sabato 12 dicembre 2020

Eu e BCE: decisioni importanti


 Si è chiusa una settimana dove praticamente abbiamo marciato sul posto: con lo SMI si era a 10340 punti 5 sedute orsono e abbiamo chiuso a 10393 punti ieri: è più o meno quello che ci stavamo aspettando,  uno spostamento laterale con bande di oscillazione molto strette e una mini-rotazione settoriale quasi quotidiana che hanno semplicemente evitato che si andasse a far visita al supporto dei 10250 punti. Meglio così, ma sono oramai diverse settimane che non riusciamo ad uscire da questo movimento.

A dire il verso gli eventi degli ultimi giorni sono stati piuttosto importanti e non vi nascondiamo che speravamo in una risposta più positiva da parte dei mercati, ma in effetti dobbiamo ammettere che il rally di fine anno è già stato anticipato all'inizio di novembre ed durato una decina di giorni, il resto è stato, concedetecelo,  soltano una noia.

Ma passiamo rapidamente in rassegna cosa è successo d'importatnte questa settimana e anche se non vi è stata una risposta immediata da parte del mercato, non è detto che questa si possa materializzare, una volta  assimilato quanto accaduto, nelle prossime settimane/inizio anno nuovo.

1) Recovery Fund

Finalmente hanno trovato la quadra, ma a ragion del vero, bisognerebbe dire che l'ha trovata Angela che, dopo aver convinto i tedeschi con un bel discorso strappalacrime in parlamento ad assumere un comportamento dignitoso nei confronti del Covid,  è pure riuscita a strappare un "e così sia" da parte di Ungheria e Polonia al piano di aiuto europeo: non che i due Paesi improvvisamente sono stati travolti da un insolito rispetto nei confronti dello Stato di diritto (...sembra il titolo di un film della Wertmuller...)  ma, dare per avere, hanno barattato il loro sì al Recovery Fund con

a) un rinvio di un anno e mezzo nell'apllicazione dello Stato di diritto stesso (palese ammissione che tale diritto non è attualmente rispettato) e

b) una certa qual flessibilità (che bell'eufemismo...) nell'abbandono del carbone a favore di energie più rispettose dell'ambiente. 

Insomma,  i due Paesi si pigliano un sacco di soldi dall'EU, dello Stato di diritto se ne fregano e dell'ambiente, a quanto pare,  pure!   Anche in questo caso, come quello del dollaro della scorsa settimana, qualche cosa ci sfugge...

Ad ogni buon conto non è scritto da nessuna parte che dobbiamo capire sempre tutto: l'importante per noi è intuire quanto questo accordo sia importante per il rilancio della crescita in Europa (che NON diamo comunque per scontata...). A questo punto siamo molto più interessati nel capire COME verranno utilizzati i fondi e qui si apre un altro capitolo, tutto da scrivere, del quale la politica italiana di questa settimana ci ha generosamente offerto un primo assaggio di quello che sarà probabilmente un bell'assalto alla carovana di altri tempi per poi spartirsi, nessun partito escluso, il bottino. C'è una occasione unica e 207 miliardi di buoni motivi  per non mandare a monte il rilancio dell'Italia ma il teatrino offerto generosamente questa settimana dalle forze politiche non lascia presagire nulla di buono...

2) Brexit

Ma pensateci bene: quattro anni per arrivare ad un probabile No Deal o Hard Brexit che dir si voglia appaiono tantini! Facciamo pure finta che quest'anno il covid ha sparigliato un po' le carte ma comunque...  Pare che si siano incagliati sulla regolamentazione della pesca nel Mare del Nord, sul meccanismo di soluzione delle controversie e l'accesso del Regno Unito al mercato unico nel rispetto delle regole sugli aiuti di Stato... Non ci pare che siano problemi da perderci il sonno per quattro anni filati ma forse, diciamocela tutta, non è che da una parte e dall'altra si è un po' curiosi di vedere come andrà a finire quanto finalmente domenica il no deal sarà cosa fatta e anche su questo teatrino calerà il sipario?  Oppure lo spettacolo si trasformerà in una commedia dell'assurdo e troveranno in zona Cesarini una soluzione? Tutto è possibile... vedremo domani.

Noi seguiamo la sterlina (1.7060) che questa settimana 200 bps contro chf li ha già persi: a 1.13 si potrebbe pensare di rientrare...

3) BCE

Diciamolo subito: la Lagarde non buca lo schermo... ce la mette tutta, fa quasi la piaciona con i giornalisti che gli pongono le domande strettamente per via telefonica,  ma alla fine ci guardiamo negli occhi e ci diciamo "NON è Mario Draghi!.. Comunque il suo lavoro non è semplice e non vorremmo essere al suo posto, quindi... evviva la Lagarde. Qualche decisione l'hanno presa e di non poco conto, per lo meno sul piano quantitativo, mantenendo le promesse di adottare nuovi stimoli per controbattere la seconda, e per un certo verso inattesa nella sua virulenza, ondata di Covid19.

