domenica 30 giugno 2024

Macron e Biden in difficoltà




"Washington we have, maybe, a problem!" L'SOS è partito mercoledì notte dal quartier generale del partito democratico statunitense un nano secondo dopo l'apparizione televisiva di Biden dove, in mondovisione,  è andato in onda il primo (e probabilmente ultimo) dibattitto tra i due pretendenti alla Casa Bianca, uno spettacolo che il giornalista del Corriere della Sera Matteo Persivale non ha lesinato a definire "inverecondo" durante il quale "Donald Trump ha fatto la cosa che gli riesce meglio da 78 anni a questa parte, cioè essere Donald Trump". In effetti ha esordito invocando - e pareva esser serio - un controllo antidoping da propinare al Presidente Biden alludendo al fatto che senza qualche sostanza dopante non sarebbe stato in grado di partecipare al dibattito. Se questo è stato l'inizio, vi lasciamo immaginare tutto il resto: chi ha seguito il dibattito in diretta, sa come lo spettacolo è andato avanti... Qualcuno si è pure divertito, manco fossimo sui banchi di scuola, a contare quante sono state le bugie che Trump ha rifilato con nonchalance  ai telespettatori in un'ora e trenta di dibattito: pare siano state almeno 38, una marea!

Comunque sia, fin dalle prime battute, una cosa ci è parsa evidente: l'interesse per i contenuti del dibattito televisivo è passato subito in secondo piano. Tutta l'attenzione si è concentrata sulla tenuta psicofisica del Presidente degli Stati Uniti d'America che in effetti è parsa, ipso facto, piuttosto vacillante tant'è che alla fine del massacro mediatico è arrivata subito la moglie Jill e se l'è portato via. 

A questo punto per i Democratici di vie di fuga ne restano poche ed anche ammettendo di trovarne una non sembra facilissimo imbastire, a così pochi mesi dalle elezioni presidenziali,  una campagna elettorale degna di questo nome. Trump, se non lo ferma qualche accidenti giudiziario, ha serie probabilità di ridiventare il quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti.

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Anche in Francia c'è qualcuno che passerà un paio di week end sui carboni ardenti! Le intenzioni di voto parlano chiaro: Rassemblement National (Le Pen/Bardella): 36%; Nouveau Front Populaire: 28% ed il blocco centrale dei marconisti si ferma al 20%. Se queste percentuali verrano confermate dopo il voto odierno e riconfermate anche il week end del 7 luglio, possiamo dire che a Macron i calcoli, questa volta, non gli sono venuti bene... I mercati finanziari lo sanno:


Il CAC40, dopo un timido tentativo di recupero, ha terminato la settimana 150 punti sotto la chiusura dello scorso venerdì. E' chiaro che prima di tentare un recupero si vuol capire come andrà a finire la scommessa di Macron. Se riesce ancora una volta a rivoltare la frittata ci sarà qualche buona azione da comprare...


Anche gli OAT (i titoli di stato francesi)  stanno soffrendo e lo spread nei confronti del Bund tedesco continua a salire... Per la grandeur francese un altro boccone amaro da inghiottire in quanto ora i rendimenti si trovano accumunati a quelli di Portogallo, Spagna e Slovenia. Qualcuno lo deve dire ai Francesi!

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Siamo consapevoli che i dati macro non vi piacciono ma questi li dovete vedere. Stiamo parlando dell'attesissimo PCE  e del Core PCE americani pubblicati venerdì pomeriggio che, come ben sapete, sono i misuratori dell'inflazione a stelle e strisce preferiti dalla FED:

  • PCE yoy maggio:          2.6% (atteso: 2.6%; precedente: 2.7%)
  • Core PCE yoy maggio: 2.6% (atteso: 2.6%; precedente: 2.8%)
I dati sono come da aspettative, quindi nessuna sorpresa. Bene il fatto che sono leggermente inferiori alla precedente misurazione e confermano che il processo di riduzione dell'inflazione, per la tranquillità dei funzionari della FED, è in corso.

Già che ci siamo guardiamo altri tre dati pubblicati venerdì che forse ci permettono di comprendere meglio la reazione dei mercati del reddito fisso, reazione che sulle prime non eravamo riusciti a spiegarci:
  • Personal income maggio        : +0.5% (atteso: 0.45; precedente: 0.3%)
  • Personal spending maggio     : +0.2% (atteso: 0.3%; precedente: 0.1%)
  • Consumer confidence giugno:     68.2 (atteso: 66; precedente: 65.6)
Insomma a maggio si è guadagnato un qualcosina di più delle attese e del mese precedente; si è speso un pochino meno delle aspettative ma comunque meglio del mese di aprile.
Altro dato che non avrà fatto fare i salti di gioia alla FED è la confidenza al consumo per giugno che è stata rilevata a 68.2 e continua a crescere riflettendo l'attuale grado di ottimismo del consumatore americano. 

Reazione dei rendimenti del Treasury a 2 anni:



Dopo la pubblicazione dei PCE, che confermano quanto il processo di riduzione dell'inflazione sia in atto e che lascia aperta la strada ad un taglio ai tassi, i rendimenti iniziano comprensibilmente a scendere (cerchio rosso). Poi risalgono con una certa vigoria un'ora e mezza dopo in concomitanza con la pubblicazione del Consumer confidence sopra le aspettative e che annulla de facto l'effetto dei PCE. Capirci qualche cosa non è facile... Il tormentone del taglio ai tassi continua: che si faranno è certo, il problema è quando? Una possibile soluzione l'ha suggerita questa settimana il Fondo Monetario Internazionale che consiglia alla FED di procedere ai tagli solo verso la fine dell'anno. E' probabile che finirà così (ma non perché lo dice il FMI...)

