venerdì 31 dicembre 2021

Buon Anno!!


E‘ da un paio di settimane che ci siamo presi una pausa da Appunti Finanziari. A volte vale la pena fermarsi un attimo per cercare di vedere i mercati con un’ottica più distaccata e meno partecipativa: quando ci sei „dentro“ tutto il giorno e tutti giorni,  il rischio principale è quello di focalizzarsi sui dettagli perdendo di vista l‘insieme: sei talmente concentrato sui movimenti secondari che manco t‘accorgi che il trend principale del mercato è mutato. Questo è decisamente un rischio da evitare in quanto fatale!



Ma veniamo a noi.  Si pensava ad una fine d’anno piuttosto positiva, ma dai mercati azionari stanno arrivando soddisfazioni che francamente non avevamo messo in conto. Meglio così e godiamoci il momento.


La nostra attenzione, già da qualche settimana, è focalizzata sul 2022. Stiamo cercando di anticipare quali saranno i fattori che potrebbero portare ad un deciso cambiamento dei trend in corso e di carne sul fuoco ce n’è parecchia.


Per quanto riguarda i mercati azionari , sui quali punteremo ancora la nostra attenzione, dovremo monitorare da vicino la capacità delle aziende di continuare a crescere: per il momento gli analisti danno per scontato un aumento degli utili societari dell‘8% per le aziende americane e del 7% per quelle europee. Non sono di certo le crescite misurate dopo il crollo del marzo 2020, che si presentavano a due cifre,  ma è comunque una evoluzione attesa che ci potrebbe mettere al riparo da cambiamenti di trend drastici anche se non vi nascondiamo che le performances di quest‘anno saranno difficilmente replicabili e dovremo quindi alzare il livello di guardia.


Già dai primi giorni dell‘anno nuovo la nostra attenzione sarà focalizzata su quanto segue:


  1. Omicron sta spopolando: è abbastanza probabile che dopo le festività di fine anno assisteremo per qualche settimana ad una impennata dei contagi e se il fenomeno andrà fuori controllo ne dovremo tenere conto. Vedremo se le misure atte a combatterla avranno un effetto negativo sulla crescita.
  1. Da seguire con grande attenzione quanto farà la FED una volta che a marzo avrà portato a termine il tapering: 3 aumenti dei tassi sono dati per scontati a seguito delle persistenti pressioni inflazionistiche. Vedremo se basteranno.  Per il reddito fisso, che già nel 2021 non ha proprio brillato, non saranno tempi facilissimi e questo stato di cose avvantaggia per l‘ennesima volta l‘investimento azionario (se non altro per mancanza di alternative valide…). Non va comunque trascurato il fatto che siamo alla fine di un ciclo, quello della liquidità abbondante e a basso costo che ha messo le ali ai mercati azionari, e vedremo come le borse intenderanno fare i conti con questo cambiamento.
  1. A proposito di inflazione: cercheremo di capire meglio se il fenomeno è da considerarsi passeggero o meno. Il nostro giudizio è che l’inflazione è qui per restarci per una buona parte del 2022 ed anche oltre. Certi colli di bottiglia sono stati creati ad arte e fanno parte di una guerra commerciale che vede la Cina nel ruolo di attrice protagonista. Siamo propensi a credere che il Gigante Giallo non ha fretta di metter fine a questo conflitto e temiamo che stia seduto lungo la riva del fiume ad aspettare i cadaveri dei suoi nemici… 


         4. Altro capitolo da tenere bene sotto controllo è quello dei cambi. Almeno per i primi tre mesi dell‘anno non intravvediamo grossi             cambiamenti e probabilmente avremo un franco svizzero che resterà forte: è oramai abbastanza chiaro che la BNS ha smesso di gonfiare i suoi bilanci per cercare di evitare un eccessivo rafforzamento della nostra valuta.

Vedremo se il cambio di passo della FED, ed il conseguente irrigidimento della sua politica monetaria,  porterà ad un ulteriore rafforzamento del dollaro come logica vorrebbe. Consideriamo anche il non trascurabile fatto che la BCE è ancora lontana da un passo simile e se contro euro un rafforzamento del dollaro è probabile, confermando un trend che è in essere da quasi tutto il 2021, contro chf non diamo ancora per scontato che il 2022 sarà l’anno della valuta americana. Lo stesso dicasi per euro/chf che purtroppo si sta lentamente ed inesorabilmente portando vicino alla parità, proprio nell’anno del suo ventesimo compleanno quando contro chf debuttò a 1.60 o su da quelle parti.


Il 2022, ne siamo certi, sarà comunque un anno piuttosto movimentato. Godiamoci qualche giorno ancora di relativa calma e ai mercati finanziari ci penseremo seriamente a partire dalla prossima settimana.


Buon anno!


giovedì 16 dicembre 2021

FED Dot Plots

FED Dot Plot dicembre 2020


 

                                                                FED Dot Plot dicembre 2021


Quella di ieri sera è sicuramente stata una seduta della FED dal sapore storico. Nei due grafici sono raffigurati i dot plot della banca centrale americana, grafici che riassumono 12 mesi di politica monetaria: da zero aumenti dei tassi per il 2020 fino al 2022 (grafico 1), si è passati ai 3 aumenti per il 2022, ai 2 per il 2023 ed altri 2 per il 2024 (grafico 2) . Decisamente un bel cambiamento, non c'è che dire!

