domenica 24 marzo 2024

Brava BNS !



A quanto pare, se molte mani incrociano le dita con una certa convinzione, ogni tanto un miracolo lo si ottiene! E' quello che è successo giovedì 21 marzo quando, sotto la pressione di un franco (troppo) forte, di prospettive tutt'altro che rosee per il settore industriale e soprattutto grazie ad un'inflazione rivista al ribasso non solo per quest'anno ma anche per gli anni a venire (24: 1.4%; 25: 1.2%; 26: 1.1%) la Banca Nazionale Svizzera (BNS), un poco a sorpresa (le probabilità non andavano oltre il 40%) e prima di tutte le altre Banche Centrali,  ha tagliato di un quarto di punto i tassi di riferimento che passano dall'1.75 all'1.50%. 

Ancora una volta la BNS si è mostrata molto indipendente e capace di prendere decisioni quando il contesto macro-economico lo impone e di questo bisogna dargliene atto! Se non si prendeva ora questa decisione di tagliare si sarebbe dovuto aspettare la fine del prossimo trimestre ma altri tre mesi di attesa sono stati giudicati da Jordan evidentemente un periodo troppo lungo. 

Da un lato questa mossa ci autorizza ad essere un pochino più ottimisti per il futuro della nostra economia ma allo stesso tempo è sinonimo che qualche cosa non sta girando come dovrebbe e la cosa non deve essere presa sottogamba. Per quest'anno ci sono ancora due tagli all'orizzonte e speriamo che saranno sufficienti per dare un po' di fiato all'economia svizzera.


Nel frattempo i rendimenti del franco sono orientati al ribasso e probabilmente questo movimento continuerà per i prossimi mesi. Oramai Jordan ha mostrato in quale direzione dobbiamo muoverci e nei prossimi giorni, anche se un po' di lavoro è già stato fatto,  vedremo come intervenire nei portafogli soprattutto in ambito obbligazionario.

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La settimana che sta per terminare è stata carente di dati macroeconomici ma a colmare il vuoto ci hanno pensato non solo la BNS ma pure le altre Banche Centrali:

  • Il 19 marzo la Bank of Japan decide, un pochino a sorpresa, di dare un taglio dopo 17 anni alla politica dei tassi negativi avviata per combattere il pericolo deflazionistico e annuncia un aumento che porta il tasso di riferimento dal -0.1% all'interno di una forchetta che va dallo 0% allo 0.1%. Certo che se paragoniamo i nuovi tassi con quelli applicati dalle altre banche centrali si fa fatica a pensare che quella Giapponese sia in procinto di mettere definitivamente sotto naftalina la Negative Interest Rate Policy (NIRP), definita da alcuni economisti come "l'idea più stupida partorita dall'economia", ma diciamo che per la mentalità giapponese questo è un primo consistente passo che mira al ritorno verso una certa normalità coadiuvata pure da una deflazione che inizia a trasformarsi in inflazione e che sta convincendo le aziende a concedere, dopo innumerevoli anni di immobilismo, anche degli aumenti salariali... 
  • Mercoledì 20 la FED annuncia che i tassi rimango al loro posto e per il momento, come vedremo fra un istante, non ci sono molti cambiamenti di rilievo nel dot plot.
  • Giovedì 21 è anche il turno della Bank of England che malgrado una diminuzione dell'inflazione decide anch'essa di non decidere e lascia i tassi invariati al 5.25%... è abbastanza probabile che per allentarli anche la BoE attenda le mosse della FED e quindi fino a giugno non succederà un granché .
  • Cosa farà la BCE lo abbiamo già visto la scorsa settimana: la Lagarde sta cercando di tirare fino a giugno...


... e speriamo che non sia troppo tardi: i PMIs del settore manifatturiero europei sono in decontrazione (sotto il 50) e come sappiamo oramai fin troppo bene è soprattutto la Germania che preoccupa (linea nera) in quanto non riesce a venirne fuori...

Quindi sono aperte le scommesse se...



...la Lagarde, costretta in un qualche modo a ridare fiato alle economie europee, si muoverà prima di Powell.  Scusate se sembra fantafinanza ma in realtà con questa decisione c'è di mezzo la nostra crescita economica ed il nostro benessere come quello dei nostri portafogli...