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La settimana borsistica non è stata delle più esaltanti. L'atmosfera è quella da vacanze imminenti e si ha quindi la tendenza a tirare un po' i remi in barca. Il clima politico poi fa il resto...

Ci stiamo chiedendo una cosa:



L'algoritmo di Ned Davis in effetti non sbaglia un colpo: o meglio, un colpetto l'ha sbagliato non avendo previsto che la correzione che doveva esserci per il mese di maggio è stata anticipata ad aprile. Per il resto la previsione non fa una grinza ma ci stiamo chiedendo se per caso anche la correzione che Ned Davis prevede per fine luglio (cerchio rosso)  non la si possa vedere anticipata di qualche settimana: non che sia una correzione di quelle che ci azzerano la performance da inizio anno ma comunque pur sempre di una correzione stiamo parlando... noi procediamo con calma e stiamo a vedere come girano la frittata i francesi. Per quanto riguarda gli americani vediamo se nelle prossime settimane spunta dal cilindro un nuovo candidato democratico o se Biden, se glielo lasceranno fare, tirerà dritto per la sua strada.



Se guardate bene il grafico venerdì lo S&P500 (+14.48% ytd), sull'onda della pubblicazione dei dati PCE,  ha messo a segno un ennesimo record storico (5523 punti) per poi ripiegare alla pubblicazione del consumer confidence e chiudere sui minimi di giornata. Significa che a questi livelli ogni dato pubblicato è sempre più importante e basta un piccolo scostamento (in + o in -) dalle aspettative per generare delle reazioni piuttosto marcate soprattutto quando il dato pubblicato è di quelli che potenzialmente fanno risalire l'inflazione. Dobbiamo tenerne conto e se questa benedetta inflazione non scende dove vuole la FED avremo dei problemi. Comunque sia godiamoci per il momento questo trend rialzista!


Anche per il Nasdaq (+18.13% ytd) vale lo stesso discorso. Il trend positivo è sempre in essere: l'Intelligenza Artificiale continua a solleticare gli investitori e per un po' ancora si andrà avanti così. Attenzione: fra un paio di settimane si parte con la pubblicazione dei dati del secondo trimestre. Fino ad allora non prevediamo grossi scostamenti ma la previsione di Ned Davis potrebbe trovare terreno fertile in occasione dei primi risultati pubblicati soprattutto se deluderanno le aspettative. Ovviamente massima attenzione non solo ai M7 ma a tutto quello che gira attorno all'AI soprattutto in tema di revenues: insomma bisogna iniziare a vedere dei guadagni altrimenti certi P/E non sono più sostenibili a lungo...



Se fossimo a scuola e l'Eurostoxx50 (+8.24% ytd) fosse uno dei nostri allievi, fatto l'appello, sul registro delle presenze segneremmo un'assenza giustificata: è tutta la settimana che non succede nulla ma siamo in piena formazione del nuovo governo  Europeo (l'Italia è infuriata...) e soprattutto le incertezze francesi pesano; un po' di anemia non ci spaventa ma non vorremmo che fosse la calma prima della tempesta. 

Ci fa piacere che per il momento si riesce ancora a confermare il supporto a 4868 punti che a sua volta conferma il trend laterale in essere da qualche mese. Sarà interessante vedere come reagiranno i mercati europei ai risultati del primo turno francese. SE le intenzioni di voto saranno rispettate ci sarà una bella sterzata a destra, poi per Macron seguiranno 6 giorni al fulmicotone dove dovrà cercare di rigirare la frittata... se al primo tentativo gli rimane appiccicata al soffitto della cucina non sarà una settimana simpaticissima... siamo pronti a shortare futures se dovesse servire.



Anche per il nostro SMI (+7.69% ytd) non è stata una settimana di quelle che non ci scorderemo più... l'importante è che si stia consolidando attorno ai 12'000 punti. Anche se si trascina fino alla fine dell'anno su questi livelli saremmo già contenti. Abbiamo provato a disegnare quel triangolo rosso che di norma è appunto una figura di consolidamento e che si risolve con un foramento verso l'alto o il basso dei lati del triangolo. Temiamo la foratura ribassista in quanto in questo caso il target è qualche cosa che si avvicina molto agli 11'700/11'600 punti.

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Sul fronte cambi, continua il leggero allentamento del franco svizzero:


A 0.90 centesimi ci è arrivato ma ora, per andare oltre, bisogna superare la resistenza che si è creata a partire da metà marzo... se fosse il caso è probabile che il dollaro si stabilizzerà attorno ad un valore compreso tra i 0.90 e 0.915 centesimi.


Euro/dollaro lo lasciamo commentare da voi... più laterale di così si muore... 



Continua anche il rafforzamento dell'euro contro franco: la prossima settimana vedremo come reagirà al risultato delle elezioni francesi... non è escluso che se Macron risulterà pesantemente in difficoltà si possa vedere un ritorno sulla valuta svizzera. Se non fosse il caso il prossimo stop l'euro lo trova a 0.9690...

Buona domenica! (uggiosissima, almeno dalle nostre parti...)

  

domenica 23 giugno 2024

La BNS ha tagliato!


Banque nationale suisse - Le patron de la BNS se porte bien après une  intervention médicale | 24 heures


Se c'è qualcuno che è capace di tirare dritto per la sua strada senza guardare in faccia a nessuno é proprio Jordan, il governatore della Banca Nazionale Svizzera (BNS), che giovedì si è concesso il lusso, in totale autonomia, di ridurre i tassi guida del nostro Paese di un altro quarto di punto e a quanto pare non è finita lì! 

