Se c'è qualcuno che è capace di tirare dritto per la sua strada senza guardare in faccia a nessuno é proprio Jordan, il governatore della Banca Nazionale Svizzera (BNS), che giovedì si è concesso il lusso, in totale autonomia, di ridurre i tassi guida del nostro Paese di un altro quarto di punto e a quanto pare non è finita lì!
Uno stimolo per un'ulteriore limata ai tassi può arrivare dalle stime dell'inflazione svizzera prevista dalla BNS per i prossimi anni:
In effetti sembra che il fenomeno del rincaro sia sotto controllo ed un'inflazione per il 2025 e 2026 attorno all'1% (vedi cerchio rosso) è senz'altro più che accettabile e non dovrebbe essere un ostacolo ad un altro taglio ai tassi.
Un ulteriore stimolo può arrivare, ci scusiamo per il tecnicismo, dal tasso R* (erre stella). Infatti intuiamo che per Jordan questo tasso non è ancora dove vorrebbe vederlo e a quanto pare c'è spazio per continuare ad essere piuttosto accomodante (o "dovish" (colomba) come si dice nel gergo finanziario e che si contrappone all' "hawkish" (falco) che caratterizza una politica monetaria che si fa restrittiva ).
Se non ricordiamo male abbiamo già incontrato nei nostri Appunti il concetto di R* ma, repetita iuvant, ci facciamo aiutare da ChatGPT a rinfrescare il concetto:
è il tasso di interesse reale (corretto per l'inflazione) che è coerente con un'economia che opera al suo pieno potenziale, con un'inflazione stabile ed un output di piena occupazione. In altre parole, è il tasso di interesse che non stimola né frena l'economia ed ottiene l'equilibrio nel lungo termine.
Il calcolo preciso di R* è complesso e non direttamente osservabile. Viene generalmente stimato attraverso modelli econometrici e statistici che tengono conto di variabili macroeconomiche come il tasso di crescita del PIL, l'inflazione, e altri indicatori economici. "
R*, aggiungiamo noi, è pure definito Tasso di Interesse Neutrale e viene preso, buono a sapersi, in grande considerazione da chi deve stabilire la politica monetaria; la Svizzera non fa eccezione.
La prossima riunione della BNS è prevista per il 26 di settembre e fino ad allora probabilmente non succederà nulla di particolare ma dovremo comunque tenere il franco svizzero sotto controllo in quanto un suo eccessivo rafforzamento potrebbe anche indurre la BNS ad anticipare i tempi del taglio che potrebbe, come già capitato, arrivare a sorpresa.
Ovviamente siamo molto interessati a vedere come andrà a finire la scommessa di Macron che ha chiamato al voto i francesi per il prossimo week end e dopo il secondo turno del 7 luglio capiremo se la Francia si sarà spostata decisamente verso destra. Un po' di volatilità sull'euro è da mettere in conto...
Nel frettempo i rendimenti del decennale svizzero (0.668%, linea nera) e di quello a due anni (0.853%, linea rossa) continuano a scendere ed il taglio di giovedì ha accentuato il movimento: dai massimi del marzo 2023 i rendimenti si sono quasi dimezzati ed il trend discendente sembra essere alimentato dalla probabilità che si possa assistete entro l'anno ad un altro taglio avvalorando in tal modo la tesi di Waller, uno dei membri della FED che, come abbiamo già visto recentemente, ritiene che un taglio ai tassi non serve a nulla, due è già meglio ma è a partire da una serie di almeno tre tagli che si possono iniziare a vedere i risultati sperati dalla Banca Nazionale.
Per la fine dell'anno (6 mesi) il mercato ha già messo in conto che la Svizzera potrebbe tagliare di altri 25 punti base i tassi. A dir la verità anche per l'Eurozona e gli USA le aspettative sono di un taglio di circa 25 punti base ma, se ci sarà, lo vedremo probabilmente dopo le elezioni americane (a meno che l'urgenza è tale da obbligare la FED a muoversi prima ma è poco probabile).
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E' da qualche settimana che non vediamo come il mondo delle obbigazioni in dollari ed in euro si è comportato... dopo tutto questo parlar di tassi di interesse, che dovrebbero prima o poi muoversi al ribasso, qualche cosa sarà pur successo:
Le obbligazioni in dollari si sono effettivamente mosse leggermente al rialzo approfittando del calo dei rendimenti favorito dai numeri macroeconomici di un paio di settimane fa... per molti analisti questo calo è stato definito un po' sopra le righe, come dire che il mercato si è già portato troppo avanti e se i tagli non arrivano si potrebbe anche osservare un po' più in là una serie di vendite che riporterebbero i rendimenti a risalire... vedremo. Siamo comunque sempre in negativo da inizio anno e per andare lunghi, come diciamo da un po', c'è ancora tempo.
Invece per quello che concerne le obbligazioni in euro, malgrado il taglio di un quarto di punto della scorsa settimana, è calma piatta... come abbiamo visto il mercato si aspetta per quest'anno un solo ulteriore taglio (FED permettendo) e non è assolutamente sufficiente per dare il via ad un rally obbligazionario...
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Per i mercati americani è stata una settimana corta, mercoledì erano chiusi, ma fino a martedì non si sono smentiti ed hanno continuato a macinare i soliti record storici. Poi, dopo la pausa infrasettimanale, si sono calmati, o meglio, Nvidia ha deciso di prendersi una pausa ed ha lasciato sul campo qualche punto percentuale ovverosia l'equivalente di circa 240 miliardi!