I fattori che hanno scombussolato negli ultimi dodici mesi i piani della FED sono oramai ben conosciuti e ne abbiamo parlato diffusamente anche nei nostri Appunti: il primo di questi fattori è indubbiamente la rediviva inflazione che da bella addormentata nel bosco (un sonno durato 30 anni...) si è improvvisamente ridestata pimpante più che mai. Sulle prime nessuno ci ha fatto caso, poi si è scommesso sul carattere temporaneo del rincaro fino ad intuire che probabilmente per ridurre l'impatto inflattivo, che inizia a far pesare la sua presenza soprattutto sul ceto medio americano, bisogna passare all'azione. Detto, fatto. 

Tanto per iniziare, ma fortunatamente come largamente atteso, si incomincia a portare a buon fine, accelerandolo,  il tapering che terminerà a marzo del 2022 . Poi la FED avrà mano libera sulla leva dei tassi e dai dot plot se ne deduce che i rialzi saranno almeno tre e finiremo il 2022 con il tasso implicito dei Fed Fund attorno agli 80 basis points; 80 bps che per fortuna non fanno ancora paura.



Infatti il rendimento del Treasury a 10 anni non ha fatto una piega, come è giusto che sia: infatti la parte lunga della curva dei rendimenti rimane pressoché invariata , mentre la politica della FED influisce sulla parte corta di questa curva contribuendo così al suo appiattimento. I problemi potrebbero nascere con l'inversione vera e propria della curva che sarebbe sinonimo di un'inflazione veramente fuori controllo.



La reazione dei mercati azionari questa mattina è stata quasi euforica. Strano: l'abc del consulente finanziario ti insegna che a tassi crescenti il mercato azionario soffre e tende a scendere. Invece oggi  sale! Che succede?

Con ogni probabilità il mercato aveva già scontato l'azione della FED, che in effetti se n'è uscita con un programma che non ha sorpreso quasi nessuno. In effetti i mercati subiscono dei picchi di volatilità (nel bene e nel male) quando le notizie ti sorprendono; l'efficienza dei mercati tende infatti a scontare in tempo reale qualsiasi notizia che potenzialmente può influire sulle quotazioni.

Però in questo caso bisognerebbe spezzare una lancia anche a favore di Powell che è stato abile nell'utilizzo della tattica del bastone e della carota: sulle prime ci ha batacchiato con la notizia dell'accelerazione del tapering e dei probabili aumenti dei tassi, ma subito dopo ha addolcito la pillola alzando le stime di crescita di uno 0.2% del PIL americano e l'ha ulteriormente indorata affermando che le misure adottate dalla FED riusciranno a riportare le pressioni inflazionistiche a dei livelli più accettabili. Un PIL in crescita ovviamente fa ben sperare per gli utili futuri delle società mentre un'inflazione calante non potrà che salvaguardare il potere d'acquisto del ceto medio americano e la sua propensione al consumo. 



Godiamoci quindi questo rally pre-natalizio dello SMI  che lo ha portato a segnare un nuovo record storico (oggi aiutato dai due big della farmaceutica con Novartis in testa che ha annunciato un share buy back da 14 mia) . Non preoccupiamoci più di tanto se domani potrebbe andare a chiudere il gap che si è creato all'apertura di stamani. Per il momento il trend rialzista non dovrebbe essere messo in pericolo.







venerdì 10 dicembre 2021

Prime previsioni per il 2022


 A quanto pare la variante Omicron può essere tenuta sotto controllo da tre dosi del vaccino targato Pfizer... Per il momento non siamo a conoscenza della posizione di Moderna, che sappiamo essere più prudente in merito all'efficacia del suo preparato, ma abbiamo preso nota della bella reazione dei mercati finanziari che son tornati a salire ed il nostro SMI si è pure concesso il lusso di segnare un record storico prima di retrocedere per andare a coprire un piccolo gap (freccia rossa) che si era formato 3 giorni fa. Il buon momento del nostro indice viene pure rafforzato dal gioco delle medie mobili, con quella a 50 giorni (viola) che è andata a forare dal basso verso l'alto quella dei 100,  irrobustendo in tal modo il movimento in atto. Ora c'è da sperare che il supporto dei 12'500 punti sarà confermato. Molto dipenderà dalla qualità dei dati che verranno pubblicati oggi alle 14:30 e che vi daremo conto appena disponibili.



Un assaggio di cosa potrebbe uscire oggi, l'abbiamo avuto ieri: le nuove richieste di disoccupazione sono crollate ai minimi degli ultimi 50 anni...(!) segno che l'economia americana sta tirando malgrado il recente taglio delle stime di crescita proposto da Goldamn Sachs che riduce il PIL 2021 dal 4.2% al 3.8% e lima la crescita per il 2022 da 3.3% a 2.9%.  Insomma è da mezzo secolo che questi numeri non sono così buoni e che possono quindi giustificare un'inflazione così alta come non si vedeva da trent'anni... questa è archeologia finanziaria!



Ma il dato che tutti aspettano per oggi è quello legato all'inflazione che è attesa al rialzo: dal 6.25 al 6.8%. Anche noi siamo curiosi: se ben vi ricordate la scorsa settimana avevamo messo in evidenza come i costi delle materie prime, quelli energetici e quelli per il trasporto erano scesi inducendoci a pensare che il rilevamento di oggi potrebbe anche essere meno del 6.8%. Vedremo fra un quarto d'ora...