Uno stimolo per un'ulteriore limata ai tassi può arrivare dalle stime dell'inflazione svizzera prevista dalla BNS per i prossimi anni:

In effetti sembra che il fenomeno del rincaro sia sotto controllo ed un'inflazione per il 2025 e 2026 attorno all'1% (vedi cerchio rosso)  è senz'altro più che accettabile e non dovrebbe essere un ostacolo ad un altro taglio ai tassi.

Un ulteriore stimolo può arrivare, ci scusiamo per il tecnicismo, dal tasso R* (erre stella).  Infatti intuiamo che per Jordan questo tasso non è ancora dove vorrebbe vederlo e a quanto pare c'è spazio per continuare ad essere piuttosto accomodante (o "dovish"  (colomba) come si dice nel gergo finanziario e che si contrappone all' "hawkish" (falco) che caratterizza una politica monetaria che si fa restrittiva ).

Se non ricordiamo male abbiamo già incontrato nei nostri Appunti il concetto di R* ma, repetita iuvant, ci facciamo aiutare da ChatGPT a rinfrescare il concetto: 

 è il tasso di interesse reale (corretto per l'inflazione) che è coerente con un'economia che opera al suo pieno potenziale, con un'inflazione stabile ed un output di piena occupazione. In altre parole, è il tasso di interesse che non stimola né frena l'economia ed ottiene l'equilibrio nel lungo termine. 

Il calcolo preciso di R* è complesso e non direttamente osservabile. Viene generalmente stimato attraverso modelli econometrici e statistici che tengono conto di variabili macroeconomiche come il tasso di crescita del PIL, l'inflazione, e altri indicatori economici. "

R*, aggiungiamo noi, è pure definito Tasso di Interesse Neutrale e viene preso, buono a sapersi,  in grande considerazione da chi deve stabilire la politica monetaria;  la Svizzera non fa eccezione.

La prossima riunione della BNS è prevista per il 26 di settembre e fino ad allora probabilmente non succederà nulla di particolare ma dovremo comunque tenere il franco svizzero sotto controllo in quanto un suo eccessivo rafforzamento potrebbe anche indurre la BNS ad anticipare i tempi del taglio che potrebbe, come già capitato,  arrivare a sorpresa. 

Ovviamente siamo molto interessati a vedere come andrà a finire la scommessa di Macron che ha chiamato al voto i francesi per il prossimo week end e dopo il secondo turno del  7 luglio capiremo se la Francia si sarà spostata decisamente verso destra. Un po' di volatilità sull'euro è da mettere in conto...


Nel frettempo i rendimenti del decennale svizzero (0.668%, linea nera) e di quello a due anni (0.853%, linea rossa) continuano a scendere ed il taglio di giovedì ha accentuato il movimento: dai massimi del marzo 2023 i rendimenti si sono quasi dimezzati ed il trend discendente sembra essere alimentato dalla probabilità che si possa assistete entro l'anno ad un altro taglio avvalorando in tal modo la tesi di Waller, uno dei membri della FED che, come abbiamo già visto recentemente,  ritiene che un taglio ai tassi non serve a nulla, due è già meglio ma è a partire da una serie di almeno tre tagli che si possono iniziare a vedere i risultati sperati dalla Banca Nazionale.



Per la fine dell'anno (6 mesi) il mercato ha già messo in conto che la Svizzera potrebbe tagliare di altri 25 punti base i tassi. A dir la verità anche per l'Eurozona e gli USA le aspettative sono di un taglio di circa  25 punti base ma, se ci sarà, lo vedremo probabilmente dopo le elezioni americane (a meno che l'urgenza è tale da obbligare la FED a muoversi prima ma è poco probabile).

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E' da qualche settimana che non vediamo come il mondo delle obbigazioni in dollari ed in euro si è comportato... dopo tutto questo parlar di tassi di interesse, che dovrebbero prima o poi muoversi al ribasso, qualche cosa sarà pur successo:



Le obbligazioni in dollari si sono effettivamente mosse leggermente al rialzo approfittando del calo dei rendimenti favorito dai numeri macroeconomici di un paio di settimane fa... per molti analisti questo calo è stato definito un po' sopra le righe, come dire che il mercato si è già portato troppo avanti e se i tagli non arrivano si potrebbe anche osservare un po' più in là una serie di vendite che riporterebbero i rendimenti a risalire... vedremo. Siamo comunque sempre in negativo da inizio anno e per andare lunghi, come diciamo da un po', c'è ancora tempo.



Invece per quello che concerne le obbligazioni in euro, malgrado il taglio di un quarto di punto della scorsa settimana, è calma piatta... come abbiamo visto il mercato si aspetta per quest'anno un solo ulteriore taglio (FED permettendo) e non è assolutamente sufficiente per dare il via ad un rally obbligazionario...

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Per i mercati americani è stata una settimana corta, mercoledì erano chiusi, ma fino a martedì non si sono smentiti ed hanno continuato a macinare i soliti record storici. Poi, dopo la pausa infrasettimanale, si sono calmati, o meglio, Nvidia ha deciso di prendersi una pausa ed ha lasciato sul campo qualche punto percentuale ovverosia l'equivalente di circa 240 miliardi!

Gli ultimi due giorni di questa settimana ci siamo chiesti ripetutamente se lo S&P500 ed il Nasdaq sono effettivamente un po' troppo costosi ed è probabile che lo siano: lo S&P500 scambia oramai a  23/24 volte gli utili attesi ed abbiamo l'impressione che il mercato sia diventato parecchio stretto, vale a dire che i rialzi coinvolgono sempre più solo uno stretto manipolo di azioni (prime fra tutte le Magnifiche 7) e non è equamente ripartito su tutte le altre società che brillano decisamente meno. 