Gli ultimi due giorni di questa settimana ci siamo chiesti ripetutamente se lo S&P500 ed il Nasdaq sono effettivamente un po' troppo costosi ed è probabile che lo siano: lo S&P500 scambia oramai a 23/24 volte gli utili attesi ed abbiamo l'impressione che il mercato sia diventato parecchio stretto, vale a dire che i rialzi coinvolgono sempre più solo uno stretto manipolo di azioni (prime fra tutte le Magnifiche 7) e non è equamente ripartito su tutte le altre società che brillano decisamente meno.
Se osserviamo lo S&P500 (+14.57% ytd) non possiamo fare altro che constatare quanto il trend ascendente sia sempre in essere; oramai siamo ad un soffio dai 5'600 punti che rimane un obiettivo che doveva essere raggiunto solo verso la fine dell'anno: a quell'obbiettivo manca un 2.48%... A questo punto vedremo se gli analisti avranno il coraggio di aumentare nuovamente il target ma con dei P/E di 23/24 non è una decisione facile da prendere (sarà interessante valutare gli utili del secondo trimestre che saranno pubblicati a partire da metà luglio).
Se livello raggiunto dallo S&P500 vi inquieta (a noi un pochino...), si può anche prendere la decisione di alleggerire le posizioni (soprattutto gli etf sull'indice) ed investire a breve i nostri dollari: la resa di un Treasury a 6 mesi è del 5.35% e, senza il rischio azionario che dobbiamo correre per acchiappare l'ultimo 2.48% che ci separa dai 5'600 punti, otteniamo lo stesso risultato.
Tecnicamente l'indice è ancora in netto ipercomprato e una correzione è sempre in agguato. Non fate troppo caso ai volumi: venerdì era il giorno delle 4 streghe, quando una volta a trimestre scadono in contemporanea opzioni e futures che generano un sacco di volume (vedi freccia viola). Lo stesso fenomeno le vedrete anche sugli altri mercati.
Discorso simile anche per il Nasdaq (+17.84% ytd): trend quasi verticale (!) e siamo in evidente ipercomprato (cerchietto nero)... continuare così all'infinito non pare possibile... Vedremo se la correzione di Nvidia è stata sufficiente per concedere a coloro che sono attanagliati dal FOMO ( Fear Of Missing Out) di attenuare la loro ansia per essere rimasti fuori dal business dell'AI permettendogli di entrare... se assisteremo ad un assalto alle azioni di Nvidia signifia che il fenomeno scatenato dalle aspettative dell'intelligenza artificiale è ben lungi dall'esser esaurito...
Dobbiamo ammettere che le elezioni europee con il loro stascico francese hanno rotto il giocattolo ed abbiamo rischiato di vedere un cambio di trend dell'Eurostoxx50 (+8.53% ytd) assolutamente poco piacevole: malgrado il recupero di quota 4'900 non siamo ancora fuori pericolo e la prossima settimana, in attesa della votazione francese del prossimo week end, difficilmente vedremo gli investitori rientrare a piene mani nei mercati europei.
Noi abbiamo comunque approfittato del calo (eccessivo) del CAC40 per fare un po' di spesa a dei prezzi e a dei multipli molto interessanti: visto che abbiamo un'ottica di medio termine pensiamo che ne trarremo, con un po' di pazienza, sicuramente un vantaggio...
Se vi dobbiamo dire tutta la verità, allora sappiate che dopo il taglio ai tassi di giovedì scorso ci saremmo aspettati un po' più di entusiasmo nei riguardi dello SMI (+7.86%). La reazione c'è stata ma nulla di particolare: evidentemente il mood non proprio stratosferico che sta girando tra le borse europee ha tarpato le ali anche alla nostra... peccato. Comunque sia siamo sempre a dei livelli che fino a qualche settimana fa potevamo solo sognare... a volte bisogna pur sapersi accontentare.
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Anche in ambito valutario la reazione al taglio dei tassi c'è stata ma ci aspettavamo qualche cosa di meglio. L'importante è che ci siamo tolti dal supporto a 0.8850 e probabilmente ci fermeremo in prossimità della resistenza a breve termine posta a 0.90. Oramai la differenza di rendimento tra franco e dollaro è ancor più evidente e stiamo parlando di qualche cosa attorno al 4% che dovrebbe calamitare un po' di franchi verso la valuta americana.
Anche contro euro il dollaro si è leggermente rivalutato questa settimana... nulla di particolare e per il momento stiamo per finire l'ennesima settimana con uno spostamento che più laterale di così si muore...
Eravamo convinti che saremmo andati a vedere il supporoto a 0.9420 e la direzione fino a giovedì era quella... poi la sorpresa confezionataci dalla BNS ha riportato l'euro a 0.9561 e farebbe comodo per chi ragiona in chf vederlo tornare almeno in prossimità della resistenza posta a 0.9690.
Ma bisogna fare i conti con l'ostacolo delle elezioni francesi che non va sottovalutato. Dai sondaggi più recenti la destra non riuscirebbe ad ottenere una maggioranza e molto dipenderà da quanto la sinistra sarà capace di compattarsi ma se non ci riesce sarà il caos... non sappiamo se sia una ragione valida per comprare franco svizzero ma temiamo potrebbe esserlo.
Buona domenica!
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