Certo è che, se il valore supera il 6.8% atteso,  avremo una reazione non molto simpatica dei mercati. Infatti un'inflazione che tende a salire in modo così corposo indurrebbe la FED ad accelerare tapering per farlo finire a marzo e tenersi pronta, se necessario, ad agire sulla leva dei tassi ancor prima della fine del primo semestre ( come sta ora scontando il mercato) . L'impatto non sarà facile da calcolare, dipende dalla frequenza dei rialzi, ma quel che è certo è che non piacerà molto ai mercati azionari e del reddito fisso.

Mentre stiamo scrivendo sono stati pubblicati i numeri: CPI YoY al 6.8% come da aspettative. Bene così, l'inflazione è cresciuta ma non è andata oltre le attese. Dollaro stabile, Futures americani al rialzo e anche le borse europee stanno recuperando.

A questo punto sarà estremamente importante capire cosa la FED intenderà fare e la seduta di mercoledì prossimo sarà rivelatrice. Vedremo se i dati di oggi indurranno Powell ad accelerare i tempi del tapering.... affaire à suivre.



Stiamo andando di gran carriera verso la fine dell'anno e come da tradizione è pure ora di previsioni: a dir la verità non ne abbiamo ancora viste molte ma abbiamo intercettato, per quanto riguarda lo S&P500,  quelle del Credito Svizzero (+10%) , di City Group (+4.5%) e di Morgan Stanley (-6%).

Per questo indice sarà un'impresa ai limiti dell'impossible replicare la performance di quest'anno che si avvicina al 25%. Molto dipenderà dalla capacità delle aziende di continuare a crescere e a sfornare utili straordinari come mostrato durante l'anno in corso. Non facile. 

Se le aziende si limiteranno, ed è già tanta roba, a confermare gli utili del 21, dobbiamo pensare che una diminuzione delle valutazioni scatterà in automatico soprattutto se la FED sarà costretta ad aumentare prima del previsto i tassi.  Rendimenti più alti e utili aziendali costanti rendono i profitti futuri delle aziende meno preziosi. Da qui se ne deriva un riallineamento verso il basso delle borse come paventato da Morgan Stanley.

Sempre in tema di previsioni siamo andati, ed era un po' che non lo si faceva, a rispolverare il modello creato da NDR:


Il modello di NDR ha sovrastimato la correzione che avrebbe dovuto esserci tra settembre ed ottobre, correzione che in effetti c'è stata ma di dimensioni più ridotte, ma poi il modello ha catturato correttamente lo spostamento dei mesi successivi. Ricordiamoci sempre il monito di NDR: " Trend is more important than level",  monito che ricalca perfettamente anche la nostra filosofia.

Siamo riusciti a procurarci una sorta di versione Beta del modello per il 2022 che vi proponiamo con beneficio di inventario:


Anche NDR prevede un inizio anno piuttosto laterale, una correzione tra fine marzo e giugno di 4 punti (magari a causa di una FED che è stata costretta ad un aumento dei tassi...) per poi riprendersi e finire l'anno con un bilancio positivo quantificabile in 3 punti percentuali. Vedremo sa avranno ragione,  ma su una cosa sembra iniziare ad esserci un consenso: non aspettiamoci i fuochi d'artificio.

Buon week end!

venerdì 3 dicembre 2021

Inflazione meno minacciosa?

Pare che ci sia ancora un po' di confusione attorno al tema dell'efficacia o meno degli attuali vaccini nei confronti dell'ultima variante, la Omicron, che ha contribuito a tenere ben allegri i mercati di questa settimana. Infatti  un dirigente di Pfizer si sarebbe sbilanciato nell'affermare che la sua azienda si dice fiduciosa che il suo vaccino funzionerebbe (il condizionale è ancora d'obbligo...) anche nei confronti della temuta nuova variante, ma gli ha fatto da contrappunto il CEO di Moderna che ha dei dubbi sulla reale efficacia del suo vaccino. Ecco in parte spiegata la volatilità di questa settimana.

Dovremo attende ancora un po' prima di avere delle certezze e quindi anche noi sospendiamo qualsiasi giudizio in merito ed attendiamo di vedere cosa gli scienziati ci diranno, ma prima o poi dovremo tornare ad occuparci anche di dati fondamentali e di finanza. Anzi, facciamolo subito.

Mentre stiamo scrivendo stiamo aspettando con una certa curiosità i dati USA delle 14:30 (ve ne daremo conto qui sotto appena saranno pubblicati) ed i nuovi posti di lavoro e gli eventuali aumenti dei salari orari sono quelli che più ci interessano,  soprattutto in ottica "inflazione futura",  dove probabilmente si concentrerà il dibattito una volta chiarita l'efficacia dei vaccini.

Siamo andati a rinfrescare un po' i grafici che ci aiutano a capire meglio come si stanno comportando le varie componenti del processo inflattivo.


Come è noto, una delle componenti che maggiormente incide sull'aumento dei prezzi è il costo dell'energia...


L'indice Bloomberg Energy a livello mondiale è già da qualche tempo che è in fase di correzione: dal picco di settembre c'è stata una diminuzione del 9%...



...e lo stesso dicasi per l'indice Bloomberg Commodities che ha subito una contrazione simile. E' abbastanza significativo che al riacutizzarsi delle problematiche legate al Covid (e non stiamo parlando solo di Omicron) il processo di crescita economica tende a rallentare. La qualcosa ci pare normale.