Ma ritorniamo negli USA e vediamo cosa passa per la testa del Fomc e gettiamo un'occhiata al famoso dot plot: ogni punto sul grafico rappresenta la proiezione individuale dei membri con diritto di voto del FOMC ai quali è stato chiesto, in base alle loro personali opinioni, dove vedono il tasso d'interesse di riferimento alla fine dell'anno e per gli anni successivi:


Allo stato attuale i tassi di riferimento americani si situano tra il 5.25% ed il 5.50%. Sappiamo che l'inflazione è scesa ma non abbastanza per i gusti di Powell, l'economia non mostra segnali di cedimento evidenti, i salari crescono e la disoccupazione è a livello strutturale (più sotto di così è difficile che possa andare). Sappiamo anche che è un anno elettorale,  la qualcosa dovrebbe suggerire a chi è a capo della FED una certa prudenza... meno le cose cambiano, meglio è...  Ergo: per quest'anno 3 tagli sembran bastare (non si andrà sotto il 4.75% che è pur sempre un accidenti di tasso d'interesse). 

Bisognerà aspettare il 2025 per vederne altri 3 (il precedente dot plot ne calcolava 4) e si raggiungerà il 2.5%- 2.75%, che può essere considerato il nuovo tasso di interesse neutrale, solo nel 2026. Per intenderci gli economisti definiscono tasso neutrale quel livello che non stimola né inibisce l'attività economica ma la mantiene semplicemente in equilibrio. 

Ribadiamo: se l'America ambisce all'equilibrio in Europa le situazione è ben diversa e la Lagarde dovrebbe mettersi l'anima in pace e prendersi tutta da sola la responsabilità di azionare per prima il pulsante dei ribassi... non pensiamo che abbia alternative. 

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Come è facile immaginare la decisione della BNS ha contribuito all'indebolimento del franco svizzero:


Venerdì abbiamo visto la valuta americana infrangere per un istante la barriera dei 90 centesimi per poi chiudere la settimana leggermente sotto ma è chiaro che il grosso della spinta è arrivato giovedì mattina a ridosso della decisione della BNS. 
La media mobile dei 50 (linea viola) si è decisa ad incrociare quella dei 100 giorni (linea blu) come indicato dalla freccia rossa... un golden cross che avvalora non solo il repentino spostamento degli ultimi 2 giorni ma anche il rafforzamento generale del dollaro contro franco che ha preso avvio all'inizio di quest'anno. 
Dove potrà arrivare a breve: grossi impedimenti non ne vediamo e quindi non saremmo stupiti di vederlo tra i 0.91cts  e 0.92 cts dove incapperà nella prima significativa resistenza statica.



Anche per euro/chf il taglio dei tassi svizzeri ha fatto da propulsore e non siamo andati tanto distanti dai 0.98 cts. Anche il trend di questa parità sembra ricevere il sostegno del golden cross tra la  media mobile dei 50 e dei 100 giorni (vedi freccia rossa) e la prossima settimana sarà interessante osservare se quello che era la resistenza statica a 0.9690 diventerà il suo supporto: sarebbe una buona base per prendere lo slancio e arrivare a raggiungere i 0.98 cts / 0.99 cts che corrisponde al lungo periodo di spostamento laterale evidenziato dall'ovale verde. Non sarebbe male!



Sul fronte euro / dollaro è invece calma piatta: lo spostamento laterale continua...