Se osserviamo lo S&P500 (+14.57% ytd) non possiamo fare altro che constatare quanto il trend ascendente sia sempre in essere; oramai siamo ad un soffio dai 5'600 punti che rimane un obiettivo che doveva essere raggiunto solo verso la fine dell'anno: a quell'obbiettivo manca un 2.48%... A questo punto vedremo se gli analisti avranno il coraggio di aumentare nuovamente il target ma con dei P/E di 23/24 non è una decisione facile da prendere (sarà interessante valutare gli utili del secondo trimestre che saranno pubblicati a partire da metà luglio).

Se livello raggiunto dallo S&P500 vi inquieta (a noi un pochino...), si può anche prendere la decisione di alleggerire le posizioni (soprattutto gli etf sull'indice) ed investire a breve i nostri dollari: la resa di un Treasury a 6 mesi è del 5.35% e, senza il rischio azionario che dobbiamo correre per acchiappare l'ultimo 2.48% che ci separa dai 5'600 punti, otteniamo lo stesso risultato.

Tecnicamente l'indice è ancora in netto ipercomprato e una correzione è sempre in agguato. Non fate troppo caso ai volumi: venerdì era il giorno delle 4 streghe, quando una volta a trimestre scadono in contemporanea opzioni e futures che generano un sacco di volume (vedi freccia viola). Lo stesso fenomeno le vedrete anche sugli altri mercati.


Discorso simile anche per il Nasdaq (+17.84% ytd): trend quasi verticale (!) e siamo in evidente ipercomprato (cerchietto nero)... continuare così all'infinito non pare possibile... Vedremo se la correzione di Nvidia è stata sufficiente per concedere a coloro che sono attanagliati dal FOMO ( Fear Of Missing Out) di attenuare la loro ansia per essere rimasti fuori dal business dell'AI permettendogli di entrare... se assisteremo ad un assalto alle azioni di Nvidia signifia che il fenomeno scatenato dalle aspettative dell'intelligenza artificiale è ben lungi dall'esser esaurito... 



Dobbiamo ammettere che le elezioni europee con il loro stascico francese hanno rotto il giocattolo ed abbiamo rischiato di vedere un cambio di trend dell'Eurostoxx50 (+8.53% ytd) assolutamente poco piacevole: malgrado il recupero di quota 4'900 non siamo ancora fuori pericolo e la prossima settimana, in attesa della votazione francese del prossimo week end, difficilmente vedremo gli investitori rientrare a piene mani nei mercati europei. 

Noi abbiamo comunque approfittato del calo (eccessivo) del CAC40 per fare un po' di spesa a dei prezzi  e a dei multipli molto interessanti: visto che abbiamo un'ottica di medio termine pensiamo che ne trarremo, con un po' di pazienza,  sicuramente un vantaggio... 


Se vi dobbiamo dire tutta la verità, allora sappiate che dopo il taglio ai tassi di giovedì scorso ci saremmo aspettati un po' più di entusiasmo nei riguardi dello SMI (+7.86%). La reazione c'è stata ma nulla di particolare: evidentemente il mood non proprio stratosferico che sta girando tra le borse europee ha tarpato le ali anche alla nostra... peccato. Comunque sia siamo sempre a dei livelli che fino a qualche settimana fa potevamo solo sognare... a volte bisogna pur sapersi accontentare.

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Anche in ambito valutario la reazione al taglio dei tassi c'è stata ma ci aspettavamo qualche cosa di meglio. L'importante è che ci siamo tolti dal supporto a 0.8850 e probabilmente ci fermeremo in prossimità della resistenza a breve termine posta a 0.90.  Oramai la differenza di rendimento tra franco e dollaro è ancor più evidente e stiamo parlando di qualche cosa attorno al 4% che dovrebbe calamitare un po' di franchi verso la valuta americana. 



Anche contro euro il dollaro si è leggermente rivalutato questa settimana... nulla di particolare e per il momento stiamo per finire l'ennesima settimana con uno spostamento che  più laterale di così si muore...



Eravamo convinti che saremmo andati a vedere il supporoto a 0.9420 e la direzione fino a giovedì era quella... poi la sorpresa confezionataci dalla BNS ha riportato l'euro a 0.9561 e farebbe comodo per chi ragiona in chf vederlo tornare almeno in prossimità della resistenza posta a 0.9690.

Ma bisogna fare i conti con l'ostacolo delle elezioni francesi che non va sottovalutato. Dai sondaggi più recenti la destra non riuscirebbe ad ottenere una maggioranza e molto dipenderà da quanto la sinistra sarà capace di compattarsi ma se non ci riesce sarà il caos... non sappiamo se sia una ragione valida per comprare franco svizzero ma temiamo potrebbe esserlo.

Buona domenica!


domenica 16 giugno 2024

Virata a destra

        The Economist, 14.06.2024


Cosa dire? Settimana interessante quella che sta per finire ma decisamente poco entusiasmante soprattutto per i mercati europei. 

Ci è parso di capire due cose:

  • Per dei tagli ai tassi d'interesse degni di questo nome, sia in Europa che in America, dovremo attendere il 2025.
  • Gli azzardi politici non piacciono per nulla ai mercati finanziari indipendentemente dall'orientamento politico che li ha generati.
Ma andiamo con ordine.