 Se i costi energetici e i costi delle materie prime si sono presi una pausa di riflessione, il Baltic Dry, che misura l'attività del trasporto via nave,  sta invertendo la tendenza ed ha ripreso a salire: essendo questo indice di natura anticipatrice possiamo dedurre che, dopo lo stallo che ha messo una buona parte dell'industria in difficoltà, il traffico navale si sta riprendendo e questo è un buon segnale.

In sostanza ci aspettiamo che le prossime rilevazioni ci mostreranno un'inflazione in leggero calo... ma mancano due minuti alla pubblicazione degli NFP e delle paghe orarie: vediamo se ci suggeriranno un altro scenario...



Sorpresa! Si aspettavano 536 mila nuovi posti di lavoro ed invece ne hanno creati solo la metà... dopo la fine dei sostegni statali, gli analisti pensavano che la gente si sarebbe rimessa a lavorare ma non sembra il caso...



...ed anche le paghe orarie YoY sono salite meno del previsto! Quindi mediamente il lavoratore americano guadagna un pelino in meno rispetto al mese di ottobre.

Prime considerazioni: costi energetici al ribasso, quello delle materie prime idem ed ora possiamo aggiungere una creazione di posti di lavoro modesta conditi da salari orari in leggero ribasso se ne deduce che siamo legittimati ad attenderci una minore pressione inflazionistica e questo con ogni probabilità potrebbe anche indurre la FED ad assumere un atteggiamento meno rialzista nei confronti della sua politica monetaria. 

Lo sapremo con certezza alla metà di questo mese ma siamo certi che il dibattito partirà già da oggi e ci accompagnerà per tutta la prossima settimana.


...la reazione del dollaro...



....e quella dell'euro sono sintomatiche: il dollaro, che scontava già un restringimento della politica monetaria, si è subito indebolito, mentre l'euro, che vede lo spread contro la valuta americana ridursi, si sta apprezzando.


E' abbastanza probabile che questo scenario (non proprio attesissimo) potrà piacere alle borse. Lo SMI infatti sta cercando di superare la resistenza a 12'270 punti e comunque si mantiene ben lontana dall'importante supporto posto a 12'080 punti. Ce n'è abbastanza, Omicron permettendo, da farci sperare in un mini rally natalizio...


Buon fine settimana!


lunedì 29 novembre 2021

Omicron ( ex B.1.1.529) update


 

Come promesso, eccovi qualche breve informazione a complemento di quanto già scritto venerdì.

La buona notizia è che Omicron (così hanno battezzato la nuova variante del Covid) sembra essere meno pestilenziale del previsto anche se dimostra di essere piuttosto desideroso di espandersi velocemente. I sintomi, contrariamente a quanto diramato venerdì scorso, non sembrano particolarmente aggressivi ma non per questo dobbiamo rilassarci troppo e bearci per lo scampato pericolo.

La brutta notizia è che ci vorranno parecchi giorni per sapere se gli attuali vaccini saranno efficaci e perciò,  fino a quando non ne avremo la certezza,  dovremo convivere con mercati dall'accentuata volatilità. Peccato, speravamo di arrivare a fine anno senza dover incrociare le dita ma temiamo che non sarà così...

Ma guardiamo come stanno reagendo i mercati.

Il nostro SMI, dopo essersi adagiato sulla media mobile dei 100 giorni (linea verde),  oggi ha tentato di superare la resistenza a 12'270 punti ma senza un'aiutino che dovrebbe arrivare fra un'oretta dagli USA (venerdi erano a metà servizio ) non sarà facile andare oltre. C'è di buono che a livello di RSI ci stiamo riportando in zona  neutra e questo potrebbe darci l'opportunità di rientrare, ma non abbiamo una gran fretta di farlo...



L'Europa è forse quella che ha reagito peggio alla nuova variante... E' partita in gap venerdi e per non farsi mancare proprio nulla è andata a visitare la media mobile dei 200 giorni per poi tentare oggi un recupero non facile. Bisognerà fare i conti anche con l'inflazione tedesca che è appena stata pubblicata: si è passati da un +4.5% di ottobre all'attuale +5.2% (atteso +5%) segno che per il momento di inflazione passeggera non si può parlare. Forse ci potrebbe pensare Omicron a raffreddare gli animi ma solo se gli attuali vaccini non saranno efficaci... Nel frattempo non vorremmo essere nei panni di Lagarde che dovrà vedersela con i Falchi della BuBa.


Come detto venerdì l'America era aperta solo metà giornata e questo ha contribuito a ridurre le perdite che sono state circa la metà di quelle europee. In questo momento i futures sono leggermente positivi e con ogni probabilità gli investitori americani possono tirare per il momento  un sospiro di sollievo... E' probabile che il loro indice di riferimento resterà sopra tutte e 3 le medie mobili.


Il rendimento del Treasury a 10 anni è coerentemente sceso e probabilmente per un po' resterà a questi livelli;  non sarebbe sorprendente vedere un' ulteriore diminuzione: a quanto pare l'apparizione della variante Omicron ha ridotto del 10% le probabilità di un aumento dei tassi americani previsti a partire dal secondo semestre...



...di conseguenza l'euro ne ha approfittato per guadagnare una trentina di basis point contro dollaro...


