Eravamo molto curiosi di vedere dove i mercati sarebbero andati ad attingere le loro energie per continuare a crescere e prolungare, almeno per un po' ancora, un trend che non accenna a cambiar direzione.
La pubblicazione dei dati societari dell'ultimo trimestre 2023 non sono andati male (+10%), tutt'altro!, ma siamo agli sgoccioli e non possiamo aspettarci più di tanto. I tassi di riferimento sono ancora al loro posto ma comunque il mercato si è convinto che è solo una questione di tempo e prima o poi scenderanno. Quindi gli investitori si sono portati avanti con i lavori in attesa che le banche centrali facciano il loro dovere ma fino ad allora, oramai, più di tanto non possono più fare. L'annunciato shutdown dell'amministrazione americana è un teatrino infinito che non fa più paura a nessuno. Infatti sappiamo già come andrà a finire, bene!, anche perché non esistono e non si possono permettere altre alternative; anche i mercati lo sanno...
Insomma gratta gratta di buone motivazioni non ce ne vengono in mente molte altre e allora ci siamo fatti aiutare da qualche lettura e vi riportiamo degli spunti utili per alcune riflessioni:
- Uno studio di UBS mette in risalto che l'impiego dell'Intelligenza Artificiale già quest'anno può mettere in moto un meccanismo che migliorerà l'efficienza e la redditività di un buon numero di società presenti nello S&P500. La banca stima che questi miglioramenti si tradurranno in una spinta per l'indice in questione quantificabile in una salita del 20%... se pensiamo a quanto di norma sono prudenti gli analisti di UBS per sbilanciarsi in questo modo devono essere non solo sicuri, di più! Una performance del 20% nel 2024 sarebbe eccellente, noi saremmo appagati anche con un modesto, si fa per dire, 10%. Da inizio anno siamo già saliti del 7.70% e vi rammentiamo che il modello di Ned Davis si accontenta di qualche cosa attorno al 5% che dovrebbe riportarci tutti con i piedi ben piantati per terra.
- I numeri trimestrali sono senza dubbio importantissimi ma ultimamente i mercati sembrano più proni a muoversi soppesando con attenzione le parole con le quali i CEO e CFO delle società quotate disegnano gli scenari futuri. Scenari che a quanto pare sono piuttosto rosei come venerdì ha ben sottolineato N. Jasinski di Barron's: "i dirigenti di tutti i settori hanno parlato di una forte domanda per i loro prodotti e servizi, di catene di approvvigionamento e livelli di scorte ancora in miglioramento e di pressioni inflazionistiche in diminuzione. L'atmosfera generale delle previsioni delle aziende per il 2024 è stata di un cauto ottimismo." Gli analisti di Wall Street quantificano questo cauto ottimismo in una accelerazione della crescita degli utili per il 2024 pari al 9%. Sarebbe bello e le borse americane (ma non solo...) sembrano crederci.
- Tecnicamente parlando un mercato può per un certo periodo, anche in assenza di notizie particolarmente significative, muoversi per inerzia sfruttando la spinta che deriva da un orientamento saldamente rialzista che induce l'investitore a mantenere, se non addirittura ad incrementare, i propri investimenti per la semplice paura di "perdere delle occasioni". In inglese si parla di "fear of missing out (FOMO)" e purtroppo non sempre la FOMO è positivamente connotata in quanto può portare ad assumere decisioni irrazionali che spesso sfociano nei famosi comportamenti simili a quelli di un gregge di pecore e che una certa consuetudine ci rammenta che sono il preludio delle prese di beneficio a piene mani. In questi casi per coloro che sono entrati nel mercato in netto ritardo, purtroppo, non è previsto alcun happy end...
27.02.24
- Ordini di beni durevoli gennaio: -6.1% (atteso: -5%; precedente: -0.3%)
- Consumer confidence febbraio: 106.7 (atteso: 115.1; precedente: 110.9)
Se gli ordini di beni durevoli per gennaio è al ribasso è relativamente normale soprattutto pensando a quelli di dicembre che notoriamente è un mese dove le festività inducono ad aumentare gli acquisti di questo genere. Più preoccupante l'inatteso calo della fiducia dei consumatori che in effetti contrasta, come abbiamo visto, con i toni (molto) positivi dei CEO e dei CFO delle aziende... Una discrepanza che fa riflettere.
28.02.24
- PIL (prima revisione) Q4: 3.2% (atteso: 3.3%; precedente: 3.3%)
- Nuove richieste disoccupazione 24 febbraio: 215k (atteso: 210k; precedente: 202k)
- Reddito personale gennaio: 1% (atteso: 0.3%; precedente: 0.3%)
- Spesa personale gennaio: 0.2% (atteso: 0.2%; precedente: 0.7%)
- PCE (yoy): 2.4% (atteso: 2.4%; precedente: 2.6%)
- Core PCE (yoy): 2.8% (atteso: 2.8%; precedente: 2.9%)
Indubbiamente il dato più atteso era quello riguardante il Personal Consumption Expenditures (PCE) che è il più importante indicatore per valutare i modelli di spesa e la relativa inflazione americana. Se siete degli affezionati lettori di Fugnoli (Il Rosso e il Nero) vi sarete accorti che al Nostro il PCE non piace più di tanto in quanto è stato realizzato per produrre un numero che guarda caso è sempre più basso del classico CPI, sarà, ma a noi più che il numero interessa il trend dell'inflazione che con qualsiasi metodo lo si calcoli risulta comunque al ribasso. Sicuramente il dato sarà piaciuto alla FED ma di certo è stato apprezzato dagli acquirenti di treasury che tra giovedì e venerdì si sono dati da fare:
In due giorni i rendimenti del decennale (in nero) e del 2 anni (in rosso) sono scesi di una ventina di basis points per la soddisfazione, come vedremo dopo, anche di chi investe in borsa o detiene metalli preziosi.
