domenica 22 marzo 2020

Appunti in libertà

Ieri ci siamo presi un giorno per respirare e liberare anche solo parzialmente la mente. Vogliamo cercare di restare lucidi e per il momento sembra che ci stiamo riuscendo, però, se dal nostro blog vi arrivano segnali che contraddicono quanto appena affermato, pf fateci un cenno!

Qui di seguito qualche sommario appunto in libertà:

E’ pandemia

E’ oramai chiaro che siamo confrontati con una vera e propria pandemia; è probabile che il mondo non ne ha mai vista una così globalizzante: sono per il momento 132 i paesi coinvolti e sarà solo questione di tempo prima che il virus contagi quelli mancanti all’appello.

Decalage temporale

Ovviamente il decalage temporale tra un continente e l’altro fa sì che la percezione della malattia sia diversa da paese a paese, così come sono diversi gli approcci al problema. C’è chi ha usato il pugno di ferro come i Cinesi, chi opta per metodi misti che vanno dall’immunità di gregge fino alla mitigazione ( ma non alla repressione) come l’Europa e ci saranno gli Stati Uniti che vedremo come reagiranno  in questi giorni e quale attitudine avranno per cercare di rallentare il contagio.
Notizia di oggi: Trump sprona Ford, GM e Tesla a produrre ventilatori; evidentemente ha già capito quale sarà il principale problema da risolvere. Meglio così, non si perderà tempo.

Umore della popolazione

Se in Cina possono, forse, tirare un respiro di sollievo, tant’è vero che si respira di già un’aria da “revenge spending” (confermata indirettamente da uno strano comportamento al rialzo dell’azione Swatch ), in Europa siamo in pieno marasma derivante dalla presa di coscienza che questo non è un problema solo Italiano. Negli USA testeremo la prossima settimana l’umore della popolazione che per il momento non sembra (tranne le avanzatissime NY  e California) preoccuparsi più di tanto. (scommettiamo che alla fine della prossima settimana negli USA i casi saranno superiori a quelli Europei?)

E l’umore degli investitori?

Anche qui ci sembra di ravvisare mercati finanziari asiatici meno preoccupati di quelli europei e americani. Vediamo se anche la prossima settimana sarà così.
E’ ovvio che l’iniezione di trilioni di dollari ed euro potrebbe contribuire  per lo meno a stabilizzare le borse. Siamo molto curiosi di vedere domani come si comporteranno i mercati azionari… lasciateci essere un minimo positivi!

Sarà come nel 2008?

Ci stiamo sforzando, ben consapevoli che ogni crisi ha il suo specifico DNA, di trovare delle analogie con altri momenti difficili.
Dunque, non ci sono analogie con l’87 dove l’introduzione degli scambi automatici e una generale eccesiva quotazione dei titoli ha scatenato un bel sell off.
Nulla a che vedere con lo scoppio della bolla delle doc come fine 99/ inizio 2000 dove abbiamo assistito allo sgonfiarsi di una bolla gigantesca generato dalla quotazioni astronomiche di start up che manco sapevano cosa avrebbero fatto da grandi e già valevano centinaia di milioni.
L’11 settembre ha una matrice terroristica e se proprio vogliamo trovare delle analogie l’unica cosa che terrorizza in questo momento è il virus stesso.

Arriviamo alla correzione dell’autunno 2008 generata dai famigerati subprime, pillole avvelenate travestite da pacco regalo, che stavano per mettere definitivamente in ginocchio il sistema bancario-finanziario. L’epicentro della crisi del 2008, che tutto sommato si è risolta con un bello spaventone,  erano quindi le banche che hanno rischiato di fallire e di mettere in crisi tutto il sistema di produzione che appunto dalle banche trae la sua linfa vitale.

Oggi, l’epicentro della crisi è il sistema di produzione stesso. Obbligato a rallentare, ma non a fermarsi, il sistema rischia grosso: molto dipenderà dalla durata dello stop forzato e se quest’ultimo sarà ragionevolmente breve, forse ce la faremo ad evitare una recessione a due cifre. Altrimenti per un numero importante di aziende potremo recitare il De profundis e allora sì che inizieranno i problemi, quelli seri.

Non vorremmo trasformaci in piccoli emuli di Alfonso Tuor, giornalista ticinese per passione ma menagramo di professione, ma se non si riuscirà a far ripartire al più presto il sistema produttivo allora i fallimenti saranno all’ordine del giorno. A partire dalla piccole cose: il barettino dove si fa colazione e si leggono i quotidiani (per noi sarebbe ‘na tragggedia) su su fino a quelle aziende che per mancanza di liquidità non riusciranno più a … respirare.
Basta, ci fermiamo qui…


A domani cari amici!

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