...anche se contro franco svizzero, senza un intervento deciso della nostra banca nazionale , non c'è verso di cambiare rotta.

Riassumendo: per il momento la situazione non è bellissima ma non è ancora arrivato il momento di panicare e speriamo che non arrivi mai la brutta notizia riguardante l'inefficacia dei vaccini... Nel frattempo Pfizer e BioNTech stanno già lavorando per adattare i vaccini alla nuova situazione: si stima che necessitano di un centinaio di giorni per arrivare ad un risultato accettabile. A questo punto  non ci rimane veramente altro che incrociare le dita e sperare che gli attuali vaccini siano efficaci... 100 giorni di incertezza non son pochi!

To be continued...








venerdì 26 novembre 2021

B.1.1.529


Che fosse una storia senza fine ne avevamo il sospetto, ma oggi è oramai una certezza. Infatti ci siamo svegliati in compagnia di B.1.1.529, la nuova variante del coronavirus che è stata identificata in Sud Africa e che a quanto pare è parecchio aggressiva, tanto da mettere in dubbio la capacità degli attuali vaccini di contrastarne l'azione. Ci vorrà qualche giorno, o più verosimilmente qualche settimana,  per capirlo e nel frattempo si balla. L'Asia ha fatto il suo e l'Europa segue a ruota ed ha pure fatto peggio. Si salva per il momento la Svizzera, notoriamente uno dei mercati azionari più difensivi.



Il nostro indice stamani è andato a far visita alla media mobile dei 100 giorni (linea verde, vedi freccia rossa) ed subito rimbalzato; tutto sommato un buon segnale ma non abbassiamo la guardia e vediamo se per caso sente la nostalgia dei 12'080 punti,  ovverosia un supporto importante in quanto significherebbe un ritracciamento del 50% del movimento rialzista partito a fine settembre ed una ghiotta occasione per rientrare nel mercato, ovviamente variante Nu (così l'han battezzata)  permettendo. Lasciamo passare il week end, magari parzialmente protetti da qualche short future, e ne riparliamo lunedì.

Come in tutte le situazioni di risk-off il Treasury americano viene comprato ed il suo rendimento viene spedito una decina di basis point verso il basso...



... e nel frattempo il franco svizzero (ma anche lo yen non è da meno) continua a rafforzarsi. Leggevamo stamani un commento di un analista che ritiene oramai più che scontato che gli interventi della nostra banca nazionale, nel tentativo di evitare eccessive rivalutazioni del franco, sono rarefatti e tali resteranno: a quanto pare la nostra economia è in grado di autoregolarsi e di conseguenza anche con un franco più forte non sarà la fine del mondo. Può anche darsi,  ma vorremmo parlare con qualche esportatore prima di pensarla come l'analisti di cui sopra... Ciò non toglie che avere chf in questo momento è cosa buona.
 


Siamo anche certi che in questo momento state pensando ai metalli preziosi ed in modo particolare all'oro, metallo che non ha brillato in questi ultimi giorni trainato al ribasso da una combinazione di rese che puntavano al rialzo e dollaro forte. Rimane un bene rifugio per eccellenza, si è infatti riportato sopra i 1800$ per oncia ma avrà un futuro solo se, è speriamo di sbagliarci, la nuova variante risulterà essere immune ai vaccini...

Un altro dei vostri pensieri è sempre più rivolto al mondo delle crypto valute: sono in correzione ed anche oggi il movimento ribassista continua,  ma il bitcoin non è lontano dai 52'800$ ovverosia un  ritracciamento del 50% del movimento partito a fine settembre e forse occasione per un rientro...


Ovviamente a soffrire in modo particolare sono le aziende legate ai viaggi che vanno assolutamente tenute sotto d'occhio (nel grafico l'indice di quelle europee): se la variante è meno aggressiva del previsto potrebbero rimbalzare ed un etf dedicato potrebbe essere una comoda soluzione per cavalcare il recupero.

Nel frattempo ci sono alcune società che oggi non se la passano male... andate a vedere tra le altre Logitech, Zalando ed HelloFresh...  😉


Speriamo che la nuova variante non sia qui per rompere la uova nel paniere ad un niente dalla fine dell'anno: le performances sono decenti e speriamo che rimarranno tali!

Buon week end e dita incrociate...




venerdì 19 novembre 2021

Lockdown: una never ending story...


 Per tutti i nostalgici dei lockdown l'Austria oggi ne ha confezionato uno con i fiocchi che entrerà in vigore il prossimo lunedì: il provvedimento vale per tutti, vaccinati e non, e,  tanto per non farsi mancare  nulla,  a partire da febbraio TUTTI dovranno vaccinarsi.

Non vogliamo entrare nel merito della questione vaccino si, vaccino no, non è questo lo spazio adatto per una simile discussione; quello che a noi interessa è comunque la reazione dei mercati ad una simile notizia e la reazione non è bellissima. In effetti un ulteriore lockdown, ad un niente dalle festività di fine anno, ci riporta dritti dritti alla situazione di 365 giorni fa e tutti noi sappiamo come è andata a finire. Qui si rischia un'altra volta di imballare il meccanismo di crescita di un'economia che sta già lottando contro un'inflazione che dovrebbe essere temporanea, o forse no, e si rischia quindi di andare dritti dritti incontro alla stagflazione (vedi post del 31.10): meglio non pensarci! 