Mercoledì 12 giugno l'appuntamento per i mercati finanziari americani era duplice: al mattino si sono confrontati con i dati riguardante il rincaro mentre nel primo pomeriggio hanno dovuto prendere atto delle decisioni  dalla FED che, come largamente atteso, ci ha fatto capire che per un taglio ai tassi c'è sempre tempo.

La mattinata era partita bene grazie ai dati sull'inflazione che dimostrano come il rincaro si sta consolidando:
  • Core CPI yoy maggio: 3.4% (atteso: 3.5%; precedente: 3.6%)
L'indicatore d'inflazione preferito dalla FED si è ridotto a maggio di uno 0.2% superando anche le aspettative; Powell sarà stato contento, è un'ulteriore conferma che si è sulla buona strada...
  • CPI yoy maggio:  3.3% (atteso:3.4%; precedente: 3.4%)
Bene anche il CPI che ha ridotto di uno 0.1% la sua crescita...


Abbiamo comunque l'impressione che l'inflazione americana si stia consolidando attorno agli attuali valori e non riesce ad andare nella direzione del 2% che, come ben sappiamo, è l'obiettivo di molte Banche Centrali... Come abbiamo già sottolineato la volta scorsa, non sono pochi gli economisti che affermano che per vedere un'inflazione raggiungere il target prefissato si necessita addirittura di un aumento dei tassi non ci sembra opportuno. Quindi un'alternativa valida, che facciamo nostra, potrebbe essere quella di riformulare il target rialzandolo verso il 2.5%-2.75%.


Se osserviamo il dot plot pubblicato a margine della riunione della FED, praticamente di grandi ribassi per il 2024 i rappresentanti del Federal Open Market Committee non ne prevedono (vedi cerchio rosso). Se proprio si deve tagliare, per dare un contentino ai mercati, sarà un quarto di punto ma solo dopo le elezioni: avrebbe anche senso in quanto saremmo a cavallo del 2025 e si potrebbe poi pensare di far seguire questo primo taglio agli altri 4 previsti per l'anno nuovo. Come ci suggerisce il dot plot alla fine del 2025 dovremmo (condizionale non solo obbligatorio, di più!)  ritrovare i tassi dei FED Funds attorno al 4.25%.

Per curiosità siamo andati a controllare quando la FED ha deciso di modificare i tassi di interesse un paio di mesi prima delle elezioni presidenziali: è capitato una sola volta nel 1980 quando però l'America era confrontata con un'inflazione al 12.6% e non si poteva rinviare il rialzo dei tassi. Se ne deduce che anche questa volta a settembre, dal momento che non c'è un bisogno spasmodico di farli scendere,  non sarà facile veder ritoccare i tassi; come detto è molto più probabile che rinvieranno la decisione a dopo le elezioni. 
Ça va sans dire che la qual cosa avrà anche un effetto sui tassi Europei: non pensiamo che la Lagarde taglierà nuovamente i tassi senza che prima facciano la stessa cosa gli americani...  Insomma dobbiamo armarci di pazienza.


Torniamo in Europa. Quella che doveva essere una noiosissima elezione del Parlamento Europeo ha avuto dei riflessi non propriamente attesi tanto da mettere in forse la tenuta di alcuni Governi. Il caso francese è emblematico ed ha convinto (o costretto) Macron addirittura a sciogliere le camere ed indire elezioni anticipate. 
Per il famoso politologo e stratega Alain Minc la scelta di Macron è incomprensibile: "se gli va bene otterà il caos, se gli va male il Rassemblement National al potere" e non esclude che possa avere anche delle conseguenze personali tali da convincerlo ad abbandonare la presidenza.  Macron non sembra proprio uno sprovveduto: è consapevole che può perdere al primo turno ma considerando che in questo momento la destra si sta dilaniando e la sinistra ricompattando (anche solo per il tempo di una elezione...) spera di rimettere a posto le cose al secondo turno... Ma se non ha fatto bene i calcoli allora c'è la probabilità di fare la fine di un certo Renzi e deve prepararsi ad un "ciaone" in salsa francese (Brigitte permettendo...). 

Quello che a noi interessa di più è la reazione dei mercati che notoriamente vedono gli sconquassi politici come fumo negli occhi:


Il CAC 40 (-0.53% ytd) ha perso dai massimi il 9.42% con un'accelerazione dei ribassi proprio in concomitanza dell'annuncio di Macron di andare ad elezioni anticipate.
Purtroppo l'indice ha azzerato i guadagni da inizio anno... ora apparentemente si è adagiato su di un supporto ma non sappiamo quanto solido possa essere... dovremo aspettare lunedì per vedere se l'emotività del momento si è ridotta durante il week end oppure dobbiamo prepararci ad una settimana ancora piuttosto volatile... Malauguratamente, come vedremo fra poco, un po' tutte le borse europee sono state influenzate dal clima post elettorale e la cosa non ci piace.


Comuque sia quando c'è della tensione nell'aria il mercato tende a mettersi al riparo e non c'è nulla di meglio da fare che acquistare carta del debito pubblico soprattutto quello tedesco (almeno fino quando continuerà a beneficiare dello statuto di risk free): la reazione al ribasso dei rendimenti causata dai  massicci acquisti di Bund tedeschi è ben evidenziata nell'ovale...


...e malgrado gli inevitabili allargamenti degli spread tra il Bund tedesco e quello delle altre Nazioni meno virtuose, l'indice Total Return delle obbligazioni in euro, sta colmando le perdite accumulate da inizio anno... come dire che non tutti i mali vengono per nuocere.

