Negli Appunti di questa settimana, chiediamo subito venia, non possiamo esimerci dal parlare per l'ennesima volta dei tassi d'interesse e del loro destino.
Sarebbe ora di cambiare musica ma per il momento a guidar le danze sono unicamente i DJ delle Banche Nazionali e, dopo anni dove sono stati obbligati a muoversi in sincrono e a propinare la medesima musica, la grande novità è osservare che probabilmente assisteremo a dei comportamenti divergenti dettati verosimilmente dai dati macro delle rispettive economie lasciando per una volta, si spera, la politica fuori dai corridoi degli Istituti di Emissione...
Ma bando ai preamboli e, Ladies first, partiamo dalla BCE.
Brava Lagarde, almeno ci hai provato! Saranno state le enormi pressioni alla quale sei stata sottoposta nelle ultime settimane, fatto sta che un taglio dello 0.25% l’hai dato. Peccato che abbiamo la netta impressione che per il momento non ne seguiranno altri e quindi non sorprende minimamente, come vedremo dopo, l'anemica risposta dei mercati finanziari europei: infatti se una rondine non fa primavera, un singolo ed isolato taglio ai tassi non mette fine alla politica restrittiva della BCE e di certo non genera quell'entusiasmo che di solito osserviamo dopo una tanto attesa mossa di riduzione del costo del denaro.
Purtroppo il messaggio della Lagarde non è stato facile da comprendere in quanto potrebbe apparire contraddittorio: ha dapprima sottolineato come siamo confrontati ad una economia che mostra segnali di un'anemia persistente ed in tal modo giustifica il taglio ai tassi.
Poi ribadisce che bisogna fare i conti con un'inflazione che non sta andando verso l'anelato 2% anche a causa di una serie di aumenti salariali potenzialmente generatori d'inflazione e che obbligano la BCE a restare vigile.
Ammettiamo che non è ovvio comprendere come in un'economia in rallentamento si possa ancora osservare un'inflazione che tende a restare appiccicosa ma avevamo già tempo fa accennato alla rigidità di certi prezzi che, una volta aumentati, non tornano quasi mai sui propri passi; nel caso soprattuto dei servizi questo meccanismo è ben oliato.
Comunque sia, fino a quando nelle tasche dei lavoratori entrano più soldi, il potere d'acquisto dei salari non subisce un netto ridimensionamento e si continuerà a consumare senza preoccuparsi più di tanto soprattutto nella fascia giovane della popolazione europea che non ha una grande propensione al risparmio e tende a godersi la vita...
Ne deduciamo che per il momento ulteriori tagli non sono attesi e passeremo l'estate a chiederci se e quando vedremo la prossima sforbiciata...
BNS
Chi invece potrebbe permettersi di tirare dritto per la sua strada portando avanti il lavoro iniziato tre mesi fa è Jordan, il Governatore della Banca Nazionale Svizzera, sostenuto dai tranquillizzanti dati sull'inflazione nel nostro paese pubblicati martedì 4 giugno:
- CPI Svizzero yoy maggio: 1.4% (atteso: 1.4%; precedente: 1.4%)
- Core CPI svizzero yoy maggio: 1.2% (atteso: 1.3%; precedente: 1.2%)
Quella di avere un franco robusto ai fini di evitare di importare inflazione è sempre stato un suo cavallo di battaglia ed anche da questo punto di vista la situazione appare piuttosto sotto controllo: il franco da inizio annno si è indebolito quel tanto che basta per rilanciare le esportazioni senza apparentemente importare della sgradita inflazione. Come vedremo dopo, i movimenti di questi giorni segnalano comunque che il franco non si svaluterà all'infinito e questo dovrebbe rassicurare Jordan.
Siamo quindi dell'opinione che giovedì 20 giugno, considerata anche la mossa della BCE, potremmo tranquillamente assistere ad un ulteriore taglio ai tassi e se non sarà il caso, considerato l'attuale livello del costo del denaro nel nostro paese, non sarà una tragedia.
FED
Povero Powell! E' alle prese con un rebus non facile da risolvere e per rendersene conto basta dare un'occhiata ai dati più importanti di questa settimana:
- ISM manifatturiero maggio: 48.7 (atteso: 49.6; precedente: 49.2)
- ISM servizi maggio : 53.8 (atteso: 50.7; precedente: 49.4)
- Nuovi posti di lavoro maggio: 272k (atteso: 190k; precedente: 165k)
- Salari orari yoy maggio : 4.1% (atteso: 3.9%; precedente: 4%)
I rendimenti dei Treasury americani a 2 e 10 anni, che da qualche giorno si stavano indirizzando al ribasso attratti dall'idea che una riduzione dei tassi fosse a portata di mano, sono dovuti ritornare sui propri passi... Con dati come questi non sarà facile per Powell seguire le orme della Lagarde.
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Come hanno reagito le borse questa settimana lo vediamo subito:
L'idea che circolava ancora all'inizio della settimana che i tassi in America erano pronti per essere tagliati ha ovviamente fornito il carburante al mercato americano per restare in orbita. Poi venerdì, sulla scia della pubblicazione dei dati lo S&P500 (+12.10% ytd) ha smesso di crescere e di registrare nuovi record storici.