Ma veniamo alla reazione dei mercati. Quello azionario per il momento sembra reagire con una certa compostezza: ha subito il colpo ma le perdite sono tutto sommato accettabili soprattutto se paragonate ai guadagni da inizio anno. Lo Smi (borsa difensiva per eccellenza) e il Nasdaq (agli antipodi dello Smi) sono addirittura ancora positive, non si sa fino a quando,  ma per il momento tengono.


Visto da vicino, lo SMI è ancora all'interno del canale ascendete, formatosi a partire dal mese di settembre, e non siamo lontani dai massimi storici. Come detto la scorsa settimana, considerando che a questi livelli siamo in uno stato di ipercomprato (cerchio rosso in basso), forse un po' di prudenza va ricercata e, perché no, qualche vendita o qualche misura di protezione sarebbe da prendere in considerazione.


E' stato chiaro fin da subito che il Covid avrebbe reso la vita dura a parecchie società, ma non a tutte; anzi c'è anche chi ne ha approfittato: una su tutte, Logitech (nel grafico a 3 giorni) che durante la pandemia ha messo a segno numeri importanti ma che da qualche settimana soffriva  a causa di commenti non bellissimi provenienti da oltre Oceano. Ebbene, questa mattina è bastato il lockdown austriaco per rimetterla in moto. La stessa sorte tocca a tutte quelle aziende che con il covid hanno trovato una ragion d'essere come ad esempio HelloFresh (online food services) o Zalando (l'antagonista europea di Amazon). Se saremo costretti a richiudere l'Europa sono i titoli da avere per un trading di breve termine.


Ovviamente quando ci troviamo in una situazione di risk off il Treasury a 10 anni viene subito acquistato: la reazione di questo bene rifugio per eccellenza ha riportato i rendimenti vicini all'1.50% che è pure uno dei motivi per i quali il Nasdaq sta reagendo bene, come dire che forse non tutti i mali vengono per nuocere. Infondo una riduzione delle rese devia l'attenzione verso il mercato azionario.



E' invece più delicata la situazione per le valute: l'euro/chf , che sta già soffrendo da parecchi giorni, stamani ha ceduto di botto una novantina di basis points per poi riprendersi leggermente nel tardo pomeriggio. Ovviamente una tale debolezza dell'euro farà del bene a tutte le società esportatrici ma questo lo sapremo di preciso solo alla fine di questo trimestre, così come sta facendo del bene a chi ha franchi in deposito e pensa in euro. Insomma e il solito franco svizzero che non si smentisce mai.


Anche dollaro/franco oggi è andato in fibrillazione ed è un po' peccato perché la valuta americana si stava tutto sommato comportando piuttosto bene: la retorica della FED e le rese al rialzo la stavano rivalutando ed ora ci vorranno  giorni per ritrovare un assetto un po' meno volatile. Peccato.

In conclusione pensiamo che dobbiamo elevare la nostra attenzione nei confronti delle problematiche legate al Covid; ci eravamo quasi convinti che il peggio fosse passato ma evidentemente non è così. Il vantaggio di questa situazione è che conosciamo abbastanza bene il genere di reazione che il mercato può avere: facciamo riferimento soprattutto a quegli sprazzi di accentuata volatilità,  ma di breve durata, che potrebbero essere utilizzati per fare un po' di acquisti ma non prima di esserci un po' allontanati dall'ipercomprato...

Buon week end! 


giovedì 11 novembre 2021

CPI USA mai così alto dal 1990.


 Oramai non si parla d'altro e quindi il dato sull'inflazione americana pubblicato mercoledì era non solo atteso, di più! Infatti le aspettative erano alte,  ma la realtà dei numeri lo è stata ancor di più: si aspettavano un rialzo del dato dal 5.4%  al 5.9%, ma l'effettivo è salito ai massimi dal 1990 a 6.2% e sembra non volersi più fermare.

Dei motivi che spingono l'inflazione verso l'alto, ne abbiamo parlato diffusamente nell'ultimo post e non ci dilunghiamo troppo; vediamo quindi quali sono state le reazioni alla pubblicazione del dato.


La reazione più evidente è stata quella del rendimento del Treasury americano a 10 anni. Abbiamo già evidenziato più volte lo strano andamento dei rendimenti in America: anche confrontati con un tapering conclamato e con la prospettiva, tutt'altro che vana, di assistere ad un ritocco del costo del denaro atteso per la seconda metà del prossimo anno, i rendimenti dei Treasury erano quasi inspiegabilmente da diversi giorni al ribasso: l'inflazione al 6.2% ha rimesso un po' la chiesa al centro del villaggio e nel giro di qualche ora i rendimenti sono saliti di slancio come è giusto che sia. Noi siamo sempre convinti che un giusto rendimento sia vicino al 2% e se l'inflazione dovesse dimostrarsi persistente più del dovuto anche oltre. Per le obbligazioni investment grade sono tempi difficili...



Sulla scia del rialzo dei rendimenti il dollaro ne ha approfittato per rompere il supporto contro euro posta a 1.15; molte banche, se osserviamo le loro previsioni, sono piuttosto scettiche per quanto riguarda il rafforzamento della valuta americana. Noi invece pensiamo che il dollaro possa continuare ad apprezzarsi almeno fino a 1.12.



Anche contro franco, probabilmente una delle monete più forti in questo momento, ci sono buone probabilità che torni a rafforzarsi: 0.935 a breve non è una mission impossible.