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Se l'Europa è in subbuglio, dall'altra parte dell'Atlantico si fa festa un giorno sì e l'altro pure! A quanto pare non c'è verso di vedere il mercato americano prendersi una pausa di riflessione... l'Intelligenza Artificiale avanza spedita e di tempo per tirare il fiato non sembra essercene... bello, fin troppo! Come ben sapete noi seguiamo i trend e fino a quanto non abbiamo l'impressione che siamo confrontati  con una inversione di tendenza teniamo le posizioni. Per il momento la strategia funziona grazie anche ad uno S&P500 al rialzo del 13.87% ytd.



Ancora meglio ha fatto il Nasdaq (+17.84% ytd) dove questa settimana dopo la pubblicazione dei dati 
sull'inflazione ha aperto addirittura con un gap... Siamo in nettissimo ipercomprato ed i volumi sembrano in leggero calo... forse una correzione sta arrivando ma non dovrebbe essere nulla di serio. Una piccola pausa ci vuole.


E' chiaro che quando un indice come il CAC40 si ritrova con i guadagni azzerati da inizio anno, anche per l'Eurostoxx50 (+7.03% ytd)  qualche contraccolpo ci deve essere e in una settimana ha perso quasi 5 punti percentuali... non pochi! Non vi nascondiamo che un minimo di preoccupazione ce l'abbiamo soprattutto ora che il supporto a 4'868 punti sembra essere stato sfondato... non saremmo meravigliati se la settimana prossima andremo a coprire il gap creatosi verso la fine del mese di febbraio a 4'787 punti (indicato dalla freccia viola). Non manca molto ma poi lì si deve fermare altrimenti supporti significativi non ce ne sono molti fino ai 4'600 punti, il che significherebbe un'ulteriore correzione del 5%. 

E' abbastanza chiaro che in questo momento il mercato europeo è in preda alle emozioni scatenate non solo dalla decisione di Macron di andare ad elezioni anticipate. E' evidente che il risultato scaturito dalle urne europee sta spostando l'ago della bilancia piuttosto verso destra e da questo punto di vista una lettura più attenta dei programmi economici s'impone: dobbiamo ammettere che alcune delle proposte che sono passate sotto i nostri occhi un pochino ci preoccupano in quanto sono allettanti ma sono pure finanziariamente difficili da sostenere; questo i mercati lo sanno e s'inquietano.
 Ci torna prepotentemente in mente il 2022 e l'esperienza dell'inglese Truss che in 45 giorni di governo è quasi riuscita ad affondare il debito pubblico inglese... poi l'hanno manda a casa ed i mercati hanno tirato un sospiro di sollievo...

Attenzione, non stiamo dicendo che la sinistra governa meglio della destra o viceversa e non è nemmeno una questione se al governo ci sia un uomo o una donna: noi cerchiamo di essere neutrali ed il nostro obiettivo è semplicemente quello di anticipare quello che potrebbe accadere se un certo programma piuttosto che un altro s'impone sulla scena pubblica di un Paese e quali potrebbero essere le conseguenze per i portafogli in gestione in modo, se possibile, da saperci regolare per tempo. 



Tutto sommato lo SMI (+8.14%) ha retto bene: con il risveglio soprattutto di Roche l'indice è riuscito a limitare i danni e si è adagiato sui 12'000 punti ma lì deve rimanere! Non sappiamo fino a quando riuscirtà a non farsi troppo influenzare dal clima che vige nelle borse europee... per il momento sembra riuscirci...


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Come sempre accade quando ci sono momenti di tensione, il franco svizzero ha una tendenza a rafforzarsi e anche questa volta non fa eccezione. Contro dollaro, malgrado i tassi americani sembrano voler restare agli attuali livelli ancora per parecchi mesi, la nostra valuta si sta rivalutando e venerdì ha chiuso appoggiandosi sul supporto rappresentato dalla media mobile dei 200 giorni. Degli alleggerimenti sono stati fatti e ne seguiranno degli altri solo se andremo sotto lo 0.8850.



Contro euro, come è coerente che sia, il dollaro ha mostrato una tendenza al rafforzamento: nulla di straordinario e per il momento continua il suo spostamento laterale... ovviamente se la prossima settimana l'incertezza politica dovesse continuare non escludiamo che punterà a rafforzarsi ulteriormente ma difficilmente a breve lo vedremo sotto l'1.0550.




Quasi inutile affermare che il perdente di questa settimana è la parità euro/chf: è un vero peccato per chi ragiona in franchi in quanto l'euro si stava comportando contro la nostra più che dignitosamente ed ora bisognerà attendere la prossima settimana per vedere se il clima politico lo porterà a testare il livello di 0.9430 che sarebbe pure il suo nuovo supporto dopo che per un paio d'anni è stata la sua resistenza (vedi linea rossa tratteggiat . NON dimentichiamoci dell'appuntamento di giovedì 20 giugno con la BNS: non sarà facile vedere un ulteriore taglio ai tassi ma le condizioni per farlo ci sarebbero... in caso di un taglio non è escluso, considerato il netto ipervenduto dell'euro, che assisteremo ad un rimbalzo. 

Buona domenica!




domenica 9 giugno 2024

BCE: -0.25% , poi si vedrà...





 Negli Appunti di questa settimana, chiediamo subito venia, non possiamo esimerci dal parlare per l'ennesima volta dei tassi d'interesse e del loro destino. 


Sarebbe ora di cambiare musica ma per il momento a guidar le danze sono unicamente i DJ delle Banche Nazionali e, dopo anni dove sono stati obbligati a muoversi  in sincrono e a propinare la medesima musica,  la grande novità è osservare che probabilmente assisteremo a dei comportamenti divergenti dettati verosimilmente dai dati macro delle rispettive economie lasciando per una volta, si spera, la politica fuori dai corridoi degli Istituti di Emissione...