La BCE ha deciso di ampliare i suoi due principali strumenti di politica monetaria: il programma di acquisto d'emergenza e le mirate operazioni di rifinanziamento a lungo termine. Entrambi i programmi saranno estesi: a marzo 2022 per il PEPP, in modo tale da permettere un piano di vaccinazione degno di questo nome,  e a giugno 2022 per l'OMRLT. Ambedue le estensioni sono state superiori alle aspettative dei mercati.

Per quanto riguarda i tassi la Lagarde si è sbilanciata ipotizzando che non subiranno nessun aumento almeno fino alla fine del 2022 poi si vedrà. Ieri stavamo parlando tra colleghi e abbiamo tentato di dare un senso al "poi si vedrà" che può essere declinato in mille modi me che temiamo non si potrà scostare troppo da un prolungamento sine die dello status quo. Ovvio il riferimento alla "giapponesizzazione" della  curva dei tassi europea che con ogni probabilità ne ricalcherà le orme. 

Ma diamo un'occhiata al grafico sul lungo termine dei rendimenti di un'obbligazione del governo Giappone a dieci anni (clicca sul grafico per una miglior visione):



Alla fine degli anni 80 il Giappopne è entrato in crisi a causa dello scoppio di una immensa bolla immobiliare e da quell'evento la curva dei rendimenti non ha fatto altro che scendere: nel frattempo il Giappone è diventato il paese più indebitato al mondo (240% del Pil nel 2019 e quest'anno si vedrà...), debito comunque quasi integralmente detenuto dal settore pubblico giapponese e che apparentemente non genera troppi problemi all'economia Giapponese che è considerata tra le più sicure. Insomma come avrebbe detto Ronald Reagan "Il debito pubblico Giapponese è abbastanza grande da badare a sé stesso). Ovviamente a noi non interessa come il Giappone intende gestire il suo debito ma in questo caso ci interessa capire per quanto tempo un regime di tassi bassi possa sopravvivere a sé stesso: evidentemente la risposta è "anche per decenni" e ne abbiamo la prova...


Il grafico qui sopra riporta il rendimento del decennale statale per la Svizzera (nero), gli Usa (in giallo peccato poco visibile, clicca sul grafico per una miglior visione), il Giappone (verde) e con due sfumature di rosso (sorry avremmo dovuto cambiar colore), la Germania e l'Italia.

Innutile dire che la situazione Europea è critica assai: abbiamo anche fatto peggio del Giappone che almeno non deve lottare con i tassi negativi (che sappiamo incidono e non poco sulle banche). Il trend è comunque evidente e non merita troppi commenti... Siamo solo agli inizi di un movimento secolare? Probabile, se il Giappone con un debito al 240% del Pil riesce a sopravvivere, non vedo perché non si riesca a fare lo stesso alle nostre latitudini ma, c'è sempre un ma da qualche parte, a condizione che i tassi rimangano dove stanno, ovverosia vicino allo zero o giù di lì.

Pensate all'evoluzione del debito pubblico dei paesi europei: quest'anno (grazie Covid!) il debito salirà, largo circa, del 20% per ogni Stato dell'Eu e altri debiti probabimente si accumuleranno nei prossimi anni, debiti che per il momento sono sostenibilissimi proprio grazie al fatto che non costano nulla in quanto ad interessi zero l'esborso fa sempre zero. Ma vi immaginate cosa significa un eventuale movimento rialzista dei tassi per le finanze dei paesi fortissimamente indebitati? Ecco perché non sarà facile cambiare rotta e soprattutto ecco perché continuano a dirci che l'inflazione NON sale (anche se apparentemente tutti la vogliono...) inflazione che, se eccessiva, innescherebbe il meccanismo del rialzo.

I manuali di economia ci insegnano che ad una offerta eccessiva di moneta potrebbero scatenarsi movimenti inflazionistici incontrollabili. Fortuna vuole che per il momento questi movimenti non sembrano materialzzarsi (l'inflazione tedesca ad es è allo 0.3% annualizzato...) ma ne siamo poi così sicuri? Altro elemento scaturito dalla discussione di ieri è una critica al paniere con il quale si calcola l'inflazione: dovrebbe essere rappresentativo dei consumi di una nazione,  ma sappiamo tutti che un paniere che contempla ancora il costo di una chiavetta USB non è sicuramente al passo con i tempi (anche se ce lo vuol far credere...). Tutti noi facciamo i calcoli alla fine del mese e il sospetto che l'aumento del costo della vita non sia proprio dello 0.3% è una realtà difficile da dissimulare soprattutto quando i salari non crescono oramai da anni.

Ergo, i tassi resteranno bassi e tirali su è da matti,  l'inflazione probabilmente già c'è e speriamo si mangi una parte dei debiti senza che ce ne accorgiamo e la parte che non si mangerà l'inflazione la dovremo prima o poi pagare, meglio poi,  ma immaginate dove andranno a prendere i soldi? Ecco bravi, risposta esatta e così vi siete rovinati il week end!

Operativamente, dovremmo quindi restare investiti in azioni (non vi sono troppe alternative), non dimentichiamo l'oro, prudenza con le obbligazioni e il resto ve lo diremo strada facendo nei prossimi appunti.


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