Quando si parla di inflazione a certi livelli il rimando alla quotazione dell'oro è automatico: anche in questo caso il movimento dell'oro non ha ricalcato il solito copione e fino ad oggi di soddisfazioni ne ha date poche. E' probabile che risenta della concorrenza di altri  investimenti  rifugio tra i quali ci sentiamo di inserire anche le crypto currencies. 

Ieri comunque ha rotto gli indugi e si è ripreso, almeno temporaneamente, il suo ruolo di antagonista di un'inflazione che potrebbe andare anche fuori controllo. Siamo curiosi di vedere se nelle prossime settimane riuscirà a mantenersi al rialzo malgrado i rendimenti in salita... Diciamo che il metallo giallo è "nice to have" ma non è un must.

Cambiamo argomento. Ci è capitato sotto gli occhi questo grafico.



Prestiamo sempre grande attenzione agli utili pubblicati in America e a volte ci scordiamo di avere uno sguardo più mirato  su quello che succede alle nostre latitudini. E' vero che gli analisti ci avevano messo sull'attenti a riguardo della terza stagione degli utili di casa nostra, ma sono stati tranquillizzati da settimane di pubblicazione di utili robusti, tanto da aumentare le loro prospettive per l'ultimo quarto dell'anno e persino per il primo scorcio del 2022.



 Ai buoni risultati societari sta reagendo molto bene anche l'Euro stoxx 50. Sembrava destinato a farsi ammaliare dalla gravità ed aveva imboccato un paio di settimane fa il canale discendente che lo avrebbe portato verso i 3880 punti. Invece siamo vicinissimi al record storico... insomma un risultato che per una volta non ci fa sfigurare nel paragone con i numeri americani.

 Sarà ora interessante seguire da molto vicino quali delle due forze avrà la preminenza nei mesi a venire: quella degli ottimi utili societari che spingono gli indici a superare loro stessi oppure dovremo arrenderci alla logica dei tassi crescenti, vera criptonite per i mercati azionari,  che con l'inflazione tra i piedi non potrà essere ignorata per molto ancora? Non è esclusa una convivenza ma pare un esercizio non facile...

Comunque, fino a quando il trend non cambia... le posizioni restano nei depositi. Eventualmente pensare ad una protezione parziale via futures può iniziare ad avere senso.


La Svizzera non è ai massimi storici ma si sta anch'essa avvicinando... saremo tranquilli solo se riuscirà a superare i 12'500 punti. Nel frattempo un po' di prudenza ad aggiungere posizioni nel depositi è consigliata. Comunque se non avete visto Novartis, che agli attuali 76.46 chf rende quali il 4%, un pensierino lo faremmo... 




domenica 7 novembre 2021

Tapering!

Mercoledì scorso la FED ha rotto gli indugi ed ha annunciato l'avvio del tapering: dei 120 miliardi di $ di riacquisti mesili tra Treasury (80 mia) e obbligazioni garantite da ipoteche (40 mia) che compongono il cosiddetto Quantitative Easing (QE), a partire da novembre, ogni mese che passa ne riassorbirà 15 di meno e di questo passo, se tutto fila liscio, entro giugno del prossimo anno l'alleggerimento quantitativo americano sarà terminato. 

A dire la verità l'avvio del Tapering, del quale si è parlato così tanto nei mesi scorsi, era talmente atteso che non ha fatto quasi notizia;  probabilmente la vera notizia sarebbe stata un suo ulteriore rinvio, che fortunatamente non c'è stato,  a significare che la visione della FED sull'attuale sviluppo dell'economia americana è tutto sommato positiva; pronta comunque ad interrompere il taperig qualora dovesse essere necessario. 

A questo punto tutta l'attenzione del mondo finanziario sarà concentrata sul costo del denaro, quello americano in primis, capitolo questo ben più importante e delicato del tapering e che va trattato con estrema delicatezza. I prossimi Dot Plots saranno pubblicati a dicembre e fino ad allora si potranno fare solo speculazioni su come la pensano gli esponenti del FMOC, ovverosia il braccio operativo della FED: a settembre, data dell'ultima pubblicazione, la metà dei governatori si aspettava da uno a due rialzi per il 2022. Vedremo a dicembre se il quadro sarà ancora lo stesso, ma ne dubitiamo, così come ne dubitano gli investitori che , come abbiamo visto la scorsa settimana, sono più che convinti che forse la FED dovrà agire prima e più del previsto.

Sappiamo tutti che la FED non ha tanto a cuore il PIL americano, ma è molto più orientata verso una politica che punta al pieno impiego ed al controllo dell'inflazione, che pur tollerando scorribande temporanee verso l'alto, vorrebbe contenere entro un 2% annuo.




Una buona notizia gli è arrivata venerdi con la pubblicazione dei Nonfarm Payrolls, che dopo un debole settembre e malgrado un'evidente decelerazione della crescita economica nel terzo trimestre (ricordate? è al 2%), sono usciti ben al di sopra delle aspettative (604k contro 420k attesi). E' probabile che la fine dei sussidi rilasciati dal governo Biden abbia convinto molta gente a tornare al lavoro con effetti benefici anche per la disoccupazione che è sceds dal 4.8% al 4.6%. La FED sarà sicuramente contenta: non è il 3 e rotti percento pre-pandemico ma ci stiamo avvicinando...

