull'inflazione del nostro continente hanno innescato qualche presa di profitto alimentata anche dallo stato di ipercomprato che lasciava aperta la strada a delle correzioni. Riteniamo comunque che lo spostamento di questa parità seguirà, anche per il 2024,  una logica laterale con bande di oscillazione piuttosto ampie comprese tra 1.11 e 1.05.


 

Due parole sull'oro, che in questi giorni è tornato in prossimità dei massimi storici (linea rossa), bisogna spenderle. Di norma l'oro, bene rifugio per eccellenza, viene acquistato (soprattutto in forma fisica)  da coloro che si sentono poco tranquilli: geo-politicamente parlando di situazioni delicate in giro per il mondo ve ne sono a bizzeffe e solo questo basterebbe a spiegare il recente movimento rialzista.

Sappiamo anche che un'attività di accumulo del metallo giallo da parte di alcune banche centrali (russa e cinese in primis) sta continuando inesorabilmente. Ma questi acquisti spiegano solo in parte l'aumento della quotazione.

Piu probabile che l'oro stia reagendo allo scenario che prevede per il 2024, come abbiamo visto,  una riduzione dei tassi di interesse sul dollaro che sta già generando una svalutazione della moneta americana. La correlazione inversa tra la quotazione dell'oro e l'andamento del dollaro è una tra le più significative in ambito finanziario e nelle ultime settimane ce ne sta dando la prova.

Tecnicamente parlando non possiamo non rimarcare quanto sta succedendo a livello di medie mobili: se cliccate sul grafico per una miglior visione, osserverete che in prossimità della freccia rossa la media mobile a 50 giorni (in viola) sta forando al rialzo sia quella verde dei 100 giorni che quella blu dei 200. Per gli analisti tecnici questo è un prezioso "golden cross" che conferma come la tendenza a breve termine è al rialzo. Non ci stupiremmo affatto se nelle prossime settimane il metallo giallo metterà a segno nuovi record storici (il più probabile, in quanto da lungo atteso, il raggiungimento dei 2100 $ per oncia).


Bene, fermiamoci qui. Buona domenica a tutti!



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