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Abbiamo esaurito i superlativi con i quali possiamo descrivere quella che è la performance dello S&P500 (+9.74% ytd) che oramai ha segnato quest'anno, andiamo a memoria, il venticinquesimo o ventiseiesimo record storico e sembra non volersi fermare. Il trend è in essere, anzi di più, ha persino tentato di forare la resistenza (freccia rossa) sfidando tutte le leggi della fisica... Stiamo cercando delle spiegazioni ad un tale movimento che, come potete ben immaginare, non è affatto usuale. Siamo arrivati alle seguenti parziali conclusioni:
  • E' l'ennesima dimostrazione che quanto un trend è in essere bisogna seguirlo fino a quando non abbiamo l'evidenza che la musica sta per cambiare... Quando cambia di norma ce ne accorgiamo e abbiamo ancora un po' di tempo (non molto a dir la verità) per agire.
  • Non siamo sicuri che sia solo la prospettiva dei 3 tagli ai tassi che stia spingendo il mercato; anzi,  l'impressione è che per il momento questo tipo di discorso interessa ben poco...
  • ...è più probabile che l'attenzione sta virando verso il capitolo utili aziendali che sono ancora visti al rialzo ed è qui entra prepotentemente  in gioco l'Intelligenza Artificiale e la promessa che un suo massiccio impiego possa spingere l'efficienza di moltissime aziende in netto rialzo... con evidente positiva ripercussione sui guadagni delle società. Diciamo che stanno facendo una scommessa sul futuro.
  • Infatti l'indice, che fino a poche settimane fa era dominato solo o quasi dai Magnifici 7, ora si sta mostrando spinto al rialzo da una moltitudine di altre aziende che rendono il moto rialzista molto più ampio e sostenibile.
Con questo non vogliamo assolutamente dire che non vi sarà fine a questo trend: prima o poi una correzione ci riporterà con i piedi per terra ma per il momento di correzioni in vista non ne vediamo malgrado il perseverare di un RSI in zona di ipercomprato che ovviamente non sottovalutiamo...



Anche il Nasdaq (+9.44% ytd) continua imperterrito a salire confermando il suo trend: la scorsa settimana ci stavamo chiedendo se avesse avuto la forza di issarsi nuovamente sopra il livello del suo record storico ed in effetti sembra che ci stia riuscendo... Qualche problemuccio tra i Magnifici 7 (Apple: -10.52% ytd; Tesla: -31.25% ytd) gli sta impedendo di replicare tout court la performance dello scorso anno ma va anche bene così... non si può sempre salire del 40%, non vi pare?


L'Eurostoxx50 (+11.27% ytd) sembra una replica dei suoi amici americani: trend in deciso rialzo in questo caso effettivamente determinato dalla prospettiva di un taglio ai tassi che dovrebbe arrivare prima di quelli americani. Infatti il settore finanziario, il piccolo drappello di società tecnologiche ed il settore del lusso,  stanno facendo miracoli... Strada da recuperare ce n'è ancora, speriamo solo di non incappare in qualche brutta sorpresa che ci rispedisca sulla terra. Se qualcuno dovesse avvistare un cigno nero è pregato di farcelo sapere!



Vediamo se il taglio ai tassi riesce a fornire un po' di carburante al nostro indice SMI (+4.62% ytd) che ogni due per tre è appesantito da qualche notizia non proprio positiva: la scorsa settimana Logitech annuncia le dimissioni del suo CFO che aveva assunto da neppure un anno (non un bel segnale...); questa settimana  è ancora stata Roche ad appesantire il listino a causa di un farmaco che non ha dato i risultati sperati se non solo parzialmente (sta diventando un vizio...). 
E' fondamentale che il nostro indice riesca a rimanere sopra gli 11'600 punti e sarebbe pure molto bello se riuscisse a restare all'interno del canale ascendente... intuitivamente ci vien da dire che non sarà facile (ma ovviamente non possiamo chiedervi ogni settimana di incrociare le dita!).

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Considerato che ogni record storico va in un qualche modo evidenziato...




...non possiamo passare sotto traccia quello dell'oro che per un istante durante la settimana è riuscito ad andare addirittura sopra i 2'200 dollari per oncia. Il record è stato favorito dai seguenti fattori:
  • Malgrado la concorrenza di rendimenti di tutto rispetto (soprattutto sul dollaro) l'acquisto di numerose tonnellate d'oro da parte delle Banche Centrali (Cina e India) ha sconquassato la classica correlazione inversa che sussiste tra oro e rendimenti che faceva in modo che se uno saliva l'altro scendeva e viceversa...
  • Il mondo degli ETF sull'oro fisico, che da svariati mesi continuava ad essere vittima di riscatti non facilmente giustificabili, sembra che recentemente abbia beneficiato di un ritorno degli investitori che hanno riportato in positivo il bilancio tra acquisti e riscatti. 
  • L'industria orafa indiana sta assorbendo quasi la metà dell'oro fisico disponibile: considerata la passione per i monili d'oro degli indiani, il numero di abitanti e le migliorate condizioni economiche  sembra il miglior modo per dare sostegno alla quotazione del metallo giallo...

Buona domenica!



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