Sul fronte inflazione noi siamo sempre molto guardinghi: difficile dire se sarà temporanea oppure tignosa e persistente. Forse la prima ipotesi è quella più probabile ma per il momento gli elementi che l'hanno spinta verso l'alto, e che continuamo a monitorare, indicano che non si abbasserà in tempi rapidissimi. Vediamo qualche grafico assieme:




Abbiamo incrociato l'inflazione americana (linea rossa) fino al mese di settembre (5.4%) con l'Atalanta FED Wage Growth che monitora l'evoluzione del costo del lavoro: ambedue i dati sono al rialzo e, recentemente, in stretta correlazione tra di loro. E' abbastanza probabile che in questo momento la forza lavoro, considerata l'offerta, si trovi per la prima volta dopo parecchio tempo in una posizione di forza: per far tornare gli americani al lavoro, quest'ultimi esigono di essere maggiormente pagati. Paghe al rialzo in abbinamento ai grossi risparmi effettuati durante il periodo di lockdown possono costituire il carburante per i consumi futuri e i relativi aumenti dei prezzi causati da una domanda crescente che non riesce per il momento ad essere  totalmente soddisfatta. Un'inflazione da aumento di salari non è così facile da combattere...



Per il momento come, indica il Bloomberg Commodities Index, i prezzi delle materie prime sono vicine ai massimi anche se, dagli inizi di novembre, si inizia ad osservare un leggero movimento di correzione verso il basso. Vedremo. Per il momento le materie prime costano!




Anche il Bloomberg World Energy Index sta chiaramente mostrando come i costi energetici mondiali stanno salendo, con un'impennata proprio ad inizio novembre...



Il grafico qui sopra dimostra efficacemente quale impatto ha il rincaro energetico sull'inflazione. Per capire se quest'ultima sarà permanente oppure è solo di passaggio,  dovremo tenere il Word Energy Index assolutamente sotto controllo: un suo ritracciamento, magari causato da un rallentamento della crescita economica mondiale,  potrebbe di certo togliere pressione all' inflazione...



Non da ultimo anche il costo dei trasporti va tenuto in debita considerazione: questo è forse l'elemento che incide sull'inflazione che ha le maggiori probabilità di sgonfiarsi...



Abbiamo dato un'occhiata al Baltic Dry Index, quello che monitora i costi del trasporto marittimo e dei noli delle cosiddette navi dry bulk cargo che per intenderci trasportano carichi a secco come carbone o grano. Ebbene, l'evoluzione delle ultime settimane è abbastanza sorprendente: l'indice si è praticamente dimezzato e tenendo conto che questo è un indice anticipatore possiamo ragionevolmente pensare che prossimamente il costo del trasporto tenderà a diminuire.


In conclusione, possiamo azzardare una piccola previsione: è abbastanza probabile che la visione della FED, condivisa fra parentesi anche da altre banche centrali (BCE compresa), che l'inflazione possa retrocedere non è priva di fondamento, anche se per il momento alcune componenti che hanno spinto i prezzi verso l'altro stanno ancora esercitando la loro influenza. Noi monitoriamo, se nelle prossime settimane avremo conferma di un allentamento delle pressione vi informeremo.


Come ha reagito il mercato soprattutto dopo la pubblicazione degli NFP di venerdi?




Il treasury a 10 anni è stato comprato a piene mani ed il suo rendimento è calato vistosamente: evidentemente c'è qualcuno che pensa che l'inflazione futura non sarà un problema e che soprattutto il sistema economico non necessiterà più di abbondanti iniezioni di liquidità per riprendersi dalla pandemia e conta comunque su un'azione della FED piuttosto morbida per quanto concerne la sua politica riguardante i tassi. Vedremo se nei prossimi giorni la tendenza verrà confermata.






Lo S&P500 oramai non lo tiene più nessuno... ha già raggiunto i 4700 punti che erano previsti da GS per fine anno ed ora, soprattutto considerando che i rendimenti nel fisso son tornati a scendere, bisognerà calcolare nuovi livelli... l'impennata delle ultime settimane spaventa, ma è sorretta dai soliti risultati aziendali molto positivi che potrebbero continuare. 
Abbiamo imparato che non necessariamente un mercato "caro" non viene più comprato semplicemente perché i multipli sono eccessivi e per qualcuno come noi della vecchia guardia è un concetto non così facile da digerire... E' anche per questo motivo che continuamo ad avere i trend sotto controllo e fino a quando non vi sarà una chiara inversione di tendenza noi, magari non compriamo, ma di sicuro teniamo le posizioni.



Anche la borsa svizzera questa settimana è andata a far una visitina al suo massimo storico, ma venerdi purtroppo, soprattutto nel pomeriggio, non è stata una giornata trionfale... Restiamo comunque tranquilli in quanto la correzione è  stata generata solo da alcuni titoli.




Sopratutto Lonza, ma non solo lei, è stata una vittima sacrificale dell'annuncio che Pfizer ha elaborato una pillola ativirale che riduce efficacemente dell'89% ricoveri e morti in caso di attacco da parte del Coronavirus... se non fosse per l'attuale costo (oltre 700 chf) ce ne sarebbe abbastanza per pensionare anticipatamente i vaccini in circolazione: Lonza che li produce per conto di Moderna ovviamente ne ha risentito, ma è in buona compagnia. Sarà interessante vedere come queste società reagiranno domani e nei giorni a seguire.

Basta, per questa domenica ci fermiamo qui...