- Indice Prezzi Consumo annuale (feb): 2.6% (atteso: 2.5%; precedente: 2.8%)
Chi la dura la vince! ci verrebbe voglia di dire. Finalmente il Nasdaq (+8.42% ytd) è riuscito a battere sé stesso ed ha segnato, superando quello vecchio per una manciata di punti, un nuovo record storico ed è l'unica novità di rilievo. Per il resto potete fare un copia-incolla del commento fatto per l'SPX.
Abbiamo chiesto a ChatGPT come si fa a togliere il malocchio e l'applicazione diligentemente ci ha risposto: per prima cosa è fondamentale "notare che il malocchio è spesso considerato una superstizione e non ha fondamenti scientifici". Per fortuna diciamo noi! Figuriamoci i danni se fosse una scienza esatta... Per togliere il malocchio "bisogna quindi far ricorso a pratiche basate su credenze o tradizioni popolari". A tal proposito il campionario è piuttosto ben fornito e variegato e si va dal "rituale con acqua e sale, alla fumigazione con erbe aromatiche intercalate da preghiere ed incantesimi. Amuleti e oggetti di protezione possono aiutare." Insomma, non sappiamo più che pesci pigliare quando si tratta di parlare del nostro indice che quest'anno ne ha già viste di tutti i colori: a gennaio Logitech, l'unico tecnologico che abbiamo nello SMI (+3.20% ytd), a causa di un outlook poco promettente perde oltre il 10%, Roche e Nestlé fanno a gara a chi più aumenta il saldo negativo che si trascinano dallo scorso anno, venerdì ci si mette pure Kuene+Nagel a fare le bizze e chiude con un -13.54%... e siamo solo agli inizi di marzo!
Anche il dollaro sembra voler continuare a rafforzarsi contro chf: era già riuscito ad andare oltre la resistenza statica posta a 0.8850 ma poi venerdì, probabilmente a causa della riduzione del suo rendimento, ha chiuso la settimana leggermente sotto (0.8834). Siamo curiosi di vedere se a) l'erosione del rendimento dei Treasury continuerà anche la prossima settimana e se cosi sarà b) vedere se il dollaro/franco sarà ricacciato di nuovo dentro il canale discendente (due linee rosse). Insomma, tecnicamente parlando siamo in una fase delicata.
L'euro si è pure leggermente apprezzato contro dollaro e per il momento sta pasticciando con le medie mobili: quella dei 50 giorni (linea viola) fa un po' da tappo e se non si riesce ad andare oltre per il momento possiamo confermare il movimento laterale.
Partiamo da una considerazione abbastanza scontata: con i rendimenti dei Treasury a questi livelli (dal 4.31% del decennale all'oltre 5% delle scadenze mensili) l'oro non dovrebbe trovarsi a questi livelli o per lo meno dovrebbe essere maggiormente venduto cosa che in realtà avviene (cliccare si grafici per una miglior visione):
l'oro da investimento continua a defluire dagli ETF dedicati addirittura da quando l'inflazione stava ancora rialzando la testa e verrebbe quasi da chiedersi se effettivamente l'oro viene comprato per proteggersi dagli effetti nefasti del rincaro oppure è uno dei tanti luoghi comuni che permeano anche il mondo della finanza. Invece sembra chiaro che nel caso di tensioni geopolitiche l'oro fa il suo lavoro (vedi marzo 2022 o settembre 2023) ma gli attori che se l'accaparrano non sono sempre e solo gli investitori:
Una buona parte dell'oro viene ancora comprata dai fabbricanti di gioielli (viola scuro) e negli ultimi anni risulta chiaro che le banche centrali (viola chiaro) si sono date da fare e stanno accumulando oro nei loro forzieri. La parte dedicata agli investimenti (verde) non possiamo dire che sia trascurabile ma salvo eccezioni (marzo 2002) non fa certo la parte del leone.
Comunque sia una correlazione inversa tra la quotazione dell'oro e i rendimenti sul dollaro la possiamo osservare altrimenti non si spiega il movimento rialzista di questi giorni (freccia verde) dove a fronte di una diminuzione di una ventina di basis points nei rendimenti l'oro si è apprezzato di una cinquantina di dollari. Con un'inflazione al ribasso, con qualche tensione geopolitica in giro per il mondo, con l'attività di accumulo mostrata dalla banche centrali e con una produzione di oro che non accenna ad aumentare si può pensare che tutto sommato la quotazione dell'oro rimarrà piuttosto sostenuta e quando qualche analista parla di un obiettivo posto a 2'150 dollari per oncia gli si può anche credere.
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