Ma bando ai preamboli e, Ladies first, partiamo dalla BCE


Brava Lagarde, almeno ci hai provato! Saranno state le enormi pressioni alla quale sei stata sottoposta nelle ultime settimane, fatto sta che un taglio dello 0.25% l’hai dato.  Peccato che abbiamo la netta impressione che per il momento non ne seguiranno altri e quindi non sorprende minimamente, come vedremo dopo, l'anemica risposta dei mercati finanziari europei: infatti se una rondine non fa primavera, un singolo ed isolato taglio ai tassi non mette fine alla politica restrittiva della BCE e di certo non genera quell'entusiasmo che di solito osserviamo dopo una tanto attesa mossa di riduzione del costo del denaro.


Purtroppo il messaggio della Lagarde non è stato facile da comprendere in quanto potrebbe apparire contraddittorio:  ha dapprima sottolineato come siamo confrontati ad una economia che mostra segnali di un'anemia persistente ed in tal modo giustifica il taglio ai tassi. 


Poi ribadisce che bisogna fare i conti con un'inflazione che non sta andando verso l'anelato 2% anche a causa di una serie di aumenti salariali potenzialmente generatori d'inflazione e che obbligano la BCE a restare vigile.


Ammettiamo che non è ovvio comprendere come in un'economia in rallentamento si possa ancora osservare un'inflazione che tende a restare appiccicosa ma avevamo già tempo fa accennato alla rigidità di certi prezzi che, una volta aumentati, non tornano quasi mai sui propri passi; nel caso soprattuto dei servizi questo meccanismo è ben oliato.  


Comunque sia, fino a quando nelle tasche dei lavoratori entrano più soldi, il potere d'acquisto dei salari non subisce un netto ridimensionamento e si continuerà a consumare senza preoccuparsi più di tanto soprattutto nella fascia giovane della popolazione europea che non ha una grande propensione al risparmio e tende a godersi la vita...


Ne deduciamo che per il momento ulteriori tagli non sono attesi e passeremo l'estate a chiederci se e quando vedremo la prossima sforbiciata...


 BNS

Chi invece potrebbe permettersi di tirare dritto per la sua strada portando avanti il lavoro iniziato tre mesi fa è Jordan, il Governatore della Banca Nazionale Svizzera, sostenuto dai tranquillizzanti dati sull'inflazione nel nostro paese pubblicati martedì 4 giugno:

  • CPI Svizzero yoy maggio:         1.4% (atteso: 1.4%; precedente: 1.4%)
  • Core CPI svizzero yoy maggio: 1.2% (atteso: 1.3%; precedente: 1.2%)

Quella di avere un franco robusto ai fini di evitare di importare inflazione è sempre stato un suo cavallo di battaglia ed anche da questo punto di vista la situazione appare piuttosto sotto controllo: il franco da inizio annno si è indebolito quel tanto che basta per rilanciare le esportazioni senza apparentemente importare della sgradita inflazione. Come vedremo dopo, i movimenti di questi giorni segnalano comunque che il franco non si svaluterà all'infinito e questo dovrebbe rassicurare Jordan.

Siamo quindi dell'opinione che giovedì 20 giugno, considerata anche la mossa della BCE, potremmo tranquillamente assistere ad un ulteriore taglio ai tassi e se non sarà il caso, considerato l'attuale livello del costo del denaro nel nostro paese, non sarà una tragedia. 


FED

Povero Powell! E' alle prese con un rebus non facile da risolvere e per rendersene conto basta dare un'occhiata ai dati più importanti di questa settimana:

  • ISM manifatturiero maggio: 48.7 (atteso: 49.6; precedente: 49.2)
  • ISM servizi maggio              : 53.8 (atteso: 50.7; precedente: 49.4)
Lo stato di salute del settore manifatturiero è in contrazione (sotto il 50) e necessiterebbe di un colpo di mano; quello dei servizi non diciamo che sta scoppiando di salute ma non è neppure così mal messo trovandosi attualmente  in zona di espansione:  se consideriamo che questo settore contribuisce a circa il 75%-80% del PIL non è difficile immaginare di quali attenzioni goda questo settore e di aiuti che possono assomigliare ad un taglio ai tassi per il momento non sembra averne bisogno.

Anche sul fronte del lavoro venerdì non sembrano arrivare, paradossalmente, buone notizie per Powell:
  • Nuovi posti di lavoro maggio: 272k (atteso: 190k; precedente: 165k)
  • Salari orari yoy maggio        : 4.1% (atteso: 3.9%; precedente: 4%)
L'economia continua a sfornare molti più posti di lavoro delle aspettative ed i salari continuano a crescere; per l'inflazione americana non sono buone notizie ed il mercato non ha apprezzato più di tanto in quanto sente odore di tassi invariati per molto tempo ancora:




I rendimenti dei Treasury americani a 2 e 10 anni, che da qualche giorno si stavano indirizzando al ribasso attratti dall'idea che una riduzione dei tassi fosse a portata di mano, sono dovuti ritornare sui propri passi... Con dati come questi non sarà facile per Powell seguire le orme della Lagarde.

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Come hanno reagito le borse questa settimana lo vediamo subito:



L'idea che circolava ancora all'inizio della settimana che i tassi in America erano pronti per essere tagliati ha ovviamente fornito il carburante al mercato americano per restare in orbita. Poi venerdì, sulla scia della pubblicazione dei dati lo S&P500 (+12.10% ytd) ha smesso di crescere e di registrare nuovi record storici. 