Dovremo vedere come durante il week end il mercato digerirà i dati di venerdì e smaltirà la delusione. A ben pensarci se un'economia continua a sfornare nuovi posti di lavoro ben al di sopra delle aspettative e paga bene i lavoratori, non sarà un bene per la politica monetaria della FED, ma è pur sempre un toccasana per i bilanci delle società che verosimilmente anche nel secondo trimestre sono pronti a sorprenderci...
... di certo non ha molto da lagnarsi neppure l'amico Ned Davis che con il suo algoritmo ci sta indicando come lo S&P500 sta andando dritto verso i 5'600 punti (manca uno scarso 5%) che, rammentiamo, sono anche il nuovo traguardo per fine anno segnalato da molte banche ed operatori finanziari.
Come già sottolineato ci saremmo aspettati una maggior reazione al taglio ai tassi effettuato dalla Lagarde ma probabilmente il mercato ha capito che non siamo entrati in un circolo virtuoso e quindi altri tagli non li vedremo tanto presto. Abbiamo l'impressione che l'Eurostoxx50 (+11.72% ytd) abbia voglia di muoversi più che altro lateralmente, in un range compreso tra i 4'480 e i 5'130 punti , e per tutta l'estate resterà confinato dentro questi limiti. Sia chiaro che non ci lamentiamo: un quasi + 12% ytd, con una economia che non cresce come quella americana, è un signor risultato per il quale ad inizio anno avremmo fatto carte false; ci sta anche bene se per qualche mese rallenta la crescita e pensa a digerire e consolidare quanto realizzato fino ad oggi.
Provate a chiederci se siamo felici? Ovviamente il riferimento non è al film di Aldo, Giovanni e Giacomo ma all'evoluzione del nostro indice! Dalla frustrazione di qualche settimana fa siamo passati ad uno stato di compiacimento nei confronti dello SMI (+10.03% ytd) che avevamo dimenticato dal marzo del 2022.
A dire la verità non è che tutti i componenti dello SMI da inizio anno non abbiano fatto il loro lavoro: dei 30 titoli che lo compongono molti hanno performances anche di decine di punti percentuali ma erano soprattutto Roche e Nestlé che mancavano all'appello ed hanno zavorrato l'indice. Ebbene, da qualche settimana a questa parte anche questi due titoli si stanno muovendo ed il risultato é lì da vedere...
Siamo particolarmente compiaciuti dal movimento intrapreso da Roche soprattutto nelle ultime settimane. Probabilmente (anche se è ancora un po' presto per confermalo definitivamente ) è uscita dal periodo di depressione che durava dagli inizi del 2022. I volumi sono buoni e la rottura della resistenza dinamica durante questa settimana (soprattutto venerdì) ci lascia ben sperare per un recupero che non si limiti a qualche punto percentuale.Vedremo.
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Ad inizio settimana, quando girava aria da taglio dei tassi americani, il dollaro contro franco ha iniziato ad indebolirsi e dai quasi 0.92 centesimi ce lo siamo ritrovato praticamente sul supporto a 0.8850. La pubblicazione dei dati di venerdì l'ha poi rispedito in un batter d'occhio in direzione dello 0.90. Se vi sarà la convinzione che i tassi non verranno toccati da Powell e compagni è probabile che il movimento rialzista del dollaro possa continuare. Se poi vedremo addirittura un taglio da parte della BNS è chiaro che lo spread che si creerà potrebbe ancora attrarre denaro verso il dollaro. Non scoridiamoci che a breve continua a rendere sopra il 5%.
Anche contro euro il franco svizzero si è rinforzato: a maggior ragione le aspettative per un taglio ai tassi europei hanno accentuato il movimento. Sarà importante vedere se la debolezza dell'euro continuerà anche la prossima settimana ma considerato che nuovi tagli non ci saranno a breve la valuta europea dovrebbe stabilizzarsi. Livello di supporto 0.9690/0.9680 e se sfondiamo il supporto potremmo andare ad incappare nella media mobile dei 200 giorni (linea blu) a 0.96 sperando che faccia da supporto.
L'euro era da diverse settimane che mostrava una certa tendenza al rafforzamento contro dollaro. Ovviamente i dati di venerdì si sono fatti sentire anche su questa parità ed hanno spinto la valuta americana verso quell'intrico di medie mobili (sono tutte e tre allo stesso livello...) che costituisce per il momento un robusto supporto. Restiamo per il momento dell'idea che lo spostamento più probabile sia ancora quello laterale.
L'idea di un possibile taglio ai tassi e la conseguente debolezza del dollaro avevano mantenuto il valore dell'oncia oro non troppo distante del suo record storico. Poi ha preso una bella botta venerdì subito dopo la pubblicazione dei dati americani che l'ha spinto addirittura e con una certa decisone sotto il supporto (linea verde)... non siamo sicurissimi ma non possiamo escludere che se non vi sarà un rimbalzo deciso la prossima settimana il target a breve per questo metallo prezioso siano ancora i 2'230 $ per oncia.
Buona domenica!
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