Dovremo vedere come durante il week end il mercato digerirà i dati di venerdì e smaltirà la delusione. A ben pensarci se un'economia continua a sfornare nuovi posti di lavoro ben al di sopra delle aspettative e paga bene i lavoratori, non sarà un bene per la politica monetaria della FED,  ma è pur sempre un toccasana per i bilanci delle società che verosimilmente anche nel secondo trimestre sono pronti a sorprenderci...


... di certo non ha molto da lagnarsi neppure l'amico Ned Davis che con il suo algoritmo ci sta indicando come lo S&P500 sta andando dritto verso i 5'600 punti (manca uno scarso 5%) che, rammentiamo, sono anche il nuovo traguardo per fine anno segnalato da molte banche ed operatori finanziari. 


Anche il Nasdaq (+14.13% ytd), trainato soprattutto da Nvidia e da tutto quello che le gira attorno, non ha molto da lamentarsi. Forse per pignoleria dovremmo segnalare un po di volumi calanti soprattutto sul finire della settimana ma non sembrano riduzioni tali da segnalare una grande disaffezione degli investitori per la tecnologia. Il trend, soprattutto se lo vediamo dal dicembre del 2023,  è ancora in essere e per il momento non sembra avere intenzioni di cambiare direzione. Qualche pausa estiva comunque non la possiamo escludere: l'importante è che anche in caso di una salutare correzione questo indice non cada sotto i 16'350 punti.



 Come già sottolineato ci saremmo aspettati una maggior reazione al taglio ai tassi effettuato dalla Lagarde ma probabilmente il mercato ha capito che non siamo entrati in un circolo virtuoso e quindi altri tagli non li vedremo tanto presto. Abbiamo l'impressione che l'Eurostoxx50 (+11.72% ytd) abbia voglia di muoversi più che altro lateralmente, in un range compreso tra i 4'480 e i 5'130 punti , e per tutta l'estate resterà confinato dentro questi limiti. Sia chiaro che non ci lamentiamo: un quasi + 12% ytd, con una economia che non cresce come quella americana,  è un signor risultato per il quale ad inizio anno avremmo fatto carte false; ci sta anche bene se per qualche mese rallenta la crescita e pensa a digerire e consolidare quanto realizzato fino ad oggi.



Provate a chiederci se siamo felici? Ovviamente il riferimento non è al film di Aldo, Giovanni e Giacomo ma all'evoluzione del nostro indice! Dalla frustrazione di qualche settimana fa siamo passati ad uno stato di compiacimento nei confronti dello SMI (+10.03% ytd) che avevamo dimenticato dal marzo del 2022.

A dire la verità non è che tutti i componenti dello SMI da inizio anno non abbiano fatto il loro lavoro: dei 30 titoli che lo compongono molti hanno performances anche di decine di punti percentuali ma erano soprattutto Roche e Nestlé che mancavano all'appello ed hanno zavorrato l'indice. Ebbene, da qualche settimana a questa parte anche questi due titoli si stanno muovendo ed il risultato é lì da vedere...


Siamo particolarmente compiaciuti dal movimento intrapreso da Roche soprattutto nelle ultime settimane. Probabilmente (anche se è ancora un po' presto per confermalo definitivamente ) è uscita dal periodo di depressione che durava dagli inizi del 2022. I volumi sono buoni e la rottura della resistenza dinamica durante questa settimana (soprattutto venerdì) ci lascia ben sperare per un recupero che non si limiti a qualche punto percentuale.Vedremo.

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Ad inizio settimana, quando girava aria da taglio dei tassi americani, il dollaro contro franco ha iniziato ad indebolirsi e dai quasi 0.92 centesimi ce lo siamo ritrovato praticamente sul supporto a 0.8850. La pubblicazione dei dati di venerdì l'ha poi rispedito in un batter d'occhio in direzione dello 0.90. Se vi sarà la convinzione che i tassi non verranno toccati da Powell e compagni è probabile che il movimento rialzista del dollaro possa continuare. Se poi vedremo addirittura un taglio da parte della BNS è chiaro che lo spread che si creerà potrebbe ancora attrarre denaro verso il dollaro. Non scoridiamoci  che  a breve continua a rendere sopra il 5%.



Anche contro euro il franco svizzero si è rinforzato: a maggior ragione le aspettative per un taglio ai tassi europei hanno accentuato il movimento. Sarà importante vedere se la debolezza dell'euro continuerà anche la prossima settimana ma considerato che nuovi tagli non ci saranno a breve la valuta europea dovrebbe stabilizzarsi.  Livello di supporto 0.9690/0.9680 e se sfondiamo il supporto potremmo andare ad incappare nella media mobile dei 200 giorni (linea blu) a 0.96 sperando che faccia da supporto.



L'euro era da diverse settimane che mostrava una certa tendenza al rafforzamento contro dollaro. Ovviamente i dati di venerdì si sono fatti sentire anche su questa parità ed hanno spinto la valuta americana verso quell'intrico di medie mobili (sono tutte e tre allo stesso livello...) che costituisce per il momento un robusto supporto. Restiamo per il momento dell'idea che lo spostamento più probabile sia ancora quello laterale.



 L'idea di un possibile taglio ai tassi e la conseguente debolezza del dollaro avevano mantenuto il valore dell'oncia oro non troppo distante del suo record storico. Poi ha preso una bella botta venerdì subito dopo la pubblicazione dei dati americani che l'ha spinto addirittura e con una certa decisone sotto il supporto (linea verde)... non siamo sicurissimi ma non possiamo escludere che se non vi sarà un rimbalzo deciso la prossima settimana il target a breve per questo metallo prezioso siano ancora i 2'230 $ per oncia.


Buona domenica!